Di politica io ho sempre letto ma parlato poco. Perché purtroppo è uno di quegli argomenti che tende a farmi infervorare, che tirano fuori l'inevitabile peggio di me.
Anche quando ne sento parlare in negozio conto fino a dieci per evitare di dire la mia. Mi mordo la lingua, guardo il soffitto, evito di ascoltare e soprattutto di ribattere. Lo faccio da sempre, ancora da prima che in un negozio ci entrassi per lavorare.
Mi conosco abbastanza da sapere che non sono in grado di sostenere una conversazione normale, senza ribollire come il pentolone di una strega che prepara veleni.
Perché? perché la politica non è cosa astratta. Non è qualcosa che ci coinvolga da lontano, sullo schermo di una televisione come un bel film.
Non è qualcosa da cui ci si possa esimere di avere un'opinione.
La politica determina le vite di noi tutti, in un certo senso le gestisce. E proprio per questa ragione mi pesa come un macigno non avere un candidato premier da apprezzare, da ritenere giusto e genuino, da seguire con fervore.
Mi distrugge pensare di essere a pochi giorni dal voto e non sapere ancora quale casellina barrare. Perché non c'è qualcuno che mi dia pensieri giusti, che mi faccia sentire parte di qualcosa, di un sentire comune. Nessuno che desideri vedere al Governo. So chi non voglio assolutamente ci salga, ma non ho idea di chi sia meglio mandarci. E questo pensiero, questa incertezza, mi rende estremamente irrequieta.