sabato 28 agosto 2021

Riviera

fonte: chiamamicittà. it


Sono in una camera d'albergo a guardare la pioggia cadere copiosa al di là della finestra. 
Siamo qui da sei giorni, domani si riparte. Due di essi li abbiamo trascorsi un po' arrabbiati con questo tempo balordo che ha falciato via un paio dei nostri programmi, ma siamo grati per gli altri quattro in cui abbiamo potuto annusare, assaporare, esplorare, vagare, immergerci nelle suggestioni di questo luogo che ci resterà nel cuore insieme a numerosi altri.
C'è molta vita qui, a qualunque ora del giorno e della notte.
Solo uscendo all'alba ci si può immergere in un'appagante solitudine. E io abbandonavo la mia stanza ancora prima che il sole sorgesse, così da potermelo poi gustare sulla spiaggia, vederlo uscire dal mare e poi sollevarsi rossiccio in cielo innaffiando il mondo di raggi.
Sono stati momenti speciali, di completa comunione con quello che avevo intorno e con il vero centro di me stessa. Come se per trovare la mia anima dovessi andare a cercarla nella purezza, nel silenzio, nella bellezza di un nuovo giorno che prende vita, da sola. Senza parlare, senza condividere, senza sentire altro se non le mie sensazioni esplodere violente dentro di me.
Mi sono sentita felice in quei momenti. Autenticamente felice. 
Poi c'era tutto il resto. Che era comunque bello, forte, potente. Ma mai così, mai come quell'ora e mezza in cui il mio corpo macinava chilometri senza quasi accorgersene.

Qui i locali hanno una marcia in più e la gente vi si riversa già dopo le dieci del mattino, per poi farli letteralmente esplodere alla sera. C'è gente ovunque, un fiume di persone. Gente che viene da ogni parte d'Italia ma anche dal nord Europa e dall'Asia. E' un mondo variegato, affascinante, ma pure turbolento. Non vi si potrebbe vivere in mezzo e riuscire anche a pensare. Ci si può immergere solo per un po', lasciarsi avvolgere da quel fiume, camminargli attraverso, navigare a vista senza perdere d'occhio la riva.

Sto collezionando nuovi ricordi. Cartoline di posti che ho visitato, diari interni di sensazioni che ho provato. Non voglio perdere niente, sento l'esigenza di tenerli qui con me. E allora scatto. Guardo. Annuso. Assaporo. Gioisco. Rido. Scrivo. 

sabato 21 agosto 2021

Alle Cinque i Galli Cantano


Sono stata in campagna per qualche giorno. 
Avevo dimenticato che alle cinque del mattino i galli cantano e che lo fanno a ripetizione, tutti insieme come in un coro, fin quando non si stancano.
Avevo dimenticato la ripetitività rassicurante del canto delle cicale. Quel frinire allegro, riposante, che dopo un po' non lo senti neanche più perché diventa parte integrante della natura, dell'estate, del vivere quotidiano.
Dimenticato cosa significhi dormire il pomeriggio, osservare un tramonto, fare un bagno in piscina, farsi affascinare dalle mutevolezze del cielo, mangiare i fichi direttamente sotto l'albero, spegnere il telefono per qualche ora.
E quando mi sono riappropriata di tutte quelle cose che avevo dimenticato la mia espressione si è fatta più distesa, il battito del cuore più regolare, quel senso di continua fatica meno presente.

Ho fatto anche un paio di gite.
Una con un'amicizia storica.
Una con la famiglia.
E vedere nuove cose, respirare ambienti differenti, ma anche tornare in luoghi che si sono amati, rende il tempo degno di essere vissuto. Tempo pregno di sensazioni, di profumi, di attimi magici, di ricordi.
Ho abbracciato una zia carissima che non vedevo da cinque anni e mi sono sentita addosso la sua emozione, le sue lacrime di gioia, un cuore palpitante che a ridosso del mio sembrava scalciare come un giovane puledro.

sabato 7 agosto 2021

Buio Pesto

Fonte: giovanioltrelasm. it


Ore 21:34.
Sono in terrazzo, in cielo il buio è così fitto da sembrare artificiale. In lontananza s'intravede Venere ma non ci sono stelle, neanche una, stanno facendo la fine delle lucciole.
Sento il vociare dei clienti del nuovo ristorante poco più su, ma sono rumori mesti, gestibili, di quelli che si confondono facilmente col silenzio come brevi intermezzi.
Osservo il fuoco della grossa candela di citronella danzare nell'aria, fluttuare con la stessa grazia voluttuosa di una ballerina di flamenco. E mi faccio ammaliare, distrarre, catturare per interi minuti.

E' stata una settimana intensa, lo sono state tutte negli ultimi mesi.
O forse lo sono sempre e non è una questione di giorni o di mesi. Che un periodo è tale solo se ha un inizio e una fine, non se procede sempre nello stesso modo incalzante.
Fred non sta molto bene e come sempre in questi casi l'ansia mi assale e sento lo stomaco fare male. Sta cedendo. Ha fatto tanto, ha fatto troppo. Ha raggiunto livelli di stress immeritati e queste sono le conseguenze dell'accumulo.
Ancora una settimana, mi dico. Ancora 7 giorni e potrò vederlo tirare un po' il fiato, rilassarsi, magari riuscire a dormire, mangiare digerendo, ridere.

Ora le voci si son fatte più incalzanti. La bambina dei vicini piange, il cane si alza sul davanzale, automobili cercano invano parcheggio, qualcuno ride sguaiatamente. C'è rumore di stoviglie, di piatti e di bicchieri che si urtano. 
La candela è ancora lì a tenermi compagnia.

martedì 3 agosto 2021

Notte di Mare Mosso

 
Fonte: ilmarenelcuore. it


Ogni volta che ho perso qualcuno che amavo ho cercato di riprendere a vivere nel minor tempo possibile. E il lavoro questa volta ci ha messo del suo, sfiancandomi al punto di non avere il tempo e le energie da dedicare a molto altro.
Solo che poi è arrivata questa notte di vento e mare mosso a riportarmi alla memoria quel corpo freddo a cui ho accarezzato una gamba senza riconoscerla. A cui ho guardato il volto scavato ricordando quando era ancora florido e rubicondo. E allora ho capito che lì sul petto c'era un buco, un buco nero di putrido dolore che in qualche modo avrei dovuto ascoltare e tentare di riempire.
Perché ci si può girare tutte le volte che si vuole, ma poi si tornerà sempre a guardare il rivolo di sangue che ci esce a tradimento da una ferita sporcando la pelle e gli abiti. 

Ho sognato le altre persone che amo questa mattina. Eravamo in una stanza a casa dei miei genitori, la stessa stanza dove accogliemmo gli ospiti tanti anni prima, quando a morire fu un'altra zia con la quale ero cresciuta. Nel sogno eravamo lì, rilassati, parlavamo. C'erano loro, c'era Fred, c'era persino mia suocera. 
Poi è suonata la sveglia e a malincuore ho lasciato dietro gli occhi quei pezzi della mia famiglia con i quali mi era sembrato di svegliarmi e sono uscita.
C'era ancora vento, in una mattina diversa avrei potuto assorbire l'incanto dell'alba ma in questa c'erano nuvole plumbee a ricoprire ogni parte del cielo. Una gradevole brezza mi accarezzava le braccia nude e le gambe erano in perfetta sintonia col suolo.
Ho pensato a tante cose e a tante persone, eppure mi sembra di non aver pensato ad alcunché, come se ognuno di quei pensieri lo avesse accolto il mare e lo avesse preso con sé, affinché non mi pesasse addosso. 
E anche se adesso mi sento un po' triste e qualche lacrima trabocca a tradimento, mi rendo conto che è giusto così, che le persone che abbiamo amato vanno piante quando non ci sono più. Che non c'è nulla di cui vergognarsi quando siamo chini sul suolo a toccare le macerie.
Perché è da lì che inizieremo a ricostruire.