Poco fa, ma anche sabato, parlavo con Pier-ef-fect, sul suo blog, di timidezza.
E ho ricordato stralci di vita che forse avrei preferito lasciare da una parte, perché essenzialmente non mi fecero bene.
Sono stata una bambina molto timida, forse in modo patologico. Ero sempre vissuta in campagna, rinchiusa in quella bolla di solitudine che mi aveva reso tranquilla ma anche insicura.
A scuola non era tutto questo spasso. E la mia timidezza veniva spesso vista come qualcosa di sbagliato, un elemento contro cui combattere.
Alle elementari andò tutto bene. Alle scuole medie ricordo una lezione incentrata su di me. Ebbene si, l'oggetto ero io. La professoressa - la mia preferita, poi - chiese alla classe di aiutarmi ad uscire da quella impasse. E allora tutti dissero la loro. Qualcuno mi definì apatica, qualcun altro troppo chiusa per poter costruire un rapporto.
Quelle parole mi scavarono dentro uno sconforto che non saprei raccontarvi, soprattutto ora che sono passati tanti anni e quella bambina è solo un ricordo lontanissimo al quale penso ormai davvero di rado. Provo tenerezza nel tornare con la mente a quei giorni lì. Quei giorni in cui anche solo attraversare un cortile mi faceva sentire sotto esame.
Fonte: spazio-psicologia. com |
E poi una volta, al Catechismo. Quel bastardo mi fece alzare davanti a tutti per dimostrare che sarei diventata rossa in un attimo, perché troppo timida per affrontare gli sguardi di una ventina di coetanei. Voleva che cantassi una canzone. Proprio io, che cercavo di parlare il meno possibile, che avrei voluto essere invisibile, che avrei solo desiderato di poter scomparire.
Fu una cattiveria immotivata ed ingiusta. Che non fece bene a me, ma forse fece sentire figo lui. Il catechista. Un carabiniere fannullone che era finito lì chissà come.
La timidezza è invalidante. Ti fa percepire gli eventi e le persone come da dentro una bolla. Ti senti escluso perché troppo insicuro per pensare di poter vivere normalmente, come tutti gli altri. Impari a coltivare una vita interiore che non mostri a nessuno, che puoi solo custodire da qualche parte dentro di te. E giorno dopo giorno si sedimenta, a tratti diventa ingestibile.
Sono cambiata a ventidue anni, iniziando a lavorare.
Ho sempre lavorato con la gente e non potevo fare altro che uscire dal bozzolo. L'ho fatto pian piano, con le unghie e con i denti, perché era il momento di reagire e diventare grande.
Provare ad espormi davvero, a tirar fuori un po' di quel carattere che avevo sempre trattenuto.
Ora che la timidezza è solo un ricordo, mi chiedo come abbia fatto a viverci attraverso per buona parte della mia vita. E' stato un germe, un dolore, una malattia. E' stato come nascondersi dietro spesse tende di velluto per celarmi agli sguardi altrui.
Una protezione, certo, ma anche una coltre inattraversabile, per me, e inaccessibile per gli altri. So di aver sprecato del tempo prezioso ma so anche che non è giusto provare rabbia per quella ragazzina.
Da bambino non ero affatto timido ed essere al centro dell'attenzione di una 'platea' non mi sconvolgeva. Da ragazzino invece un deciso passo indietro, verso una timidezza di base che talvolta mi trasformava in pezzo dell'arredamento del luogo in cui mi trovavo. Ora diciamo una cosa normale :D.
RispondiEliminaLa timidezza non è però una malattia o un germe, è solo una protezione. Ci si chiude per evitare di essere feriti. Non è un male.
Poi si inizia a lavorare ed è proprio così: la timidezza viene a meno o si attenua. E' inevitabile.
Per me è stato un male perché fondamentalmente si è trattata di una condizione invalidante.
EliminaAnche ripensarci è un po' doloroso.
Nessuna rabbia o biasimo per quella ragazzina al contrario invece biasimo e rabbia per la tua prof preferita (forse quella lezione l'ha fatta in buona fede ma cognizioni di psicologia spicciola non pervenute da parte sua) e soprattutto per quel catechista sadico.
RispondiEliminaQuel catechista l'ho sempre odiato negli anni a venire. Mai riuscita ad apprezzare quella persona lì, neanche in seguito e in altri ambienti.
EliminaTi hanno fatto del male cercando di umiliarti invece che aiutarti. Sei stata molto forte a non crollare e da timida sei diventata riservata, e questo è molto bello.
RispondiEliminaCiao Sara.
La riservatezza, al contrario della timidezza, spero non mi abbandoni mai.
EliminaCiao Gus.
Ne parlavo con Gioia, di quanto guardando al passato io provi una gran tenerezza e contemporaneamente una gran rabbia per la me ragazzina. Io non ero timida, affatto, ma il mio espormi mi lasciava sempre senza armi da opporre alla cattiveria dei coetanei.
RispondiEliminaÈ che crescere e imparare le dosi, i come ed i quando è complicato per tutti, con qualche punta in più per chi ha una sensibilità spiccata e non ha ancora imparato a gestirla in modo positivo e propositivo. Ma in qualche modo si impara no? E l'esperienza di quegli anni (orribili) è vita che si fa sorriso e forza e fiducia in se stessi e rispetto di ciò che si è.
Hai ragione, si impara con il tempo, con l'esperienza. Anche con le cadute, con le lacrime, con l'insoddisfazione. Dobbiamo attraversarli tutti quegli anni, è inevitabile.
EliminaBaci.
Si, abbiamo sviscerato a lungo...quel sentirsi inadeguati, poco amati e "parte di"...
EliminaIo lo stesso sentimento lo provo per la bambina troppo disinvolta, invadente, caciarona che sono stata.
Anche quella, una corazza per non mostrare il cuore.
Modi diversi, stessa matrice a quanto pare.
EliminaPerò siam qui a raccontarcelo, ormai solide abbastanza per farci pace. Certo che rimane un dolore di fondo al pensiero ma è un avvertimento e una conquista pure quello.
Non mi sembra un brutto risultato via :)
@Gioia tante corazze, uno stesso risultato.
Elimina@Alahambra il dolore è solo nel ricordo, il resto passa. C'è un presente da vivere.
Non sono mai stata timida, quindi mentirei se ti dicessi che comprendo il tuo stato d'animo.
RispondiEliminaPerò a volte mi manca ricevere quel senso di protezione che chi mi sta accanto, invece, trova in me.
Magari se fossi stata più introversa sarei riuscita, ad esempio, a chiedere un abbraccio quando ne avevo bisogno.
Chissà. 😉
Eh Chiara, davvero difficile che una persona timida abbia il coraggio di chiedere un abbraccio.
EliminaUna persona timida di solito non chiede nulla a nessuno. Cerca di bastarsi.
Mi spiace che il mio post ti abbia fatto pensare a fatti poco piacevoli. Quello che volevo dire nel commento è che la timidezza, lo stare al proprio posto, educatamente, è spesso apprezzato dai genitori, ma purtroppo il mondo attorno, i bambini sono spesso crudeli. L'importante dico sempre, è emergerne, è cogliere la lezione, farla propria ed andare avanti e penso che tu ci sia riuscita. La riservatezza poi è comunque positiva.
RispondiEliminaUn abbraccio
Pier, non dispiacerti :)
EliminaHai generato dei ricordi ma anche delle riflessioni, non sei passato inosservato né mi è scivolato addosso quello che hai scritto.
Un bel risultato, pensa solo a questo.
Un abbraccio.
sono fondamentalmente una persona timida ed ancora adesso ci sono delle situazioni che mi fanno divampare le guance. Ho imparato con il tempo a scherzarci sopra ed a ironizzare, ma l'imbarazzo per questa manifestazione così evidente di un mio disagio è spiacevole.
RispondiEliminaAgry
Che tenerezza Agrimonia con le guance rosse... :)
EliminaGrazie per essere passata. Un bacio.
E' stato un germe, un dolore, una malattia. [..] So di aver sprecato del tempo prezioso ma so anche che non è giusto provare rabbia per quella ragazzina.
RispondiEliminaIo da piccola non ero timida, lo sono diventata poi, perché non abbastanza forte da reggere la pressione esterna.
In anni anche da adulta, nonostante i miei talenti, cercavo sempre di non espormi, non sapevo parlare in pubblico, era da "infarto" anche pensare di fare una domanda con una "platea" (altri studenti) ad osservarmi.
Credo, con il senno di poi, che a me dia fastidio venire ritenuta stupida.
Allo stesso tempo, volevo essere come gli altri, volevo venire accettata, e non tenuta a distanza...
Ora va meglio. Ancora non mi sento a mio agio a prendere la parola, ma per esempio in classe riesco ad insegnare in una lingua non mia... e so di farlo bene. (L'esperienza mi fa forte).
Con i colleghi invece a volte mi sento sotto esame, e sono sempre cauta prima di intervenire.
Anche a me a volte hanno ferito gli atteggiamenti di chi si è preso gioco della mia timidezza... però, non sono mai scesi così in basso come quel catechista che tu racconti. Proprio un ignorante cafone. Chissà se si è reso conto di quello che ti ha fatto, io penso di no, certe persone non ci arrivano proprio con la testa...
Più sopra, rispondendo ad un commento, hai detto una verità inconfutabile:
Una persona timida di solito non chiede nulla a nessuno. Cerca di bastarsi.
In effetti, è davvero così. Io non riesco a chiedere mai bene aiuto.
Ho due figli e a volte, penso, devo farlo, devo ammettere che ho bisogno di un aiuto anche solo logistico. Mi è difficile ammettere che devo farlo... soprattutto, per via di quelli che te lo fanno pesare, l'aiuto.
Per fortuna mia madre è sempre pronta, ha i suoi difetti, ma alla fine è davvero un aiuto prezioso...
Io, per altre questioni meno pratiche, come quelle di cuore, non sono mai riuscita a chiedere nulla. Quando ho chiesto, poi, non sempre mi è stato dato... Però voglio imparare a essere più coraggiosa, non posso sempre rinunciare a priori... Vedremo.
Con l'età si impara e si è più saggi, spero che valga anche per me...
Un abbraccio,
Nuvola
Chiedere aiuto è complicato, forse per tutti.
EliminaPerché presuppone il sentirsi un gradino al di sotto, e l'orgoglio è quello che è, spesso si mette di mezzo. Se ti chiedo aiuto è perché so di non avere le tue stesse competenze. O anche solo di non saper fare da sola quello che ti sto chiedendo.
Chiedere in amore per me non ha senso. Certi gesti devono venire spontanei. L'elemosina, no grazie.
Un abbraccio.
guarda, se può consolarti tutti "da vecchi" guardiamo con "fastidio" a noi stessi da giovani e giovanissimi. la verità è che non eri affatto timida, tutto qui
RispondiEliminaIo non mi guardo con fastidio, è più che altro un senso di tenerezza...e di dispiacere.
EliminaEro timida eccome, te lo assicuro.
Credo che con la timidezza si cresca, imparando a conviverci. Io lo ero e lo sono ancora, in parte. Mi dicono di no, ma la timidezza spesso sfodera anticorpi scambiati per piacioneria, ed è l'effetto peggiore.
RispondiEliminaUn pezzo di me timida lo è ancora, forse lo resterà sempre. Ma sono ben lontana da quei giorni lì e da quelle sensazioni, per fortuna...
EliminaLeggere il tuo racconto mi ha commossa, avrei voluto essere in quella classe, con quel catechista per dirti qualcosa per aiutarti. Sai, riflettendoci bene mi sono accorta di confondere spesso la timidezza con la riservatezza e come dici bene tu, la prima può essere davvero invalidante. Io me ne sto rendendo conto oggi, da adulta, perché spesso rinuncio a chiedere qualcosa o a fare qualcosa nel mio interesse perché devo scomodare altri, quasi approfittare della disponibilità altrui. Come se il dover chiedere un favore potesse mettermi poi in cattiva luce con quella persona perché ho avuto bisogno di lei.
RispondiEliminaLa riservatezza, invece, la considero una bella qualità e a volte penso di doverla nuovamente riscoprire, perché ho la sensazione che ogni tanto stare a contatto con persone tutt'altro che riservate mi condizioni e mi porti ad abbassare le difese, a staccare per un attimo il cervello a tal punto da oltrepassare il limite di ciò che deve rimanere solo privato. E poi, una delle cose che detesto di più è sentirmi a disagio, sentirmi fuori luogo, sentirmi gli occhi o le bocche addosso. A volte mi è capitato di nascondermi davvero dietro una tenda, quella del silenzio: mi ammutolisco, il viso diventa serio, la bocca all'ingiù tra il nervoso e il triste. E' il mio modo per dire "mi sto disconnettendo da quello che mi circonda, perché non mi sento più io e ho bisogno di rientrare in me". E purtroppo è un atteggiamento spesso frainteso e scambiato per snobberia, stranezza e tanto altro..
Grazie Scheggia, sei una persona molto dolce e sensibile, lo avverto sempre quando mi scrivi un commento.
EliminaTimidezza e riservatezza sono due cose differenti ed è vero che spesso vengono confuse.
Io sono felice di essermi liberata dalla timidezza ma spero di non perdere mai la riservatezza.
Un abbraccio grande.