Quando poco più di due settimane fa ho trascorso tre giorni a casa della famiglia per la perdita di mio zio, ho evitato di starmene rintanata in casa per tutto il tempo. Non volevo lasciarmi travolgere dai ricordi, dal senso di smarrimento, dagli echi di voci lontanissime che non avrei ascoltato più. Neanche dal pensiero di quell'ultimo attimo insieme. Quando accarezzandolo in viso, mio zio mi aveva chiesto se avesse la barba lunga. No, era un gesto d'amore disinteressato, gli avevo risposto.
Il sabato sera sono dunque uscita con mio fratello, mia nipote e il suo ragazzo. Siamo andati a mangiare fuori, presso una bella terrazza con vista sulla parte vecchia del mio paese. E arrivata lì ho incontrato la mia ex collega. Ci siamo abbracciate commosse, siamo rimaste e parlare per oltre dieci minuti. Dice che mi nominano ancora in negozio, sia i clienti che loro stessi. Mi ha fatto capire che gli manca la mia presenza, le mie risate, quel senso di leggerezza nell'accogliere le persone.
E mentre ero lì ho rivisto due amici di scuola. Con uno di loro ho percorso quasi tutta la mia vita scolastica, dall'asilo in poi. Con l'altro ho condiviso pomeriggi di studio matto e disperatissimo tra battute cretine ed una voglia di essere altrove che è inutile persino raccontare. Ci sentiamo spesso su un gruppo Whatsapp in piedi da tre anni e mezzo ed è forse il filo diretto più bello che potessimo aprire per tenerci tutti in contatto.
Fonte: madameblatt. it |
Ieri mattina, mentre andavo a trovare i miei, mi sono fermata con Fred in un supermercato della zona. E mentre sceglievo le pesche più belle ho incontrato la sorella di colui che è stato, per molti anni, il mio migliore amico. Compagno di banco, di scemenze, di racconti, di confessioni. Ci siamo abbracciate, baciate, strette. E ci siamo raccontate un po' di noi.
La sera quel mio vecchio e carissimo amico mi ha cercato su Facebook ed abbiamo parlato un po'. La sorella le aveva raccontato del nostro incontro e lui ha sentito l'esigenza di contattarmi, avendo saputo che non lo avevo dimenticato.
E' a Torino adesso, si occupa di sicurezza ed investigazioni. Ha una fidanzata bella e dolce che sta imparando ad amare, nonostante le difficoltà di lasciarsi andare dopo tante delusioni. E' ancora il solito pazzo a cui piace scherzare ma con quella profondità che dall'esterno non intuiresti mai. Ritrovarsi, dopo tanti anni, è stato un colpo al cuore. Di quelli belli.
Perché con C. era un'amicizia bella, autentica, fraterna. Quando ho perso in pochi mesi tre persone care, tra cui Cristiano, lui mi è stato vicino più di chiunque altro. Anche se non eravamo più nella stessa classe, da tempo. Lui aveva cambiato scuola e alla ricreazione lasciava i nuovi compagni per venire da me. Attraversavamo i corridoi come due cospiratori. Ricordo ancora di quella volta in cui mi raccontò la sua prima volta, che forse non sarebbe stata la stessa cosa se non l'avesse condivisa con me.
Io non so se questa è una nuova possibilità per riallacciare quello splendido rapporto. La distanza è tanta e tante le cose che non sappiamo l'una dell'altro. Però l'ho sentito emozionato, felice, ancora adolescente. Ed io ho sentito che quella parte della mia vita esiste ancora, che non è andata persa per sempre.