Erano anni che non ridevamo così spensierati sotto la pioggia.
E anche se non era torrenziale come quella volta lì, l'umidità ci avvolgeva ugualmente le ossa facendoci tremare. Me soprattutto, che mi lamentavo come una vecchia gallina solo per farti ridere, per vedere quegli occhi lì.
Si, proprio loro. Quelli che conosco solo io. Che si riempiono di uno sbalorditivo calore quando mi guardano. Hai un'espressione diversa quando lo fai e non ti ho mai visto usarla con nessun altro.
Le vie di Foligno, che al mattino brulicavano di gente sotto un cielo che sembrava disegnato, ora erano semideserte e allora potevamo saltellare, ridere e gridare come due adolescenti, completamente indisturbati. Dismesse le vesti impegnate e responsabili degli altri giorni, potevamo sembrare due giovani allegri come tanti, senza un solo pensiero al mondo a gravargli sulle spalle. E' vero che viaggiare apre la mente, ma in molti casi serve soprattutto a ridelineare le priorità, a ricordare che non esiste solo il lavoro, che molto altro lì fuori aspetta di essere vissuto, meglio ancora se insieme.
Abbiamo trascorso due giornate meravigliose nel cuore verde dell'Umbria, fra bellezze che ho fotografato in ogni angolo mentre tu mi aspettavi, paziente.
Eppure, di tutto quel che abbiamo visto e vissuto, ricorderò con più vigore proprio quella passeggiata sotto gli ombrelli, come testimonianza del fatto che in fondo, pur essendo passati tanti anni, non siamo cambiati poi molto.
E soprattutto che anche le piogge non sono tutte uguali, che ce ne sono alcune che ti sporcano e altre che, invece, ti sanno lavare.