Sarà stato, forse, tutto il sole immagazzinato ieri pomeriggio in terrazzo.
Sole al quale mi sono affidata senza difese, come se fossi uscita nuda e gli avessi detto: provaci tu.
L'ho sentito scaldare tutte le zone fredde.
Quelle del corpo, certo, ma più di ogni altra cosa ha sciolto quei pezzi di ghiaccio che a poco a poco mi avevano avvolto l'anima, il cuore.
Lo sentivo lavorare sull'umore, soprattutto. Lo sentivo aggiustarlo raggio dopo raggio, come un coscienzioso dottore che metta i punti sul ginocchio di un bambino indisciplinato.
Quelle del corpo, certo, ma più di ogni altra cosa ha sciolto quei pezzi di ghiaccio che a poco a poco mi avevano avvolto l'anima, il cuore.
Lo sentivo lavorare sull'umore, soprattutto. Lo sentivo aggiustarlo raggio dopo raggio, come un coscienzioso dottore che metta i punti sul ginocchio di un bambino indisciplinato.
E man mano che lo faceva, io rinascevo.
In un certo senso, attimo dopo attimo mi sentivo meglio. Sentivo crescere di nuovo la speranza, la volontà, il desiderio di non fermarmi mai.
Uscirò da queste pareti, mi son detta.
Uscirò, tutto questo incubo sarà finito, raggiungerò il mare.
Piangerò di gioia.
Scalcerò sulla sabbia.
I gabbiani mi guarderanno come se fossi pazza.
Le barche mi staranno di nuovo intorno.
Ricostruirò la mia vita, in mezzo a milioni di altre vite da ricostruire, mi aggrapperò a tutto quello che mi sarà rimasto.
E sarò di nuovo felice. Lo saremo tutti.
Crediamoci, vi prego.