 |
Fonte: seguonews. it |
L'uomo entra in negozio, mi chiede una sciocchezza. Paga.
Poi si volta a guardare fuori, verso la veranda assolata. Non c'è nessuno al momento, per rispettare le direttive sul Green Pass ho dovuto mandar via le uniche due persone che avrebbero voluto sedersi e consumare. Penso che questo sia un sistema dolorosissimo e contronatura e che ci stiano togliendo anche il poco rimasto.
Ma poi torno con gli occhi sull'uomo, assorto.
Guarda ancora lì fuori, mi indica un tavolino.
"Eravamo seduti lì con mia moglie, appena una settimana fa. Ma non c'è più."
Gli tremano gli occhi, mi accorgo che sono di un azzurro profondo, spento, l'acqua stagnante di un pozzo che guardi dall'alto. Una lacrima oscilla ma si ferma, rimane immobile senza cadere.
Ho un sussulto, provo un istantaneo desiderio di abbracciarlo, anche se è la prima volta che lo vedo. Mi fa male il suo dolore, la compostezza e la dignità di questo attimo in cui con gli occhi sembra abbracciare un ricordo. Forse è venuto per questo, per cercare di afferrare l'immagine di sua moglie su quella sedia vuota.
"Oh, mi dispiace. Condoglianze. E' successo all'improvviso?"
"Il cuore." Non dice altro. Si batte sul petto e comprendo tutto il mare di parole racchiuse dietro quel gesto.
"Mi dispiace infinitamente".
"Aveva detto, di voi, "che gentili questi ragazzi".
Gli ho sorriso con gli occhi, non potendolo fare anche con le labbra. Un sorriso mesto, abbinato ad un batticuore di cui non si è potuto render conto, ma che io ho percepito in pieno.
"Mi scusi, un attimo di debolezza".
"Si figuri. Ancora condoglianze e cerchi di essere forte".
Mi guarda ancora una volta, annuisce. Quella lacrima non è mai scesa, si è spenta sul suo volto che uscendo si ferma ancora a guardare il tavolo che ora non ospita nessuno.
Lo rivedo appena un'ora dopo passare qui davanti, ha una sporta di spesa che oscilla lungo un braccio desolato e stanco. Si ferma un attimo ad osservare la veranda, ma poi scuote la testa e se ne va.