C'era un film, parecchi anni fa. Si chiamava Sliling Doors.
Narrava di come un piccolo ingranaggio saltato potesse cambiare sostanzialmente la vita di un individuo. E di come quella stessa vita sarebbe andata avanti qualora quel meccanismo non si fosse bloccato.
Il motivo per cui ci penso ora, così tanto tempo dopo averlo visto, è una scena che ho avuto davanti agli occhi solo pochi istanti fa.
Giorgia entra dalla porta.
Ha i capelli corti ora e indossa un paio di occhiali. Non ha un filo di trucco. E' la stessa ragazza semplice e bella che ho conosciuto circa quattordici anni fa. La stessa voce, la stessa pelle diafana, gli stessi occhi chiari e limpidi.
Giorgia è l'ex storica di mio cognato.
Più giovane di lui, sono stati insieme diversi anni, tra alti e bassi. E per stare insieme con mio cognato ce ne vuole. Di pazienza, di amore, di dedizione.
Ma oggi non è sola, porta con sé una carrozzina. Dentro c'è suo figlio, un bambino di cinque mesi che ora dorme cullato dagli ultimi raggi di sole del pomeriggio.
Mi è parso di sentire i pensieri di mio cognato.
Parole, emozioni, ricordi e sensazioni che gli si affollavano in testa come mosche. Ho sentito distintamente il ronzio di queste mosche raggiungergli il cuore, svuotarlo di tutto il sangue che conteneva. L'ho visto fluire via, a tradimento, uscirgli dal corpo tutto insieme lasciandolo smorto.
Eppure sorrideva, parlava, fingeva di non aver pensato che quel bambino nella carrozzina avrebbe potuto essere il suo.
Però quel pensiero c'era, io l'ho sentito. Era lì con lui, era qui con me.
Solo che la vita, la vita vera, non è fatta di questo.
Non è fatta di se, di ma, di cose che avrebbero potuto succedere e invece non sono accadute.
E' composta di fatti, di giorni messi l'uno accanto all'altro. Giorni che li hanno divisi per sempre, ma che dentro entrambi lasceranno sempre un solco. Un solco di cose spazzate via dal tempo, ed un altro solco, che si erige alto e snello come un corridoio, abitato da fantasmi.