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Fonte: stile. it |
Fred ed io siamo stati a trovare la mia famiglia, ieri.
Il tempo era un guazzabuglio di vento e di nuvole che riversava grigiore sopra ogni cosa. Gli alberi del viale alberato del paese sembravano più soli e spogli del solito e le automobili erano parcheggiate stancamente di fronte ai negozi sprangati. Lo stesso rigoglioso giardino di mia madre, che ricordavo ampio e soleggiato dall'ultima visita, sembrava più piccolo e cupo.
Però in casa c'era un clima ovattato, caldo, affettuoso. C'erano i miei genitori, felici di averci lì con loro. E allora abbiamo mangiato cose semplici e buone, abbiamo chiacchierato di cosa ci preoccupa e di argomenti più frivoli e leggeri. Guardato la tv con mia madre mentre papà sonnecchiava sulla poltrona della stanza accanto.
Mi sono sentita grata in quei momenti, grata di averli ancora con me, di poterli abbracciare, del loro amore. Quando mi sono messa il cappotto per tornare a casa mi hanno regalato verdure e carne già pronta, poi papà si è avvicinato e ha detto "grazie per essere venuti, altrimenti oggi che non c'è neppure tuo fratello saremmo stati proprio da soli, sai che tristezza."
Ho sentito come uno scoppio al cuore, ascoltandolo. Uno zampillio di dolore acuto che partiva dal centro di esso e si propagava tutto intorno. Sento di averli amati ancor più profondamente in quell'istante perché senza alcuna vergogna stavano ammettendo una mancanza, un senso di vuoto, un bisogno di averci accanto.
E proprio lì, su quelle mattonelle datate ma lucidissime, ho compreso ancor di più che non avrei potuto avere genitori migliori perché nella loro semplicità genuina ed autentica mi hanno insegnato che i sentimenti veri sono l'unica cosa che davvero conta su questo pianeta sgangherato.