lunedì 27 settembre 2021

Pensieri Vaghi

Fonte: lamenteemeravigliosa. it


Sono qui che ascolto il silenzio lasciandomi riempire.
Il cielo è grigio e minaccia pioggia, ho chiuso le tende per non doverlo guardare.
Sogno molto in queste notti o forse dopo tanto tempo porto i sogni con me fino al risveglio, ricordandoli come si ricordano i fotogrammi di un film che si è veduto senza troppo concentrarsi, a spezzoni. E allora vedo facce e luoghi senza una connessione logica che li accomuni, tentando di recuperare il filo conduttore senza mai riuscirci veramente.
Il sonno senza sogni mi piace di più, lo trovo più limpido, più leggero. Ma purché si dorma mi va bene tutto, mi piace quell'oblio, quello scendere ad occhi chiusi in un mondo di tenebra confortante, di tenero quietarsi. 

Ieri i miei genitori erano qui. Non vengono mai, una volta l'anno se va bene. 
Li ho osservati riempire i miei spazi con discrezione. Le loro voci e la loro presenza mi hanno inondato il cuore. Abbiamo mangiato con la famiglia di Fred, tutti insieme, che io queste rimpatriate le soffro sempre un po', invece poi è stato bello e mi sono sentita tranquilla, felice.
Quando sono ripartiti ho sentito come uno strappo. Un cerotto che togli a fatica portandoti appresso pezzi di pelle. Mi sono detta che il destino non esiste ma che, qualora fosse realtà tangibile, il mio sarebbe quello di stare sempre un po' lontana da chi amo. 
Mi guardo la pelle, vedo il sangue rappreso lì dove ho tolto il cerotto. Lo tocco, mi commuovo, sento una lacrima leggera appostarsi appena dietro la tendina delle ciglia, timida. Sospiro, l'aria inonda i polmoni, li purifica. Va tutto bene e sono una donna fortunata.

giovedì 23 settembre 2021

Trenta




Mia nipote ha compiuto 30 anni.
Che se ci penso mi chiedo come sia possibile che quella scimmietta con i riccioli chiari sia cresciuta così tanto. Che io stessa sia diventata una donna a tutti gli effetti quando solo l'altro ieri - o almeno così mi sembrava - pedalavamo insieme sui sassi del giardino a gran velocità. O ballavamo canzoni di un'altra epoca sulla grande terrazza assolata mettendo dischi vecchissimi che a noi parevano attuali.
Sei anni di differenza, cresciute come sorelle, senza mai un'invidia di fondo, una qualche forma di gelosia o di rivalità. Eppure ti insegnano che tra donne spesso è così, che succede anche quando si condivide lo stesso sangue. Ma a noi non è capitato e ogni volta che la guardo mi sale dentro un sentimento d'amore così intenso che a spiegarlo farei fatica e probabilmente non potrei, non potrei neppure. Perché si raccontano i gesti, gli atteggiamenti, gli attimi, le giornate. Ma non si possono davvero descrivere i sentimenti senza peccare per difetto o per eccesso. E in questo caso, lo so già, peccherei per difetto.
E allora la vedo crescere, annuso la sua vita come ho sempre fatto, con discrezione. Ponendomi sempre un passo indietro, mai uno avanti perché non ho niente da insegnarle.
La vedo incespicare. Oppure soffrire. Qualche volta gioire in modo così pieno che il suo sorriso diventa contagioso, un sole che illumina stanze intere, palazzi a tre piani, colline e montagne.
La mia piccola donna.
Che a volte mi manca così tanto che il fiato si spezza, il cuore perde un battito ogni tre, i polmoni si chiudono come a volermi ricordare che senza aria sono ancor meno di un granello di polvere. Poi ci vediamo e non le dico mai quanto ho patito senza poterla vivere. Dimentico tutto in un istante e già stare all'interno di una stessa stanza, ascoltare la sua voce familiare o inebriarmi della sua risata argentina mi è sufficiente. E anche quando le ore scorrono veloci e non riusciamo a stare da sole per un solo istante prima che io riparta o sia lei ad andare via, sento che è bello lo stesso. Un piccolo miracolo che si rinnova. Quello di due vite che scorrono lontane, ma unite da un filo sottile che le tiene legate nonostante il passare dei giorni, dei mesi e quindi degli anni.
Auguri piccola mia. 
Ricordati che qui, anche se altri giorni, altri mesi e quindi altri anni passeranno, c'è una persona che ogni qualvolta ne avrai bisogno, sarà pronta per te. Una persona che non sarà mai sorda al tuo richiamo, ad un tuo cenno anche sottile, ad un tuo sguardo anche solo appena più velato del solito.
Ma nel frattempo, sperando che questo bisogno di una spalla tu non debba averlo mai, vivi, gioisci, sbaglia, sbaglia fino a sentirlo nelle ossa e in quegli sbagli sii felice e guardandoti allo specchio amati. Un po' come ti amo io, che ti guardo e mi sembri perfetta.

sabato 18 settembre 2021

Punti di Sutura


E' stato come tornare a casa dopo un lungo viaggio e ritrovare le cose a me care nella stessa posizione in cui le avevo lasciate. I profumi preferiti sul comò, gli abiti ordinati nell'armadio, le poesie accanto al letto, i fiori sul balcone, trucchi e belletti nella stanza rosa al piano di sopra.
Solo che non me ne sono mai andata, sono sempre stata qui. E pur raggiungendo il mare almeno un paio di volte alla settimana, non riuscivo a riacciuffare quelle sensazioni, quell'appagamento, quel senso di libertà che erano state una costante degli ultimi anni.

Poi stamattina, senza che ne avessi il minimo sentore, quelle emozioni sono tornate.
E le ho provate con una violenza tale da sentir dentro un palpito nuovo, una gioia diversa, un tornare nel luogo che mi sembrava di aver perso pur avendolo fortunatamente a disposizione.
Le nuvole adornavano il cielo e le onde sbattevano l'una sull'altra, rincorrendosi festose. Gli stabilimenti chiusi mi catturavano gli occhi, si facevano guardare, mesti e solitari. Le barche erano tutte parcheggiate a riva, riposavano. E non c'erano gabbiani a spartirsi i pesci sulla spiaggia. Anche le conchiglie sembravano aver ripreso tutte la strada del mare, lasciando in massa il bagnasciuga.
Ed io ero lì che camminavo, che correvo, che mi emozionavo, che guardavo ogni cosa come se fosse la prima volta, con un bagaglio di emozioni nuove di zecca che mi sbattevano addosso con ardore, accarezzandomi la pelle come brezza fresca.

Mi sono sentita felice. 
Ho pensato alle difficoltà degli ultimi mesi, al fatto che avrei potuto lasciarle andare o non farmi segnare troppo, non farmi imbruttire.
Che non ne vale mai la pena di imbruttirsi. Di stare male il doppio di quanto si dovrebbe.
Che la vita, nonostante i problemi, resta un viaggio incantevole che può serbare sorprese nuove anche quando meno ce le aspettiamo. 

Ho guardato a lungo il mare, sola con i piedi ben poggiati sulla spiaggia vuota, e mi son detta che anche stavolta mi stava curando. 
Stava mettendo punti di sutura sulle mie ferite, leccando via lacrime che non sapevo neppure di aver versato. Mi ha tenuto stretta a sé per un po', un po' padre, un po' fratello, un po' migliore amico. E quando me ne sono andata stavo meglio, mi sentivo finalmente salva.


La cura per ogni cosa è l'acqua salata
sudore, lacrime, o il mare”.
Karen Blixen

domenica 12 settembre 2021

Raffiche

Fonte: studiocataldi. it



Da qualche parte sento esplodere raffiche di fuochi di artificio. Ne ascolto il trambusto ma non le vedo, sono in casa e le persiane sono ormai chiuse da un po'. Provo un guizzo di curiosità che mi porterebbe ad alzarmi a guardare se non fossi così pigra, a quest'ora, da preferire il conforto di questo letto. Intuisco che provengono dal mare e chiudendo gli occhi li immagino colorare il cielo con i loro flutti di luce.
E' una serata oltremodo tranquilla, non c'è il solito chiasso che ha animato ogni giorno ed ogni notte degli ultimi due mesi. Settembre si sta portando avanti, l'estate cede il passo, sulle strade circola meno gente, i ristoranti di pesce non straripano più.

E' stata una bella domenica.
Il sole, la spesa fatta con calma, la frutta e le verdure scelte con perizia, il tempo speso con i cugini, quello con i miei genitori, le chiacchiere allegre dopo il pranzo.
Poi ripartire nel pomeriggio, stendere le lenzuola una volta tornati a casa, i capelli di Fred sul pavimento dopo averli tagliati, una cena frugale, la doccia troppo bollente.
Il letto, finalmente il letto.
Finisce sempre troppo in fretta la domenica, non è vero?
Ti sembra di acciuffarla appena ed è già ricordo.

lunedì 6 settembre 2021

L'Abbraccio

 

Fonte: fisicaquantistica. it

E' un caldo pomeriggio di inizio settembre ed io sono qui che osservo la vita scorrere con il solito ritmo al di là di questo vetro. Sulle fioriere ho piantato fiori nuovi, li guardo e sorrido. Sono di un bel fucsia vibrante, osservarli mi infonde un senso di pacata beatitudine.
Vorrei che bastasse a spazzare via le inquietudini di questo lungo periodo, intervallato solo dalla potenza di vacanze già finite da un po'.
Chiudo gli occhi per riascoltare quei suoni, rivedere gli stessi posti, passeggiare con la mente su quelle vie. Ma li riapro e sono di nuovo qui, in questo posto che amo, ma che sta togliendo energie vitali e salute a qualcuno che amo molto di più.
Faccio la forte, quella combattiva, e anche se mi sento in entrambi i modi, in realtà la preoccupazione e i problemi stendono dentro anche me. Sento il peso di questi avvenimenti sulle mie spalle ossute ma soprattutto li vedo gravare sulla schiena di colui che per me è tutto.
Forse amare è soprattutto questo. Sentire il dolore dove lui lo sente. Annusare il pericolo dove lui lo annusa. Sentirsi vulnerabili nei punti in cui lui viene colpito.

sabato 4 settembre 2021

Bambole Rotte

Fonte: universomamma. it


3 Settembre 2021, Ore 12:45.
Osservo questo manto di nuvole basse e grigie. 
Il sole si è nascosto chissà dove, clandestino nel suo stesso cielo.
E' settembre da tre giorni e l'autunno inizia a posizionarsi qui e là, pronto per l'invasione. E' un accerchiamento lento ma inesorabile, me lo sento già sottopelle.
Leggo poesie, mi alleno, mangio sano, compro qualche abito nuovo, riprendo il lavoro, organizzo qualche cena fuori prima che questi scampoli d'estate finiscano del tutto e mi passi la voglia di uscire la sera.
Sono già tornata più silenziosa, la magia delle ferie è svanita ed io sono tornata la solita me stessa con la voglia di parlare di un criceto addormentato. 
Però questo silenzio non mi dispiace, mi ascolto di più dentro quando non c'è rumore, quando io stessa non faccio chiasso.

4 Settembre, Ore 13:43.
Ho sbagliato.
Avrei dovuto chiamare la Polizia.
Mi sento male, di nuovo.
Non riesco a togliermi dalla testa quella scena.
La bambina. La madre. Quegli schiaffi. Quelle parole tremende. Quelle lacrime, quei singhiozzi convulsi. Quell'odio che mi sono sentita addosso come se fosse stato rivolto a me.
Mi brucia la pelle. Ho lo stomaco sottosopra.
Sono come una di quelle persone omertose che guardano senza muovere un dito?
Sono stata complice di quella donna terribile?
Ho fatto del male anche io alla bambina, non togliendola da quella situazione?

Il respiro si blocca, non scende e non sale. 
E' lì, cristallizzato, fermo. Mi fa stare in apnea.
Dove sei piccola? Come stai? Posso portarti via?