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Fonte: bergamonews. it |
Sono sola in casa questa mattina.
Fred è già di nuovo assorbito dal lavoro, mentre io ho ancora un giorno e mezzo di lontananza fisica ed emotiva dai quali poter ancora trarre il meglio che sia possibile.
Fa caldo, c'è un vento sahariano che incendia le ore ed un'umidità pazzesca che mozza il respiro. Le zanzare non smettono un attimo di banchettare sul mio corpo e ho finito anche la pazienza di scacciarle via.
Sono volati questi giorni di libertà e come al solito mi sono abbandonata totalmente, anima e corpo, quasi a non poter più distinguere la vita reale, quella di routine, da quel vagare placido e quieto su acque amiche.
Aperta la porta l'avevo poi chiusa con decisione, smettendo di sentire i richiami delle bestie urlanti che avevo rinchiuso dall'altra parte, a cui avevo sbarrato l'accesso.
Non potevo permettere che mi seguissero, che mi trovassero laddove mi sarei rifugiata. Ho girato due volte la chiave nella toppa e poi, esalato un grande sospiro di sollievo, sono avanzata verso uno stato di semi-incoscienza, di trance, di relax un po' selvaggio, nudo e crudo come piace a me.
Di questi giorni mi porterò addosso il senso di languore, di fisico addormentato, di mente che si rigenera, di abbandono. Di vita che ti scivola tra le dita senza sentire il bisogno di riacchiapparla a tutti i costi.
I pomeriggi a dormire due ore tutto d'un fiato, quelli a guardare le onde, gli acquiloni o i bambini sulla sabbia. I tacchi alti, i vestiti estivi, la pelle che profuma di frutta esotica, il respiro della natura, il mal d'auto, il distacco. Soprattutto il distacco.