Piove.
E' una serata particolarmente scura quella che chiude il mese di ottobre.
Non una sola stella a rischiarare il cielo.
Io me ne sto qui da sola, assorta, certamente stanca, ma cosciente del fatto che almeno domani avrò un po' di pace.
Il silenzio in cui ho racchiuso questa casa viene spezzato solo dallo scroscio della pioggia e dalle urla di qualcuno chissà dove.
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Fonte: i.pinimg. com |
Non vedo Emma da molto, di sicuro più di un mese. E fu una pura casualità.
Prima che rinnovassimo il contratto a suo padre me la portavano quasi ogni giorno. Quando questo è stato rinnovato non l'hanno portata più.
Non è una strana coincidenza, hanno saputo farsi i loro calcoli.
Il contratto sarebbe stato rinnovato comunque ma hanno pensato che un piccolo incentivo avrebbe aiutato la causa. Oliare gli ingranaggi, non si dice così?
La verità è che forse non ci si dovrebbe affezionare mai in modo tanto violento.
Ci si approfitta di una debolezza solo quando c'è: non sarebbe accaduto se fosse stata assente. Se io avessi trattato Emma come una bambina qualunque, se non me ne fossi innamorata, se non mi fossero brillati gli occhi tenendola tra le braccia.
Se non fossi stata creta tra le sue mani ora non mi sentirei come mi sento. Usata, calpestata nei miei sentimenti. Anche un po' vuota perché è così che ci si sente quando si perde qualcuno che si è amato troppo, più di quanto fosse sensato fare.
Si passa una vita a tenere a distanza le persone, a non consentire loro di avvicinarsi troppo.
Poi un bel giorno una bambina con gli occhi blu che non ti appartiene squarcia il velo e si insinua in quella tenerezza, in quell'angolo di dolcezza che avevi tenuto in serbo per gli esseri umani davvero speciali. Se ne impossessa, lo tiene tra le mani. E quando se ne va te lo lascia gualcito, un pezzo di stoffa che ha perduto di valore.
E fu così che mi sgretolarono il cuore.
Silenziosamente.
Fingendo che nulla stesse accadendo.
Ma la cosa peggiore è che io stessa ho contribuito a questa frantumazione.
Perché in quei mesi io sapevo. Ero cosciente di quello che stavano facendo. Cosciente delle trame di una famiglia intera. Il mio istinto aveva captato quelle vibrazioni e mi aveva avvertito. Ma ero così tremendamente felice di quel contatto che ho lasciato da parte tutto il resto. Ho scrollato le spalle ed ho permesso a quel veloce affezionarsi di non lasciarmi scampo.
Ho pensato che ne valesse la pena. Che un'ora, un giorno, una settimana o qualche mese di quell'affetto sarebbe valso il dispiacere che ne sarebbe scaturito dopo.
Non è successo niente, sono ancora tutta intera.
E' solo un'altra ferita che un giorno diverrà una cicatrice in mezzo ad altre cicatrici e come esperienza insegna potrò passarci le mani senza più provare lo stesso tipo di dolore, senza sporcarmi le dita di sangue, senza trasalire.