venerdì 31 agosto 2018

Pensieri Deliranti

Finisce così in fretta l'estate. Ogni anno mi dà la sensazione che duri meno della precedente.
E' una corsa contro il tempo, a godere il più possibile della luce, del mare calmo, del sole che asciuga i panni in balcone, di questa vitalità che mi scoppia dentro.
E poi ti ritrovi il 31 di agosto a guardarti indietro e a non capire dove sia finita. La cerchi sotto il letto, nello spessore tra le mattonelle, dentro le scatole chiuse in un armadio. Cerchi nei posti più impensabili, ti chiedi dov'è che vadano a cacciarsi giugno e luglio. Ma non ci sono più, andati ormai. Fuggiti oltre, scomparsi, volatilizzati. 

Fonte: Casa della Poesia

E di fronte hai settembre, che magari sarà ancora bello.
Dunque verrà ottobre e a parte qualche rara giornata, sarà più triste e spento.
Poi novembre e quella gran piaga di dicembre. 
E un po' ti viene l'ansia perché hai paura di affievolirti, di non farcela, di non essere abbastanza forte da guardare dentro l'abisso delle stagioni buie ed uscirne a testa alta. 

Poi ti dici che è solo il 31 agosto. Che l'estate non è ancora finita anche se il giorno dopo si chiamerà già settembre. Che puoi fare molto, che disponi ancora di qualche cartuccia da sparare e che in fin dei conti di autunno non è mai morto nessuno.
Ci sono le sciarpe, no? Gli stivaletti con il tacco. Le borse scure. Quei bei maglioncini che ti cadono così bene sul corpo.
E poi? 
E poi basta miseria ladra.
Castagne non ne mangio mai.
Tisane non riesco a berne. 
La pioggia mi rende più cupa di un funerale.
Il freddo mi fa venire i geloni.
Il lungomare desertifica e bisogna guardarsi le spalle. 
Mi viene mal d'orecchi. La pelle si secca. 
Tutto sommato sto sempre incazzata.
Amen. 

mercoledì 29 agosto 2018

Elena

Starmi vicino non è la cosa più semplice che mi venga in mente.
Forse dovrei smetterla di girarci intorno e dire che è complicato. Perché ho un carattere particolare, perché tendo a sfuggire, ad essere vaga, a non essere mai molto presente. Mi allontano con facilità, sguscio via, mi rendo poco reperibile. 
Elena lo sa. Elena è una di quelle persone che si contano sulle dita di una mano e che hanno accettato ed amato il mio carattere pur conoscendolo a fondo. Lei lo ha compreso, accarezzato, coccolato, apprezzato nonostante tutto.

Fonte: ideagreen. it

Con Elena ho frequentato il liceo e finito quello, nonostante avesse fatto del suo meglio per tenerci in contatto, io sparii. Trascorrevo un periodo complicato della mia vita e non riuscivo a concepire che qualcuno potesse starmi così vicino da guardare fino in fondo al buco nero delle mie debolezze. Declinai i suoi inviti e non le permisi più di fare parte della mia vita.
Se ci ripenso adesso mi rendo conto di quanto ciò sia agghiacciante, ma all'epoca non seppi fare altro che questo: defilarmi, scomparire dalla circolazione, farmi dimenticare. 

Ci siamo ritrovate veramente lo scorso anno, il giorno del mio compleanno e poi ancora meglio grazie ad una sua visita qui a casa appena venti giorni dopo. 
Fu merito suo, ovviamente. Della sua caparbia di restarmi accanto sebbene io sia ben distante dalla tipologia di amica ideale. Cancellò i suoi impegni, si fece oltre cento chilometri sotto un sole cocente di agosto pur di trascorrere una manciata di ore con me.
Lo farà di nuovo domani mattina. Sarà qui per me, per me che ho mille difetti e che troppe volte in questi circa diciotto anni di conoscenza sono stata troppo lontana. 

Quando mi dice di volermi bene, di adorarmi, di pensare a me...io le credo. So che è esattamente così. Me lo ha dimostrato così tante volte che avrei dovuto essere cieca e sorda per non rendermene conto. Mi sento fortunata, più di quanto riesca ad esprimere a parole. Perché continuo ad essere sfuggente, poco presente e schiva, ma lei mi vuole bene in ogni caso. 
Non giudica il mio modo di fare, non me lo fa pesare, non mi fa sentire l'amica che nessuno mai vorrebbe avere. Ed è inutile che io prometta ciò che non riuscirei a mantenere, lei non se lo aspetta neppure. Viviamo quest'amicizia come un filo che ci tiene legate e che tiriamo di tanto in tanto. Magari passiamo una giornata intera a chiacchierare, e poi trascorrono due mesi senza sentirci mai. Ma quella volta, quel giorno in cui riusciamo a toccarci davvero, ha una potenza dirompente. 

martedì 28 agosto 2018

Solo il Presente

La mia seconda settimana di ferie è agli sgoccioli, sabato e domenica si riprende a lavorare. 
Sono giornate che sto cercando di godere appieno, da cui cerco di trarre il meglio possibile. Relax, divertimento, la sabbia ovunque, il sapore del sale sulla pelle. I pranzi e le cene in balcone, senza impegno, senza orari, con il vento che ci scompiglia i capelli. 
Mi piace questo ritmo delicato, del tutto privo di quella violenza lavorativa che un po' ci assale e poi ci fa sentire come uova sbattute sotto le pale di un frullatore. Sarà dura riprendere, forse più degli altri anni. Perché questa volta mi pare davvero di aver perso il controllo di me stessa, di aver permesso a queste calde sensazioni di prendere possesso di me. Ed è bello, così bello che mi chiedo perché altre volte io a queste sensazioni abbia resistito tanto.
Sempre quel senso di responsabilità, quel bisogno di pensare ad altro che non fosse semplicemente la mia felicità del momento.
E mi piace pensare all'istante, all'attimo, al presente. 

Foto: Wired


Non pianifico più nulla. Zero.
Si parlava qualche giorno fa delle ferie del prossimo anno, di soldi da mettere da parte per fare una vacanza vera. Magari solo di una settimana, purché in un bel posto.
E mi è sembrato così lontano e fumoso questo pensiero che me ne sono tirata fuori. Non riesco a pensare da qui ad un anno. Forse non riesco a pensare neanche da qui a Natale.
Mi chiedo come facciano gli altri a concepire qualcosa di diverso dall'oggi o al massimo dal domani. Mi chiedo come facessi io stessa un tempo a pianificare tutto, perché non farlo mi rendeva ansiosa. Ora mi sento ansiosa se pianifico, se intorno al collo mi metto un collare chiamato "impegno". Come ho fatto a cambiare così? Quando è successo? Com'è possibile che me ne sia accorta solo a cose fatte, quando ormai la mutazione era già avvenuta, mi aveva già stravolta?

E' un bene, è un male? Non lo so.
Intanto sono riuscita a pianificare un'altra uscita con la mia nuova amica E. per giovedì sera. Sono felice e tanto mi basta.

sabato 25 agosto 2018

Come Pulcini

Ieri sera sul tardi sono rientrata alla base e questa mattina presto avevo già impugnato le mie scarpette e i miei abitini sportivi per andare a camminare. 
Mi ha accolto un'aria frizzante che non c'era alla mia partenza. Le nuvole basse, il mare arrabbiato, il sole che faceva capolino a poco a poco, quasi intimidito. 
Mi sono sentita felice come un felino che venga rimesso in libertà dopo mesi rinchiuso nella gabbia di uno zoo. Tutto era come l'avevo lasciato solo pochi giorni prima. Il signore in bicicletta, l'uomo stanco del chiosco, la vecchina con la stampella, le due amiche zoppe, i troppi cani dietro il Piccolo Porto, le barche a riva per mare troppo mosso, i turisti che non sapevano se scendere in spiaggia o meno, visto il tempo.
Io in spiaggia ci sono scesa, dopo una doccia, il costume e il solare. Poca gente anche su quella libera, l'ombrellone che oscillava al ritmo impetuoso del vento, una sensazione di benessere che mi colmava ad ogni respiro. 

fonte: GreenStyle
In questi giorni in campagna siamo stati bene, anche più di quanto mi aspettassi. Non abbiamo mai avuto caldo e un paio di sere abbiamo messo una felpetta per poter restare fuori. La luna piena svettava in cielo ma le stelle erano sempre coperte da spesse coltri di nubi. 
In casa sono rimasta poco, sempre a fare qualcosa che mi piacesse o per occupare il tempo. Eravamo in tanti: cugini, nipoti, una piscina da occupare per divertirsi un po'. Una pizza da preparare per tutti nel pomeriggio, una cena tra buio e luci improvvisate, le coccole e le carezze, vestitini leggeri da riempire, le gambe nude, quel senso di libertà che forse ritrovi solo a casa tua. 
E poi le risate, i gavettoni, l'aperitivo sotto l'albero delle arance o quello delle nespole, le biciclette che sfrecciavano sul brecciolino, una calma che a tratti sembrava fermare tutto. 
Si, siamo stati bene. E anche se mia madre sta diventando una brontolona, l'ho vista felice di averci tutti lì, come una chioccia che si occupa dei propri pulcini. 

martedì 21 agosto 2018

Pensieri Imperfetti

Quanto sto per scrivere scatenerà certamente le ire di qualcuno tra coloro che leggeranno. O forse di tutti. 
Perché è così che funziona: nella blogosfera, come nella vita di ogni giorno, è necessario essere politically correct. Comportarsi da buonisti, dare una botta alla botte e l'altra al cerchio, sorridere dinanzi a tutto e poi affermare: "è giusto, è normale, va bene così, ciascuno può fare quello che vuole".
E a quest'ultima frase, in fondo, io credo per davvero. Ciascuno può fare quello che vuole, la felicità non è una robetta preconfezionata che vada bene per tutti o che arrivi per ognuno allo stesso modo. 

Fonte: Teatro Impertinente

Eppure...eppure ci sono scelte che non riesco a comprendere.
Per quanto io provi a sforzarmi, a cercare di capire la ragione per cui questo succeda, ci sono decisioni che trovo stonate da qualunque punto le si guardi.
Sono giudizi? si, probabilmente lo sono. E lo so benissimo che non andrebbero espressi, sempre per la questione del politically correct. Però sono umana, convinta di venire giudicata dagli altri tutti i giorni della mia vita, e quindi avente diritto almeno una volta su cento di poter fare lo stesso.

La questione della quale non riesco a capacitarmi è questa.
Ho tre amiche coetanee o un poco più giovani che stanno con uomini con il doppio della loro età. E voi direte: che c'è di male?
Di male nulla, davvero nulla. Anche e soprattutto perché queste mie amiche sono estremamente felici. Due di loro hanno dei bambini, una forse li avrà più avanti. Sono coppie affiatate, che hanno saputo trovare un equilibrio invidiabile. Coppie che nonostante la quasi trentennale differenza d'età procedono su binari tranquilli e sereni. Sono persone che hanno trovato l'anima gemella e se ne sono infischiate di tutto il resto. Persone toste, insomma. Gente che ha lottato e ce l'ha fatta. 

Però se li vedi in foto ti sembrano un padre ed una figlia, anche se in realtà sono moglie e marito. Ed è qui che nasce il mio giudizio. Non ce la faccio. C'è qualcosa che mi disturba profondamente in quelle immagini e ce l'ho con me stessa perché mi sento molto più superficiale di quanto io sia di solito. E allora forse è davvero così. E' così perché a 33 anni suonati non riesco a concepire l'amore come davvero dovrebbe essere, ovvero un unione di anime affini e non solo di due corpi. 
Come si può pensare che l'amore sia solo quello che nasce tra due persone simili, quando c'è un mondo intero di gente che lo ha trovato nei luoghi più disparati?
Io che mi sono sempre battuta nel voler garantire pari diritti a tutti, a prescindere dal sesso, dall'etnia e dalla religione, cado di fronte ad una banalità di questo tipo. Un'inezia, una quisquilia. Una cazzata, fondamentalmente.
L'età non è solo un numero? Eppure devo volgere lo sguardo, infastidita, incapace di reggere una visione di quel tipo. Di quei corpi giovani, scattanti e sorridenti accanto a corpi molto meno giovani e scattanti. Ma per fortuna, sorridenti.

Sono pensieri imperfetti, questi qui. Pensieri dei quali mi vergogno, che mi fanno sentire come le persone con cui di solito discuto di politica o di diritti umani. 
Meccanismi inceppati, che non riesco a riportare sul giusto binario.
E allora a volte penso che altri pensieri stonati avuti in precedenza ad un certo punto si sono dipanati da sé. E' stata la vita stessa a sbattermeli addosso, a farmi capire cosa si prova. Ecco, io spero di non doverlo capire allo stesso modo. Non voglio sbatterci la testa, vorrei solo aprire gli occhi, tornare a guardare quelle immagini e dire:" non mi danno più fastidio, non sono poi così cretina". 

lunedì 20 agosto 2018

Sul Lago

Siamo stati sul lago, ieri.
Una giornata all'insegna della calma, della quiete, di una natura rigogliosa che ci scoppiava di fronte agli occhi. Mio fratello è qui da qualche giorno e ripartirà domani. Abbiamo mangiato in un grazioso ristorantino con vista e le tovaglie a quadretti. Si respirava un'aria di sospensione e pace che avrei voluto trattenere per un tempo maggiore. 
Gente ce n'era, ma era così ben dislocata che abbiamo potuto godere di una tranquillità splendida. Poco chiasso, il minimo sindacale. L'acqua era così pacata che catturava e guariva pezzi di anima inquieta. 

Fonte: booking

Mi piace l'idea di fare gite di poche ore, come piccole fughe dal quotidiano, sprazzi di diversità, di aria nuova. E poi tornare nel mio ambiente, che in fondo è quello che preferisco, probabilmente il solo nel quale mi senta davvero a mio agio. 
Forse domani partiremo anche noi, staremo in campagna per qualche giorno. La piscina, i temporali stanchi del pomeriggio, l'ombra delle nespole, l'abbraccio caldo dei familiari, cibo che profuma di casa.

E allora perché sento salire l'ansia nel pensare di lasciare il mio mare?
Perché sento il petto sfuggire al controllo se penso di non poter camminare?
Come tutte le dipendenze, anche questa ha preso possesso di me. Mi dico che saranno solo tre giorni, che passeranno in fretta, che li riempirò con cose belle e altrettanto soddisfacenti. Me lo dico, certo, ma non ci credo abbastanza. 

giovedì 16 agosto 2018

Sospesa

L'alba di questa mattina aveva un qualcosa di meraviglioso. La luce rossastra si affacciava vigorosa tra le nuvole scure, creando riflessi di incantevole bellezza.
Mi sono fermata un attimo per ammirarla ed ho scattato una fotografia che potesse immortalare quel preciso istante in cui un nuovo giorno faceva capolino. Mi sono sentita piena di energie, di vita, di possibilità. Come se quell'alba e quel cielo incantevole fossero lì per me, creati apposta per il mio sguardo. 
Ho raggiunto la spiaggia completamente rinvigorita. Non c'era quasi nessuno, la pioggia della notte doveva aver tenuto lontani anche gli irriducibili. Sono arrivati più tardi, quando il sole è esploso in tutta la sua cocente bellezza. Era , però, rimasta una brezza fresca che mi ha accarezzato il viso e le braccia lungo tutta la mia permanenza.

Fonte: Tra Sogno e Realtà

E' il mio primo giorno di ferie e sento fremere la voglia di trascorrere qualche giorno di gioia pura ed incontrastata. Di alzarmi la mattina all'alba e raggiungere il mare come faccio sempre, ma senza la fretta di dover tornare presto perché poi c'è il lavoro.
Voglio guardarlo di più, annusarlo maggiormente, riempirmi gli occhi ed il cuore.
E poi uscire di sera, fare notte fonda, ballare nelle piazze, vivere di gelato e frutta fresca, contare le stelle nel cielo. 
Voglio vivere sospesa, coltivando bei pensieri, sorrisi di pancia e nulla più di questo. 

venerdì 10 agosto 2018

Nascita

Questa notte è nata la bimba del nostro dipendente. E anche se stiamo facendo turni infernali con questo caldo indecente e la gente più sclerotica del solito, siamo tutti un po' in fermento per la lieta novella. 
C'è sempre qualcosa di miracoloso nella nascita. Una sorta di mistero, di commozione, di dolcezza tremolante. Abbiamo seguito questa gravidanza passo dopo passo, dal primo istante in cui è stata scoperta. Ancora prima che i genitori dei due ragazzi ne venissero a conoscenza, noi c'eravamo.
E vedere la fidanzata del nostro barman cambiare sotto i nostri occhi è stato un viaggio meraviglioso. I tratti che si addolcivano, le forme che si arrotondavano, i movimenti cadenzati. Poi quella pancia che negli ultimi mesi cresceva a vista d'occhio, fino a smettere di contenersi. 

Fonte: macrolibrarsi. it

Ho sempre pensato che non avrei mai dovuto affezionarmi ad un dipendente. Che sarebbe stato meglio tenerli tutti in disparte, così che potesse esserci un giusto divario.
Non l'ho mai scavalcato, neanche questa volta. Però mi sento affezionata a questi ragazzi, certamente più che ai precedenti. Sono giovanissimi, ora hanno questa bimba minuscola che gli stravolgerà l'esistenza. E non posso esimermi dal sentirmi emozionata per loro, per questo cambiamento di vita di cui forse non percepiscono ancora la grandezza, ma con il quale si scontreranno presto. 

E' un giorno di festa, questo qui.
Al di là della stanchezza fisica, dei doppi turni, di quest'umidità che ci si schiaccia addosso non appena mettiamo il naso fuori dal negozio. Un giorno da ricordare.

mercoledì 8 agosto 2018

Di Mattina

E' bello uscire la mattina presto, quando il mondo ancora dorme.
Quando le imposte sono chiuse, quando circolano pochissimi autoveicoli, quando le strade sono deserte. 
E' bello quel senso di solitudine cercato, voluto, desiderato. Quel brivido di libertà. 
E allora ti getti dietro le spalle il caldo asfissiante, l'umidità che tiene incollati i vestiti, il sudore che ti cola addosso. Non ci pensi, semplicemente. Raggiungi il mare di fretta, che quasi non puoi più aspettare. E lì ecco i primi esseri viventi, i primi ombrelloni ancora da occupare, i soliti cani portati a spasso sulla battigia, i fornitori che scaricano bibite e altri generi alimentari alle attività del lungomare. 
Saluti un paio di pescatori, qualche cliente che giunge fin lì per respirare la stessa brezza, la solita gente che conosci già. Ma per il resto sei sola. Sola. Con i tuoi pensieri, con le tue gambe, con la musica che hai scelto di ascoltare, con quella mente che pian piano si libera di tutto.
Sei felice. In quegli attimi tu sei davvero felice. E se pensi che in ferie, per qualche giorno, tu dovrai stare lontana da questo posto, un po' ti senti morire. Perché di queste sensazioni sai di avere bisogno, sai che sono diventate droga che scorre nelle tue vene. Dipendenza. Da quell'adrenalina, da quella fatica, da quella visuale che non smette mai di incantarti. 

Fonte: clubmagellano. it
In questi giorni il mare è così calmo che mi commuove ad ogni passo.
Ma mi commuoverebbe anche se fosse arrabbiato e prepotente come durante le terribili mareggiate di marzo. Mi commuove perché è il migliore amico che potessi trovare, venendo qui. 
E se penso di averlo tenuto in disparte per i primi tre anni e mezzo, un po' mi sento stupida. Ma come tutte le cose, credo dovesse accadere nel momento giusto. Il momento di capire di aver bisogno di un'attività fuori casa che mi scaricasse dallo stress lavorativo e al contempo mi tenesse fuori dalle solite mura, quelle del negozio o quelle tra le quali abito.
Forse si, è davvero una dipendenza. Ma di quelle che fanno bene, che aiutano a vivere meglio, che un po' ti cambiano e dopo non sei più la stessa.

Manca una settimana all'inizio delle ferie. Arrivo satura e sfibrata anche quest'anno, ma meno dei precedenti. Probabilmente proprio perché di stress riesco a scaricarne tanto la mattina. Lo faccio fluire fuori, scivolare via. E sotto la doccia rimuovo le ultime inutili scorie prima di iniziare con il solito tran tran. 

domenica 5 agosto 2018

La Mela Rossa

Ho sognato mio zio, l'unico che mi è rimasto.
E quando dico "l'unico che mi è rimasto", provo un senso di smarrimento senza fine. Perché quando mi sono resa conto del fatto che fosse davvero così, mi è salita addosso una tristezza indescrivibile. Eravamo in tanti, facevamo festa, mangiavamo insieme su lunghe tavolate. Chi era ad un capo non sentiva chi era nell'altro perché in mezzo eravamo in tanti, ma non troppi.
E ora è cambiato tutto. Mi restano i ricordi, così belli vividi ed intensi, da non poter essere strappati via. Le vendemmie, il Natale, i Matrimoni, le feste di compleanno. Un vociare scomposto, a tratti eccessivo, di quelli che un po' fanno male alle orecchie e trapanano i cervelli. Però era bello, così bello che adesso questo silenzio mi sembra assordante. 

Fonte: ultimenotizieflash. com

E insomma ho sognato mio zio, che poi è il più vecchio di tutti. Anche se ha ancora i capelli neri, la pancia prominente, un bastone che lo sorregge, lo sguardo un po' velato.
Eravamo insieme e c'erano anche mia cugina - più giovane e pimpante di quanto non sia ai giorni nostri - e c'era anche il resto della famiglia. Mi è sembrato così nonno mio zio in questo sogno che mi sono seduta lì vicina, a godermi un po' di quel calore. Insieme abbiamo mangiato una mela rossa, che un tempo i suoi alberi ne producevano a bizzeffe. Abbiamo parlato un po', non ricordo di cosa. E anche se il mio corpo nel sogno era quello di oggi, in realtà mi sono sentita bambina. E ho provato un senso di amore e di conforto che mi ha scaldato il cuore in una maniera che adesso mi manca, che non riesco a ritrovare ora che il sogno è finito ed io sono sveglia.
Più sveglia e anche un pochino più vuota.