mercoledì 31 maggio 2023

Storia di una Caviglia e di Due Ciliegie



Due ciliegie dai tratti sottili, lievi come un ricordo. Il tuo.
Ancora così vivido da sapermi mettere in faccia sia un sorriso che il pianto.
Due ciliegie sulla caviglia per tutte quelle che abbiamo mangiato insieme, quando ero solo una bambina, e tu lo zio che più di ogni altro ha segnato il mio cammino.
Quei pomeriggi indimenticabili di maggio. Quelle scorpacciate direttamente sotto gli alberi. Le risate, le chiacchiere leggere, e ancor più spesso il silenzio.
Quanti pensieri infilati dentro queste due ciliegie che ho fatto tatuare ieri mattina. Però ci sei soprattutto tu.
Le osservo sulla mia pelle chiara, semplici e bellissime.
Sorrido perché sono un altro pezzo che va ad aggiungersi al puzzle che ho delineato nella mia testa, pian piano, lentamente, ma felice di farlo. 

Ho tenuto la mia pelle così com'era per 37 anni e mezzo della mia vita, per poi comprendere che in realtà era già cambiata tante volte anche da sola, incurante dei miei desideri in proposito.
I disturbi alimentari, la crescita, tutta la vita che mi ha attraversata.
Ed ora voglio che questa pelle sia anche la depositaria di messaggi che mi voglio ricordare, imprimere, incastrare. 
Osservo il mio serpente nero, forse un po' geloso di non essere più il solo.
Lo accarezzo, chiudo gli occhi. 
Spero che zio Paolo stia osservando e sorridendo.

martedì 23 maggio 2023

Caffè Sul Blu



Era buono stamattina il caffè.
Anche se non era lungo. Anche se non era in tazza.
Anche se si discostava, dunque, dal solo modo in cui solitamente lo apprezzo.
Era buono perché di fronte avevo il mare, che non mi incantava solo gli occhi ma il corpo per intero.
Non c'era nulla che potesse turbare quella perfezione, nulla che potesse scalfire la gioia di essere lì davanti dopo dieci giorni di assenza.

Ho assaporato l'amaro del caffè fino alla fine.
Sorso dopo sorso, lentamente.
Non ho chiuso gli occhi un solo istante perché neanche un secondo di quella meditazione solitaria poteva andare perduta.

Arrivo sempre un po' turbata quando passa tanto tempo. Arrivo sempre trafelata, sofferente, un po' satura e lacerata. Diciamo pure un'anima a brandelli.
Ma poi il mare è lì che mi accoglie, con la sua distesa salata, con le sue braccia fraterne, col suo cielo azzurro, con le sue barche colorate, con le sue conchiglie rotte.
Ed ecco che le scorie mi scivolano lungo i piedi e scompaiono.
Letteralmente. 
Come inchiostro nero raggiungono le scarpe e si lasciano lavare via. Uccidere. 
I polmoni tornano a respirare. Il cuore a battere. Il sangue a pompare nelle vene. 
Ed io torno la ragazzetta allegra e sorridente che mi piace, l'unica con cui abbia voglia di trascorrere le mie giornate.
Ho respirato a fondo. E' stata come una lezione di yoga a cielo aperto.
E quando sono andata via ero di nuovo me stessa. Più leggera, più leggiadra, meno sfibrata e stanca.

venerdì 19 maggio 2023

L'Ostrica



A volte pensi che l'unica cosa ragionevole da fare sia scrivere.
Vedere le parole fissarsi sul foglio bianco come cicatrici sulla pelle.
Ma il bisogno non basta mica. 
Occorre che quelle stesse parole sappiano trovare il modo di venire fuori, che vogliano vedere la luce.

C'era una tizia oggi in negozio.
Due anni fa mi guardò stranita e commentò il mio corpo in modo brutale.
Lei in sovrappeso. Io che ero diventata uno scricciolo.
L'ha fatto anche oggi.
Mi guardava ossessivamente le ossa appena sotto il collo. Poi il punto vita, il bacino.
Non ho risposto, non lo faccio mai.
Perché a nessuno io devo dire perché ho questo corpo.
A nessuno devo raccontare i fatti miei.
L'ho solo guardata e ho taciuto.
Non so se poi abbia avuto la decenza di pentirsi, però non lo credo.
Chi manca di delicatezza in modo tanto violento difficilmente poi se ne preoccupa.
So che dalle donne, piano piano, mi sono allontanata.
Alcune di esse mi fanno paura. 
Donne come lei.
Come Annarita. Come Martina. Come la cubana. Come Angela.
Donne che mi scrutano.
Che mi mettono sotto la lente d'ingrandimento.
Donne che provano una qualche forma d'invidia.
Io che da invidiare non ho nulla.
Sento la pelle che brucia quando i loro occhi mi si posano addosso.
Ma che ne sanno.
Della sofferenza. Di quel dolore. Del mangiare col contagocce.
Degli allenamenti ossessivi.
Del non poter mai stare ferma senza provare un senso di colpa che annienta.
E allora mi proteggo come posso.
Sono un'ostrica che nasconde la sua perla.

martedì 9 maggio 2023

Di Quella Notte A Vietri Sul Mare

Fonte: grandenapoli .it


Mi piacerebbe poter avere ogni giorno le energie positive e la vibrante vitalità di questa mattina.
Avere sempre quel cielo. Quel mare cristallino.
Quel caffè bevuto al chiosco di legno con quella calma, quella vista mozzafiato, quel silenzio dolcissimo.
E poi il piatto in ceramica decorato a mano a Vietri che ho preso nel piccolo caseificio in centro.

Me la ricordo Vietri, ci passai da adolescente con i miei zii napoletani.
Ne rimasi incantata. 
Un gioiellino meraviglioso in cui è rimasto un pezzo del mio cuore che prima o poi dovrò tornare a riprendere.  
E quando calpesterò quelle vie, quando mi perderò tra quei colori incantevoli, quando sentirò che passato e presente possono fondersi insieme con estrema naturalezza... sarà come chiudere un cerchio.

Io in terra campana ci sono stata pochissimo.
E' la terra natia di mia madre. Ci andavo tre o quattro giorni l'anno ad agosto fino alla maggiore età.
Eppure a quella terra sono estremamente legata.
Forse le radici ci restano sotto i piedi anche quando certi suoli li calpestiamo poco, quando li sfioriamo appena. Mi restano addosso quei profumi: il caffè caldo la mattina, il panino con la mortadella al pistacchio da Guglielmo, lo scricchiolare delle sfogliatelle, le piastrelle sulle vie, i panni stesi ad asciugare, i motorini senza casco, le voci fragorose, la pizzeria davanti casa, i limoni.
E quelle ceramiche appese alle botteghe. Di una bellezza viva, surreale. 

Provo sempre un po' di nostalgia quando ci penso.
Ed è una sensazione che non so mai spiegare ad anima viva, per cui non so trovare le parole. 
Mi manca qualcosa che di fatto conosco appena, come se fosse il mio sangue a conoscerlo e ciò bastasse. Mi sento dentro quella terra, su quegli scogli sul mare di Vico Equense, su quelle scalette scomode che si perdevano nel blu. 
E poi la musica, l'allegria, i piedi scalzi, i sorrisi aperti, persino la diffidenza di alcuni e l'estrema ospitalità di altri. Le case aperte senza chiudere le porte, i venditori di frutta per la strada, le urla che ogni tanto si tirano fuori senza ragione. 

Napoli oggi festeggia il suo scudetto, che è un po' anche il mio, ed io penso che dovrei essere lì con la mia gente, a gridare insieme a loro, a ridere e a cantare, a fare festa. 
Perché una cosa è tua se la ami tanto, anche se non t'è mai veramente appartenuta.

venerdì 5 maggio 2023

Il Papavero Bianco

 

Mercoledì 3 Maggio, ore 20:21.
Un tramonto rosso, sanguigno.
Nuvole nere tinte di scarlatto su un cielo arcigno. 
E' solo un istante, il tempo di uno scatto, poi quello di rientrare e iniziare a preparare la cena.
Ancora completamente vestita da lavoro, mi spoglio un pezzo alla volta mentre scaldo il pane di Fred, aggiungo gli spinaci in una padella, accendo la radio per una compagnia di sottofondo.
Ho dormito poco e nulla questa notte ma non sono stanca, non ancora. Eppure anche oggi non mi sono fermata un solo istante.
Forse l'unico è stato quello in cui ho racchiuso questo tramonto negli occhi e l'ho portato via con me.

Giovedì 4 Maggio, ore 12:53.
C'è fermento in spiaggia.
Un lavoro incessante per prepararsi alla stagione estiva.
Travi sostituite, legno cambiato o ridipinto, giochi per bambini rimessi in sesto, docce da far funzionare, banconi di bar che tornano nuovi, spazzatura gettata via.
E nonostante tutto, un silenzio surreale, bellissimo, interrotto solo dallo sciabordare delle onde sul bagnasciuga.
Per la prima volta ho scaldato la pelle nuda delle mie braccia. Per la prima volta il vento non ha tentato di spazzarmi via. Per la prima volta quest'anno ho pianto di gioia per tutto quell'amore che sentivo sprigionarsi addosso a me. Perché il mare l'ho vissuto intensamente in ogni stagione e con qualunque clima, ma adesso è di una bellezza accecante per la quale non posso fare a meno di ringraziare il cielo.

Ho fotografato un papavero bianco. Nello stesso posto in cui nacque due anni fa.
E nella moltitudine di papaveri rossi si nascondeva, si mimetizzava al muro dietro di sé.
Ma le cose rare vanno guardate, amate, apprezzate. Affinché non si confondano né disperdano tra la moltitudine di cose tutte uguali e prive di valore.