giovedì 25 maggio 2017

Brezza

Dieci giorni che non riempio di parole queste pagine. Ma credetemi, avrei potuto scrivere ogni giorno per la quantità di fatti, di pensieri, di cose di cui invece ho riempito la mia vita. E va bene così in fondo, si scrive quando se ne ha voglia, forse quando non se ne può fare a meno.

Tante cose dicevo. Riassumiamone qualcuna, giusto quelle che possono essere riportate qui.

Fonte: internazionale. it
Qualche mattina fa appena prima di svegliarmi ho sognato di avere un buco sanguinolento in testa, poco sopra la fronte, sotto i capelli. Lo sentivo far male, mi guardo allo specchio e vedo questa spaventosa sciagura, profonda almeno un centimetro. E allora comincio a sbraitare verso quelli che ho intorno, spaventata, dicendo che me l'abbiano provocata con l'acido. 
Mi sono svegliata molto scossa. Allora ho indossato le mie scarpette, sono andata a camminare al mare ed è passato tutto.

Si, il mare. In questi giorni sembra che non ne riesca a fare a meno. Alcune volte è una splendida tavola blu, come recitava una vecchia canzone. In altri si agita burrascoso, arrabbiato, riversa la sua spuma sulla sabbia cacciando avventori di qualunque tipo.
Quegli avventori con i quali non avrei mai voglia di scontrarmi, che quasi mi sembrano di troppo, che un poco rovinano la bellezza di questi miei momenti di solitudine nei quali vorrei semplicemente immergermi nella natura e ascoltare solo il ritmo dei miei piedi sul pavimento del lungomare. 
E invece ci sono persone con i cani, gente che come me cammina o corre, qualcuno che aspetta il ritorno dei pescatori per comprare merce fresca, operai che lavorano. 
Solo venti giorni fa eravamo solo noi e ora talvolta mi tocca quasi rallentare per far posto agli altri. 

La zona buia di questa mia attività è che attira la curiosità di molte persone. Gente che si ferma per parlarmi, gente che mi chiede quando e se sono uscita, gente che pretende di sapere che percorso faccio, gente che mi osserva nell'ombra e poi viene a dirmi dove mi ha vista e perché. Vi sembra normale tutto questo? Questa morbosità dilagante? A volte mi piacerebbe indossare un mantello dell'invisibilità e attraversare le strade senza che nessuno possa vedermi. Trasparente, impalpabile, sfuggente. Conscia solo di me stessa, della brezza che mi arriva sul volto, del sole che mi scalda la pelle, delle canzoni che mi accompagnano. 

lunedì 15 maggio 2017

Strali di Fumo

Ho sognato mio zio, disteso morto sul letto così come l'ho visto appena due settimane fa, giorno della sua sepoltura. Con il viso marrone, gonfio, gli occhi sigillati. 
E fin qui non ci sarebbe nulla di strano, se non che poi a fasi alterne si svegliava, si alzava, faceva delle cose. Per poi rimettersi a letto, di nuovo morto. 
Non mi pare abbia detto qualcosa, è rimasto in silenzio anche in quei brevi momenti in cui si risvegliava. E non capisco cosa ci facessi in quella stanza, sentivo solo un gran bisogno che lo portassero via per mettere fine a quel tormento. Ma nel frattempo pensavo che se lo avessero seppellito così, poi avrebbe potuto svegliarsi anche in quella gelida tomba e non potersi più alzare.

Fonte: sognienumeri. it
Il giorno del funerale prima che andassi via la zia mi ha detto che era orgoglioso di noi nipoti. Anche se viviamo tutti lontani: due a Milano, uno a Rieti, io sul litorale laziale. E loro sono in provincia di Napoli.  
Non hanno mai avuto figli e non ho mai saputo se li avrebbe voluti o meno. La zia sono certa che ne desiderasse, con i bambini è sempre stata di una dolcezza unica. Ma lui chissà, era difficile capire cosa pensasse sul serio, quali fossero i suoi desideri e le sue speranze. 
Forse anche per questa ragione sapere che parlava di noi, orgoglioso, mi ha fatto bene al cuore.

Con lui ridevamo, scherzavamo, ci raccontava aneddoti in quella sua lingua dialettale che a volte la si capiva e a volte no. Salvo poi tornare serissimo e parlare in un italiano perfetto quando voleva che tutti lo comprendessimo. Da bambina mi faceva i dispetti e so che quando nacqui, con gli occhi azzurro cielo come i suoi, si sentì felice come se fossi stata sua. Se ne andava in giro dicendo a tutti che gli era nata una nipote con i suoi stessi occhi chiari. E immagino ci sia rimasto un po' male quando essi divennero nocciola, appena un anno dopo.

Ma insomma zio, com'è possibile che io ti pensi così tanto? com'è possibile che la tua morte mi abbia sconvolto fino a questo punto? Ci separavano quasi 300 km, ci vedevamo una volta l'anno quando andava bene. Eppure ho sempre nutrito per voi un amore che non saprei spiegare e che forse è la causa, ora, di questo dolore che non se ne va. Volevo dirti che puoi tornare a trovarmi quando vuoi, nei sogni. Che non mi fai paura e che, se volessi anche dirmi qualcosa che non mi hai detto in vita, io ti ascolterei.