E' la giornata da dedicare ai defunti, ma io vivo lontana dal luogo in cui sono seppelliti i miei, per cui mi sembra doveroso dedicargli quantomeno un pensiero.
Proprio due giorni fa ho ritrovato un quaderno sul quale, alla morte di mia zia, sfogai tutto il mio dolore e la mia rabbia. Anche all'epoca - avevo compiuto 18 anni il mese precedente - la scrittura era la mia sola terapia.
Quando tra le pagine di questo diario virtuale scorgete un po' di negatività non preoccupatevi: molto spesso mi sto semplicemente curando. E una volta gettate le scorie mi sento meglio.
Fu così con la morte di mia zia. Per interiorizzarla mi ci vollero mesi e mesi, quaderni su quaderni. Se non lo avessi fatto avrei vissuto tutto quanto in maniera molto più tetra, accumulando sofferenza anziché elaborarla.
Pubblico qualche stralcio di quel quaderno, per non dimenticare.
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Fonte: luoghidellamemoria. com |
"Sono a casa di Patrizia, a Firenze. Con me c'è anche Antonio. Loro sono meravigliosi e qui si sta bene, Andrea però ci fa dannare. Abbiamo pianto insieme poco fa, ognuno con il suo bagaglio di ricordi. Si, abbiamo pianto insieme, ma non riusciamo a consolarci. Domenica dovremmo tornare a casa ed affrontare la tua assenza. Da quando ci hai lasciati ho paura per tutte le persone che amo. Paura che possa succedergli qualcosa. Paura che mi lascino anche loro. Quando sono partita per venire qui ho salutato tutti come se non fossi sicura di rivederli.
Ed ho la sensazione che non potrò più essere felice al 100% perché dovrò gioire di ogni conquista futura senza di te. Mi fa male anche scriverti, ma sai che è l'unico modo che conosco per nutrire l'illusione di poter ancora parlare con te. Come se queste pagine fossero un filo che ci lega, l'unica forma di comunicazione che ci è consentita. " 8 Agosto 2003.
"Siamo appena tornati a casa. Se tu fossi stata qui ci avresti accolto dalla finestra con un sorriso radioso sulle labbra, ma non è stato così né lo sarà più. Non capisco chi mi dice che sono giorni di assestamento e che poi tutto tornerà alla normalità. E' una stupidaggine, la normalità era stare insieme, parlare, a volte anche infastidirsi a vicenda. Costruiremo una normalità nuova, che magari sarà decente lo stesso, ma non sarà la stessa.
A Firenze non sono bastate le coccole di Mario né le dolci premure di Patrizia per farmi stare meglio. Però ci siamo storditi a sufficienza, riempiendo il nostro tempo di cose da fare che andassero ad annullare il senso di vuoto. Ma ora che siamo di nuovo qui, come potremo sfuggire a queste sensazioni? Come ci si riesce?
Ho tanti momenti nei quali penso che in realtà tornerai, che esiste ancora una speranza di rivederti, che quello che è successo si possa riavvolgere. E poi vederlo sparire." 10 Agosto 2003.
"Oggi pomeriggio è passato a trovarmi Francesco ed abbiamo parlato di te. Di quella notte di una settimana fa, martedì 5 Agosto. Ricordi i miei singhiozzi, le mie lacrime, mamma che mi portava acqua e zucchero? Te lo ricordi che non riuscivo a placarmi, che toccavo l'aria e pregavo e poi mi sembrava di toccarti?
Fa tanto caldo qui. Miriam mi ha mandato un messaggio per andare a vedere le stelle stasera. Ma non ci vado, che tanto le stelle in cielo non ci sono." 12 Agosto 2003
"Mi fa male il cuore, il senso di perdita mi opprime e non mi lascia respirare. E' intensissimo quando siamo tutti insieme e tu non ci sei. Aspetto ancora il tuo ritorno e al contempo mi rendo conto che la mia non è ansia ma follia. Ti scrivo e sto meglio ma è un sollievo che dura un attimo, un'arma a doppio taglio. Continuo ad alimentare quest'attesa che non porterà da nessuna parte.
Mi sento sospesa in una coltre di fumo nero che a tratti diventa nebbia. Il fumo nero mi impedisce di vedere ma quando scolorisce e diventa nebbia, scorgo quasi distintamente che è tutto inutile. Allora piango, urlo e mi dispero. E lo so che sono un'egoista. Non piango per te ma per me, per noi tutti che siamo rimasti soli. Piango perché sono costretta a vedere il dolore nei miei occhi e poi in quelli di tutte le persone che amo. " 13 Agosto 2003
"Ieri sera sono stata alla festa di Poggio Catino, come ti avevo detto. Ma è stato un completo fallimento, per tutto il tempo mi sono sentita come un pesce fuor d'acqua. La gente sorrideva, si divertiva, ballava. Ed io mi sentivo in preda all'agonia. I fuochi d'artificio coloravano il cielo ma io sentivo solo quegli scoppi assordanti, quelle botte che mi colpivano il petto ancora, ancora e ancora. Gli altri anni li vedevo lì sulla piazza e pensavo a voi, a casa, che li vedevate dalla terrazza. Sentivo di voler piangere ma avevo vergogna di tutta quella gente che non avrebbe capito. Allora ho trattenuto le lacrime, aspettando che arrivasse il momento di tornare a casa. " 16 Agosto 2003
"Domani parto per Napoli e non posso passare a salutarti. Mi sento male perché tutte le volte in cui sono andata da qualche parte c'eri tu e passavo sempre. Era un rito, un'abitudine, una di quelle cose che ti si attaccano addosso anno dopo anno e che devi fare per forza, altrimenti ti manca un pezzo e non sai come ricucirlo.
Ora è così che mi sento. Con un pezzo mancante che non so ricucire. Eri tu la sarta, eri tu che preparavi abiti bellissimi o rimettevi apposto quelli vecchi. Io non lo so fare, lo vedi che non lo so fare?
Ogni pomeriggio ci mettevamo a fare "il catechismo" a casa di nonna. Era così che lo chiamavi. Quelle sedute interminabili di chiacchiere. E chissà dove le prendevamo tutte quelle cose da dirci, perché stavamo insieme tutti i giorni e non sempre c'erano novità da raccontare. Da nonna ci vado ancora ovviamente, mi vuole bene e io gliene voglio. Dice che è felice solo quando mi vede. Ma a dire il vero è spesso assente, confusa, quasi completamente andata. " 18 Agosto 2003
"Ero da zia Maria e zio Ciccio a pranzo, si è parlato di te e della festa per i miei 18 anni che non ho voluto fare. Dicevano che avrei potuto farla più avanti, io mi sono alzata e con voce ferma ho detto che no, non la farò. Poi sono andata via. Possibile che non lo capiscano? Possibile che non si accorgano di quanto stia soffrendo? Mamma ieri mi ha detto che la vita va avanti, ma questo per me non ha alcun senso. Certo che va avanti, ma non non nella stessa direzione di prima. Ti ho perso e sarà così per sempre, non solo nei giorni successivi alla tua morte. Non posso ricominciare da dove ho lasciato perché è tutto diverso, io sono una persona diversa. E' come se mi avessero strappato via l'adolescenza e mi avessero gettato di peso nell'età adulta, che non conosco e non capisco. So solo che ci devo stare, anche se non mi piace e mi fa male. Non posso fingere che sia tutto sistemato, perché sento che nulla va per il verso giusto. Non c'è nulla dentro me che riesca a reinserirsi nel posto giusto, in quelle caselle scombinate. Non lo capiscono, non lo vedono, non rispettano i miei tempi e il mio dolore. " 21 Agosto 2003