Quanto sto per scrivere scatenerà certamente le ire di qualcuno tra coloro che leggeranno. O forse di tutti.
Perché è così che funziona: nella blogosfera, come nella vita di ogni giorno, è necessario essere politically correct. Comportarsi da buonisti, dare una botta alla botte e l'altra al cerchio, sorridere dinanzi a tutto e poi affermare: "è giusto, è normale, va bene così, ciascuno può fare quello che vuole".
E a quest'ultima frase, in fondo, io credo per davvero. Ciascuno può fare quello che vuole, la felicità non è una robetta preconfezionata che vada bene per tutti o che arrivi per ognuno allo stesso modo.
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Fonte: Teatro Impertinente |
Eppure...eppure ci sono scelte che non riesco a comprendere.
Per quanto io provi a sforzarmi, a cercare di capire la ragione per cui questo succeda, ci sono decisioni che trovo stonate da qualunque punto le si guardi.
Sono giudizi? si, probabilmente lo sono. E lo so benissimo che non andrebbero espressi, sempre per la questione del politically correct. Però sono umana, convinta di venire giudicata dagli altri tutti i giorni della mia vita, e quindi avente diritto almeno una volta su cento di poter fare lo stesso.
La questione della quale non riesco a capacitarmi è questa.
Ho tre amiche coetanee o un poco più giovani che stanno con uomini con il doppio della loro età. E voi direte: che c'è di male?
Di male nulla, davvero nulla. Anche e soprattutto perché queste mie amiche sono estremamente felici. Due di loro hanno dei bambini, una forse li avrà più avanti. Sono coppie affiatate, che hanno saputo trovare un equilibrio invidiabile. Coppie che nonostante la quasi trentennale differenza d'età procedono su binari tranquilli e sereni. Sono persone che hanno trovato l'anima gemella e se ne sono infischiate di tutto il resto. Persone toste, insomma. Gente che ha lottato e ce l'ha fatta.
Però se li vedi in foto ti sembrano un padre ed una figlia, anche se in realtà sono moglie e marito. Ed è qui che nasce il mio giudizio. Non ce la faccio. C'è qualcosa che mi disturba profondamente in quelle immagini e ce l'ho con me stessa perché mi sento molto più superficiale di quanto io sia di solito. E allora forse è davvero così. E' così perché a 33 anni suonati non riesco a concepire l'amore come davvero dovrebbe essere, ovvero un unione di anime affini e non solo di due corpi.
Come si può pensare che l'amore sia solo quello che nasce tra due persone simili, quando c'è un mondo intero di gente che lo ha trovato nei luoghi più disparati?
Io che mi sono sempre battuta nel voler garantire pari diritti a tutti, a prescindere dal sesso, dall'etnia e dalla religione, cado di fronte ad una banalità di questo tipo. Un'inezia, una quisquilia. Una cazzata, fondamentalmente.
L'età non è solo un numero? Eppure devo volgere lo sguardo, infastidita, incapace di reggere una visione di quel tipo. Di quei corpi giovani, scattanti e sorridenti accanto a corpi molto meno giovani e scattanti. Ma per fortuna, sorridenti.
Sono pensieri imperfetti, questi qui. Pensieri dei quali mi vergogno, che mi fanno sentire come le persone con cui di solito discuto di politica o di diritti umani.
Meccanismi inceppati, che non riesco a riportare sul giusto binario.
E allora a volte penso che altri pensieri stonati avuti in precedenza ad un certo punto si sono dipanati da sé. E' stata la vita stessa a sbattermeli addosso, a farmi capire cosa si prova. Ecco, io spero di non doverlo capire allo stesso modo. Non voglio sbatterci la testa, vorrei solo aprire gli occhi, tornare a guardare quelle immagini e dire:" non mi danno più fastidio, non sono poi così cretina".