giovedì 28 settembre 2017

Come Una Leonessa

I miei giorni preferiti sono quelli in cui mi sento forte come una leonessa.
Mi alzo già carica, fuori ci sono il sole ed un bel tepore. Dentro sento ruggire la voglia di fare, la positività, l'allegria, l'ottimismo.
Sono i giorni in cui penso di poter riuscire in qualunque cosa. Giorni in cui potrei vendere la mia vitalità un tanto all'etto. 
Accendo la musica, ballo per la casa, tutto quello che faccio non mi comporta fatica. 


Fonte: sfumaturedimagia. com

Durante le ferie ho letto un manuale che mi ha aiutato molto. Non contiene la soluzione per essere sempre felici né quella per affrontare le situazioni che ci capitano al meglio.
Tuttavia mi ha acceso qualcosa dentro, una voglia di farcela che non saprei descrivere. 
Io voglio essere positiva.
Voglio sorridere, voglio coltivare solo bei pensieri.
Desidero vivere in pace con chi mi è intorno, lavorare bene, sentire l'energia che mi scorre nelle vene. A volte ne rileggo alcune pagine per motivarmi di nuovo, perché tutto quello che è stato scritto lo sapevo già e forse avevo solo bisogno di vederlo tatuato nero su bianco. Avevo già iniziato questo percorso e necessitavo di un'ulteriore spinta in questa direzione.

Io sono forte. Il mio sorriso può tutto. 
Questi potrebbero essere gli anni migliori, devo fare in modo che non vengano contaminati da niente e da nessuno. Volere è Potere. Io voglio, quindi Posso.

Sekhmet è la dea egizia simbolo dell'affermazione di sé, della capacità di combattere e guarire. E' la dea che spinge ad essere Regine della nostra esistenza. Il suo è un archetipo che richiama forza ed autonomia, spingendo a riprendere le redini della propria vita e ad andare avanti.
Io voglio essere come Sekhmet, metà donna e metà leonessa. Voglio avere la sua stessa forza. 

martedì 26 settembre 2017

A Scoppio Ritardato

I primi tempi che abitavo qui ero solita provare una sorta di nostalgia al pensiero della vita che avevo lasciato a casa. Nostalgia per la mia famiglia, per il mio gatto, per mio fratello, per la mia migliore amica. Nostalgia per l'atmosfera frizzante ed allegra che ero riuscita a creare sul mio posto di lavoro. 
Nel tempo questa nostalgia si è affievolita fino a scomparire del tutto e al momento, al solo pensiero di tornare dov'ero, mi vengono i brividi. Credo che questo sia un chiaro segnale del fatto che sono esattamente dove volevo e devo essere. E poi, dubito di poter più vivere senza il mio lungomare. Perirei nel tempo di tre giorni. 

Fonte: it. anahera. news


Perché queste considerazioni? Perché questa mattina, quando ho sentito mia madre, mi ha raccontato qualcosa che non mi aspettavo. Ha parlato con i miei ex datori di lavoro e dicono di pensarmi molto, di nominarmi continuamente. Hanno sorpreso una dipendente a rubare. Una ragazza che era con loro da dieci anni e con cui si era creato anche un rapporto di amicizia. 
A mia madre hanno detto che non hanno più trovato una persona come me. Una persona onesta e capace di trascinare i clienti, di creare un gruppo di gente che veniva lì per me. 
Era effettivamente così. Ero solo una dipendente ma lavoravo come se quel posto fosse anche mio. Ci ho messo l'anima, il cuore, la determinazione. Aiutavo il mio capo con gli ordini, anche se non mi spettava. Gli lasciavo appunti sulla scrivania affinché non dimenticasse la merce più urgente. Ed ero così frizzante ed amabile con i miei clienti che ogni volta che torno al paese è un continuo fermarsi ad abbracciare questo o quello. 
No, non lo sto dicendo per vantarmi. Lo dico perché tutte queste parole avrebbero dovuto arrivare prima. Io sono fermamente convinta che le persone vadano apprezzate quando ci sono, non quando le perdiamo. 

In quattro anni lì dentro ho dovuto subire anche angherie e gelosie. Li infastidiva notare che quella gente veniva lì per parlarmi, che attendeva più tempo solo per farsi servire da me. Volevano che sorridessi ma poi per quei sorrisi provavano fastidio perché i loro clienti entravano in negozio per ricevere un po' del mio buonumore.
Vivevano nella costante dicotomia tra l'esser felici del mio seguito e il dispiacere di non sapersi far apprezzare allo stesso modo. Quello che a me veniva naturale, a loro costava uno sforzo. Attraevo persone e quando me ne sono andata, tante di quelle persone sono andate altrove. 

Io non sono felice di quello che è capitato loro perché adesso dei dipendenti li ho anche io ed è vero che è difficile trovarne di onesti e capaci. Mi dispiace per la delusione che hanno subito perché nonostante tutto a loro voglio bene, gli mando gli auguri ai compleanni e vado a trovarli quando casualmente passo in negozio.
Però sul serio: queste parole di apprezzamento sarebbe stato carino riceverle quando mi facevo in quattro per fargli andar bene gli affari. Il mio datore di lavoro mi ha chiesto di ripensarci fino all'ultimo, quando un mese prima quasi quasi mi faceva pensare che avrebbe potuto cacciarmi da un momento all'altro. Preferiva tenermi sulla graticola, farmi credere che fossi facilmente sostituibile, una pedina qualunque. 
Beh, la pedina se ne è andata da quattro anni e mezzo e l'atmosfera pare non sia più tornata la stessa. Meditate gente, meditate. E la prossima volta quando un cliente si complimenta fatelo finire, non stoppatelo dicendo che si può sempre far meglio. Tutti possiamo fare meglio, io per prima, ma concedere una gratifica ogni tanto non ha mai ammazzato nessuno.

sabato 23 settembre 2017

Mio Padre

Oggi mio padre compie 70 anni.
Un'età importante, che mi fa pensare a come il tempo voli inesorabile. Si è sposato tardi, perché lui una moglie in realtà non la voleva. Cambiò idea quando conobbe mia madre, una bella donna napoletana che incontrò per caso al Matrimonio di un suo cugino in terra campana. La vide e ne rimase folgorato. E dovette rivedere anche tutta quella serie di posizioni sull'amore che si era costruito intorno, tant'è che un anno dopo convolarono a nozze e l'anno successivo nascevo io. 

Fonte: gelestatic .it

Mio padre è stato molto autoritario quando ero bambina, forse più con mio fratello che con me. Per me credo abbia sempre avuto un debole, un tallone d'Achille che in qualche modo lo privava della sua razionalità. Ero la sua bambina con i riccioli bruni, ed io per lui mi sarei gettata nel fuoco. Per lui ho sempre provato una fiducia totalizzante. Ho sempre creduto che i miei problemi sarebbero stati meno gravosi se li avessi condivisi con lui. Pensavo che avrebbe saputo risolverli, che con il suo genio creativo avrebbe sempre saputo risanare i cocci. 
Tuttora mio padre è su un piedistallo, per me. Negli anni si è molto ammorbidito, in special modo dopo la pensione, quando ha potuto viversi la famiglia e noi figli in modo più completo. Ha perduto quella patina severa ed ha accompagnato mio fratello e me nelle nostre scelte senza mai intralciarci. 

Lo amo come si amano solo le persone che contano davvero. Non perché mi ha cresciuto e neppure perché mi guarda come si guarda una meraviglia assoluta.
Lo amo perché mi ha fatto capire quale tipo di uomo volessi accanto a me per la vita. Un uomo che ho scoperto essergli simile in questi 12 anni. Sono diversi ovviamente, ma si somigliano. Hanno persino gli stessi occhi verdi che diventano nocciola intorno all'iride. 
Ho voluto un uomo di cui mi potessi fidare perché nella fiducia per un uomo io sono cresciuta. Mio padre è la mia roccia e i nostri momenti più belli sono anche quelli più semplici. Quando ci sediamo insieme sulla panca di legno del giardino, in faccia al sole. Il gatto vicino ai piedi, le nostre mani vicine.
Ti amo papà. E forse non amerò mai nessuno come te.
Auguri. Stammi ancora accanto perché non si smette mai di aver bisogno di te. 

mercoledì 13 settembre 2017

Come I Pescatori

Sono diventata come quei pescatori che non possono fare a meno del mare anche quando mancano le condizioni per poter pescare.
Se ne stanno lì di fronte, la mattina presto, vestiti di tutto punto. Osservano le loro barche che riposano sulla spiaggia, guardano le onde. Quasi non si parlano, si scambiano solo poche parole. 
Mi piacerebbe sapere a cosa pensano, se sono contenti di potersi riposare ogni tanto o se quando sono a terra stanno ancora sognando di essere in mare. 
E' un lavoro duro il loro, un lavoro che gli segna la pelle, il corpo, che li rende più simili a delle rocce indurite che a degli esseri umani. 

Fonte: spreafotografia. it

Sono diventata come quei pescatori che tutte le mattine, con la pioggia o col sole, non possono fare a meno di mettere piede sulla spiaggia.
Tutto il tragitto che mi porta al mare non lo sento neppure, come se le gambe viaggiassero da sole. Il mio respiro coperto dalla musica, dal palpitare veloce del mio cuore.
Poi arrivo lì e capisco che tutto ha avuto un senso. La sveglia presto, l'aria pungente sulle braccia nude, i capelli da mortificare dentro una coda alta, gli sguardi indiscreti della gente. 
Ne vale la pena, sempre. 
Perché quelli sono gli unici momenti in cui mi sento davvero libera. Gli unici in cui mi sembri di lasciar cadere tutto e ricongiungermi interamente con me stessa e le mie sensazioni più vere.


"Una volta che avrete conosciuto il volo, 
camminerete sulla terra guardando il cielo, 
perché è là che siete stati, 
ed è là che vorrete tornare."
Leonardo da Vinci.