lunedì 28 febbraio 2022

Una Domenica Come Tante

 

Fonte: stile. it


Fred ed io siamo stati a trovare la mia famiglia, ieri.
Il tempo era un guazzabuglio di vento e di nuvole che riversava grigiore sopra ogni cosa. Gli alberi del viale alberato del paese sembravano più soli e spogli del solito e le automobili erano parcheggiate stancamente di fronte ai negozi sprangati. Lo stesso rigoglioso giardino di mia madre, che ricordavo ampio e soleggiato dall'ultima visita, sembrava più piccolo e cupo. 

Però in casa c'era un clima ovattato, caldo, affettuoso. C'erano i miei genitori, felici di averci lì con loro. E allora abbiamo mangiato cose semplici e buone, abbiamo chiacchierato di cosa ci preoccupa e di argomenti più frivoli e leggeri. Guardato la tv con mia madre mentre papà sonnecchiava sulla poltrona della stanza accanto.
Mi sono sentita grata in quei momenti, grata di averli ancora con me, di poterli abbracciare, del loro amore. Quando mi sono messa il cappotto per tornare a casa mi hanno regalato verdure e carne già pronta, poi papà si è avvicinato e ha detto "grazie per essere venuti, altrimenti oggi che non c'è neppure tuo fratello saremmo stati proprio da soli, sai che tristezza."
Ho sentito come uno scoppio al cuore, ascoltandolo. Uno zampillio di dolore acuto che partiva dal centro di esso e si propagava tutto intorno. Sento di averli amati ancor più profondamente in quell'istante perché senza alcuna vergogna stavano ammettendo una mancanza, un senso di vuoto, un bisogno di averci accanto.
E proprio lì, su quelle mattonelle datate ma lucidissime, ho compreso ancor di più che non avrei potuto avere genitori migliori perché nella loro semplicità genuina ed autentica mi hanno insegnato che i sentimenti veri sono l'unica cosa che davvero conta su questo pianeta sgangherato.

mercoledì 23 febbraio 2022

Notte Alta




Notte insonne, di quelle che ti giri cento volte nel letto e non trovi mai una posizione o una sensazione che ti siano lievi. Senti di non riuscire a respirare in questi casi, come se l'aria nella stanza non fosse abbastanza, come se di colpo le pareti l'avessero risucchiata tutta e non ne avessero lasciata a sufficienza per arrivare al mattino.
Ad un certo punto decidi di alzarti. Apri uno spiraglio della finestra ed un refolo di vento umido ti colpisce le gambe nude, poi arrivano i rumori attutiti della notte, di sporadiche automobili che attraversano la via principale dirette chissà dove. Raggiungi il bagno, infine bevi un po' d'acqua. Gli occhi si adattano al buio con la velocità di un gatto. Quasi vorresti rimanere seduta da qualche parte, anche sul pavimento, senza il piacere ovattato del materasso o del cuscino. E invece te ne torni a letto, a girarti ancora, a fissare un soffitto nero come pece. Il suo respiro è regolare, ma devi averlo svegliato e allora riparte un poco infastidito. Vorresti allungare una mano per toccarlo, per dirgli "guarda, non riesco a dormire, prendimi con te, cullami come se fossi una bambina, come se la notte potesse finire presto o durare in eterno." Ma non lo fai perché deve alzarsi prestissimo per lavorare e allora tenti di riacciuffare un sonno che non è mai arrivato e che a questo punto temi non venga più.  

domenica 13 febbraio 2022

Saif

 
Fonte: automobile. it


Saif viene dal Bangladesh.
Ha gli occhi di mora e i capelli d'ebano, la pelle color cioccolato al latte. 
Ha meno di trent'anni e poco dopo averne compiuti venti era già in Italia, che ha girato in lungo e in largo prima di approdare qui. 
Saif lava le automobili nel negozio attaccato al nostro. L'ho conosciuto che c'erano già le mascherine e per oltre un anno non ho visto il suo volto per intero. Non sapevo avesse un po' di barba e i baffi, non conoscevo la forma del suo naso.
Anche il suo cuore l'ho scoperto a poco a poco e ad oggi posso dire che sia una delle persone più belle che mi sia capitato d'incontrare.
Ha la risata tipica di un bambino, e lo stupore sincero di chi non abbia ancora perduto la meraviglia lungo la strada. 
Lavora tutto il giorno per una paga miserabile ma nonostante le difficoltà non ha mai perso quello sguardo limpido che ormai si intravede negli occhi di una persona su mille. Dopo il tramonto mette su musica allegra del suo Paese e a volte esco in veranda solo per lasciarmi trasportare dalle sue melodie, che non sono mai tristi o nostalgiche. Sono i suoni tipici di chi abbia sempre voglia di ballare.
Una sera mi disse tutto contento che il giorno dopo avrebbe giocato a pallavolo dopo tanto tempo e che in Sicilia era una specie di campione. Ma quando poi gli chiesi come fosse andata mi rispose che aveva dimenticato quasi tutto, che da troppo tempo lavorava e basta e si sentiva arrugginito per qualunque altra cosa che somigliasse ad uno svago. Provai un moto di tenerezza per la sua gioventù poco vissuta e per quel profondo senso di dignità che non gli consente di lamentarsi mai.
Ieri ci ha portato dei cioccolatini a forma di cuore, una scatola intera da spartire tra noi. Non c'è una ragione particolare, non era il compleanno di nessuno. L'ha fatto perché sente che gli vogliamo bene, che il suo affetto è ben riposto. Ed io lo so, anche se non lo dice, che in tanti altri luoghi probabilmente non ha trovato lo stesso grado di accoglienza da parte degli italiani. Che il nostro popolo, si sa, è estremamente solidale, ma allo stesso tempo anche molto duro e diffidente con gli stranieri.

Mi sono affezionata a tal punto che mi ritrovo a pensare che qualora andasse via finirei stupidamente in lacrime. Fred ha provato a trovargli una sistemazione migliore presso l'autolavaggio di un nostro amico che assume con contratti equi. Se le cose andassero in porto lavorerebbe qui di fronte anziché accanto ma ci vedremmo comunque ogni giorno e soprattutto vivrebbe in modo più adeguato. 
Penso che al mondo esistano persone bellissime che la vita pone lungo il nostro cammino e che vadano aiutate, se serve.

Saif non me l'aspettavo. Qui si sono alternati tanti ragazzi, alcuni si sono comportati malissimo, altri sono spariti da un giorno all'altro senza neanche un saluto, qualcuno non lo ricordiamo neppure. 
Ma Saif è l'amico che chiunque vorrebbe avere accanto a sé perché è di una purezza che sconvolge e fa bene al cuore. Che per voler bene a qualcuno non occorrono abiti firmati, auto di lusso, cene insieme. Bastano uno sguardo pulito e sincero, un'onestà che traspaia dai gesti e dalle parole, un sorriso contagioso ed una bicicletta su cui viaggiare cantando musiche bollywoodiane come se fosse un'astronave.

mercoledì 9 febbraio 2022

Vuoto a Rendere

Fonte: non sprecare. it



Scrivo poco ultimamente, a volte fisso queste pagine sperando che da sole trasudino qualcosa. Un'emozione, una sensazione, un piccolo universo ancora da scoprire. Ma nulla nasce su queste pagine senza che vi abbia messo del mio, e allora mi sforzo, poi chiudo, spengo, quasi mi arrabbio per le ragnatele che vedo formarsi ai lati di queste pareti.
Mi sento un po' vuota in questi giorni e il vuoto non parla, forma echi silenziosi che si disperdono sui muri e mi rimbalzano addosso, spegnendosi rochi.
E non c'è nulla di male a sentirsi vuoti, a volte. Che il vuoto, in fondo, è solo uno spazio da riempire, un quadro di cui delineare ancora i contorni.

E la stranezza non è nel vuoto, del resto. Quanto nel fatto che questo vuoto esista quando invece le mie giornate sono piene e vi sono storie di ogni tipo che potrei raccontare, anche solo descrivendo una parte di quello che vedo mentre lavoro. Di quanto le persone siano cambiate in questi due anni di pandemia, di come certi meccanismi siano entrati in circolo nella vita di ciascuno rendendoci meno belli e meno sani di quanto fossimo prima che tutto questo iniziasse.
Mi son sentita addosso l'aggressività di persone che avevo sempre ritenuto miti. 
Ho visto litigare a gran voce gente che non si era mai scaldata per altro che non fosse una partita di calcio. 
Gli uni contro gli altri come fazioni contrapposte di chissà che cosa, quando in realtà siamo tutti sulla stessa triste barca trainata da altri che non siamo noi.
E allora forse questo vuoto di parole nasce dalla pienezza di sensazioni che vorrei non sentire né vedere più. Mi manca la spensieratezza di un tempo più semplice e delicato dove potevo abbracciare qualcuno senza la paura di trasgredire una norma oppure ammalarmi o far ammalare lui.
Ma proprio non voglio che questo post sollevi ancora questioni sul covid, che allora sarebbe stato preferibile il vuoto, il bianco, un'assenza di parole che avrebbe potuto significare qualunque altra cosa. Cieli tersi, nuvole in viaggio, mari in tempesta, fiori in boccio.

E allora potrei dire che son stata ad Anagni, la prima gita fuori porta del nuovo anno. E che ho mangiato un gelato col cono dopo oltre vent'anni dall'ultima volta, che prima erano solo coppette sporadiche, e invece stavolta volevo proprio quel gusto, quella croccantezza, quel sapore.
E mi son sentita felice e non c'era nulla che fosse vuoto in quei momenti, solo stupore di cose nuove da vedere, come ogni volta che la bambina che mi abita dentro visita un posto mai visto.