Vagabondavo senza meta, sebbene stessi percorrendo più o meno lo stesso itinerario di sempre. Le gambe andavano da sole, non era necessario che mi concentrassi, che gli dicessi cosa fare. C'è una memoria nel nostro corpo che a volte funziona meglio della mente stessa. In un certo qual senso l'affianca, fa da sé quando l'altra si perde nei suoi meandri.
E allora la mia mente era distante anni luce e il mio corpo, invece, sapeva dove andare. Mi conduceva con un passo che dal di fuori poteva sembrare spensierato, ma che in realtà nascondeva una dose di fatica distribuita equamente per ogni porzione di me.
Non mi piace la parola "fatica". Mi ricorda che c'è uno strato di sofferenza che tutti dobbiamo attraversare e che già da bambina osservavo sul volto dei miei genitori assorbendone una parte. In queste giornate la percepisco distintamente, in me e Fred, ma anche in mio cognato. Come se ci si fosse incollata addosso e faticassimo a ripulirla via al momento della doccia. Ci resta sulle vertebre, si accumula. Non la si può sudare via come una tossina.
Ieri ho compiuto 36 anni.
Diversamente dagli anni scorsi e nonostante gli eventi dolorosi degli ultimi giorni, l'ho vissuto in maniera quieta: senza amarezze, senza paranoie, senza quella solita paura del tempo che passa. E non è dipeso da una ritrovata saggezza o da una formula magica. Sono state le persone che ho nella mia vita. Quelle vicine, quelle lontane. Hanno saputo esserci tutti. Chi di più, chi di meno, ma tutti. In un abbraccio generale che mi ha fatto sentire amata, che mi ha sostenuta.
E' un periodo complicato e non voglio mentire affermando che tutto va bene. Il lutto mi fa sentire febbricitante, indolenzita e addolorata, e peraltro si è inserito in un momento già difficile di per sé.
Però ieri, nonostante il contorno gravoso, sono stata bene.
Che poi ho quasi solo lavorato, in realtà. Non ho guardato il tramonto gettarsi in picchiata sul mare come 366 giorni fa. Non sono andata a cena fuori con Fred o con gli amici. Però non ho neanche pensato a tutte quelle cose che penso sempre nel mio genetliaco. C'era una dose di euforia in me, come una piccola scintilla capace di scaldarmi il cuore e regalarmi un raro senso di pace.
Le persone, le relazioni, i rapporti umani...sono davvero tutto quello che abbiamo. E dobbiamo prendercene cura ogni giorno perché non c'è pianta che produca fiori coloratissimi in un terreno arido e desertico. L'amore va dissetato con costanza.