mercoledì 30 marzo 2022

Inesorabile




Il cielo, così grigio da avvicinarsi al bianco sporco, mi osserva sfrontato al di là delle tende abbassate a riparar la veranda del negozio. Piove dopo tanto tempo e come se nel frattempo si fosse scordato come si fa, piove in modo scomposto, disordinato, privo di logica.
E chissà perché quando piove mi viene sempre voglia di scrivere, come se la pioggia stessa mi ponesse in un animo di riflessione, di disincanto, di pensiero straniante. 
Guardo fuori come se tanto accanimento sul selciato mi destasse una qualche forma di preoccupazione, e invece ne sono soltanto affascinata ed annoiata in pari misura.

E' morto un uomo che conoscevo una decina di giorni fa. Con Fred ce ne siamo accorti solo perché per puro caso, passeggiando su una piazza, abbiamo visto la sua foto guardarci da un manifesto mortuario. Aveva cinquantuno anni, straniero, lo conoscevamo da tempo immemore. 
Veniva qui sempre con la moglie, come se l'uno non potesse esister senza l'altro, come fossero un'unica entità. Che dovessero fare una ricarica, prendere un caffè o pagare una bolletta, erano sempre in coppia. 
Una coppia silenziosa, tranquilla, pacatissima.
E' caduto da un ponteggio mentre lavorava. Come è successo lo abbiamo saputo da lei, proprio ieri, in mezzo a lacrime dolorosissime che verranno asciugate con estrema fatica.

Della morte si parla sempre come di qualcosa di troppo lontano o troppo vicino, perché fondamentalmente ci appartiene tutti, è con noi dal primo vagito. Si può forse dire che quel primo pianto decreti il fischio d'inizio di una partita che cercheremo di giocare al meglio, ma che inevitabilmente condurrà ciascuno di noi allo stesso inesorabile risultato.
Ed è un pensiero così triste, ansiogeno ed immenso, da volerlo ricacciare indietro ogni qual volta ci spunti tra i capelli a guastar la quiete dei neuroni. Come se scacciarlo bastasse ad allontanarlo, a farlo sparire per sempre, a non farlo tornare più.
Forse tutto quello che facciamo, il modo in cui riempiamo di cose e di vita le nostre giornate, non è altro che un timido tentativo di evasione da quel tarlo doloroso ed implacabile che ci asfalta le teste.

E allora non posso fare a meno di pensare a come l'esistenza di questa donna silenziosa sia stata spazzata via in un secondo, come in fondo succede tutte le volte. E che d'ora in avanti, quell'entità fatta di due metà perfettamente sovrapponibili, debba accontentarsi di vivere come se a mancare fosse un organo vitale. Mutilata. 

lunedì 21 marzo 2022

Briciole di Pollicino

 



Indossava un maglione verde acqua su una camicia blu. Quando sono entrata in casa guardava il Papa celebrare la solita messa della domenica. Prima ancora che potesse alzarsi dalla sedia lo stavo già abbracciando. Forte. A lungo. Per scongiurare quella paura di perdere anche lui, l'ultimo zio che mi è rimasto tra quelli con cui sono cresciuta.
"Ma com'è che ti fai sempre più brutta? proprio non ti si può guardare", mi ha detto ridendo.
E ho sorriso anche io perché aveva gli occhi pieni di un amore potentissimo che ha origini tra gli alberi di mele, su panchine di legno scuro, su prati di margherite e fra i filari di uva rossa. 

Abbiamo pranzato insieme, lui maestoso a capotavola. Come al solito ho finito il mio piatto molto prima che tutti gli altri terminassero la loro sequela di portate. E allora mi sono seduta in balcone, con la faccia al sole, e la sua voce che mi arrivava leggera al di là della tenda in mezzo al tramestio delle stoviglie.
Non lo guardavo ma ne sentivo la presenza forte dominare la stanza col suo fisico imponente. Avevo il cuore in pace in quel momento, come se davvero nulla di male potesse accadere tra quelle mura.

E' passata più di una settimana da quel giorno, non so davvero perché ne parlo ora, come se il ricordo di quei momenti volesse in qualche modo essere sigillato da qualche parte, una mappatura precisa non tanto di quello che ho fatto ma di quello che ho sentito.
Mi era mancato immensamente, troppo. Sentivo pezzi di me che si staccavano e andavano a perdersi per strada, come cellule morte o le briciole di Pollicino.
Poi eccolo lì, finalmente, con quell'occhio triste che non aveva avuto mai e che ho fatto finta di non notare ma a cui mi capita di pensare nei momenti più disparati.
Se penso a quanto l'ho visto sbuffare e litigare e sopportare le follie e le manie dittatoriali di mia zia eppure non lasciarla mai, stanco ma instancabile. Ed ora che lei non c'è più, che le stanze sono vuote senza quella voce squillante che urlava ordini a tutto spiano, lo vedo solo e disperato come non è stato mai.
Mia zia era una donna estremamente difficile da sopportare e lui l'unico uomo al mondo che potesse farlo. Come si sopravvive ad una presenza del genere? a stento, a quanto pare.
E per questa sofferenza silenziosa sento di amarlo ancora di più.

giovedì 17 marzo 2022

Silence, Please!



Una pagina bianca, vuota, muta.
Le mie dita che rincorrono i tasti bloccandosi all'improvviso, di tanto in tanto, come a cercare una parola mancante, sfuggita, perduta.
Le voci dei vicini che incalzano fuori dalla porta, quasi urlanti, come se fossero qui.

Mi capita di sognare un silenzio perfetto, privo di qualsivoglia rumore, fosse anche solo un battito d'ali.
Scarno dei loro discorsi, di quella stupida televisione che tengono sempre accesa, di una compagnia che non m'appartiene e che non desidero.
E invece il volume s'innalza quando più avrei necessità di una pace assoluta che mi prenda con sé, che mi abbracci, che mi faccia sentire colma.

Dopo tanto vorticare mi sono stesa un po'. Un piccolo dolore fisico che si fa strada mi tiene accasciata. 
E allora ne approfitto per scrivere su questa pagina solitaria, conscia di averlo fatto così poco ultimamente. Più la vita è piena e meno si riesce a scriverne, dunque?
Che di cose da dire ce ne sarebbero sempre un'infinità come se questo alternarsi di giorni fosse fitto e denso come melassa. 
La primavera in arrivo mi fa ben sperare, è un pensiero felice che mi porta a sorridere ogni volta che mi sfiora la mente. Penso ai fiori, ai profumi, alla frutta, all'erba, ai colori, all'aria. Penso a quanta gioia io abbia sempre provato in questa stagione anche solo sedendomi su un tronco nascosto ad osservare l'universo che brilla e trema e sussurra.
In quel silenzio tanto agognato, in quell'assenza di futilità. 

Solo che poi la vita ti riporta incondizionatamente sulle sue rotaie, costringendoti a correre come se un treno merci ti rincorresse e non potessi sbalzare via.