C'è sempre vento qui, in qualunque stagione.
Con le sue lunghe braccia, instancabile ed implacabile, agita ogni cosa.
Tocca, vibra, sussulta, rimescola, ingarbuglia, sporca e pulisce, spazza via.
Ed io che il vento l'ho sempre mal digerito, sto cercando di imparare come si fa a vivergli accanto senza lasciarsi portar via.
Senza sentire le gambe sollevarsi in volo e scomparire.
Allora mi vesto un po' di più, anche se inizia a far caldo. Scarpe pesanti, sciarpa intorno al collo.
Forse dovrei riempire le tasche di sassi come in quella canzone di Jovanotti.
Ci si abitua a tutto, dicono.
Allora io cerco di abituarmi al vento.
Cerco di non lasciarmi intimorire.
Perché una persona che voglia vivere senza catene ai polsi non può farsi tenere chiusa in casa da questo alito aguzzo che morde tutto ciò che incontra.
E' un vento fatto di spine, questo qui.
Lo senti pungere la faccia e annodare i capelli. Che poi i miei son già ricci. A volte quando torno a casa tutta ingarbugliata mi guardo allo specchio e rido per quella figuretta scarmigliata che un po' assomiglia ad una donna e un po' a una zingarella.
Però stamattina al telefono dicevo a mia madre una verità essenziale.
Le dicevo che sono tanto felice di vivere qui.
In questo quartiere tranquillo fatto di casette colorate, terrazzi fioriti e limoni in ogni giardino.
Felice di correre al mare tutte le volte che passo e da lui farmi strappar via ogni negatività.
E magari è proprio questo ventaccio qui a tirar fuori tutto quanto.
A gettarlo in volo.
A farlo arrivare in altre terre lontane, quelle che non ho mai visto e che probabilmente non conoscerò mai.
E che magari un giorno, un giorno qualunque, si vedranno catapultare addosso la miriade di pensieri buoni e cattivi di questa personcina qua.