Due ciliegie dai tratti sottili, lievi come un ricordo. Il tuo.
Ancora così vivido da sapermi mettere in faccia sia un sorriso che il pianto.
Due ciliegie sulla caviglia per tutte quelle che abbiamo mangiato insieme, quando ero solo una bambina, e tu lo zio che più di ogni altro ha segnato il mio cammino.
Quei pomeriggi indimenticabili di maggio. Quelle scorpacciate direttamente sotto gli alberi. Le risate, le chiacchiere leggere, e ancor più spesso il silenzio.
Quanti pensieri infilati dentro queste due ciliegie che ho fatto tatuare ieri mattina. Però ci sei soprattutto tu.
Le osservo sulla mia pelle chiara, semplici e bellissime.
Sorrido perché sono un altro pezzo che va ad aggiungersi al puzzle che ho delineato nella mia testa, pian piano, lentamente, ma felice di farlo.
Ho tenuto la mia pelle così com'era per 37 anni e mezzo della mia vita, per poi comprendere che in realtà era già cambiata tante volte anche da sola, incurante dei miei desideri in proposito.
I disturbi alimentari, la crescita, tutta la vita che mi ha attraversata.
Ed ora voglio che questa pelle sia anche la depositaria di messaggi che mi voglio ricordare, imprimere, incastrare.
Osservo il mio serpente nero, forse un po' geloso di non essere più il solo.
Lo accarezzo, chiudo gli occhi.
Spero che zio Paolo stia osservando e sorridendo.