mercoledì 30 giugno 2021

Ali Invisibili

 
Fonte: pinimg. com


Mi sono alzata molto presto, mancavano almeno quindici minuti alle 6. Faceva già caldo e avevo ancora un po' di sonno ma mi sono issata su e dopo poco meno di un'ora ero a camminare per le strade del quartiere. Pensavo che tutto avrebbe avuto un aspetto sonnacchioso, invece era già così vivo da ferire gli occhi. Ho fotografato il sole accendersi luminoso oltre le case e le nuvole, il cielo diventare di un azzurro trasparente e i fiori riprendere ad aprirsi dopo la notte.
Quando sono arrivata al mare gli sono corsa incontro buttandomi subito sulla sabbia, incurante del marciapiede ordinato costeggiato dal giallo dei fiori d'elicriso, dei primi ombrelloni aperti e dei cani che litigavano sull'arenile. Volevo solo un po' di pace, senza farmi bloccare dalle gocce di sudore che iniziavano ad imperlarmi la schiena o dai pochi avventori che mi passavano accanto. Sfoggiavo un paio di pantaloncini sportivi corti che lasciavano in mostra due gambe bianchissime che a colorirsi un po' fanno sempre fatica. 

Ho pensato al fatto che neanche al mare riesco a fermarmi. Che non lo faccio mai, in nessun luogo, come se la mia vita fosse un continuo flusso. Che tutti i giorni lavorativi, per me, devono mantenere questo ritmo serrato che non lasci spazio a veri e propri momenti di quiete. 
Vivo con l'adrenalina addosso in un moto perenne che ha lo stesso scopo del vento che tiene in alto le bandiere. E che, quando cessa, le fa accasciare giù, di nuovo prive di vita e di respiro.
E mentre ero lì pensavo anche a Fred, ai turni prostranti di queste due settimane che pur avendolo messo a dura prova non l'hanno piegato. A volte provo un sentimento di struggente tenerezza e di ammirazione per lui che mi tracima dal cuore. E che mi fa piangere pur senza versare una sola lacrima. Come se quel pianto di tenerezza e di ammirazione potesse vivere ed esplodere solo dentro di me, lontano dagli sguardi o da parole sterili che non saprebbero raccontare neanche un decimo di quello che provo. 

E mentre nel cuore sgorgava quel pianto silenzioso ed invisibile ho pensato anche al fatto che la mia vita, pur nel suo convulso ondeggiare, mantiene questo aspetto leggiadro anche e soprattutto grazie a lui e al suo impegnarsi. Come se tutto quello che fa, lo facesse in fondo anche per me, per lasciarmi lo spazio di fare tutte quelle cose senza le quali non saprei prendere le misure di me stessa. Cose che magari non gli interessano o non comprende, ma che difende come un guerriero parandosi davanti a me ogni volta che qualcosa prende la rincorsa per colpirmi. 
Forse gli angeli non vivono altrove. Sono qui, in mezzo a noi.
E lui è il Mio.

martedì 22 giugno 2021

Scende La Sera

 

Fonte: soloscuola. com


Scrivo in terrazzo questa sera, le tende tirate giù a regalarmi una sensazione di isolamento e di privacy provvisoria. Il sole è tramontato da un pezzo ma il cielo offre ancora un pallido chiarore.
Questo sarebbe il momento perfetto per pensare, per riflettere, per discutere con sé stessi. 
In fondo sono sola e gli unici rumori che avverto sono qualche rara automobile e l'abbaiare instancabile dei cani del vicinato. 
E invece di pensare non mi va. Coltivo l'idea di poter resettare il cervello, metterlo in stand by per un po', tenerlo chiuso in cassaforte almeno fino a domani mattina.
Non c'è pensiero che non possa essere tenuto in freezer almeno per una notte.

Sono stata al mare questa mattina ma mi sono limitata al marciapiede, senza scendere sulla spiaggia. 
Ci sono i turisti ora, anche al mattino presto.
E quella striscia di sabbia che fino a maggio mi apparteneva come se ci fossimo reciprocamente scelti, ora va condivisa anche con tutti gli altri.
Li guardo senza realmente vederli, come se fossero tutti uguali, come se si trattasse di sagome senza volto di cui percepire la forma ma non la sostanza. Per me non sono che semplici comparse.
Non provo vero fastidio, è più una percezione di distacco. Mi manca la comunione con il mare, la solitudine di quei momenti un po' speciali che a raccontarne le sensazioni per filo e per segno non ci crederebbe nessuno.
E' come quando vorresti parlare con qualcuno ma la stanza è piena di gente e non hai un solo minuto per poterlo prendere da parte e dirgli ciò che devi.
Siamo stati insieme ma eravamo separati, divisi, emotivamente distanti. E allora ad un certo punto me ne sono andata, interiormente insoddisfatta, come se non avessi preso nulla di quello che ero andata a cercare.


domenica 20 giugno 2021

Bla Bla Bla

Fonte: Libreriamo


Riesco ad andare al mare meno di quanto abbia fatto negli ultimi quattro anni e mezzo.
Meno persino del pieno inverno.
Non è una scelta, quanto più una conseguenza degli allenamenti, degli impegni, di tutta una serie di cose che si accavallano l'una sull'altra togliendomi tempo. E respiro.
Ma non me ne lamento: avere una vita piena mi piace, mi grafica, non mi consente di provare noia.
E la noia, insieme all'ozio, è fra le cose che più cerco di respingere in questa vita.

Eppure adesso mi piace questa luce bassa, questo silenzio, il respiro cadenzato di Fred che mi dorme accanto, questa sensazione di estraneità dal mondo e dal consueto vorticare. 
Mi piace l'idea di poter trascorrere mezz'ora così, a scrivere sul letto, a guardare fotografie, in una semi immobilità che di giorno non mi appartiene ma che di sera mi accoglie materna e mi tiene con sé. 

Solo poche ore fa ero in campagna. Ho parlato poco, sono in uno di quei miei abituali periodi in cui sento che potrei stare in silenzio per giorni interi senza provare il benché minimo imbarazzo.
E se non dovessi parlar tanto a lavoro, sono certa che nella vita lo farei pochissimo, lo stretto necessario.
Forse le parole mi piace più vederle scritte, senza il bisogno di doverle pronunciare. Ed è strano perché uno degli stereotipi più duri a morire è quello che dipinge le donne come delle gran chiacchierone, mentre io mi sono sempre sentita taciturna.
Non che sia una musona. Adoro ridere e lo faccio di continuo. 
Ma parlare è un'altra cosa e forse non se sento mai un impellente bisogno, come se fosse un mezzo di comunicazione secondario, il più facile a fraintendimenti. 


 

martedì 15 giugno 2021

Il Nido

 

Fonte: amoreaquattrozampe. it

Mi sono alzata alle sei, ho fatto colazione, indossato un paio di pantaloncini ed una canotta e mi sono allenata. Poi ho fatto la doccia, mi sono cambiata, ho accorciato i capelli dalla mia parrucchiera di fiducia, sono rientrata a casa, ho girato come una trottola per un paio d'ore e finalmente mi sono seduta.
Il silenzio insperato di questi attimi mi porta alla mente che oggi sono otto anni che vivo qui. E' una giornata come tutte le altre, iniziata nello stesso modo frenetico di sempre, ma non può essere una giornata usuale quella in cui dentro di te stai festeggiando qualcosa.

Arrivai il sabato sera, trascorsi la domenica a sistemare una casa intera e il lunedì ero già a lavoro.
Tutto era nuovo ed io non conoscevo nessuno né sapevo come avrei dovuto mandare avanti tutto quanto senza averlo mai fatto prima.
Un po' come quando ti gettano fuori dal nido sperando che ti decida ad usare quelle dannate ali per non finire sfracellato al suolo.
Proprio tu, un uccellino implume che fino a quel momento avevi solo aperto la bocca aspettando che ti nutrissero.
Però ho imparato. Due prime settimane di fuoco e poi trovai il modo di organizzare la mia vita, assestandomi pian piano, mese dopo mese, anno dopo anno.
Semplicemente, ad un certo punto si deve crescere. E senza neanche rendersene conto capita che il luogo in cui si arriva sembri appartenerti più di quello che hai lasciato.
Fermo restando che a volte mi sento come se non potessi essere totalmente di questo posto e non lo fossi più neanche di quello da dove me ne sono andata.
Un po' straniera qui, un po' straniera lì.
Eppure, allo stesso tempo, materia di entrambi.

Ci si trasferisce per i motivi più disparati ma io lo feci per quello più banale e al tempo stesso il più importante che mi venga in mente. Per amore. Per coronare un sogno, per vivere un sentimento quotidianamente. Per stare sotto lo stesso tetto dell'uomo che avevo scelto e che sento di scegliere ancora, perché per tutte le diversità che ci dividono, ci sono elementi davvero fondamentali che ci hanno sempre uniti.
E allora questo luogo, un tempo sconosciuto e spaventoso, è diventato casa mia. Mia davvero.
Le strade, il sole, il mare, gli alberi, i fiori sui balconi, le vie ordinate, il vento sabbioso, le persone. 
Tutto questo mi appartiene e a volte mi sento così grata da rivolgere uno sguardo al cielo pieno di commozione, anche se non prego mai, anche se non so farlo. Uno sguardo che contenga ogni cosa, ogni parola che non so pronunciare, ogni gesto che non mi viene in mente di fare, ogni pensiero pregno d'amore e di gioia per essere qui con Fred.

domenica 6 giugno 2021

Anche l'Erba Piange

Fonte: gentside. it


Quell'odore di erba appena tagliata altro non è che il suo grido di dolore.
E' come un pianto, un urlo, una forma silenziosa di tribolazione.
Quando l'ho letto ne sono rimasta sbigottita, ma forse sarebbe meglio dire intristita.

Ci pensavo appena poche ore fa mentre riprendevo coscienza dopo un inatteso sonnellino pomeridiano, col rumore della pioggia che sbatteva sul davanzale del terrazzo e anche oltre, direttamente sulla strada. L'odore della terra che s'inumidiva velocemente mi ha fatto tornare in mente quello che avevo letto appena una ventina di giorni prima, come se tra le due cose ci fosse stato un qualche collegamento.
Ho pensato all'erba che piangeva mentre veniva tagliuzzata e a tutta quell'acqua che scendeva giù rinfrescando l'aria, in un pomeriggio di inizio giugno che ci si aspettava poter essere caldo e soleggiato.

E' stata una domenica lenta, soprattutto di relax.
Certo ho dovuto far la spesa, preparare il pranzo, pulire.
Ma poi mi sono seduta, ho letto, riordinato appunti, dormito, fatto una doccia ristoratrice e pensato il meno possibile, come se non fosse esistito un lunedì dopo la domenica, come se tutto quello che mi stava aspettando potessi tenerlo chiuso dietro una porta fino al giorno dopo, comodamente. 

Tengo le persiane ancora aperte, ora che il giorno lascia spazio alla sera e dunque alla notte. Ne colgo le sfumature, osservo come il cielo possa velocemente cambiare nonostante queste nuvole grigie. 
E penso a quante volte le persone trattengano il dolore dietro un silenzio atroce che non lascia spazio a vittimismi di alcun genere, con la stessa forza trattenuta di quell'erba che grida senza emettere il minimo suono.

mercoledì 2 giugno 2021

Via dei Gelsomini



Ad un certo punto, semplicemente, ho abbandonato il gruppo e ho raggiunto il prato. Sono scesa, ho passeggiato lungo la via dei gelsomini, tolto i sandali per farmi pungere i piedi dall'erba. Poi sono risalita un po', mi sono accucciata su uno scalino basso di pietra.
Sola, con animo contemplativo.
Tutto intorno era un tripudio di verde accecante. Non passavano automobili nella strada sottostante, neanche una per tutto il tempo che sono rimasta lì seduta, con le ginocchia addosso al torace, le braccia strette a chiuderle come a volerle proteggere. Le cosce erano nude e bianchissime, sentivo il sole picchiarle con un frustino. Eppure mi piaceva quel picchiettare, mi piaceva quel calore, quel rossore leggero, quella sensazione di solitudine assorta e bellissima.
C'erano delle voci lì sotto, provenivano dal casolare in cui da bambina sgambettavo insieme agli agnellini. Ora ci sono persone nuove, sconosciute, una famiglia con tanti cani. La nonna li sgridava tutti, quei cani, con rabbia dissonante. 
Ho aspettato che tacesse, aspettato di tornare al mio silenzio, alla mia quiete, ai miei pensieri non troppo felici. Ero giù di corda per quella discussione di poco prima che mi aveva inumidito gli occhi ma di cui poi avevo cristallizzato le sensazioni sgradevoli in mezzo al petto, in quella zona dove ora battevano le ginocchia. 
Giungeva intenso l'odore dei gelsomini, mi accarezzava le narici e la pelle, si appoggiava tra i capelli. Ho tolto gli occhiali scuri per godere del sole senza filtri, ma poi ho abbassato le palpebre perché mi sentivo bruciare. Mi sembrava di essere in una porzione di paradiso nella quale non ci fosse bisogno d'altro che della mia presenza, di quel silenzio, di quel verde intenso, di quei fiori bianchi, di quelle rose arancioni come non ne avevo viste mai.
Nonostante tutto stavo bene, avevo solo timore di dover tornare, di dovermi rigettare in mezzo agli altri, che in genere mi mancano sempre e da cui invece, in quel momento, stavo scappando.
A volte una persona può aver bisogno di restare da sola, su una zolla di terreno che gli sia lieve. E quello era il mio momento di starmene da sola con me stessa in mezzo alla natura, che forse è la sola casa che io senta di avere.