venerdì 21 ottobre 2022

Quella Pelle Sottile

 


Stamattina facevo stretching e quando mi sono girata ho visto la mia schiena seminuda riflettersi nel nero del televisore spento. 
Ho visto la linea esposta delle vertebre, la loro sinuosa curvatura, la pelle che si tendeva su di esse.
Ed è stato naturale pensare alla schiena dello scorso anno, di quando anche le costole sporgevano più di quanto facciano ora, con una pelle sottile di carta velina a ricoprirle appena. 
Me ne vergognavo, le coprivo in continuazione.
Ma quando ero sola amavo quelle ossa, le toccavo fiera. 
Prima di dormire le accarezzavo da ogni lato e più le sentivo venir fuori, meglio riuscivo a dormire.
La loro presenza così evidente mi placava, mi faceva sentire forte.

Penso che chi non sia mai passato attraverso i disturbi alimentari non possa capire in quali stretti labirinti si riesca ad entrare. In quali vie tortuose la mente si inerpichi. 
Eravamo in spiaggia a Rimini quando mio fratello vide quelle costole in rilievo. Sussultò. Non capii subito perché e pensai di avere qualcosa che non andava. Pensai che il mio corpo non andasse bene, che fossi grassa probabilmente. Poi lo vidi girare gli occhi addolorati e far finta di nulla. Parlava con Fred, continuò a farlo, ma i suoi occhi scuri avevano un'espressione diversa, come di peso sul cuore.
Solo mesi dopo, ripensandoci, capii che era stato il mio torace magro a spaventarlo. E che quel girare gli occhi e fingere che nulla fosse accaduto era una delicatezza che mi stava rivolgendo. 

Ed è strano, no, ora che le costole si vedono meno, rimpiangere un po' quei mesi in cui se ne stavano lì dure dure, spettrali. Perché anche quando se ne esce, in realtà non se ne esce mai.
Da oltre cinquecentotrenta giorni seguo un piano alimentare in cui introduco tutto ciò di cui il mio corpo ha bisogno. Mi piace, mi fa stare bene. 
Eppure...eppure. Eppure la malattia mi teneva al riparo.
Da cosa non so, forse dal terrore di ingrassare nuovamente.
Non mangiavo abbastanza, perciò sicuramente non potevo ingrassare.
Ora mangio sanissimo, però mangio. E quindi sono sempre lì che mi controllo i fianchi, le gambe, il busto, le braccia. 

Una volta, a ventidue anni, fu mia madre a salvarmi la vita. Mi obbligò a mangiare in mezzo ai miei singhiozzi terrorizzati. Era disposta persino a legarmi pur di farmi introdurre cibo in quel corpo che si stava spegnendo. Lo fece per mesi, lo fece perché l'alternativa era un ricovero.
Ora sono io a dover salvare me stessa. Lo sto facendo come se dovessi prendermi cura di una bambina recalcitrante. Lo faccio con pazienza ma anche con durezza. Sono inflessibile. 
Eppure...eppure. Eppure quelle costole lì, così fuori dal normale, quanto mi mancano. 
Mentre scrivo le tocco. Ci sono ancora, non se ne sono mica andate. Ma c'è anche carne lì sopra, c'è muscolo. C'è anche del grasso sicuramente. C'è tutto quello che ci deve essere in un corpo sano. 
E allora chissà perché mi mancano così. E che farei per riaverle indietro.

lunedì 17 ottobre 2022

Al Mattino

Fonte: radiocompanyeasy. com


Giovedì 13 ottobre, ore 12:10.

Piove da questa notte. In modo leggero, quasi soffice.
Come una cosa che non voglia dar fastidio si appoggia lieve sugli oggetti bagnandoli appena.
E come sempre succede quando piove, mi è venuta voglia di scrivere.
E' la malinconia che scende giù insieme a queste gocce ad aprirmi un varco attraverso queste pagine. 

Ma più che scrivere, in realtà, vorrei poter dormire.
Appoggiare la testa sul cuscino, coprirmi fino alle spalle come se fosse notte, cadere in un oblio pieno e senza sogni. Semplicemente non esserci, essere altrove, volare in un mondo soffice come questa lenta pioggia. 
Sono stanca, stressata. E ho gli ormoni in subbuglio per via del ciclo e di un'infezione che ho smesso di curare poco prima che iniziasse. Difese immunitarie basse, corpo in ribellione, una delicatezza di bimba che cresce insieme a me, stranamente.
E allora sul serio vorrei semplicemente perdermi in un sonno pieno, totalizzante, arrendermi ad esso come a poter deporre le armi.

Lunedì 17 ottobre, ore 15:21.

Il sole esplode violento fuori di qui, quasi sapesse di dover presto combattere una furente battaglia col buio.
Esplodeva anche nel tramonto di ieri sera, colorando d'arancio la sabbia e regalando alle onde riflessi di natura multiforme.
Ero lì che guardavo, presente ed assente negli stessi istanti.
Pensavo ai miei genitori, a come era stato bello essere lì con loro poche ore prima. Alle loro cure amorevoli, alle loro voci, a quel "ti ho preso un maglioncino nero semplice per stare in negozio, quando inizierà a fare freddo". Oppure a quel "te la sbuccio io la zucca, che ci vuole? va a finire che tu ti fai male".
Mio fratello era salito su un aereo al mattino. Mi mancava la sua presenza lì eppure l'avvertivo in ogni nostro discorso, perché quando vuoi bene a qualcuno, lui c'è anche quando manca. Forse soprattutto quando manca.

Per pranzo con quella zucca ho preparato una vellutata. Ci ho aggiunto il farro bollito e ne ho fatto una zuppa. Poi ho messo sopra dei ceci croccanti per la quota proteica e l'ho gustato in silenzio mentre guardavo il bucato steso fuori asciugarsi con fatica.
Quel silenzio è tra i momenti che preferisco. Sebbene non sia neanche lontanamente paragonabile alla colazione del mattino. Che amo da anni di un amore tenerissimo, fatto di pace, di tepore, di sensazioni delicatissime che non riesco a provare in nessun altro momento della giornata.
Lì in cucina, da sola, in perfetto silenzio o con la radio accesa. La frutta, i fiocchi di avena, lo yogurt, un nuovo giorno che nasce e si innalza come una bandiera in una caserma di soldati.
E in quella mezz'ora, qualunque cosa io debba fare subito dopo, so essere felice di una gioia purissima che mi ripaga di qualsiasi stanchezza, di tutte le volte in cui vorrei poter urlare e invece taccio.

mercoledì 5 ottobre 2022

Ottobre




Scrivevo molto di più un tempo, ma di tempo ne avevo anche più di quanto ne abbia adesso. La vita adulta è un frullatore, me lo dicevano sempre da bambina e non ci credevo mai. Non tornerei indietro ma è indubbio che le cose cambino e che non si possa star dietro a tutto, sempre.
Claudia scriveva di priorità e del fatto che ci siano cose che necessitano della nostra presenza in maniera più costante e profonda dei nostri blog. Di questa affermazione io sono assolutamente convinta da anni perché per quanto ami questo spazio, quello che c'è al di fuori dei suoi confini mi piace molto di più.

Vi parlerei dei cieli variopinti con cui il tramonto colora il cielo da un mese a questa parte.
Del tappeto di conchiglie di cui si è riempita la spiaggia.
Del colore acquamarina che il mare aveva assunto domenica pomeriggio e di quanto fosse bello essere lì senza lo sciame di gente degli ultimi mesi.
Delle poesie che sto leggendo.
Delle fotografie che ho scattato.
Del tempo che ho trascorso con mio fratello.
Di quanto sia bello riuscire a dormire mezz'ora in più al mattino.
Del profumo dei muffin mela e cannella senza zucchero che ho inventato una sera in cui avevo casa tutta per me.
Dei luoghi che mi piacerebbe visitare con Fred prima che arrivi il freddo.
Di quanto mio cognato mi faccia stressare a lavoro.
Del fatto che il silenzio mi piaccia ancora più di qualunque caos. 

Ma per scriver di tutto questo, tralasciando ancora molto altro, avrei bisogno di quiete che al momento non mi sembra di avere, allora ve lo lascio intuire, accennandolo appena, facendovi comunque sapere che sto bene, che il mese di settembre è stato lungo ma bello e che ottobre finora mi sembra incantevole.