sabato 29 aprile 2017

Spilli di Dolore

La vita va avanti, dicono.
Perciò nonostante il dolore che sento pungermi il petto, a lavoro io oggi ci vado ugualmente.
A fingere sorrisi ed allegria, a cercare di essere professionale nonostante tutto.

Fonte: nathionalgeografic

Mio zio se ne è andato questa mattina alle quattro, dopo atroci sofferenze. 
E' stata un'alba scura questa. Un'alba con un sole effimero a ricordarci che dopo la tempesta verrà comunque il bel tempo.
Mi chiedo quanto tempo ci vorrà prima che la zia riveda il sole, prima che possa sentire nuovamente il suo calore sulla pelle. 

Domani mattina si parte presto e si raggiunge Napoli. In mezzo alla gente in festa per il ponte del primo maggio, noi saremo figure scure dietro una bara lucida. 
In questo momento ho tante di quelle lacrime raccolte dentro gli occhi che se le contassi diverrebbero un lago. Freddo, ostile, grigio, ricoperto di nuvole annerite di fumo.

E allora adesso mi vesto e vado a lavoro. Per qualche ora cercherò di mettere in stand by queste emozioni che mi devastano il cuore. Cercherò di non pensare a mia madre, che al telefono questa mattina sembrava inerme e sola. 
Sono morti tutti, dice. La sua famiglia non esiste più. Morti tutti e morti giovani, senza speranze. Le ho ricordato che ci siamo noi, che ha un'altra sorella a Milano, che ha dei nipoti, delle persone che la amano. Ma intanto quel fratello con cui scherzava al telefono non c'è più. 
E che ho da dirle, io? Io che anche in questa situazione sono lontana, io che la riabbraccerò domani in mezzo a quello strazio. Io che trattengo le lacrime e penso che nulla abbia senso, davvero nulla. 

Respira Sara, respira. E' già ora di andare. 

venerdì 21 aprile 2017

KO

Fonte: inran. it

Da un paio di giorni a questa parte non mi sento particolarmente in forma.
Ho continuamente sonno, questo freddo di ritorno sembra impossessarsi delle mie membra con una facilità disarmante e ho un mal di testa pressoché fisso che non mi dà tregua. 
Mi sento proprio giù di corda, a voler essere sincera.
Spero che mi passi in fretta perché da qui al 25 aprile ho diversi impegni da onorare e vorrei farlo nel miglior modo possibile. 
E intanto, sebbene siano solo le 13, io già sogno di andare a letto, spegnere la luce e non sentire né vedere più nulla. Conto le ore che mi separano da questo epilogo di giornata e so già che sarà come una lenta corsa ad ostacoli. 

lunedì 17 aprile 2017

L'Importanza di Avere Una Faccia da Culo di Riserva



La faccia da culo è quella cosa senza la quale al giorno d'oggi non puoi fare il giro dell'isolato senza che la gente capisca esattamente a cosa stai pensando.
Ti leggono dentro, se ne accorgono quando ti sono simpatici e ancor più facilmente quando ti stanno sulle palle. E questo, credetemi, è un bel problema per chi deve campare servendo gli altri. Vendendogli cose, dispensandogli sorrisi, ascoltando le loro chiacchiere.
E' inevitabile. Prima o poi da quella porta entrerà qualcuno che ti starà mortalmente sulle scatole e tu, balordo essere umano privo di faccia da culo, non saprai dissimularlo. Ti mancheranno i mezzi. 

Proverai a sorridere ma non ci riuscirai. Proverai ad ascoltarlo ma i tuoi occhi all'insù faranno comprendere a chiunque nel raggio di chilometri che invece stai pensando al buco dell'ozono. Cercherai di levartelo dai piedi il prima possibile e non sarai capace di dedicargli neanche una di quelle piacevoli accortezze che dispensi a tutti gli altri.
E lui se ne accorgerà. Lo capirà subito, perché potrai pure detestarlo a pelle, ma di sicuro non è stupido. Si renderà conto della differenza, del tuo modo di fare, degli sguardi che non gli si posano mai addosso, della faccia annoiata o scazzata.

Ti pesteresti i piedi perché odi non essere sempre così professionale da saper erigere una barriera di 6 metri tra te e il resto del mondo. Ti bacchetteresti le mani per essere così trasparente, così incredibilmente incapace di dissimulare un sentimento. 
Ti chiedi come sia possibile che in quasi dieci anni di commercio tu non abbia ancora imparato a fingere quantomeno di possederla, la faccia da culo.
Saresti disposto ad acquistarne una, a pagarla pure profumatamente. Ad azzerare quei miseri risparmiuccci che tieni da parte. Per una faccia da culo nuova di zecca lo faresti.
E invece.
E invece nessuno te la vende.
Nessuno ti insegna a preparartela da sola.
Nessuno ti dice come cavolo si fa a fingere simpatia per qualcuno che non riesci a tollerare e che ti fa venire l'orticaria pure se si trova a trecento metri di distanza. 

Ti schiaffeggeresti ad intermittenza ma tanto sai che non basterebbe. Perché c'è poco da fare: la faccia da culo, questa meravigliosa virtù, tu non ce l'hai. 
E quando quella persona entrerà dalla porta, pur odiandoti con tutta te stessa, non riuscirai a farle credere qualcosa di diverso da ciò che realmente pensi. Non riuscirai a fingere, anche se lo vorrai tremendamente. 
Lei lo saprà e nel giro di poco lo sapranno anche gli altri, la notizia si allargherà a macchia d'olio e tu sarai ancora lì ad invidiare quelle vere ed autentiche facce da culo di cui certamente è pieno il mondo. Quelle che possono fare e pensare tutto senza che si sappia in giro. 

domenica 16 aprile 2017

Le Uova nel Paniere

Questa domenica di Pasqua doveva andare diversamente. Un invito a pranzo, lo scambio delle uova, le solite risate, il cibo che danza sulla tavola. Alla fine invece è stato annullato e così Fred ed io abbiamo scelto di starcene a casa da soli. Mi sono svegliata per le 9, io che di solito mi alzo presto. Ho fatto colazione con calma, risposto ad alcuni messaggi di auguri. E poi mi sono messa a stendere il bucato e a pulire casa come una massaia d'altri tempi, mancava solo il fazzoletto in testa. Ho preparato una parte del pranzo e fra un'oretta lo mangeremo. 
Passerò il pomeriggio a disfare scatoloni ed armadi per il cambio di stagione. E domani, grigliata dai miei genitori con i cugini. Tutto sommato è andata bene. Volevo avere del tempo per fare queste cose e l'ho avuto. Volevo potermi godere un po' la casa e lo sto facendo.
Si, mio padre voleva che lo raggiungessi oggi e non l'ho fatto. Ma a volte sento davvero l'esigenza di dilatare i tempi e gli spazi e fare le cose con calma, senza correre di qua e di là. 
Ieri ad esempio è stata una giornata sfibrante, di quelle che già a metà ti senti fusa. Ed ho avuto modo di vedere tutta la fragilità di mio cognato, a tal punto che ho provato un'empatia immensa, tale da dimenticare i suoi ritardi, i suoi gesti irresponsabili e tanto altro. Per qualche ora mi sono sentita vicina a lui e ai suoi pensieri come se fossero anche i miei. E allora ti accorgi che la famiglia è anche questo: voler bene pure a quello scavezzacollo che tutti considerano, a ragione, una pecora nera. 

Fonte: dreamstime
Detto questo, Buona Pasqua a tutti voi. In qualunque modo decidiate di trascorrerla.

martedì 4 aprile 2017

Stanche Parabole

Una foto che è un pugno allo stomaco.
Il volto ingrossato, le mani gonfie. La pelle bianca, un tempo sempre abbronzata ed ora ricoperta di ecchimosi. Le occhiaie profonde, i solchi rugosi. 
Ma un sorriso sbarazzino e strafottente, nonostante tutto. Di chi soffre e allo stesso tempo un po' se ne frega di questa vita che gli scivola tra le mani. 

Fonte: fotocommunit. it
Non posso fare a meno di guardarla e se un po' mi vien voglia di ricambiare quel sorriso sghembo, dall'altra sento il bisogno di piangere. Perché forse non potrò rivederlo vivo. Perché probabilmente tutte queste giornate di dolore e di fatica non daranno buoni frutti. 
Perché penso alle sofferenze della zia nel curarlo ogni giorno, nell'aver dovuto lasciare il lavoro, nel non avere molti parenti vicino che possano aiutarla a gestire una situazione di emergenza come questa. 

La vita è una ruota che ti concede pochi giorni veramente felici e poi mesi di agonia. A chiederti perché e se ha davvero senso venire al mondo. Mi chiedo quali possano essere i pensieri di chi sta così male, ad un passo dal buio. Forse si ripensa ai momenti clou della propria vita. La morte del padre in gioventù, gli anni in Germania, l'incontro con la zia, le difficoltà di una vita a farsi bastare il poco denaro. Poi l'impossibilità di lavorare, la sterilità, la lontananza dalle sorelle, la morte della madre. Si, forse si ripensa a tutto questo. E a tutte quelle cose che non so e che sono soltanto sue. Forse ogni tanto pensa anche a me, a quando mi faceva i dispetti fingendo di non essere lui il responsabile. Ai capelli che mi tirava, ai calcetti sul sedere, a quelle parole sconosciute in dialetto stretto che mi chiedeva di codificare.