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Fonte: lamenteemeravigliosa. it |
Sono qui che ascolto il silenzio lasciandomi riempire.
Il cielo è grigio e minaccia pioggia, ho chiuso le tende per non doverlo guardare.
Sogno molto in queste notti o forse dopo tanto tempo porto i sogni con me fino al risveglio, ricordandoli come si ricordano i fotogrammi di un film che si è veduto senza troppo concentrarsi, a spezzoni. E allora vedo facce e luoghi senza una connessione logica che li accomuni, tentando di recuperare il filo conduttore senza mai riuscirci veramente.
Il sonno senza sogni mi piace di più, lo trovo più limpido, più leggero. Ma purché si dorma mi va bene tutto, mi piace quell'oblio, quello scendere ad occhi chiusi in un mondo di tenebra confortante, di tenero quietarsi.
Ieri i miei genitori erano qui. Non vengono mai, una volta l'anno se va bene.
Li ho osservati riempire i miei spazi con discrezione. Le loro voci e la loro presenza mi hanno inondato il cuore. Abbiamo mangiato con la famiglia di Fred, tutti insieme, che io queste rimpatriate le soffro sempre un po', invece poi è stato bello e mi sono sentita tranquilla, felice.
Quando sono ripartiti ho sentito come uno strappo. Un cerotto che togli a fatica portandoti appresso pezzi di pelle. Mi sono detta che il destino non esiste ma che, qualora fosse realtà tangibile, il mio sarebbe quello di stare sempre un po' lontana da chi amo.
Mi guardo la pelle, vedo il sangue rappreso lì dove ho tolto il cerotto. Lo tocco, mi commuovo, sento una lacrima leggera appostarsi appena dietro la tendina delle ciglia, timida. Sospiro, l'aria inonda i polmoni, li purifica. Va tutto bene e sono una donna fortunata.