sabato 29 agosto 2020

L'Estate Addosso

Fonte: bergamonews. it


Sono sola in casa questa mattina. 
Fred è già di nuovo assorbito dal lavoro, mentre io ho ancora un giorno e mezzo di lontananza fisica ed emotiva dai quali poter ancora trarre il meglio che sia possibile.
Fa caldo, c'è un vento sahariano che incendia le ore ed un'umidità pazzesca che mozza il respiro. Le zanzare non smettono un attimo di banchettare sul mio corpo e ho finito anche la pazienza di scacciarle via.

Sono volati questi giorni di libertà e come al solito mi sono abbandonata totalmente, anima e corpo, quasi a non poter più distinguere la vita reale, quella di routine, da quel vagare placido e quieto su acque amiche.
Aperta la porta l'avevo poi chiusa con decisione, smettendo di sentire i richiami delle bestie urlanti che avevo rinchiuso dall'altra parte, a cui avevo sbarrato l'accesso.
Non potevo permettere che mi seguissero, che mi trovassero laddove mi sarei rifugiata. Ho girato due volte la chiave nella toppa e poi, esalato un grande sospiro di sollievo, sono avanzata verso uno stato di semi-incoscienza, di trance, di relax un po' selvaggio, nudo e crudo come piace a me. 

Di questi giorni mi porterò addosso il senso di languore, di fisico addormentato, di mente che si rigenera, di abbandono. Di vita che ti scivola tra le dita senza sentire il bisogno di riacchiapparla a tutti i costi.
I pomeriggi a dormire due ore tutto d'un fiato, quelli a guardare le onde, gli acquiloni o i bambini sulla sabbia. I tacchi alti, i vestiti estivi, la pelle che profuma di frutta esotica, il respiro della natura, il mal d'auto, il distacco. Soprattutto il distacco.

venerdì 21 agosto 2020

In Mezzo alla Natura

Fonte: bedandbreakfast. it

20 agosto 2020, ore 16:13.
Ero in montagna questa mattina.
Ad un certo punto mi sono allontanata dal gruppo, più sedentario di quanto non sia io, per poterla penetrare meglio, per sentirla davvero. Non mi basta mai solo uno sguardo, non mi soddisfa restare in un angolo ad aspettare. La volevo sentire addosso, sotto i piedi, tra i capelli, sul viso, sulle dita.
Mentre camminavo si è alzato un po' di vento.
E ho sentito dentro una malinconia atavica, struggente, di quelle che ti fanno piangere senza alcun motivo apparente.
Non ho pianto ovviamente, non ne avevo la ragione ed ero in mezzo a tanta di quella splendida natura che facendolo le avrei fatto un torto.
Però il vento sembrava volermi comunicare qualcosa.
Un messaggio che non stavo comprendendo.
Parole che non riuscivo a sentire, che sbiadivano man mano mi si avvicinavano alle orecchie.
Ho continuato a cercarlo, quel messaggio. Ho sperato che qualcosa nell'aria mi aiutasse a decifrarlo.
Me ne sono andata di lì a poco senza averlo compreso e forse un giorno tornerò a riprenderlo. O lo troverò altrove.

21 agosto 2020, ore 10:18.
Questa mattina sveglia alle 5:45. Fred ha allungato una mano per accarezzarmi, poi mi ha vista alzarmi al buio e dirigermi verso il bagno.
Alle 6:20 avevo appuntamento con mia nipote e suo padre, direzione Riserva Naturale.
Ci siamo addentrati ben presto lungo il percorso, chiacchierando mentre camminavamo velocemente.
Io che sono abituata ad un'andatura costante più elevata, mi sentivo come se stessi semplicemente passeggiando. I miei muscoli non lavoravano come al solito, si stavano solo sgranchendo un po'.
Però era bello esser lì con loro. Bello quel chiacchiericcio instancabile. Le foto scattate in corsa, senza neppure fermarmi. Gli alberi che frusciavano leggeri tutto intorno. Quella voglia di avvistare almeno un airone o un beccaccino, che non ne hanno voluto sapere di manifestarsi questa volta.
Mi sono sentita davvero felice, completa.
La natura è quanto di meglio io possa vedere al mattino. E' la mia casa, il mio rifugio, il silenzio interiore che m'acquieta e mi placa.
Finita l'escursione mi sono sentita forte come una leonessa. Ricaricata.
Prima di rientrare in auto mi sono voltata verso la Riserva, abbracciandola con lo sguardo e dandole un appuntamento tacito ma perentorio per il prossimo anno. C'erano le case ancora addormentate, il fiume Tevere attraversato da mille raggi di sole, gli alberi e gli arbusti che alitavano col vento, un cielo così azzurro da far invidia al mare. Ed io lì in mezzo, una creatura tra le creature, parte orgogliosa di quel tutto semplice ed incantevole. 

martedì 18 agosto 2020

Il Futon

Fonte: fotocommunity


Questa sera scrivo da una camera d'albergo.
Fino a pochi minuti fa ero in spiaggia, ad ascoltare distrattamente i discorsi dei vicini di ombrellone e a leggere interviste di grandi uomini che hanno fatto la storia del cinema. 
Ma bastava guardare il cielo, osservare quei nuvoloni neri che velocemente avanzavano galoppando insieme al vento, per sentirsi addosso un pensiero, un'idea, una sensazione di fine estate.
L'ho scacciata subito, anche se avevo la pelle d'oca.
Forse qui nelle Marche le cose andranno diversamente, ma dove vivo io, ne son sicura, avremo ancora tanto caldo e tanta umidità.

A questo clima di rilassatezza mi sono abituata subito, adagiandomi mollemente come su un futon. 
Sono qui solo da due giorni e domani devo già ripartire. Una vacanza brevissima, una parentesi aperta e chiusa così in fretta che forse potrà sembrare inutile.
E invece no, non lo è stata inutile.
Ho visto Fred riprendere colore sul viso. Lui che aveva quel pallore malaticcio di chi passa troppe ore al chiuso, ogni santo giorno. L'ha chiamato "cunicolo", ed è il suo lavoro ma è anche un po' la sua prigione. Fisica, mentale, tante cose insieme che se non ci sei dentro non le puoi capire.

Dopo aver fatto colazione domani mattina partiremo di nuovo e fino a domenica saremo a casa dei miei genitori. Mio padre è così contento che al telefono sembra scodinzolare. Mia madre è corsa a comprare l'unico tipo di latte che riesco a bere. 
Anche lì cercheremo di mantenere un solo mantra, quello della calma. Del mondo che si ferma, del tempo che si chiude, di un corpo e di uno spirito da tenere fermi. Perché abbiamo corso troppo, così tanto che le gambe ancora ci fanno male.
E allora adesso, solo per un po', è ora di restare distesi e guardare il cielo dal basso. Che il cielo si merita una visione perfetta, senza sfocature. 

sabato 15 agosto 2020

Fermarsi

Fonte: la casa della maestra


Avrei voluto scrivere un post, oggi.
Un post in cui allineare i pensieri, metterli apposto, incasellare tutto per riuscire a tenerlo in ordine.
E invece non ci sono riuscita.
Ho scritto pezzi che poi ho cancellato. E altri che non ho scritto perché non l'ho saputo fare.

Sono stati mesi così duri ed incredibili che a guardarli da qui mi torna il mal di pancia.
E allora mi giro, ma a guardare davanti ho la stessa sensazione di vuoto. Come se da un momento all'altro potessi cadere di nuovo giù, nel vuoto.
E allora questi occhi li chiudo, vivo il presente, passo dopo passo, cercando di tenerlo ben saldo con entrambe le mani, con tutte e dieci le dita.

Da oggi proverò a staccare un po' la spina, per qualche giorno. 
Non perché ce lo possiamo permettere ma perché ce lo dobbiamo. Che qui Fred è sull'orlo di una crisi isterica e non è che io stia messa molto meglio.
Certo ci son stati anche bei momenti, qualche gioia sparsa qui e lì, qualche sorriso uscito con tutta la pancia e i denti e gli occhi, qualche attimo in cui sembrava tutto meno strano di quanto in realtà fosse. Ma chissà perché fanno più rumore i pensieri, le preoccupazioni, le corse di ogni giorno, il tempo che a volte ti si deposita addosso come polvere. Che la sposti di qua e di là ma poi ricade nello stesso punto da cui l'hai tolta.

Mentre scrivo esplode una canzone dei Ricchi e Poveri.
Mamma Maria.
E niente, mi è scappato da ridere.
Alla fine basta poco. Ma si, facciamo in modo che questi giorni siano così. Una canzone che un vicino spara in aria a tutto volume e che mi giunga all'orecchio per farmi sorridere e ballare.
Il resto può aspettare.

martedì 4 agosto 2020

Notte Insonne

Fonte: vistanet. it


Notte insonne, di quelle che ti giri e ti rigiri nel letto senza trovare una posizione né una via di fuga.
Non posso neanche dare la colpa al caldo, perché proprio in quelle ore iniziava a rinfrescare.
Il vento sbatteva dappertutto, agitando gli alberi e il mare. Agitando pure me, che sono fatta di alberi e di mare.
E allora ad occhi aperti osservavo il buio scandire lento il tempo, con quella lieve tachicardia che mi viene a trovare sempre quando passano le ore e non riesco a dormire.
Osservavo la sagoma di Fred, ascoltavo il suo respiro leggero. Ogni tanto gli sbattevo addosso, senza rendermene conto. Gli ho stretto una mano, era umida.
Passava il tempo e mi sentivo sempre più inghiottire da quella mancanza di sonno che in realtà si traduceva in una stanchezza doppia, tripla, quadrupla.
Come certe stanze d'albergo.

Alle sei e un quarto mi sono alzata, ormai stanca e spossata da quella veglia insalubre, e alle sette mi sono diretta verso il mare.
Rabbioso, violento, capace di scuotere i pensieri e rovesciarmeli addosso col suo veloce sciabordio.
Aveva ululato tutta la notte, iroso, venendomi a cercare laddove avevo sperato di trovare un po' di riposo e tuttora continuava ad ululare senza pace né sosta. Proprio oggi che avrei avuto bisogno di ondine lievi e leggiadre si agitava irrequieto della mia stessa irrequietezza.
Poca gente in giro, il vento aveva tenuto a casa anche gli irriducibili della tintarella.
E di quel mare ho ascoltato il rumore turbato chiedendomi se anche il mio turbamento facesse quello stesso rumore, se fosse possibile ascoltarlo allo stesso modo o se invece preferisse nascondersi dietro un silenzio di tomba.