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Fonte: GreenMe |
C'è il "matto del paese" qui dentro. Parla da solo come ogni giorno. Ininterrottamente. Fa domande per le quali non ascolta le risposte, continuando a sputare parole, infastidito.
E' stato qui due ore l'altro pomeriggio. Una mitraglietta di frasi insensate che molestavano le mie orecchie, le mie terminazioni nervose, quella parte del cervello che ogni tanto avrebbe voglia di poter riposare. Di chiudersi in un silenzio totale, fitto, impenetrabile.
E invece c'è sempre un rumore di qualche tipo ad infestarmi i canali uditivi e le meningi.
Mi hanno portato un'anguria enorme ieri pomeriggio. Una delle più grandi che abbia mai visto.
E' stato un agricoltore della zona, che ha iniziato a frequentare questo posto in tempo di quarantena e che è poi rimasto qui anche dopo.
Mi ha guardato di sbieco: "Lo mangi il cocomero?"
:"Si."
"Allora domani te ne porto uno".
Così. Senza cerimonie, senza inutili preamboli. E il giorno dopo eccolo arrivare con questa enorme anguria che ho diviso con i vicini e che è stata la mia merenda e quella di Fred, oggi.
Fresca, buonissima, zuccherina al punto giusto.
E' ancora qui che parla, che mescola discorsi che ormai conosco alla perfezione e con i quali potrei scrivere un libro.
Della ragazzina che gli piace e che ha almeno trentacinque anni di meno.
Dei ragazzi dell'officina con cui un giorno è andato a prendere un motoscafo nuovo.
Della madre a cui nasconde di non prendere i farmaci che dovrebbero tenerlo a bada.
Di quella volta in cui un tizio gli si avventò addosso per aver dato fastidio alla sua ragazza.
Dell'avvocatessa di cinquant'anni con i capelli biondi.
Del rivenditore di biciclette con la moglie pedante.
E di tremila altre cose che non smette di ripetere, qui come altrove, in un loop in cui dopo un po' sembra di entrare, forzatamente. Scaraventati lì di peso, uno scantinato buio sulle cui pareti grigiastre danzino figure diaboliche dalle bocche urlanti.
Come un sogno, come un incubo, come una giostra che ripete sempre lo stesso percorso. O un disco che si inceppa.
E a volte è lì che mi sembra di stare, con la mente offuscata e i sensi intorpiditi.
Però che buona quell'anguria.
E che bello quando una persona con la quale hai sempre scambiato ben pochi convenevoli ti regala qualcosa e ti fa capire che non sei solo la ragazza che gli vende i sigari Garibaldi, ma sei anche un essere umano che ha piacere di incontrare.
In questi anni ho ricevuto fiori, piante, cioccolatini, dolciumi, frutta e verdura da persone alle quali mi era sembrato di offrire solo un sorriso. Per quelle persone amerò sempre questo lavoro, per quegli incontri casuali che hanno generato una qualche scintilla di vicinanza.