Mi sono alzata molto presto, mancavano almeno quindici minuti alle 6. Faceva già caldo e avevo ancora un po' di sonno ma mi sono issata su e dopo poco meno di un'ora ero a camminare per le strade del quartiere. Pensavo che tutto avrebbe avuto un aspetto sonnacchioso, invece era già così vivo da ferire gli occhi. Ho fotografato il sole accendersi luminoso oltre le case e le nuvole, il cielo diventare di un azzurro trasparente e i fiori riprendere ad aprirsi dopo la notte.
Quando sono arrivata al mare gli sono corsa incontro buttandomi subito sulla sabbia, incurante del marciapiede ordinato costeggiato dal giallo dei fiori d'elicriso, dei primi ombrelloni aperti e dei cani che litigavano sull'arenile. Volevo solo un po' di pace, senza farmi bloccare dalle gocce di sudore che iniziavano ad imperlarmi la schiena o dai pochi avventori che mi passavano accanto. Sfoggiavo un paio di pantaloncini sportivi corti che lasciavano in mostra due gambe bianchissime che a colorirsi un po' fanno sempre fatica.
Ho pensato al fatto che neanche al mare riesco a fermarmi. Che non lo faccio mai, in nessun luogo, come se la mia vita fosse un continuo flusso. Che tutti i giorni lavorativi, per me, devono mantenere questo ritmo serrato che non lasci spazio a veri e propri momenti di quiete.
Vivo con l'adrenalina addosso in un moto perenne che ha lo stesso scopo del vento che tiene in alto le bandiere. E che, quando cessa, le fa accasciare giù, di nuovo prive di vita e di respiro.
E mentre ero lì pensavo anche a Fred, ai turni prostranti di queste due settimane che pur avendolo messo a dura prova non l'hanno piegato. A volte provo un sentimento di struggente tenerezza e di ammirazione per lui che mi tracima dal cuore. E che mi fa piangere pur senza versare una sola lacrima. Come se quel pianto di tenerezza e di ammirazione potesse vivere ed esplodere solo dentro di me, lontano dagli sguardi o da parole sterili che non saprebbero raccontare neanche un decimo di quello che provo.
E mentre nel cuore sgorgava quel pianto silenzioso ed invisibile ho pensato anche al fatto che la mia vita, pur nel suo convulso ondeggiare, mantiene questo aspetto leggiadro anche e soprattutto grazie a lui e al suo impegnarsi. Come se tutto quello che fa, lo facesse in fondo anche per me, per lasciarmi lo spazio di fare tutte quelle cose senza le quali non saprei prendere le misure di me stessa. Cose che magari non gli interessano o non comprende, ma che difende come un guerriero parandosi davanti a me ogni volta che qualcosa prende la rincorsa per colpirmi.
Forse gli angeli non vivono altrove. Sono qui, in mezzo a noi.
E lui è il Mio.