Dopo tanto tempo ad adorarlo, ho capito perché mi piace tanto il mare. Perché lo cerco, perché ne avverto la mancanza, perché sulla spiaggia mi sembra di ricominciare a respirare.
Non sono fatta per i luoghi piccoli ed angusti. Non sono fatta per il buio, per le piccole stanze, per gli ascensori in cui manca il fiato, per le gallerie strette e cupe.
Dopo aver vissuto per tutta la vita in una casa di centoventi metri quadrati con vasto giardino in aperta campagna, questo appartamento mi sembrò minuscolo. Mi innamorai, però, del terrazzo. Generoso, largo, lungo. Mi sembrava una sorta di finestra verso l'esterno, una via di fuga per lo sguardo.
Ho arredato questa casa con tutto l'amore che si può nutrire per quei sogni per cui si è tanto lottato. Un pezzo lì, un pezzo qui: senza riempire troppo, perché lo spazio doveva essere nostro e non delle cose, non degli oggetti inutili.
Eppure soffro un po' quando mi siedo tra il frigo e la tavola e non riesco a muovermi. Schiacciata, circondata, oppressa.
Intendiamoci: questa casa per due persone basta e avanza e ad una persona normale, con esigenze e desideri nella media, potrebbe sembrare una piccola reggia. Lo è anche per me. La amo come un pezzo di noi due, come una creatura che stiamo crescendo insieme, Fred ed io.
Però non vogliatemene se sento l'esigenza di uscirne, ogni tanto. Di portare lo sguardo altrove, di osservare gli alberi svettare verso l'alto, le strade intrecciarsi agli incroci, il cielo dipingersi di colori sempre diversi, il mare estendersi fino all'orizzonte e anche oltre.
Ho bisogno di questo continuo contatto con il mondo, con i suoi ampi spazi. Abbiamo un pianeta intero e lo trattiamo come una discarica, anziché averne cura come un rifugio prezioso.