mercoledì 25 maggio 2022

Come Pollini nell'Aria

 
Fonte: airplast. it

Saif se ne è andato.
Come era prevedibile dal clima di malcontento che si respirava da un po' di tempo, i rapporti con i suoi datori di lavoro sono esplosi e su due piedi li ha lasciati.
Mentirei se dicessi che la sua uscita di scena mi abbia lasciata indifferente. In realtà mi manca.
Lui che ogni giorno passava all'inizio del mio turno a chiedermi "Come stai Sara?".
Lui che la sera prima di Pasqua è venuto qui con un uovo tutto per me.
Lui che a San Valentino ha regalato a tutti noi una scatola di cioccolatini a forma di cuore.
Lui che mi raccontava della sua terra e che rideva in modo buffo.
Lui che meditavo, una sera, di invitare a cena affinché potessimo trascorrere del tempo normale insieme, senza le sembianze lavorative a cui eravamo abituati.

Fred in questi mesi gli aveva trovato un lavoro migliore ma Saif non lo aveva accettato.
E così ora lo perderò per strada come tutte quelle persone a cui mi sono affezionata e che in un giorno qualunque hanno smesso di far parte della mia quotidianità. 
Non provo dolore. E' più una forma di rassegnazione, di straniamento. Come se il mio cuore, dopotutto, avesse imparato a proteggersi, ad attutire gli urti. 
E' cresciuto. Sono cresciuta.
Ed ho imparato a dare il giusto peso a certi eventi. E forse in fondo la sua sparizione l'avevo già messa in conto e tenuta lì, in attesa di vederla materializzarsi. 
Ora che è successo alzo le spalle, osservo il vento sollevare i pollini a grappoli di lana bianca e vedo  Saif librarsi insieme a loro, mite presenza di cui, mio malgrado, dovrò fare a meno. 

mercoledì 18 maggio 2022

Stupore

 

C'è un elemento costante in questo periodo, anno dopo anno, ed è la sensazione di sorpresa nel rivedere gente su quella striscia di spiaggia che in inverno ospita (quasi) me sola. E come io faccia a provare ancora meraviglia per qualcosa di così assolutamente prevedibile e consueto, lo ignoro.
Forse sono come quei bambini che spalancano la bocca per lo stupore ad ogni minima scoperta del mondo che li circonda. Conservo sempre quel moto di sconcerto che mi rende diversa dagli altri adulti che conosco. Non trovo mai nulla di scontato in ciò che io vivo, neanche quello che ho visto molte altre volte. Come se all'universo dovessi esser grata sempre, ogni mattino in cui sorge il sole. E come se in fondo un po' restassi attonita per questo ripetersi di un evento che è reputato normale da tutti gli altri. 

Fa caldo qui dentro, la bella stagione pare essere finalmente iniziata. Per trovare un po' di refrigerio mi appoggio di sbieco accanto alle scale e aspetto che l'aria che sbuca da sopra mi accarezzi la pelle. 
La stessa pelle sulla quale medito di fare un tatuaggio, prima o poi, ma rimando da anni e allora chissà se su queste pagine racconterò mai di averlo indosso. 
Eppure a volte mi capita di accarezzare quella piccola porzione di inguine e immaginarlo già lì. Quasi par di sentirlo, di poterlo già sfiorare con le dita, di pensare che una presenza vagheggiata sia già realtà. 
Forse si sta muovendo lui stesso, mi viene incontro, mi aspetta nello stesso strano modo in cui lo sto facendo io. Come una creatura che debba esser data alla luce. E' presente da qualche parte, nella mia mia mente e nella sua, e forse un giorno lo porterò in giro sotto gli abiti e mi sembrerà di averlo sempre avuto lì. Senza alcun prima e dopo, inseparabili già prima di unirci.

venerdì 6 maggio 2022

Senza Respiro



Quando lunedì sono entrata in negozio, finalmente senza mascherina, indossavo un sorriso splendido.
Ero felice. Felice e solare come non accadeva da tempo, tra queste mura. Come se finalmente potessi tornare a respirare, a ridere, a scherzare, a giocare con i clienti. Ed è stato esattamente così. Tutto era tornato ad una dimensione umana, senza filtri, senza barriere, senza tappi.
Era come essere di nuovo me stessa e come se le persone che avevo di fronte fossero sé stesse. Mi libravo come una farfalla tra gli spazi, sorridendo persino a coloro per i quali avevo sempre provato antipatia. Mi sentivo libera, leggera, Sara di oltre due anni fa.
E quando poi, stamattina, mi è stato detto che l'obbligo di indossarla a lavoro era stato ripristinato, mi è sembrato di ricevere una tegola in testa. Ho sentito distintamente il tonfo, dunque il dolore, il bernoccolo che cresceva, una lacrima solitaria che scendeva a tradimento.
Perché la verità è che sono esausta. E che questo respiro a fatica trattenuto e represso, ora non riesce più ad essere né trattenuto né represso. Satura fin dentro le vene, i polmoni, le ossa, quella linfa vitale che rende un essere umano ciò che è. 
Ora me ne sto qui, con la mia divisa scura, di nuovo cupa e tappata. Sento che l'aria viene a mancare di nuovo, che questa tortura viene spostata sempre più avanti, come un'asticella che non vuol riuscire a cadere. Nauseata.

E non voglio sentire da nessuno che finirà, che manca poco, che è questione di giorni o di mesi. Che devo portare pazienza, che sono esagerata, che è un discorso da persona viziata.
Non voglio sentire da nessuno che questa piaga abbia ancora una qualche spudorata giustificazione perché è un discorso becero che non ho più alcuna intenzione di ascoltare.
BASTA!