mercoledì 31 gennaio 2018

Un Piccolo Mondo

Dopo tanto tempo ad adorarlo, ho capito perché mi piace tanto il mare. Perché lo cerco, perché ne avverto la mancanza, perché sulla spiaggia mi sembra di ricominciare a respirare.

Fonte: tgcom
Ne ho bisogno perché è vasto, immenso, sconfinato. Perché mi fornisce tanto spazio.
Non sono fatta per i luoghi piccoli ed angusti. Non sono fatta per il buio, per le piccole stanze, per gli ascensori in cui manca il fiato, per le gallerie strette e cupe.
Dopo aver vissuto per tutta la vita in una casa di centoventi metri quadrati con vasto giardino in aperta campagna, questo appartamento mi sembrò minuscolo. Mi innamorai, però, del terrazzo. Generoso, largo, lungo. Mi sembrava una sorta di finestra verso l'esterno, una via di fuga per lo sguardo. 
Ho arredato questa casa con tutto l'amore che si può nutrire per quei sogni per cui si è tanto lottato. Un pezzo lì, un pezzo qui: senza riempire troppo, perché lo spazio doveva essere nostro e non delle cose, non degli oggetti inutili. 
Eppure soffro un po' quando mi siedo tra il frigo e la tavola e non riesco a muovermi. Schiacciata, circondata, oppressa. 

Intendiamoci: questa casa per due persone basta e avanza e ad una persona normale, con esigenze e desideri nella media, potrebbe sembrare una piccola reggia. Lo è anche per me. La amo come un pezzo di noi due, come una creatura che stiamo crescendo insieme, Fred ed io. 
Però non vogliatemene se sento l'esigenza di uscirne, ogni tanto. Di portare lo sguardo altrove, di osservare gli alberi svettare verso l'alto, le strade intrecciarsi agli incroci, il cielo dipingersi di colori sempre diversi, il mare estendersi fino all'orizzonte e anche oltre.
Ho bisogno di questo continuo contatto con il mondo, con i suoi ampi spazi. Abbiamo un pianeta intero e lo trattiamo come una discarica, anziché averne cura come un rifugio prezioso. 

domenica 28 gennaio 2018

Il Sole di Gennaio

Una domenica di tempo bello, trascorsa con mia madre a ridere e parlare con le facce contente rivolte al sole.
Sembrava una bella giornata di marzo ma siamo solo alla fine di gennaio. I dolori mestruali mi sfracellavano il ventre ma era bello essere lì su quel balcone, a guardare la natura espandersi verde e rigogliosa di fronte ai miei occhi, ascoltando la voce melodiosa di chi mi ha messo al mondo in una giornata tremendamente calda di trentadue anni fa.

Fonte: messaggeridelmare. it

E allo stesso tempo voler piangere perché martedì si opererà ed io non sarò insieme a lei.
Ci saranno mio padre e mio fratello, certo, ma non io. Non io che sono sua figlia. 
Ci sarò col pensiero e con tutte le cellule del mio corpo ma queste cellule non le saranno fisicamente vicine. Non potrò abbracciarla, confortarla, soccorrerla in caso di bisogno. 
Non potrò ricambiare tutto quell'amore, quell'ansia, quella bramosia di aiutarmi che ha contraddistinto la sua esistenza.
Sarò la figlia lontana, quella che non può lasciare il lavoro e la sua vita. 

Rientrando in auto per andare via ho provato la terrificante sensazione di abbandonarla nel momento del bisogno. Ed ho il presentimento che non mi lascerà tanto presto, che resterà qui con me, all'altezza del petto, per tutto il tempo che ci vorrà a vederla di nuovo in piedi. 

sabato 27 gennaio 2018

Girotondo

Questa settimana il tempo è stato particolarmente clemente e difatti sono uscita a camminare tutte le volte che mi ero prefissata, senza dover ricorrere a ben più tristi piani b. 
C'era più gente in giro rispetto ai due mesi precedenti, come se si cominciasse già a percepire aria di primavera, che pure è ben lontana ma non così tanto. Immagino che avremo ancora delle giornate fredde, piovose, ventose e tipicamente invernali ma questa settimana ci ha fatto intravedere cosa sarà questo luogo fra un paio di mesi e l'euforia è cresciuta ai massimi livelli. 

Fonte: fotocommunity. it

Mi sento sempre più parte integrante di tutta la terra che calpesto. Un pezzo di strada, le foglie ormai ridotte a cenere, i marciapiedi nuovi e quelli vecchi, il cielo che cambia ad un ritmo vertiginoso. Mi sento grata per la sensazione di vita che mi esplode dentro quando la gente mi saluta per la strada, come se non fossi più un elemento esotico ma facessi ormai parte del posto come chi qui ci è nato. 
Forse era questo che mi mancava, questo che non mi faceva sentire completamente a mio agio. Sebbene conoscessi già tante persone, considerando il lavoro che svolgo, avevo bisogno di ritrovare quell'atmosfera allegra e conviviale che vivevo tutti i giorni nella piazza del mio paese. Quella sensazione di appartenenza quando saluto il gommista, un galante signore in bicicletta, la mia bella coppia di vecchine, una mamma con la bambina, gli operatori ecologici. 
Ora mi sento parte del quadro ed è come chiudere un cerchio. Come poter dire: questo è il mio posto, non voglio scappare più. 

mercoledì 24 gennaio 2018

La Folle Corsa

Certo sarebbe bello se ogni tanto riuscissi a concludere una qualunque azione con metodo senza prima essermi distratta cento volte. A conti fatti penso che la mia vita scorrerebbe più lineare e tranquilla, senza quel carico di ansia latente del non riuscire a fare tutto. 
Per farvi capire meglio, vi descrivo una situazione tipo: devo rassettare la cucina. 
Logica direbbe di iniziare e concludere la faccenda nell'arco di venti minuti, restando all'interno della stanza, prendendo le cose per il verso giusto e portarle a degna conclusione. Ma in realtà da quando comincio a quando finisco sono uscita in terrazzo tre volte, sono andata su e giù per la scala a chiocciola come un'indemoniata, ho rifatto il letto, steso ad asciugare il bucato, passato l'aspirapolvere in bagno, bevuto un po' d'acqua, differenziato l'immondizia. E nel frattempo ho ripreso in mano e lasciato la cucina tutte le volte necessarie per fare quella serie di cose lì.
Quando è chiaro persino a me che avrei potuto iniziare e finire quel lavoro soltanto e poi dedicarmi a tutto il resto. 

Fonte: pierpaolofarina. it

E' un classico, praticamente la storia della mia vita. 
Quando mi chiedono se seguo questa o quella serie tv che tanto coinvolge schiere di giovani la mia risposta è sempre no. Perché il mio interesse è così labile ed aleatorio che mi risulta faticoso stare ferma di fronte al televisore senza fare anche qualcos'altro. Guardare un'intera serie a puntate per me è cosa estremamente rara, poiché presuppone che mi piaccia al punto da tenermi incollata in un posto, con la mente che non fugga altrove come fa sempre, anziché: spulciare Instagram, alzarmi cinque o sei volte, pensare a quello che dovrò fare domani, salire sopra a prendere qualcosa che non mi servirà prima di tre lustri, magari anche fare il giro dell'isolato e visto che ci sto portare a spasso pure i cani del vicinato. Ma porca miseria!!

Al giorno d'oggi questo trottoleggiare senza arte né parte lo si definirebbe disturbo dell'attenzione, ma poiché sono andata a scuola in un'epoca in cui di queste faccende non si parlava ancora, posso ancora pensare che si tratti solo di una stravaganza del carattere, di un bizzarro modo di comportarsi. 
Forse un giorno riuscirò a districarmi tra questa ingarbugliata e caotica matassa di cose strambe, prenderò il toro per le corna, mi metterò seduta e riuscirò a stare buona e calma senza interruzioni. 
Ma fino ad allora...fatemi andare a vedere se i panni stesi si sono asciugati. 

martedì 23 gennaio 2018

Capogiri

Anche se c'è il sole, oggi non mi sento bene.
Purtroppo ho un'allergia alimentare che mi porto dietro da tanti anni e se in casa riesco ad evitare l'alimento incriminato semplicemente bandendolo dalla mia cucina, quando sono fuori le cose si complicano. Basta che ne ingerisca una quantità infinitesimale ed il mio corpo lo recepisce subito come un veleno contro cui combattere ad armi spiegate. 
Stamattina mi sono svegliata dolorante dopo una notte di sonno perfetto. Ho iniziato a sudare freddo e le fitte erano spilli acuminati che non mi davano tregua. La "crisi" è durata al massimo un quarto d'ora, dopodiché mi sono rimessa a letto ancora un po' e alla fine sono uscita a camminare. 
Avevo paura di poter stare male nuovamente e per tutto il tragitto ho avuto la sensazione di poter svenire da un momento all'altro. Sentivo la musica attutita, le gambe intorpidite, il corpo freddo sebbene l'aria si stesse scaldando ed io camminassi ad un buon ritmo. 
Mi sono sentita meglio sotto la doccia bollente ma poi, in mezzo alle tante cose da fare qui in casa, è tornata quella sensazione di cadere giù, come un corpo inerte. 
Fra poco meno di un'ora dovrò essere a lavoro e non posso fare a meno di chiedermi come farò a combattere questo senso di sonnolenza che mi fa tenere gli occhi aperti a fatica. 

Fonte: creators. vice. com

L'ultima volta che sono stata così male era il giorno del Funerale di mio zio, il 30 aprile scorso. Una nipote della zia aveva cucinato per tutti e anche se non me la sentivo di mangiare, alla fine avevamo deciso di restare per non crearle dispiacere.
Assaggiai solo tre rigatoni con il sugo, dopodiché riuscii a versare il resto del mio piatto su quello di mio fratello senza che la signora se ne accorgesse. 
Feci l'intero viaggio di ritorno da Napoli con un dolore atroce che mi invadeva tutto il corpo, capogiri, una sorta di febbre che mi devastava. Tornata a casa mi infilai a letto, sfibrata. 
E c'è ancora gente che mi dice:" Ma dai, ce ne sta giusto una puntina, ti pare che ti faccia male?". Si, mi farà male. Ed è spiacevole constatare che anche certi parenti non si rendano conto che non è un capriccio ma un problema effettivo e conclamato. 

domenica 21 gennaio 2018

Il Gatto Scomparso

I gatti non appartengono a nessuno. I gatti sono creature indomite e fiere che amano senza esitazioni, ma anche e soprattutto senza servilismi.
Non ti guardano come se fossi il loro padrone né pensano che tu lo sia. Ti guardano come se foste simili, due pari grado. 
Negli occhi di un gatto puoi vedere l'infinito. Sono così enigmatici e misteriosi che non riuscirai a decifrarli neanche dopo una vita insieme. Penserai di poterlo fare, forse, ma non accadrà realmente. 
Un gatto ti insegnerà cosa significa sedurre: sfuggente, carezzevole, intrigante. Un essere ammaliatore che ti fulmina con uno sguardo e poi fugge via, già stanco di te. 
Ma sbaglierai nel pensare che un gatto non possa volere bene. Un gatto ama incondizionatamente, ma non ti darà mai la certezza che lo stia facendo. Ti terrà sempre sul filo del rasoio, avvicinandosi per una carezza e poi voltandosi altrove. Tornando quando gli farà comodo, come un amante scomposto che voglia solo il tuo corpo. 
Un gatto ti si struscia addosso, ti fa le fusa, magari ti dorme anche addosso. E poi ti ringhia, alza il pelo, si fa le unghie per prepararsi alla lotta. E' addomesticato ma senza mai dimenticare la sua parte felina, quella zona randagia, mistica e selvaggia che lo rende simile solo a se stesso. 
Come lo so? Beh, lo so perché sono un gatto anche io. O lo sono stata. O lo sarò, di nuovo, in un'altra vita, presso un'altra epoca. Quando di Sara non mi ricorderò neanche il nome. 

Fonte: qzlife. it

Intanto il gatto della mia famiglia è scomparso. Da un mese, ormai.
E no, non sono triste. Lo sono stata un pochino, ma poi è passato.
Perché io non voglio credere che sia andato a morire lontano come fanno i gatti quando stanno male. Io voglio credere che sia andato incontro ad una nuova avventura, presso un prato ancora più verde, magari insieme ad altri gatti che lo capiscano più di quanto potevamo farlo noi, bipedi dalla dubbia utilità. 
Un gatto nasce libero e prima o poi avrà voglia di esserlo nuovamente. Rincorrerà la sua natura, forse esitando un po', ma poi accettandola senza guardarsi indietro. 
Corri spirito libero. Corri e non fermarti mai. Cavalca nuovi orizzonti, annusa un'aria nuova, gioisci di nuovi tramonti e annusa l'alba di cieli diversi. 
Mi piaceva guardarti dormire, era bello starti accanto e sentire il tuo corpicino vibrare al tocco delle mie dita. Vai dove vuoi, ma non rimpiazzarmi. 

venerdì 19 gennaio 2018

Sabbia Tra Le Dita

A volte ti trovi di fronte ad una pagina bianca con una gran voglia di scrivere ma la mente totalmente annacquata. Cerchi di trovare le parole, di scovarle in qualche zona recondita del tuo cervello e invece ti accorgi che non c'è niente se non una grande inquietudine di fondo. 
E puoi provare a scacciarla quanto vuoi, ripetendoti quel mantra di vita ottimista che hai deciso di far vivere giorno dopo giorno dentro di te, ma non c'è sorriso che tenga: a volte anche gli stati irrequieti vanno accolti.

Fonte: fotocommunity
E' un venerdì piovoso, con il cielo grigio, il mare molto mosso ed un vento che ti frusta la faccia. Stamattina sono uscita comunque, sentivo il bisogno di mettermi in moto a prescindere da quello che avrei trovato fuori. Le strade erano zuppe, sul mare non c'era nessuno tranne me ed un tizio che si faceva i selfie per poi fuggire subito dopo. E' questa la differenza tra chi ama realmente il mare e chi ha solo voglia di mostrarsi accanto ad esso. 
Se ami il mare lo guardi, lo contempli, quasi ti fondi a lui. Ti lasci abbracciare dal suo cattivo umore allo stesso modo che dalla sua gioia. Non è solo lo splendido sfondo di una bella foto: è anche e soprattutto uno stato d'animo, un amico che ti sa comprendere. 
C'erano dune di sabbia bagnata ovunque, a prendersi gioco di coloro che cercano di mantenere sempre pulito e fruibile il lungomare. In inverno è una lotta impari, anche in casa. C'è sempre sabbia sul balcone e non si riescono a tenere abbastanza puliti neanche i vetri delle finestre. Ce l'abbiamo dappertutto i granelli. E il vento a volte è così forte che si fatica persino a stare in piedi. 
Ma che vi devo dire, ne vale la pena ugualmente. Perché quando poi esce il sole ti senti così forte ed invincibile che il sorriso ti esce spontaneo, senza forzature. 

Non si può essere infelice quando si ha questo: l’odore del mare,
 la sabbia sotto le dita, l’aria, il vento.
(Irène Némirovsky)

martedì 16 gennaio 2018

Perfetti Sconosciuti

Aspettavo di vedere "Perfetti Sconosciuti" dal momento in cui è uscito nelle sale, solo che poi non ce n'è mai stato modo prima di ieri sera. 
E alla fine mi è rimasto l'amaro in bocca. O il dente avvelenato. 



Mi piace il cast per intero, apprezzo i singoli attori. E la storia in sé non descrive altro che lo svolgersi di una cena tra alcune coppie di amici. All'apparenza tutti innamorati, alla realtà dei fatti un piccolo spaccato di realtà in cui ognuno ha un segreto da nascondere. Non solo verso il partner ma anche verso quegli amici con cui ha trascorso una vita intera.
A dirla tutta non mi scandalizzo. Io non penso che conoscere un'altra persona significhi sapere tutto ciò che le passa per la testa né tutto quello che fa.

Questo film mi ha fatto pensare ancora una volta che la trasparenza non paga e che la sincerità sia un mezzo autolesionista. 
Se il mondo fosse meno bacchettone e moralista, se tutti accettassimo le zone oscure di noi stessi e delle persone che amiamo senza farne un dramma, non ci sarebbe bisogno di nascondersi.
E non parlo necessariamente di tradimenti, parlo di tutto ciò che ci fa sentire non allineati. Diversi. Pianeti distanti e un po' soli.

Uno dei protagonisti scopre di essere gay ma tutti gli altri pensano che esca con una donna. Ha paura del loro giudizio, paura di confrontarsi con un mondo che non accetta alcuna deviazione da ciò che reputa giusto e perfetto. Ed è veramente un mondo sporco e bastardo quello che ti impone il silenzio piuttosto che darti modo di essere la persona che sei, con tutte le tue contraddizioni.

Non voglio neanche affermare che il tradimento sia giusto ma solo che, molto probabilmente, non siamo tutti programmati per filare dritti come soldatini. 
Tra gli amici di questa fantomatica cena ce n'è uno che ha una moglie che ama, un'amante che è moglie di un caro amico ed una terza che lavora con lui. Tre donne, un solo uomo. E' uno stronzo? una persona orribile? un egoriferito? probabilmente. Ma è anche un essere umano costretto a celare le sue tante debolezze. Neanche per un istante ho pensato che non amasse la moglie: penso piuttosto che non sappia amare lei sola. E c'è differenza. 

Se proprio dovessi giungere ad un voto complessivo sul film gli darei un sette pieno. Nonostante l'amaro in bocca e il dente avvelenato di cui sopra mi ha dato modo di riflettere su quanto siano sconfortanti i rapporti umani. Possiamo metterci tutta la buona volontà di questo mondo ma non è detto che basti, che sia sufficiente. 

lunedì 15 gennaio 2018

Blue Monday A Chi?

Dicono che oggi sia il Blue Monday, il giorno più triste dell'anno.
Non so dirvi quanto mi facciano sorridere ed irritare al tempo stesso determinate affermazioni. Triste per chi? e perché?
Pare sia il frutto di un'equazione matematica che prende atto del freddo, dei conti in rosso dopo le spese natalizie, dei chili di troppo, della malinconia per aver ripreso il lavoro. Non mi stupisce che dietro una concezione tanto depressa vi siano gli inglesi e i loro paesaggi nostalgici e nebbiosi. Probabilmente se vivessi in quelle zone sarei la prima a deprimermi, a voler cercare una via di fuga qualunque pur di non attraversare un panorama tanto ostile.

Fonte: executivegrapevine. com

Ma fortunatamente non sono inglese. Vivo in Italia, c'è un bel sole quasi primaverile, un cielo limpido e privo di nuvole. Non ho preso chili in più durante le feste, quello che ho speso era giusto spenderlo e l'aver ripreso il lavoro non ha messo in moto nessun dispiacere molesto. Freddo non ce n'è, o quantomeno è assai lontano da quello che ricordo di aver vissuto anche solo lo scorso anno. Insomma: chissene frega del Blue Monday. Io voglio un lunedì qualunque, denso delle solite cose da fare senza fasciarsi troppo la testa e privo di malumori e tristezze.
Propongo un po' di buonumore che sconfigga certe credenze sciocche che lasciano il tempo che trovano. Non fatevi contagiare: resistete sempre e andate avanti.

venerdì 12 gennaio 2018

Sullo Step

Fonte: Persona e Comunità

Questa mattina avrei voluto andare a camminare. Avevo messo la sveglia, preparato gli abiti sportivi e la solita tovaglietta con la tazza girata per una colazione veloce ma completa prima di uscire.
Mi sono alzata prima ancora che la sveglia suonasse, fuori la pioggia scrosciava, mi è venuta un po' di malinconia. E allora mi sono rimessa a letto, ho definitivamente disattivato l'aggeggio che sarebbe suonato non prima di un'ora e ho ripreso il mio sonno.
Ho sognato mio fratello e anche questa casa, sebbene fosse un po' diversa. C'era una porta strana tra la camera e il portone principale. E al di là mi arrivavano le solite voci concitate dei vicini. Mi sono svegliata di soprassalto, stavano uscendo sul serio per portare i bambini a scuola. Non pioveva più ma il cielo era grigio, minacciava nuove piogge.
E allora sono salita sopra e sono rimasta sullo step per settantadue minuti, ascoltando musica e cantando, liberando un po' di quelle energie che al mattino sento di dover necessariamente scaricare. Quando sono scesa era spuntato il sole, ben magra consolazione ma felice prospettiva per la giornata di domani, quando nulla mi fermerà dall'indossare le mie scarpette e volare via.

Mi ha fatto sorridere che un cliente si sia "lamentato" con il mio compagno, in negozio, asserendo che questa mattina, in strada, non l'abbia salutato.
Non lo vedo da prima di Natale, oggi non sono uscita a camminare, e questo tizio dice di avermi vista. Proprio vero che la gente ti manderebbe in galera con tutte quelle cose che crede di aver visto ma che in realtà non sono mai avvenute. 

martedì 9 gennaio 2018

Come un Gabbiano

A volte, quando cammino sul mare, di fronte a tanta bellezza mi sento sopraffatta.
Ovunque si poggi il mio sguardo scorgo una perfezione tale che mi sovrasta. E' tutto così meraviglioso che il cuore sembra scoppiarmi in petto, voler fuoriuscire dal suo caldo alloggio e fuggire via.
Librarsi in aria, volare insieme ai gabbiani, raggiungere le nuvole e poi cadere di nuovo giù, in picchiata, fino a toccare le onde.

Fonte: nonsprecare. it

E' gioia pura, pura estasi, puro incanto.
Così forte e struggente da non saperlo spiegare, da non poter trovare parole capaci di descriverne l'intensità.
Questo mare mi è entrato dentro, fa parte di me quanto i miei gesti, le mie imperfezioni, tutte quelle piccole manie. Lo sento addosso, lo sento tra i capelli, lo sento sugli occhi che non possono volgere lo sguardo, rapiti. 
Mi sento così grata di poter godere di questo spettacolo quasi ogni giorno che vorrei urlarlo a squarciagola. Ma poi penso che no, sia meglio tacere.
Accoglierlo in silenzio, quasi gelosa, così possessiva da volerlo per me sola.
Stiamo meglio in silenzio, senza nessuno, senza gente intorno che invada i nostri spazi di quiete e rigenerazione. 
Solo io e io il mare. Inseparabili, indissolubili, due facce di una stessa medaglia. 

sabato 6 gennaio 2018

Lanterne Nel Cielo

Centomila vite fa, inseparabili.
Ora dove sei, adesso cosa fai?
D'improvviso penso a te
D'improvviso penso...
Che ti vorrei sentire anche per un istante
Ti vorrei abbracciare come ho fatto sempre
Ti vorrei guardare senza dire niente.
(D'Improvviso, Lorenzo Fragola).

Fonte: lamenteemeravigliosa. it

E' strana la vita, perché talvolta mette qualcuno sul nostro percorso e poi di punto in bianco ce lo toglie. Ce lo porta via, ce lo strappa di dosso. Ci fa capire che dobbiamo voltare pagina, smettere di essere quelli che siamo stati un tempo, rinnovarci.
Avevo un amico che si chiamava Cristiano. Gli ho voluto un bene dell'anima e ne ho scritto tante volte su queste pagine. E' morto che aveva appena compiuto 19 anni, dopo 3 anni di immeritate sofferenze. Mi torna in mente all'improvviso, come se non se ne fosse mai andato, come se fosse qui da qualche parte a ricordarmi che posso rivolgermi a lui in ogni caso. Anche se non ha più un corpo, anche se a volte fatico a ricordare la sua voce. Anche se certe canzoni che cantavamo insieme mi fanno piangere ancora.

Io non credo di essere una di quelle persone capaci di dimenticare. Di arrendersi al fatto che la morte o la vita diano e tolgano a loro piacimento. 
Credo di non essere abbastanza forte da capire che è così che vanno le cose. Fare spallucce, arrendermi all'evidenza, comprendere. 
Conosco tante persone ma è difficile, per me, decidere di far entrare qualcuno in una sfera più intima e personale. Quando succede, poi non riesco a distaccarmene senza pensare che sia un'ingiustizia. Forse è anche per questo che lotto tanto affinché questa vicinanza non si raggiunga mai. Sfuggo, sguscio via, mi rendo poco disponibile. E' un processo inconscio che probabilmente attuo per evitare di soffrire. Perché tanto lo so che non sarà per sempre, lo so che prima o poi finirà. E non ha senso dirsi che a volte ne può valere comunque la pena, che certi attimi possono avere un peso anche se non avranno un seguito, anche se un giorno tutti saremo spazzati via da questa Terra. Razionalmente mi rendo conto di ogni cosa, ma capirla sul serio è un altro conto. 

martedì 2 gennaio 2018

Buoni Propositi? No, Grazie.

Per un attimo ho pensato che avrei potuto scrivere un post di buoni propositi. 
E' così che si fa, no? C'è chi riempie intere pagine di agende nuove di zecca con tutte le cose che conta di voler fare nell'arco di un anno.
Ma io no, io a queste cose non penso mai. La sola idea di pormi degli obiettivi che abbiano lo stesso aspro sapore di obblighi e doveri mi fa venire l'orticaria. 
Odio dovermi caricare le spalle di nuovi pesi a cui rendere conto giorno dopo giorno: mi sembrano essercene fin troppi. La vita è già piuttosto intrisa di cose da fare o a cui dedicare le nostre energie ed un nuovo anno non deve assumere le sembianze di una ghigliottina pronta a cadere sulle nostre teste.

Fonte: chedonna. it

Voglio attraversarlo spensieratamente questo 2018. E l'unico vero proposito che sento di voler mantenere è quello di vivere con allegria ed ottimismo. Di ridere, di coltivare bei pensieri, di avere fiducia in me stessa e in chi mi è intorno.
Che non è un peso e non è neanche un obbligo. E' solo il desiderio di una serenità che venga prima da dentro e poi si manifesti anche all'esterno, nella vita di ogni giorno. Questo si che è un impegno quotidiano, maturato ormai da diversi mesi, e che mi ha dato lo sprint necessario per sentirmi felice nonostante una vita non perfetta. Perché vite perfette non esistono, e allora tanto vale cercare di stare bene all'interno delle proprie scarpe, apprezzando la propria faccia davanti allo specchio e augurarsi che tutto proceda senza scossoni violenti.