domenica 30 gennaio 2022

Semplici




Col sole in faccia. 
Una margherita da far volteggiare tra le dita come la ballerina muta di un carillon.
La panchina di legno su cui mi sono seduta senza controllare se fosse sporca.
La tua voce accanto al mio orecchio.
Quelle cose che non si riesce mai a raccontarsi per intero, sempre per la troppa fretta di attaccare il telefono e iniziare l'allenamento o le pulizie o il lavoro. O magari sei tu che devi uscire a far la spesa.
E invece oggi eravamo sole, sotto quel clima insperatamente primaverile, il cielo terso, il calore che irradiava il viso e ci faceva sentire alla stregua di due gatte sonnacchiose.
Intorno a noi solo i fiori morti sotto il peso di notti buie e gelide, gli olivi in gruppo, il giallo del tarassaco, il verde umido dell'erba.
Non è durato poi molto questo nostro rendez-vous, mamma, però è stato bello a perdifiato.
Di una semplicità disarmante, come lo è sempre il nostro tempo insieme, ma è così che siamo noi, in fondo. Semplici.

mercoledì 19 gennaio 2022

Spaccati di Vita

 
Fonte: seguonews. it


L'uomo entra in negozio, mi chiede una sciocchezza. Paga.
Poi si volta a guardare fuori, verso la veranda assolata. Non c'è nessuno al momento, per rispettare le direttive sul Green Pass ho dovuto mandar via le uniche due persone che avrebbero voluto sedersi e consumare. Penso che questo sia un sistema dolorosissimo e contronatura e che ci stiano togliendo anche il poco rimasto.
Ma poi torno con gli occhi sull'uomo, assorto.
Guarda ancora lì fuori, mi indica un tavolino.
"Eravamo seduti lì con mia moglie, appena una settimana fa. Ma non c'è più."
Gli tremano gli occhi, mi accorgo che sono di un azzurro profondo, spento, l'acqua stagnante di un pozzo che guardi dall'alto. Una lacrima oscilla ma si ferma, rimane immobile senza cadere.
Ho un sussulto, provo un istantaneo desiderio di abbracciarlo, anche se è la prima volta che lo vedo. Mi fa male il suo dolore, la compostezza e la dignità di questo attimo in cui con gli occhi sembra abbracciare un ricordo. Forse è venuto per questo, per cercare di afferrare l'immagine di sua moglie su quella sedia vuota.
"Oh, mi dispiace. Condoglianze. E' successo all'improvviso?"
"Il cuore." Non dice altro. Si batte sul petto e comprendo tutto il mare di parole racchiuse dietro quel gesto.
"Mi dispiace infinitamente".
"Aveva detto, di voi, "che gentili questi ragazzi". 
Gli ho sorriso con gli occhi, non potendolo fare anche con le labbra. Un sorriso mesto, abbinato ad un batticuore di cui non si è potuto render conto, ma che io ho percepito in pieno.
"Mi scusi, un attimo di debolezza".
"Si figuri. Ancora condoglianze e cerchi di essere forte".
Mi guarda ancora una volta, annuisce. Quella lacrima non è mai scesa, si è spenta sul suo volto che uscendo si ferma ancora a guardare il tavolo che ora non ospita nessuno. 

Lo rivedo appena un'ora dopo passare qui davanti, ha una sporta di spesa che oscilla lungo un braccio desolato e stanco. Si ferma un attimo ad osservare la veranda, ma poi scuote la testa e se ne va.

giovedì 13 gennaio 2022

Centrifuga

Fonte: bigodino. it


Sono giorni in cui mi sento come dentro una centrifuga, rimbalzata tra un dovere ed il successivo senza poter prendere neppure una boccata d'aria tra l'uno e l'altro. E allora mi barcameno, correndo a destra e a manca, senza una logica apparente.
Eppure una logica deve senz'altro esserci visto che, tutto sommato, questo andamento funziona. Quantomeno un po'. Perché poi penso a tutto quello che lascio indietro, quello che non riesco a fare, tutti quegli impegni che mi guardano con occhi colmi di aspettative che per forza di cose devo disattendere.
Sono una.
Una sola piccola donna.
Ho due braccia, due gambe, energie che devo distribuire lungo tutta la giornata. 
E a volte, semplicemente, devo mettere un punto prima di essere travolta.

Allora succede che cercando immagini ne trovi una che ti piace particolarmente.
C'è una ragazza con una valigia ed un grappolo di palloncini colorati. Procede dritta lungo il bordo di una strada, verso un orizzonte illuminato che non si sa bene dove porti.
E non ne conosci la ragione ma senti di essere lei, quella ragazza con la valigia ed i palloncini, sola ma forte, su una strada deserta di pensieri assolati e alberi da raggiungere e abbracciare con entrambe le mani, con il cuore, con il corpo per intero. E poi stenderti a terra, chiudere gli occhi, forse piangere un po' ma poi ridere, addormentarti, cadere in un mondo di sogni che ti lascino semplicemente riposare.

domenica 2 gennaio 2022

Immersa

 

Fonte: donnaD

Ho trascorso la prima mattina del nuovo anno ad imprimermi sulla retina le mie campagne. I colori, le suggestioni, la moltitudine di alberi e di arbusti, il vorticare di migliaia di storni, l'azzurro del cielo e persino la foschia delle nebbie. 
Ho abbracciato con lo sguardo ogni cosa sapendo che la separazione, dopo una settimana insieme, sarebbe stata dolorosa. Lo strappo di un cerotto sulla pelle.
Non ci si abitua mai del tutto alla bellezza, non ci si sente mai davvero pronti a staccare gli occhi.
Ed io in questa settimana ne ho goduto a piene mani, in ogni anfratto, in ogni spazio, in ogni luogo dove mi sono diretta. Non mi sono saziata neppure della visuale che correvo ad ammirare ad ogni risveglio, semplicemente aprendo la finestra, perché di tanta meraviglia si fa a meno a fatica.
Conosco quella porzione di mondo come le mie tasche eppure penso di averla amata ancora di più in questi giorni, come se le sensazioni fossero amplificate, come se quel clima generosamente primaverile fosse un incentivo a viverla profondamente, con tutta l'intensità di cui fossi capace.

Ovunque c'erano positivi in quarantena, o negativi che in quarantena dovevano starci ugualmente.
Noi eravamo fortunatamente liberi e l'unica cosa che potessimo fare era apprezzare quella libertà, farne qualcosa di buono. E allora ho ascoltato i miei genitori, gli sono stata accanto, ho mangiato e guardato la tv insieme a loro. E poi ho fatto lunghissime passeggiate in compagnia, scattato foto di sentieri immersi nel verde e nel rosso e nell'arancio. Ho camminato sotto la pioggia e poi sotto un sole capace di scaldare una fine di dicembre. Sono andata a salutare vecchi amici, ho giocato a tombola, ho osservato casolari diroccati in pietra con l'occhio di chi vorrebbe possederli e ristrutturarli. Li ho immaginati vivi, con giardini rigogliosi e alte siepi, caminetti accesi, divani comodi, persone allegre e sorridenti sullo sfondo. Ho pensato a fili sterminati piantati sull'erba con lenzuola bianche stese ad asciugare e margherite sui prati e pulcini gialli a scorazzare accanto a gatti rossi ed annoiati sull'uscio di casa.

E quando poi sono tornata a casa, col tempo che cambiava e diventava via via più grigio, quello che mi ero impressa sulle retine mi ha fatto comodo. Ho chiuso gli occhi sigillando ogni visione, affinché non mi lasci mai.