venerdì 29 giugno 2018

Brezza

E' un po' che non vi racconto il mare.
Eppure vado quasi ogni giorno, con una puntualità ed una costanza che sorprendono me per prima. 
Questa è stata una settimana ventosa ed io ho potuto assaporare appieno la brezza frizzante che mi si lanciava addosso. Non con la violenza di questo lungo inverno, ma con una carica di energia capace di spiazzarmi ad ogni passo. 
Ed il mare è uno spettacolo al quale i miei occhi non si abituano mai. Ogni giorno mi appare diverso, mi accoglie con l'entusiasmo di un amico che non mi veda da tempo, ma che in realtà ho incontrato appena ventiquattro ore prima. 
Mi soffermo a guardare le barche, che finalmente ora possono solcare le acque indisturbate con il loro frenetico lavorio. Sono belle e colorate, amiche silenziose che durante i mesi freddi se ne stavano in letargo sulla spiaggia, uniche compagne del mio peregrinare. Le fotografo spesso, come se avessero un significato più profondo che non riesco ancora a cogliere.

Fonte: webalice. it

Cammino tanto e poi torno a casa sudata ma felice. Il mio corpo mi piace di più, mi soffermo a guardarlo allo specchio al mattino quando mi sveglio o la sera prima di andare a dormire. Mi trovo più matura, più donna, più me stessa.
Forse sto imparando ad accettare i miei difetti e amare di più i miei pregi. Forse a trent'anni e poco più riesco a percepirmi maggiormente, a sentirmi davvero. E non so perché, ma mi sembra un piccolo grande traguardo, di quelli a cui badare gelosamente per non doverli perdere più. 

domenica 24 giugno 2018

A Piccoli Passi

E' domenica.
Finalmente domenica, dovrei dire, dal momento che alcune settimane sembrano non passare mai. Ho trascorso la mattinata a correre da una parte all'altra della città insieme a Fred, presi da tremila cose da fare. Non ci si dovrebbe rilassare, almeno in questa giornata?
Diciamo che lo stiamo facendo adesso, in due stanze differenti, in modo diverso. A ciascuno i suoi spazi, che poi è una cosa che non cambierei mai. Mi piace l'idea di rilassarmi da sola. Lui è di là, a pochi passi, lo sento respirare. So che c'è e tanto mi basta. 
Mi piace avere una stanza per me sola, sapere di poter riempire tutto lo spazio, allargarmi a dismisura, non dovermi comprimere. 
Mi piace questo sottile venticello che entra dalla finestra, vedere la tenda che lieve si discosta dalla finestra, ondeggiando.
E' bella l'estate, mi piace per tutta questa luce che mi colpisce ad ogni ora del giorno, fino a sera. E' una compagna d'inestimabile valore, una di quelle che non si possono barattare. 

Fonte: qualbuonvento. com

Ho visto la mia nuova amica E. diverse volte, in questi giorni. Sono stata a trovarla dove lavora, dal momento che lei non verrà più da noi.  Ieri mattina le ho portato la colazione, ha ripreso a mangiare quasi regolarmente. Anche il viso ha ripreso colore, e in generale mi pare che la sofferenza sia stata un poco accantonata, che si stia finalmente riprendendo.
Tutta la cattiveria che ha avuto intorno l'ha piegata ma non scalfita ed è un bene, perché non è una persona cinica e sarebbe stato un peccato se lo fosse diventata.
Mi ha detto che non ha amiche, perché in questi anni di storia d'amore si era rinchiusa lì dentro fino ad annullarle completamente. Ora ci sono io e mi è parsa contenta, ho avuto la netta sensazione che la mia presenza le piaccia, come a me piace la sua. 
Stiamo programmando la nostra prima uscita insieme e il solo pensiero di uscire con un'altra donna di un'età non troppo dissimile alla mia - ha sei anni in più - in questo posto, dopo cinque anni che ci abito, mi rende euforica come una scolaretta l'ultimo giorno di scuola. 
Sono stata molto selettiva, lo so. Qualcuno direbbe che lo sono stata troppo, che una qualunque delle mie tante conoscenze sarebbe stata una buona compagnia per una serata o due. Ma non me ne pento e non lo farò mai, perché questa sono io. Per me uno non vale l'altro. 

giovedì 21 giugno 2018

Nel Bosco

Il temporale è arrivato e poi fuggito via nel giro di trenta minuti. Ha squarciato il cielo, offuscato un tramonto dai colori intensi e vividissimi, bagnato la terra regalando un forte odore erbaceo che mi ha ricordato gli acquazzoni di agosto.
Dove vivevo prima di venire qui era sempre così. Pomeriggi di temporali violenti che in pochi istanti stravolgevano la natura e poi se ne andavano di punto in bianco, come una sfuriata. Li guardavo sempre con un misto di paura e di eccitazione. Era bello vedere tutta quell'acqua venire giù e sentire la pelle intorpidirsi per il fresco che l'accompagnava. In pochi istanti il giardino si riempiva di pozzanghere e qualche volta usciva un rospo dalla tana e mi stupivo sempre nel vedere quanto fossero strani, buffi e goffi. 

Ho sempre odiato la pioggia eppure ricordo quei momenti a guardare il temporale con un misto di nostalgia. Forse delle persone, più che delle cose. Gli zii, i cugini, la mia famiglia. Commentavamo il temporale come si trattasse di un evento stravagante ed epocale, quando in realtà capitava ogni santo giorno per almeno due mesi. Era bello starsene lì, tutti insieme, riuniti in uno stesso posto perché tanto non si poteva uscire. Bello assistere a quello spettacolo usuale come fosse qualcosa di incredibile.
E invece oggigiorno la gente non si stupisce più di niente. Vedo persone annoiate da qualunque cosa, la cui massima aspirazione è starsene seduta sul divano, immobile. 
E lì fuori so che c'è un mondo intero da esplorare, sentire, annusare, guardare, registrare. Comprendere.

Fonte: Terra Nuova
Forse la mia vacanza ideale, quest'anno, sarebbe in un posto magico, tra i boschi, senza gente intorno. Solo alberi altissimi, erba verde sotto le scarpe, ruscelli di acqua gelida e pura. Camminare per ore, tra ombra e sole, poi tornare in una stanza ampia con un letto rustico, lenzuola bianche e fresche, una gioia nel cuore capace di uccidere. 

venerdì 15 giugno 2018

Cinque Anni

Il quindici giugno, da tanti anni a questa parte, non è più un giorno qualunque per me.
E' il compleanno di Fred, che oggi ne compie 35.
Ed è anche il quinto anniversario dal mio trasferimento qui. In questa casa, in questa vita, in questo luogo. 
Avrei dovuto venir qui il giorno dopo ma Fred uscì prima dal lavoro, mi si piazzò sotto casa, volle a tutti i costi portarmi via quella sera. Caricammo l'auto che di più proprio non si poteva. Piatti e stoviglie, lenzuola, la mia cyclette in pezzi, valigie, asciugamani. Tutto quello che poteva entrare in una Walkswagen Polo, ci entrò.
Il sole era già basso, entrammo in questa casa trepidanti, investiti da un'emozione che non scorderò più. Ricordo le lacrime dei miei genitori, l'abbraccio di mio fratello, gli auguri dei miei cugini. Stavo stravolgendo la mia vita e tutti si mostravano più consapevoli di me.
Mio padre ci fece un discorso che quasi sembrava la predica di un prete sull'altare. Era visibilmente emozionato, ci disse che avremmo dovuto amarci tenendoci per mano, evitando le liti inutili, sostenendoci giorno dopo giorno, imparando anche a cedere qualche volta. 

Fonte: crescitapersonale. it

Cinque anni dopo posso dire di aver imparato a cedere.
Con fatica, perché non c'è lezione che non si apprenda senza un poco di sudore. Ma è un dato di fatto che cinque anni fa non sapessi farlo e adesso invece si. L'ho imparato perché non potevo fare altrimenti e perché sono perfettamente consapevole che l'orgoglio sia il più grande nemico dell'amore. Se avessi ribattuto ad ogni parola storta, se avessi messo il muso contro ogni nervosismo, se avessi impuntato i piedi tutte le volte...ora non saremmo qui. 
E lo so che lo ha fatto anche lui. Forse più lentamente, perché è testardo e volitivo, ma per amor mio qualche volta un passo indietro l'ho visto fare anche a Fred.

Sto bene in questa vita, anche se lo so che non è perfetta perché vite perfette non esistono.
Però è quella che volevo e mi sembra già tanto. Mi sembra già tutto.
Quando intraprendi una strada non saprai mai come andrà il giorno dopo, figurarsi dopo cinque anni. Fondamentalmente non so dove sarò domani o tra un mese o tra un altro lustro. So che oggi, in questo esatto istante, non vorrei essere in altro luogo che qui. Con Fred, in questa casa, ad un passo dal mare, con le dita incastrate nelle sue. 

sabato 9 giugno 2018

Domani

Fonte: thoughtco. com

Domani è giorno di votazioni per il sindaco, qui.
Ed io sono in fermento come se quella candidatura a consigliere l'avessi accettata. Mi rendo conto di essermi attaccata a questo luogo in modo viscerale, come se ci fossimo vicendevolmente scelti nonostante le imperfezioni e le problematiche di entrambi. Siamo entrati in connessione e ci sono parti di questo posto che amo incondizionatamente e per le quali lotterei come fa una mamma per i suoi piccoli. Parteggio ancora per le persone che ho sostenuto finora e qualora le cose dovessero andare male, ne resterei delusa.
Sono convinta, però, di aver imboccato la strada giusta a marzo. Una scelta presa con un pizzico di ritrosia e dispiacere, ma che si è poi rivelata la migliore. Non mi piace espormi fino a questo punto, non avrei voluto la mia faccia sui bigliettini che ora in tanti stanno distribuendo ovunque. Non sarei riuscita a fare lavoro di squadra, non avrei sostenuto il peso di un incarico di tale portata per cinque lunghi anni. Le discussioni, gli incontri a tarda sera, il tempo libero ridotto, il telefono intasato, la gente che ti ferma per la strada.
Certo, lo avrei fatto per una causa in cui credo. Ma forse anche questa causa non sarebbe stata  sufficiente a farmi sentire bene, nel posto giusto e al momento giusto. Ho la passione ed il fervore idonei all'interno di un carattere inadatto a determinati ruoli. 
Spero di poter fare qualcosa di buono per questa nuova casa senza dover necessariamente entrare in Comune. Intanto non posso fare altro che sperare ci entrino le persone giuste.

domenica 3 giugno 2018

Mi Piace

Mi piace la mattina presto, quando ti abbraccio da dietro e sento la tua schiena rimbalzare sul mio sterno. 
Mi piace riempire ogni spazio, aderire al tuo corpo come se potessimo incastrarci alla perfezione.
Mi piace il tuo calore addosso, quella sensazione di completezza che mi fa venire le lacrime agli occhi. 
Mi piacciono quei battiti forsennati, quel ruggito d'amore che mi scoppia dentro.
Mi piace quel brusio incosciente che sento a livello dell'anima, quella voglia di appartenerti, quel bisogno di tenere il mondo fuori dalla stanza.
E potrei stare ore, così. A regalarti le mie sensazioni provando ad immaginare le tue. 

Abbraccio di Catia Biso
E chissà se lo senti anche tu il cuore che mi sbatte contro la gabbia toracica per il troppo correre.
Chissà se invece stai già pensando ad altro, al lavoro, ad una nuova giornata che inizia, a voci diverse o anche solo ad un'altra canzone.

venerdì 1 giugno 2018

Frammenti

E' strano come in un solo giorno la vita sulla spiaggia, al mattino presto, sia cambiata drasticamente.
Ieri trentuno maggio c'era ancora il consueto afflusso, ridottissimo, visto l'orario.
Questa mattina, primo giugno, era tutto un brulicare di ombrelloni, sdraio, colazioni nei chioschi sulla riva. Meno cani liberi, più anziani che prendevano posto sui lettini.
Continuano inoltre i lavori sulla zona fortemente rovinata dall'erosione di fine marzo e vedere che tutto procede bene mi dà un senso di compiutezza che non so spiegare. 

Fonte: ilgiornale. it


Alla mia nuova amica E. è successo qualcosa. Qualcosa che non posso scrivere qui ma che mi rende profondamente triste. Sono stata una giornata intera a pensare a come potessi aiutarla, ma la verità è che ci sono situazioni in cui non puoi fare nulla, se non offrire un appoggio morale, magari una spalla, una telefonata, un sorriso, un messaggino.
Io non l'avrei trattata così male una ragazza così. Ma era triste da tempo, lo si leggeva dietro quegli occhi azzurri e anche al di là di quei sorrisi meravigliosi. Provo amarezza nel pensare che le nostre mezzore in negozio, a ridere dell'oroscopo e di tante altre sciocchezze, sono probabilmente già finite. Perché lei non oserà tornare di nuovo nel posto in cui sono venuti a prenderla, arrabbiati. E saperla in lacrime ora mi distrugge. 
La vita è un puzzle strano, incompiuto, di quelli a cui manca sempre qualche pezzo. A volte sui bordi, marginale, quasi ininfluente. A volte al centro, piccoli particolari che avremmo voglia di guardare ma che restano buchi frastagliati. E le persone che ami sono spesso quelle che più ti feriscono, che non comprendono, che non sanno guardare al di là del proprio naso. Così egoisti da volerti lì, solo per loro, a curare le loro fisime e al contempo a tarparti le ali. Pretendono ogni tuo respiro, ti trattano come una proprietà che non affitterebbero mai. La terrebbero chiusa, al buio, con le ragnatele ad ogni angolo...pur di non vederla risplendere insieme a qualcun altro.
Genitori, mogli e mariti, amici di vecchia data. Trappole mortali nelle quali ci si invischia, a volte, fino al collo. Fino a farsi strozzare. 
Questi sono i rapporti di cui ho paura. Quelli in cui se osi uscire dalla carreggiata che hanno tratteggiato rigidamente per te, allora meriti di essere bandito. Cacciato, umiliato, buttato via. 
Di colpo non vali più nulla. Sei uno zero assoluto.