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Fonte: ilgiardinodicasa. blogspot. com |
Mi alzo prestissimo e fa già molto caldo.
Mi vesto più in fretta che posso, faccio colazione ed esco.
Non tira un filo di vento.
"Non tira un filo di vento, non sento manco l'aria in faccia mentre cado giù".*
Ma no, questo è il testo di una canzone e non devo distrarmi.
Accendo la musica, guardo che le scarpe siano allacciate nel modo giusto.
"Alzo la musica al massimo, che non la musica al massimo rimango solo".**
E sono sulla strada.
Non c'è un'anima in giro in tutto il quartiere, inizio ad incontrare qualcuno solo quando arrivo alla fine del cunicolo di viuzze. La strada qui è più ampia, vedo gente ancora un po' addormentata che sale in auto e va a lavoro. Passa il camion della nettezza urbana, sento il rumore del vetro che si infrange pesantemente nel contenitore. Vetro che cade ansimando su altri pezzi di vetro già distrutti. Schegge impazzite come armi silenti o bombe disinnescate.
"Siamo frammenti di vetro in mezzo ai diamanti".***
Dunque mi torna in mente quella discussione, quando ci si chiedeva perché al giorno d'oggi le relazioni non vengano più ricucite ma si uccida tutto senza tentare mai di farle durare.
Ripenso alla mia risposta, al fatto che ormai viviamo nell'era del buttare e non in quella dell'aggiustare.
Quando ero bambina nel mio paese c'era un uomo che metteva apposto i televisori, mentre adesso se non funzionano nel modo giusto li si butta e se ne compra uno nuovo. Più bello, più grande, più moderno. Quello vecchio viene dimenticato senza neanche provare a pensare quale sia l'ingranaggio che ha smesso di girare. Senza cerimonie di commiato andrà a colmare una catasta già piena di televisori e altre cose che abbiamo gettato via. Bambole, aspirapolveri, jeans strappati, magliette sporche, cucce di cani troppo cresciuti, carrozzine di bambini diventati grandi.
Non ci sono più botteghe come quelle di Pasqualino. Non ci sono più televisori in attesa di essere riparati. Ricordo che ci voleva una settimana di sospensione, anche dieci giorni. Perché Pasqualino era uno solo e i televisori rotti erano tanti. E allora insieme all'arte dell'aggiustare si imparava anche quella della pazienza, delle cose che non si possono avere subito, del far passare il tempo senza gridare.
Erano tanti, dicevo. Stipati sulle mensole, vicini l'uno all'altro sugli scaffali.
Accendeva la radio e si metteva lì a lavorare. Me lo ricordo ancora come se fosse ieri, come se fosse passato un solo giorno dall'ultima volta in cui sono entrata in quel piccolo negozio con due scalini ed il pavimento bianco puntinato di grigio che sembrava granito.
Non era un uomo che vivesse di fretta, lui. A volte non lo trovavi perché era andato a prendersi il caffè al bar e se gli chiedevi una tempistica alzava le spalle come a dire "chissà, può volerci tanto, anche poco. Bisogna aspettare." Era il papà di una mia amica, morto troppo giovane, giusto in tempo per non assistere all'era in cui gli elettrodomestici sono finiti a riempire discariche e non negozi come il suo.
"E t'ho portato pure a cena fuori con i tuoi. Ma tanto tutto finisce prima o poi." ****
* Anastasio
** Daniele Silvestri
*** Mr Rain
**** Carl Brave x Franco 126.
**** Carl Brave x Franco 126.