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Fonte: Romoletto Blog |
Le vedo allontanarsi insieme, madre e figlia, ben riparate nei loro cappotti. Hanno il capo chino, non si toccano, ma parlano fitto con un'aria di complicità che un po' mi stringe il cuore.
E' una serata serena ma fredda. Ho intravisto un tramonto spettacolare levarsi fino al mare ma non ho potuto far altro che immaginarlo, chiusa qui. Ora è buio pesto, le automobili sfrecciano poco più in là ed io penso a quella madre e quella figlia che camminano insieme raccontandosi chissà cosa.
A volte mi chiedo se la mia vita sarebbe stata diversa se i miei genitori li avessi avuti vicini anziché distanti. Mi rispondo che si, lo sarebbe stata. Sicuramente più semplice.
Eppure la verità è che questa distanza mi è servita e mi serve tuttora. Per crescere, per far maturare la donna che sono, per non pensare di avere sempre un paracadute pronto a sostenermi. E lo so che il paracadute esiste anche se più lontano, ma se fosse stato qui, chissà, forse avrei avuto la tentazione di approfittarne qualche volta. E invece è bello farcela da soli, nuotare con le proprie braccia, camminare con le proprie gambe.
Li amo, penso a loro continuamente, sento mia madre ogni mattina. Papà compra ancora i miei grancereale al cacao e me li fa avere ogni volta che ci vediamo, insieme a molto altro. E' il loro modo di amarmi, di farmi capire che ci sono e saranno sempre i miei genitori, anche se a questa età dovrei o potrei essere genitrice di qualcuno io stessa.
E questa cura, questo amore incondizionato che mi avvolge come una coperta calda, è sempre qui con me. Qualunque cosa faccia. Ovunque io vada. Qualunque persona io sia diventata.
Ma per quanto in questa vita potrei correre un po' meno se avessi qualcuno ad aiutarmi materialmente quando arrivo a toccare terra sfinita, so che è bene che non siano loro a farlo. Per quanto li ami, la nostra distanza fisica mi tiene a galla più di quanto farebbe la loro presenza.