sabato 30 dicembre 2017

Ultimi Istanti

Quest'anno sta scivolando via senza darmi il tempo di riflettere ed è già tempo di bilanci, pratica alla quale ho sempre preferito sfuggire, ma a cui ora non desidero sottrarmi.

Fonte: exploringyourmind. com

Il 2017 è stato l'anno in cui ho iniziato a camminare. 
Alzarsi la mattina presto, sfidare il clima e la voglia di restare a dormire, macinare chilometri incamerando energie nuove. E poi il desiderio di vivere maggiormente questo luogo che mi ha ospitato, conoscerlo più a fondo, diventarne parte integrante. Non ho mai amato questo posto come da quando ho iniziato a guardarlo con gli occhi di chi lo percorre senza alcun mezzo di locomozione. 
Piccole radici mi sono nate sotto i piedi il primo febbraio scorso e giorno dopo giorno divenivano solide basi sulle quali appoggiarsi. Pian piano smettevo di sentirmi solo di passaggio e diventavo parte di qualcosa, che forse, poi, era solo la vita della cittadina. Che ora è mia, mia quasi quanto quella che ho lasciato. 

E poi il mare. Che mi è entrato dentro, che ha fatto di me tutto ciò che voleva. Che mi ha ascoltato, cullato, rigenerato, capito. Che mi ha mostrato la sua faccia meravigliosa in ogni stagione. Che mi si è prospettato dinnanzi calmo e placido e poi mosso e tempestoso. Baciato dal sole bollente o blandito da un vento forsennato. 
Che è sempre lì a ricordarmi che tutto cambia e al tempo stesso resta uguale, proprio come lui. E che tutta questa voglia di libertà in realtà dura il tempo di un battito d'ali, perché poi torno sempre a riva, come fa lui quando accarezza la terra ferma.

E' stato anche l'anno in cui ho perso la bussola ed ho impiegato tempo per capire quale fosse la via da intraprendere. L'anno in cui mi sono sentita vulnerabile, piccola, incerta. 
Eppure felice, gioiosa, allegra, ottimista.
E' stato l'anno in cui ho compreso che non voglio mai perdere il sorriso e che la vita mi piace di più quando mi faccio accompagnare da un pensiero positivo. 

Potrei raccontare anche gli aspetti negativi di quest'anno. I pianti, le lacrime, le liti, le sofferenze, gli attimi di strazio e di dolore, le preoccupazioni per la salute di Fred. Ma in fondo penso che non ce ne sia bisogno e che sia preferibile coltivare bei ricordi piuttosto che sgraditi pensieri. 

Per il 2018 mi auguro di mantenere il sorriso e l'ottimismo. Di possedere la salute, la gioia, la voglia di ballare e di cantare. Di lavorare tanto e sempre con il piacere di farlo. Di avere accanto persone che mi vogliano bene e che mi insegnino a lasciarmi andare, ad accogliere il nuovo senza guardarlo con sospetto. 
Mi auguro l'amore, che in fondo è sempre il mio primo pensiero. Amore da dare, da moltiplicare. Amore anche da ricevere e poi restituire. 

E a voi che mi leggete, che lo facciate da un decennio o che magari ho conosciuto solo di recente..A voi tutti auguro un 2018 senza nulla di meno di ciò che state desiderando. Qualunque cosa sia, vi auguro che possiate ottenerla. 
Auguri amici. Leggervi è continuo arricchimento e spero che questo scambio duri ancora a lungo. 

martedì 26 dicembre 2017

Dopo Natale

Quest'anno ho scritto diversi post pre-natalizi e forse è giusto che ne scriva uno subito dopo.
E' andato bene, nonostante non mi senta al top della forma. Ho un po' di mal di gola ed una sorta di malessere generale che pur non essendo invalidante, ugualmente mi dà la sensazione di essere sospesa e rallentata. Come un fiocco di neve che stia per cadere su un soffice manto bianco.

Sono a casa dei miei, ieri avevamo gente a pranzo e il tutto si è svolto in maniera allegra e ciarliera. Non ho esagerato con il cibo, perché non mi va, e perché tutto sommato penso sia controproducente. A casa mia mangio meno, ma se avessi mangiato come gli altri a quest'ora mi sentirei una mongolfiera...e sono contenta che non sia andata così. 


Mi piace questo rallentare delle cose e allo stesso momento sento che non va bene. Che l'eccessivo relax mi fa male, che mi spegne lo spirito, che mi adagio presto in uno stato di semi-apatia dal quale durante l'anno faccio di tutto per sfuggire. 
Il cielo è ricoperto di nuvole e pare che domani pioverà a lungo. Avevamo progettato una gita fuori porta che salterà perché non c'è una sola ragione valida per visitare un posto nuovo sotto una pioggia scrosciante. 
La verità è che mi annoio presto. Che sto meglio quando faccio tante cose. 

In compenso, quest'anno ho ricevuto tanto amore. E non parlo solo dei meravigliosi regali che mi sono stati fatti. Parlo anche degli abbracci, del calore, dei sorrisi, di quella voglia sana e sempre splendida di stare insieme. 
Ho ricevuto un biglietto di Fred che mi ha commossa profondamente. Mi ha commosso anche la trafila che ha fatto per andare a prendere proprio il regalo che sapeva desiderassi più di tutti gli altri. Però insomma, il biglietto mi ha fatto ancora più bene. 
E' stato un anno complicato, per lui soprattutto, e sapere che mi considera ancora "la sua ragazza specialissima" mi ha regalato un'emozione senza pari. 

sabato 23 dicembre 2017

Cambio di Prospettiva

Mentre scrivevo un nuovo post sul blog ufficiale riguardante il look delle feste, mi è venuto in mente che io un look quest'anno non ce l'ho.
Che non ci ho pensato, che non mi interessa, che vorrò essere vestita come in una domenica qualunque, senza particolari slanci. 
Sto invecchiando, ormai comincio a sentire la presenza di un pizzico di maturità. E non credo che fosse più bello un tempo, quando a certe frivolezze pensavo con largo anticipo e facevano parte delle feste anch'esse. Ora mi sento come se tutte queste cose non fossero importanti, come se il succo della questione fosse un altro. Cercherò di essere carina, certo, ma senza particolari sforzi. Non indosserò il rossetto più rosso della mia collezione, né aggiungerò glitter ed eyeliner dorati sui miei occhi scuri. Sarò la me stessa di ogni giorno, quella che ormai bada più all'essenziale che non all'esteriorità. 

Fonte: westworld. com
Ho voglia di semplicità. Voglia di mostrarmi per quella che sono.
Mi piace di più questa nuova veste di me. Mi piace non dare più tanta importanza ad aspetti che importanti non lo sono sul serio.
Forse per qualcun altro, forse per una Sara del passato. Ma ora sento che è diverso, che prendermi cura di me stessa mi piace sempre moltissimo, ma che non ho bisogno né voglia di strafare. Sento che non devo dimostrare nulla a nessuno e che non è necessario sfoggiarsi come un bel manichino in vetrina.
Voglio un Natale all'insegna dell'amore per le persone, non in quello per le cose. 

giovedì 21 dicembre 2017

Inverno Non Ti Temo

Fine: meteoweb. eu

E' il primo giorno d'inverno, la stagione che più detesto dopo l'autunno.
Dovrei essere sfatta come un bignè alla crema che si è sfracellato al suolo. E invece tutto sommato tengo botta, se non penso al freddo che sento riesco pure a godermi il bel sole che c'è fuori.
Sarà che ho dei buoni pensieri a tenermi compagnia. Per domani saranno previste temperature un poco più miti, ho solo tre giorni di lavoro davanti prima di poter godere di un po' di relax festivo, e posso persino iniziare il countdown per la primavera. Insomma, che saranno mai tre mesi da affrontare qui sul mare? sempre meglio che tra le rigide lande del mio paesello natio. 

Si, stasera ho un evento sociale al quale non posso sottrarmi.
Che poi io le abolirei le uscite serali in inverno. Penso già alle gambe gelate, le mani di ghiaccio, il naso color della morte e i capelli intirizziti. 
Finirò di lavorare intorno alle 20:20 e un'ora dopo sarò seduta presso un tavolo insieme ad altre persone, sperando ovviamente nella mancanza di spifferi molesti.
Credo di poter resistere, sempre tenendo fede alla speranza di non dover subire altre serate fuori da qui ad aprile. 
Il mio segreto per la sopravvivenza invernale è tutto qui: pensare che prima o poi sarà finito. 

mercoledì 20 dicembre 2017

[Tag] : Il Natale del passato, del presente e del futuro

Ebbene, sono stata nominata. Da chi? Da Paola S, che ovviamente ringrazio e che perdono per questo tiro mancino. Paola ha chiesto a me e ad una manciata di altri blogger di rispondere al giochino natalizio ideato da Il Bazar di Riky.
Se ho ben capito, devo raccontare qualcosa riguardo il mio Natale passato, il Natale presente e quello futuro. Non credo che sarà facile, ma tuttavia desidero provarci.

Natale Passato. 

Fonte: nonsprecare. it

Dei Natali passati io ricordo soprattutto quelli di quando ero bambina e con mio fratello sostavamo al buio, sotto l'albero di Natale pieno di lucine intermittenti, a cantare le filastrocche che avevamo imparato a scuola. Lo facevamo tutte le sere della settimana che precedeva il 25 dicembre, come una sorta di irrinunciabile rito al quale non volevamo sottrarci.
Erano belli quei momenti. Dentro c'erano tutti quei desideri colmi di gioia che i bambini portano nel cuore in giornate come queste. Quei momenti in cui si pregustano i cibi, lo scambio dei regali, l'arrivo dei parenti e l'atmosfera tipica di un freddo Natale nel tepore di una casa allegra.
Non sono un tipo particolarmente nostalgico e non so raccontare altro oltre questo. Al passato penso di rado, e quando lo faccio, non mi soffermo che per pochi brevissimi istanti.

Natale Presente.

Fonte: Lovepedia

Deve ancora arrivare, però me lo immagino gioioso. Sarà come tirare un sospiro di sollievo dopo mesi stressanti e stancanti di lavoro e di medicine sparse in tutta la casa.
Ho voglia di abbracci, voglia di amore. Voglia di cioccolato fino a morirne. Di famiglia, di maglioni caldi, di fotografie scattate senza mettersi in posa. Di tenere le mani dentro quelle di Fred. Le mie orecchie attaccate alle sue, che sono sempre così calde e così confortanti. 
Voglia di passeggiare per le vie del mio paese natio, salutando tutta la gente che conosco e che un tempo vedevo ogni giorno. Voglia di chiacchiere con la mia migliore amica, anche se forse quest'anno, in realtà, lei sarà in viaggio e allora dovremo rimandare ancora. 
Ho voglia di un Natale che spazzi via il grigiore e che ci riporti tutti in una dimensione di spensierata serenità.

Natale Futuro.

Fonte: smartbox. com

Pensare al futuro mi sconcerta, perché tutto sommato ho paura di ciò che non conosco. 
Quello che vorrei è che anche i miei Natali futuri fossero amore, gioia, allegria, famiglia. Non so se avrò mai dei figli, è un pensiero ancora così fumoso e distante che non riesco ad immaginarli senza credere che lo stia facendo solo perché per tanta gente è la prassi. 
Spero in tanti natali insieme a Fred e alle persone cui vogliamo bene. In salute. 
A volte mi dico che sarebbe bello trascorrere un Natale in vacanza, da qualche parte. Ma poi mi rendo conto che a Natale non c'è un altro luogo in cui voglia stare che non sia semplicemente la mia casa.

venerdì 15 dicembre 2017

Cade La Pioggia

Guardo la pioggia cadere dritta, quasi silenziosa, sopra altra pioggia caduta nella notte e nei giorni scorsi. Tutta quest'acqua mi inquieta, mi rende taciturna.
Avrei voglia di ballare, di cantare, di urlare. Ma poi guardo fuori e mi rendo conto che il cielo non è d'accordo con me. Tenta di quietarmi, di rendermi inerte.
Il brutto è che in tanti casi ci riesce. 

Fonte: urbanpost .it

E' il compleanno della mia ex migliore amica, colei con cui ho condiviso venti anni della mia vita. Le ho mandato gli auguri, mi ha chiesto come sto, le ho chiesto come sta. E tutto è finito lì.
Non è strano che due persone che si sono volute così bene per tanti anni non abbiano più nulla da dirsi? non è triste pensare che la vita divida anche chi credeva di essere destinato a restare insieme?Non è una questione di distanza geografica. E' una questione di distanza emotiva. Un tempo sono stata molto male per questo, ora mi scivola addosso come se avessi rinunciato a capire, a rivolere indietro qualcuno a cui fondamentalmente non importa, qualcuno a cui va bene così.
Sono stufa di lottare, di tenerci, di mandare messaggi che non spostano neanche un rivolo d'aria. Stufa di pensare che i rapporti possano essere ricuciti, rimessi insieme. Che i cocci si possano risanare. 
Lo so che mi vuole ancora bene. Sono sicura che di tanto in tanto mi pensa. Solo che le nostre vite non si intrecciano più e forse va bene così, deve andare bene così.

Un po' mi manca essere importante per qualcuno. Un amico, un'amica. Qualcuno che ci tenga davvero, che mi asciughi le lacrime quando sto male o con cui condividere una gioia, uno stato d'animo, una sensazione qualunque.
Gli amici li sogno di notte e un po' placo quel bisogno che di giorno cerco di cacciare via. 

lunedì 11 dicembre 2017

Un Pizzico di Natale

Fonte: luneurpark. it

E' stata una domenica piacevole quella di ieri.
Siamo usciti per cercare di terminare i regali di Natale e si può dire che ci siamo quasi riusciti. Ne mancano un paio, ma poi potremo finalmente dire conclusa questa sessione di compere. Lo so che non è necessario acquistare oggetti a Natale o per qualunque altra ricorrenza, ma per me resta un piacere inanerrabile quello di donare qualcosa alle persone che riempiono la mia vita. Mi piace vedere il momento in cui aprono il mio pacchetto, quel momento in cui la cosa che ho scelto per loro gli riempie gli occhi. E' un modo meno sdolcinato per dire ti voglio bene, ho pensato a te. Un modo materialista, potremmo dire, ma nel mio caso assolutamente autentico. 

Ho passato anche un po' di tempo con mio fratello, che per me è sempre un piacere. Un po' ci punzecchiamo, un po' ci abbracciamo, un po' spariamo frasi inconsistenti. Però è bello vedersi, toccarsi, trascorrere insieme una manciata di ore ogni tanto. E' sempre Fred ad organizzarmi queste belle sorprese.Vanno d'accordo come se fossero loro stessi fratelli e questa cosa mi riempie di contentezza. 
Ora mio fratello è in estasi perché quest'anno dovremmo trascorrerlo in casa dei miei, dopo tre anni in cui eravamo rimasti qui dai suoceri e li avevamo raggiunti più tardi. Vuole organizzare qualcosa, anche solo una gita fuori porta di un giorno. A me piacerebbe andare per mercatini, a lui piace la neve. Forse ne verremo a capo.

E poi, dulcis in fundo, ho trovato l'alberello di Natale che tanto desideravo. E' piccolo, alto forse solo una quarantina di centimetri. Addobbato di palle rosse scintillanti e qualche angioletto qui e lì. E' già caduto una volta, segno del fatto che puoi comprarlo anche minuscolo, ma tanto in una casa minuta darà fastidio comunque. 
Però chissene importa. Sono così felice di poggiarvi lo sguardo che tutto il resto passa in secondo piano. Finalmente un po' di Natale è entrato in questa casa: ora posso finalmente iniziare il conto alla rovescia.

giovedì 7 dicembre 2017

Non E' Tardi

Quattro anni fa, per il nostro primo Natale in questa casa, trascinai Fred ad acquistare albero e decorazioni con largo anticipo ed il cuore in festa. Avrei voluto poter comprare tutto quello che mi passava sotto gli occhi. Avrei voluto far entrare in casa nostra ogni piccola luce, ogni piccola pigna innevata, ogni festone rosso mi capitasse a tiro. Senza contare che in questa piccola dimora sarebbe stato complicato anche passare. Lui non mi aiutò nella preparazione ma io cercai ugualmente di mantenere alti sia la gioia che l'entusiasmo. Guardavo il mio alberello rosso e argento con un'euforia che mi usciva dagli occhi. Mi bastava passarci accanto per essere felice e pregustare tutte le meraviglie che di lì a poco avrei vissuto. 

L'anno successivo decidemmo di preparare l'albero presso un altro angolo della casa. Risultò altrettanto scomodo, tuttavia Fred mi aiutò con le palline e per tutto il tempo sorrisi come una bimbetta allegra. Era bello essere lì con lui, dentro la nostra casetta calda, a pensare alle feste. Se lo avessi avuto avrei messo su uno di quei cd di canzoni natalizie che mi piacciono tanto. 

L'anno scorso, il terzo, l'albero rimase in soffitta. La sola idea di dover stare un mese intero con quell'ingombro tra i piedi mi fece desistere dal cominciare. Appesi solo la ghirlanda sul portone, una ghirlanda che per altro non ho mai davvero amato perché tutte quelle che realmente mi piacciono costano troppo oppure sono eccessivamente ingombranti.  

Quest'anno abbiamo deciso di prendere un albero piccolo, il più piccolo che si possa trovare. Ma no,  tra una cosa e l'altra ancora non c'è stato il tempo di andarlo a cercare, e per il momento ho deciso di non nominarlo più, perché magari se non è quest'anno sarà quello prossimo.
Però l'idea di non avere qui dentro un po' di Natale mi rende triste e cupa. 

Fonte: vivodibenessere. it

Ora come ora penso quello che ho sempre pensato. Ovvero che una casa senza addobbi natalizi sia una casa un po' triste, un luogo dove si punti solo all'essenzialità, dove il sogno venga relegato in un angolo, possibilmente fuori dalla porta.
Eppure la magia l'ho sempre voluta e cercata. Dev'essere ancora qui con me, da qualche parte, forse sotto gli strati di abiti che il freddo mi obbliga ad indossare. 
Penso in fondo di essere ancora in tempo, che nulla sia perduto. Posso ancora trovare l'alberello che desidero. Posso ancora spingere Fred a decorarlo insieme a me. Posso ancora pensare ad un angolo dove inserirlo senza inciampare o farlo cadere. 
Posso ancora finire quest'anno con gli occhi pieni di gioia, insieme a quest'uomo che amo da impazzire e che merita di riconquistare la serenità. Insieme a me. 

martedì 5 dicembre 2017

Nervosismi

Sono giornate intense, stancanti, praticamente infernali. 
Fred sta collezionando turni quotidiani da quattordici ore, io attacco prima di due e pur alzandomi presto mi sembra sempre di non riuscire a fare tutto quello che dovrei.
Ieri abbiamo anche avuto una brutta lite perché quando si accumulano stanchezza e stress è così che succede. Te la prendi con la persona che ti sta più vicina.
Ho avuto le lacrime strette sugli occhi per ore, con la gente che entrava, mi guardava strana e mi chiedeva cosa avessi. Il raffreddore, dicevo. Oppure non rispondevo affatto, perché non mi sembra poi così giusto dover sempre giustificare un sorriso in meno quando passo la quasi totalità delle mie giornate a sorridere a tutti.
A volte mi piacerebbe che la gente capisse quando è il momento di usare un po' di delicatezza. Se tutti i giorni entri in negozio, ricevi un sorriso, uno scherzo, una battuta forse sarebbe il caso che restituissi un po' di tutto questo calore quando la persona che è al di là del bancone non è troppo in forma. E no, non pretendo il sorriso, lo scherzo e la battuta...ma solo la decenza di tacere, di non chiedere, di non scrutare. Di non farmi pesare il fatto che per una dannata volta non sono stata all'altezza della situazione. Di non aver saputo indossare l'ennesima maschera e ridere quando dentro avevo un intero mondo in subbuglio. 

Fonte: architetti. com

The show must go on
, dicono. Ma io non ho mai voluto fare l'attrice, non ho mai voluto rappresentare qualcosa che non fosse la vita vera. Non ho mai voluto essere diversa da ciò che sono, anche se significherebbe poter essere migliore. 
Sono in un negozio e non faccio mai mancare la cortesia, anche quando sono malata o triste. Ma caspita, spesso sembrano volerci succhiare l'anima. Pretendono sempre di più, fregandosene del nostro stato fisico o d'animo. La cortesia non basta: ci vogliono anche brillanti e sempre al top della forma. 
A volte non è il lavoro ad essere stancante, è tutto il teatrino che c'è intorno. 

La stessa mattina ho fatto un sogno che mi ha turbata molto. Non riesco a ricordarlo bene, ma dev'essere avvenuto qualcosa di violento. Forse un furto in casa o un tentativo di farmi del male. L'uomo di cui avevo paura è morto e lo stavamo trasportando al funerale, sebbene la bara fosse rimasta aperta . Aveva la pancia squarciata, o così mi è sembrato. Ad un certo punto quest'orribile persona magra e con la pelle grigiastra si è messa a sedere in questa bara ed ha iniziato ad inveire.
Mi sono svegliata in quel momento, mentre il tizio sconosciuto per la cui morte avevo provato sollievo aveva appena ricominciato a vivere e sbraitare. 

giovedì 30 novembre 2017

Speranze

Caro Babbo Natale,
anche stavolta ti scrivo un po' in anticipo affinché tu abbia tutto il tempo di pensare se e come esaudire i miei desideri.
Lo so, quest'anno non sono stata molto meritevole delle tue attenzioni. Ad un certo punto del mio percorso mi sono persa e ci è voluto del tempo affinché ritornassi in carreggiata. Ho fatto del male a qualcuno che mai se lo sarebbe meritato e nel mio cuore c'è un buco enorme e sanguinolento che mi ricorda, giorno dopo giorno, il dolore che gli ho provocato. 
Nonostante questo ti scrivo comunque perché, in fondo, non è per me che ti chiedo un regalo. Non ho realmente bisogno di un profumo nuovo né dell'ultimo rossetto uscito. E anche se nel mio blog ufficiale scriverò una lista giocosa di confezioni che mi piacciono, sappi che è solo per divertirmi che lo farò. E che, in realtà, di quelle cose io non ho bisogno. 
La vera lettera è questa. Quella cestinala senza neppure aprirla. 

Fonte: blueberryytravelcompany. com

Fred sta sempre male. Ed il lavoro che svolge non gli consente neanche di potersi mettere a letto e semplicemente dormire. O potersi riguardare come fanno tanti altri, facendosi prescrivere anche più giorni di malattia di quanti realmente gliene occorrano.
Lui non può e tu lo sai.
Ed è un dolore costante vederlo arrancare sempre. Io amo questa persona più di quanto ami me stessa e l'idea di lui che tossisce per una notte intera o che non digerisce nulla senza stare male, si fa ogni anno più gravosa. 
Per il 2018 ti chiedo una salute nuova di zecca, per lui. Ti chiedo di vederlo stare bene, con il sorriso sulle labbra, fare tutto quello che fanno gli uomini giovani della sua età. Ti chiedo che la cura che sta facendo dia i suoi frutti e che non debba più stare continuamente in tensione, a corrodersi quello stomaco già così malandato. 
E se potessi anche raddrizzare un po' mio cognato e mettergli finalmente la testa sulle spalle, beh, anche quello sarebbe davvero molto apprezzato da questo lato del globo. 

Non deludermi, io aspetto davvero che tutto questo succeda. Che i miracoli accadano, almeno a Natale.
Sara.

martedì 28 novembre 2017

Cielo Terso

Fonte: frammentidiviaggi. blogspot. com

Quando questa mattina sono uscita a camminare faceva decisamente freddo.
Per un attimo ho pensato che sarebbe stato più comodo restare a casa e dormire un'ora in più anziché farmi schiaffeggiare il volto dall'aria gelida. Fortunatamente ho scalzato via subito quella tentazione insapore, mi sono alzata e vestita un po' più del solito e poco dopo ero già fuori.
Anche se le gambe non erano particolarmente in forma, sono riuscita a scaldarmi in breve tempo. Arrivata al mare ho sentito che anche questa volta avevo fatto bene a vincere la pigrizia, perché lo spettacolo che mi si offriva davanti era a dir poco incantevole. 
Il cielo era terso e limpido, il mare cristallino. Non una nuvola ad increspare l'azzurro che mi sovrastava né un'onda più alta a rovinare la distesa d'acqua. 
Poca gente in giro, solo un cane nero rabbioso che infastidiva un runner e che non rispondeva ai richiami del padrone. Sono un po' stufa di questi cani lasciati liberi di fare bisogni sulla sabbia o sulle aiole, liberi di rincorrere gente che al mattino vorrebbe solo fare un po' di sport in santa pace. Senza un collare, un guinzaglio, una museruola.
Ci sono cagnolini adorabili che non danno fastidio a nessuno ma ce ne sono altri che sono tutt'altro che tranquilli. Non trovo giusto dover uscire con il pensiero di incappare in uno di loro, con i soliti padroni menefreghisti che spesso fanno finta di nulla e che volgono lo sguardo quando è il momento di raccogliere escrementi o di richiamarli all'ordine.

lunedì 20 novembre 2017

Granelli

Da bambina pensavo che la vita adulta avesse un solo pregio, quello di non dover andare a scuola. Tutto sommato lo penso anche adesso. 
Ho vissuto quegli anni come appesa ad un macigno. 

Sono sempre stata una bimba tranquilla ma dentro avevo un vulcano pronto ad eruttare. Sentivo addosso un'immensa responsabilità di portare a casa buoni vuoti, di far contenti i miei genitori, di renderli orgogliosi. E a scuola sono sempre andata bene. Non per scelta, non perché mi piacesse, non perché la ritenessi importante. Studiavo per dovere e lo facevo come se da ciò potesse dipendere qualunque altra cosa. Mi impegnavo tremendamente togliendo alla mia vita una serie di cose che mi avrebbero distolto dall'obiettivo. 
Io non ero una secchiona. Ero una bambina e in seguito un'adolescente che studiava per paura di fallire. 


Odiavo dover entrare in quell'aula. Odiavo le interrogazioni, i compiti in classe, gli esercizi alla lavagna, i pomeriggi spesi ad imparare la lezione del giorno dopo. Odiavo la sequela di mesi che dovevo trascorre facendo la brava. Seduta composta, in silenzio, ascoltando spiegazioni interminabili. Proprio io che ho l'attenzione di un neonato e che facevo una fatica assurda per non deconcentrarmi. Per non pensare a quanto sarebbe stato bello essere fuori da quelle mura, a raccogliere fiori su un prato verde, oppure chiusa in casa a leggere un libro di mia scelta. 
A scuola ho imparato molto ma quando ne sono uscita ho tirato un sospiro di sollievo che mi sento ancora addosso. In questi dieci anni di lavoro non mi sono mai sentita altrettanto oppressa, altrettanto schiacciata dai doveri e dal senso di responsabilità. 

Certo, ci sono state lezioni meravigliose. Come quelle di storia dell'arte o di letteratura latina. Ma è come se nel tempo fossero del tutto evaporate anche quelle.

Forse per questa ragione non vorrei mai tornare indietro, non vorrei mai dover rivivere la mia infanzia. A ripensarci adesso la vedo permeata di giornate grigie e spente, passate dentro un edificio dal quale avrei solo desiderato poter fuggire.

venerdì 17 novembre 2017

Note di Sottofondo

La musica è una compagna di vita.
Della mia, sicuramente. 
E non mi riferisco solo al fatto di portarmela sempre dietro quando cammino. 
La prima cosa che faccio quando mi sveglio al mattino è accendere la radio. E' una sorta di rito, un modo di iniziare la giornata cercando di darsi la carica. E' come dire non mi arrendo al silenzio, voglio che il ritmo mi scorra dentro fin dal primo istante che passo alzata. 

Fonte: acquaphi. it

Ci sono canzoni che hanno segnato un'epoca, una tappa della vita, una fase dell'esistenza. Canzoni di cui ricordiamo il testo anche anni dopo dall'ultimo ascolto. Canzoni che ci insegnano qualcosa, che traducono un'emozione, un sentimento, che sembrano essere state scritte per noi. Per quel momento, per quel pensiero, per quel dolore o per quella gioia. 

Non sono un tipo che si affeziona ai cantanti, se non in rarissimi casi. Non sono neanche un tipo che prenota concerti e attende con ansia il momento di goderseli.
La musica mi piace nella vita di ogni giorno, proprio come un accompagnamento. Mi piace come colonna sonora, come sottofondo, come versi che sedimentano attraverso il fluire dei miei giorni. E a volte mi chiedo, se non esistesse la musica, che vita triste e spenta che potremmo condurre. 

mercoledì 15 novembre 2017

Nuvole Basse

Secondo Gus, scrivere un post al giorno potrebbe aiutarmi a risalire la china da questo malumore autunnale nel quale sono invischiata fino al collo.
E perché non provarci? in fondo non mi costa nulla. Fin da bambina scrivere mi ha sempre aiutata a dipanare i grovigli o a dare un ordine logico a ciò che logico non mi sembrava. 

Fonte: immagini.4ever. eu
Questa mattina mi sono svegliata di soprassalto. Non sapevo che tempo c'era fuori, se avrei potuto uscire a camminare oppure se mi sarei dovuta nuovamente accontentare di fare step al piano di sopra. Mi sono alzata così di corsa, pensando che fosse già tardi, che ho rischiato più volte di cadere con la testa che girava come una trottola. 
Il cielo non era un granché, era coperto dai soliti nuvoloni scuri e minacciosi. Tuttavia non pioveva e non c'era vento, per cui mi sono vestita in fretta e sono uscita. Sentivo le gambe volersi muovere a tutti i costi, quasi infastidirsi per la sabbia bagnata sul lungomare che a tratti mi rallentava e a tratti sembrava volermi far scivolare.
Avrebbero voluto andare più veloci, non fermarsi per un istante neanche a guardare quel cielo che annunciava burrasca sulla meravigliosa distesa d'acqua. Ho scattato una foto per immortalare quegli attimi in cui sentivo addosso il timore di un'ipotetica tempesta in arrivo e allo stesso tempo la gioia per averlo comunque superato.

In pochi attimi il lungomare si è popolato di gente con i cani, troppo vestiti per una giornata non troppo fredda come questa. I giubbini calati fino al mento, i cappelli di lana fino agli occhi, le mani dentro guanti spessi. Ho pensato che mi sarei vestita così tanto solo sulla neve, mai in una giornata tutto sommato mite come questa. Ma forse io avevo il calore addosso della camminata e loro il torpore di chi si scrolla il piumone senza realmente volerlo abbandonare. 
Non ho camminato molto, alla fine, meno di quanto avrei voluto e potuto. Era tardi per i miei canoni e c'erano le solite cose da fare che mi attendevano al ritorno. 

Sogno un'intera settimana di sole. Un'intera settimana di allenamenti all'aria aperta, con la mia musica alle orecchie, le gambe felici e scattanti, il cuore allegro.

martedì 14 novembre 2017

Come un Ghiro

Sono due settimane che non aggiorno, lo so.
Purtroppo mi trovo invischiata in una sorta di letargico malumore dovuto a questa stagione che mi è così ostile. Odio il grigiore, detesto la pioggia, provo un sincero ed autentico orrore per il freddo. Mi sento di vivere a metà. Alla sera arrivo stanca come se avessi corso la maratona di New York e invece ho semplicemente fatto le stesse cose di sempre. Che non sono poche, ma di sicuro sono all'incirca le stesse che in estate o in primavera.
Mi manca quella vitalità tipica della bella stagione, quando mi sveglio già pimpante con il sole che mi entra nel cuore e poi si irradia ovunque alla velocità della luce.
Mi manca quel desiderio di vivere, di uscire, di stare in mezzo alla gente, di ascoltare musica dal vivo, di guardare il mondo, di ballare con la radio accesa.
Come ogni anno in questo periodo agogno per tutto il giorno il momento di andare a letto, abbracciare Fred e mettermi a dormire. E al mattino la sveglia è peggio di un trapano che buchi il cervello. 

Fonte: www.valtrompianews. it

Mi dico che mi abituerò anche a questa orribile stagione. Mi dico che non penserò all'entrare in letargo come al più allettante dei sogni.
Tuttavia se mi dessero la possibilità di addormentarmi questa sera e risvegliarmi direttamente il primo di aprile, lo farei senza indugio.
Mi risparmierei gli addobbi di Natale, la ricerca dei regali, i geloni alle mani, la tristezza delle cinque del pomeriggio quando già cala la notte.

venerdì 3 novembre 2017

Di Acqua Sotto i Ponti

Il tre novembre di dieci anni fa iniziavo a lavorare. Entravo per la prima volta nel più longevo negozio di ottica del paese come dipendente e non più come semplice visitatrice.
Tutto mi sembrava incantevole ma anche molto più grande di me. Tante le cose da imparare ed un insegnante ormai decisamente poco presente. Era anziano, stufo, con troppi problemi sopra quelle spalle magre. Una moglie nevrotica che lo accusava anche del cattivo tempo, una figlia problematica di oltre cinquant'anni, un figlio assente ed una nuora di cultura russa che malediceva a distanza. Capii presto che avrei dovuto destreggiarmi in mezzo a quelle beghe familiari ancor prima che tra le mansioni del negozio. Talvolta, a soli ventidue anni, mi sentivo sopraffatta per essere lasciata così sola a padroneggiare un mestiere che non era ancora il mio. Ero una ragazzina timida che stava sbocciando piano piano, che aveva ripreso a mangiare solo perché forzata, che perdeva intere ciocche di capelli, che doveva gestire anche problemi più grandi di lei. 
Sono cresciuta molto in quei due anni. Ho perso l'aria infantile, un po' di ingenuità, capito il modo in cui dovevo approcciarmi alla clientela. Avrei potuto imparare molto di più se ce ne fossero stati i presupposti ma lo feci in seguito, altrove. 
Non ho mai avuto la liquidazione che mi spettava. L'avrei ottenuta, forse, se mi fossi accanita. Se avessi fatto vertenza, se avessi dissanguato quella famiglia già piena di debiti. Preferii non farlo, proprio per quel vecchio che stava morendo e che non meritava l'ennesima pugnalata. Ho ancora un paio di occhiali da sole che mi regalò il primo Natale, li custodisco come una reliquia insieme ad una radio rosa che mi diede quando chiuse il negozio.

Fonte: viaggiareoltre.it

Sono passati dieci anni e di acqua ne è passata sotto i ponti. Ho perso la timidezza, ho acquisito forza e determinazione...quantomeno sul lavoro. 
Ho capito che lavorare con la gente ha molti risvolti meravigliosi e altrettanti lati negativi. Ho capito che devi sorridere sempre, anche a costo di farti venire precocemente le rughe. Che devi salutare tutti, sia all'entrata che all'uscita, anche chi non fa acquisti. Che le donne le devi ascoltare anche quando parlano di figli, di pediatri, di antipatie, di noiose riunioni condominiali. E che agli uomini non devi far mancare la battuta ed il sorriso, perché alcuni di loro scelgono un negozio piuttosto che un altro anche in base alla donna che trovano dietro il bancone. 
Ho capito che la pulizia è il primo vero atto inderogabile da ripetere giornalmente, senza se e senza ma. Capito che per non farsi mettere i piedi in testa è necessario mostrarsi adulti, anche quando si è giovani e poco esperti.
Capito che non è possibile farsi delle amicizie tra i clienti, neanche tra quelli che vedi ogni giorno e con cui instauri un rapporto di simpatia reciproca. Che un divario deve essere sempre presente e che una barriera sottile vada sempre mantenuta. 
Ho capito che tante persone ti vedranno sempre e solo come un'entità astratta da salutare a malapena ma che, molte altre, si affezioneranno al punto di farti dei regali o spedirti una cartolina quando viaggiano, come se fossi una persona di famiglia.
Capito che la gente ruba o cerca di fregarti e che devi sempre stare all'erta, vigile, senza mai poterti veramente rilassare. 
Ho capito, soprattutto, che questo lavoro mi piace. Che ho bisogno di questo contatto costante con la gente anche se in certi periodi mi satura al punto di non poterne più. E che in quei momenti riprendere fiato è l'unico vero espediente per tornare con le batterie cariche...così come la gente mi vuole. Sorridente, efficiente, sempre presente.


martedì 31 ottobre 2017

Mare Torbido

Questa mattina il mare era torbido, come torbide erano le nuvole che gli si specchiavano addosso. Si faceva fatica a distinguere dove finisse la distesa d'acqua e dove iniziasse il cielo. Sembravano un tutt'uno di azzurro plumbeo, che pian piano è andato a schiarirsi col sopraggiungere del sole. Quando era ormai venuta l'ora, per me, di tornare a casa.

Fonte: ilgiunco. net
Con la musica alle orecchie ho pensato che del mare io godo tutto fuorché il suo rumore. Mi sono chiesta se questo sia un modo per vivere un'esperienza a metà, non colma nella sua interezza. 
Sovrasto lo scalpiccio delle onde con note, ritmi e parole che ripercorro canticchiando mentalmente senza emettere il minimo rumore. E' il mio modo di affrontare la camminata senza lasciare che sopraggiunga la noia ma anche un sistema di isolamento dal mondo. Dai cani con i loro padroni, dai pescatori presso le loro barche, dai rumori delle auto poco oltre. Un modo per essere sola con me stessa, riempirmi gli occhi di queste bellezze naturali e al contempo fingermi assente, lontana, distante persino dalla terra che calpesto con le mie scarpette. 

Sabato mattina c'è mancato poco che mi investissero. E' stata questione di secondi. Forse il mio amico Cristiano lassù mi ha preso per mano e gettato oltre le strisce, lì dove stava sfrecciando un'auto che non avevo visto. Avevo scorto la prima, mi ero fermata ed ero ripartita. Ma eccola lì, la seconda, così vicina al mio corpo da poterla quasi toccare. Ho ringraziato il mio passo svelto e i riflessi pronti di quell'uomo che si è poi fermato, spaventato anche lui, per redarguirmi. Per un attimo ho pensato che volesse scendere e rincorrermi, farmi del male. Aveva già una gamba fuori dall'abitacolo. Gli ho chiesto scusa, ormai non potevo fare altrimenti. Per tutta la giornata non ho pensato altro che a quei secondi che mi hanno salvata dall'impatto.

domenica 22 ottobre 2017

Domenica d'Ottobre

Fonte: eventiatmilano. it

Il grigiore, il vento, poi la pioggia. Ora un timido sole che si affaccia.
Eccola qui la mia domenica, riassunta in questi sbalzi climatici con una sola costante, quella di rendermi irrequieta ed annoiata come non capitava da mesi. 
Sono ancora in quel mood di ostilità sciocca ed irresponsabile verso l'autunno, che mi costringe a gioire solo dei giorni belli, quelli in cui il sole entri a far capolino già dalle prime ore del mattino e non mi abbandoni fino al tramonto. Quelli in cui sembri ancora estate, con queste ottobrate romane che hanno rotto le scatole a tanta gente ma che a me hanno garantito una sorta di estatico benessere. 

Complice la prima influenza stagionale di Fred, oggi ce ne siamo rimasti in casa. Ho anche dormito un po' nel pomeriggio, mi sono dedicata a quello che si potrebbe definire relax.
Ma il fatto è che avrei voluto uscire, camminare, vedere di nuovo il mare, prenderlo per mano e ridere insieme a lui delle questioni più disparate, senza un motivo apparente se non la voglia di stare insieme in allegria. 

A volte alla sera rimpiango l'estate. Quando ci vestivamo in fretta dopo la doccia ed il lavoro, con la pelle ancora umida. La gente che si riversava per le vie del centro, la musica ovunque, i gelati da consumare al posto della cena, quella sensazione di gioia che si inalava come si fa con l'aria. I fuochi d'artificio sull'acqua, il cane-pecora che prendevamo sempre in giro per il suo goffo stare al mondo, lo street-food, i festival rock, la musica latina. 

E non so perché ma ora tutto questo mi fa pensare alla cicatrice in mezzo agli occhi di quella ragazza aggredita una sera non troppo lontana da qui. C'era ancora gente per la strada, era ancora quasi estate, non era ancora notte. E' stata picchiata, ferita, derubata. E adesso non esce più da sola.
Lei così bella, lei con quegli occhi azzurri che feriscono il mondo.
Avrei potuto essere io. 

martedì 17 ottobre 2017

Tra La Nebbia

Sono questi i momenti in cui è più complicato scendere dal letto e decidere di andare a camminare. I momenti in cui fuori inizia a far freddo ed il letto ricomincia ad essere il rifugio ideale nel quale rintanarsi. A volte sarebbe centomila volte più semplice girarsi dall'altra parte e riprendere il sonno. Stamattina avrei dovuto far così. 
Mi sono alzata, ho fatto colazione, mi sono vestita. E quando ho aperto la finestra pensando di ritrovare il sole, c'era invece una fitta nebbia che ricopriva ogni cosa. Una roba mai vista, qui. Così fitta che non riuscivo a distinguere bene la casa davanti né i contorni del cielo. 

Fonte: art-spire. com

"Ormai sono vestita", mi sono detta. "E ho anche già rifatto il letto".
Per cui ho messo la musica alle orecchie e sono uscita lo stesso. Fuori l'ambiente aveva un qualcosa di surreale. Vedevo i fanali delle auto venirmi incontro ma non le auto stesse. Sotto i piedi era tutto bagnato, umido, scivoloso. Ogni passo mi dicevo che avrei potuto cadere e farmi male. 
Ho raggiunto comunque il mare, mentre il cappuccio della felpa e le maniche diventavano via via più umide e i capelli iniziavano ad essere bagnati ed informi. 

Sapevo dov'era il mare ma non lo vedevo. C'era una coltre di nebbia anche lì, a ricoprire quella distesa d'acqua che tante volte avevo guardato placida e serena e che adesso si nascondeva ai miei occhi. Sul lungomare solo un altro camminatore di mezza età, questa volta senza la moglie. 
Ci siamo guardati per un istante, come a dire "Siamo due cretini". E alla fine me ne sono tornata a casa, con la coda tra le gambe, ed ho continuato il mio blando allenamento facendo step. In quella stanzetta arancione che a paragonarla al solito tragitto pieno di alberi e di natura sembrava quasi una prigione. 

lunedì 9 ottobre 2017

Nutrire l'Amore

Fonte: favim. com


Nato sotto auspici non molto confortanti, questo weekend è stato invece il migliore da un sacco di tempo a questa parte.
E oggi, nonostante il tempo sia grigio e mesto, vado a lavorare serena, con un sorriso sulla bocca e  uno sul cuore. 

Avevo bisogno di lui, del mio uomo. 
Avevo bisogno che ci rinchiudessimo in una bolla e ci dedicassimo completamente a noi due, alle nostre sensazioni, al nostro benessere di coppia. 
Ne aveva bisogno anche lui, che mi ha preso per mano e mi ha portato ad assaggiare nuovi sapori, nuove delizie, nuovi desideri ed emozioni. 
Mi sono sentita sopraffatta da tanta bellezza ed ho capito cosa voglia dire coltivarsi. 

Non c'è pianta che possa crescere e generare fiori colorati che non sia stata prima doverosamente innaffiata. Bisogna essere giardinieri di noi stessi e della nostra storia. Pronti ad intervenire alle prime avvisaglie di siccità o di maltempo. Pronti a dedicarci tutte le energie che meritiamo.


“L’amore è come una pianta preziosa. Non puoi solo accettare di riceverla e lasciarla appoggiata sulla credenza o fare finta che sopravvivrà da sola. Dovrai continuare ad innaffiarla. Dovrai davvero prendertene cura e nutrirla”
 (John Lennon)

giovedì 5 ottobre 2017

A Ottobre Si Rinasce

Fonte: Wine Dharma

Ottobre ci sta regalando ancora delle belle giornate.
Il cielo è terso, fa caldo, sembra un po' una di quelle code d'estate che rivelano la presenza dell'autunno solo per la presenza di foglie cadute ai bordi delle vie. 
E ottobre, che pure non è uno dei mesi che preferisco, voglio sia un mese di rinascita e di rinnovamento. Come quando i serpenti cambiano pelle e lasciano la precedente lungo la strada. Quella pelle che li aveva accompagnati a lungo diventa materia morta e perisce sotto il sole come se non fosse mai esistita. 

La mia intenzione ora è quella di concentrarmi sulle cose e sulle persone davvero importanti. La famiglia, il mio compagno, il mio lavoro, la mia casa, le camminate. 
Questi sono i capisaldi della mia vita ed è a loro che io devo tutto, a loro che devo e voglio ridonare tutte le mie energie. 

Tra settembre e ottobre quando ero bambina ci preparavamo alla vendemmia. Erano giornate speciali, tra le mie preferite dell'anno. La cantina si riempiva di un profumo intenso e penetrante. La lunga tavolata accoglieva le risate e le battute di noi tutti. Lungo i filari le mani diventavano appiccicose e gli insetti ci danzavano intorno richiamati da quegli aromi zuccherini.
Si può anche amare l'autunno, in fondo. Basta trovarvi qualcosa di speciale. 

giovedì 28 settembre 2017

Come Una Leonessa

I miei giorni preferiti sono quelli in cui mi sento forte come una leonessa.
Mi alzo già carica, fuori ci sono il sole ed un bel tepore. Dentro sento ruggire la voglia di fare, la positività, l'allegria, l'ottimismo.
Sono i giorni in cui penso di poter riuscire in qualunque cosa. Giorni in cui potrei vendere la mia vitalità un tanto all'etto. 
Accendo la musica, ballo per la casa, tutto quello che faccio non mi comporta fatica. 


Fonte: sfumaturedimagia. com

Durante le ferie ho letto un manuale che mi ha aiutato molto. Non contiene la soluzione per essere sempre felici né quella per affrontare le situazioni che ci capitano al meglio.
Tuttavia mi ha acceso qualcosa dentro, una voglia di farcela che non saprei descrivere. 
Io voglio essere positiva.
Voglio sorridere, voglio coltivare solo bei pensieri.
Desidero vivere in pace con chi mi è intorno, lavorare bene, sentire l'energia che mi scorre nelle vene. A volte ne rileggo alcune pagine per motivarmi di nuovo, perché tutto quello che è stato scritto lo sapevo già e forse avevo solo bisogno di vederlo tatuato nero su bianco. Avevo già iniziato questo percorso e necessitavo di un'ulteriore spinta in questa direzione.

Io sono forte. Il mio sorriso può tutto. 
Questi potrebbero essere gli anni migliori, devo fare in modo che non vengano contaminati da niente e da nessuno. Volere è Potere. Io voglio, quindi Posso.

Sekhmet è la dea egizia simbolo dell'affermazione di sé, della capacità di combattere e guarire. E' la dea che spinge ad essere Regine della nostra esistenza. Il suo è un archetipo che richiama forza ed autonomia, spingendo a riprendere le redini della propria vita e ad andare avanti.
Io voglio essere come Sekhmet, metà donna e metà leonessa. Voglio avere la sua stessa forza. 

martedì 26 settembre 2017

A Scoppio Ritardato

I primi tempi che abitavo qui ero solita provare una sorta di nostalgia al pensiero della vita che avevo lasciato a casa. Nostalgia per la mia famiglia, per il mio gatto, per mio fratello, per la mia migliore amica. Nostalgia per l'atmosfera frizzante ed allegra che ero riuscita a creare sul mio posto di lavoro. 
Nel tempo questa nostalgia si è affievolita fino a scomparire del tutto e al momento, al solo pensiero di tornare dov'ero, mi vengono i brividi. Credo che questo sia un chiaro segnale del fatto che sono esattamente dove volevo e devo essere. E poi, dubito di poter più vivere senza il mio lungomare. Perirei nel tempo di tre giorni. 

Fonte: it. anahera. news


Perché queste considerazioni? Perché questa mattina, quando ho sentito mia madre, mi ha raccontato qualcosa che non mi aspettavo. Ha parlato con i miei ex datori di lavoro e dicono di pensarmi molto, di nominarmi continuamente. Hanno sorpreso una dipendente a rubare. Una ragazza che era con loro da dieci anni e con cui si era creato anche un rapporto di amicizia. 
A mia madre hanno detto che non hanno più trovato una persona come me. Una persona onesta e capace di trascinare i clienti, di creare un gruppo di gente che veniva lì per me. 
Era effettivamente così. Ero solo una dipendente ma lavoravo come se quel posto fosse anche mio. Ci ho messo l'anima, il cuore, la determinazione. Aiutavo il mio capo con gli ordini, anche se non mi spettava. Gli lasciavo appunti sulla scrivania affinché non dimenticasse la merce più urgente. Ed ero così frizzante ed amabile con i miei clienti che ogni volta che torno al paese è un continuo fermarsi ad abbracciare questo o quello. 
No, non lo sto dicendo per vantarmi. Lo dico perché tutte queste parole avrebbero dovuto arrivare prima. Io sono fermamente convinta che le persone vadano apprezzate quando ci sono, non quando le perdiamo. 

In quattro anni lì dentro ho dovuto subire anche angherie e gelosie. Li infastidiva notare che quella gente veniva lì per parlarmi, che attendeva più tempo solo per farsi servire da me. Volevano che sorridessi ma poi per quei sorrisi provavano fastidio perché i loro clienti entravano in negozio per ricevere un po' del mio buonumore.
Vivevano nella costante dicotomia tra l'esser felici del mio seguito e il dispiacere di non sapersi far apprezzare allo stesso modo. Quello che a me veniva naturale, a loro costava uno sforzo. Attraevo persone e quando me ne sono andata, tante di quelle persone sono andate altrove. 

Io non sono felice di quello che è capitato loro perché adesso dei dipendenti li ho anche io ed è vero che è difficile trovarne di onesti e capaci. Mi dispiace per la delusione che hanno subito perché nonostante tutto a loro voglio bene, gli mando gli auguri ai compleanni e vado a trovarli quando casualmente passo in negozio.
Però sul serio: queste parole di apprezzamento sarebbe stato carino riceverle quando mi facevo in quattro per fargli andar bene gli affari. Il mio datore di lavoro mi ha chiesto di ripensarci fino all'ultimo, quando un mese prima quasi quasi mi faceva pensare che avrebbe potuto cacciarmi da un momento all'altro. Preferiva tenermi sulla graticola, farmi credere che fossi facilmente sostituibile, una pedina qualunque. 
Beh, la pedina se ne è andata da quattro anni e mezzo e l'atmosfera pare non sia più tornata la stessa. Meditate gente, meditate. E la prossima volta quando un cliente si complimenta fatelo finire, non stoppatelo dicendo che si può sempre far meglio. Tutti possiamo fare meglio, io per prima, ma concedere una gratifica ogni tanto non ha mai ammazzato nessuno.

sabato 23 settembre 2017

Mio Padre

Oggi mio padre compie 70 anni.
Un'età importante, che mi fa pensare a come il tempo voli inesorabile. Si è sposato tardi, perché lui una moglie in realtà non la voleva. Cambiò idea quando conobbe mia madre, una bella donna napoletana che incontrò per caso al Matrimonio di un suo cugino in terra campana. La vide e ne rimase folgorato. E dovette rivedere anche tutta quella serie di posizioni sull'amore che si era costruito intorno, tant'è che un anno dopo convolarono a nozze e l'anno successivo nascevo io. 

Fonte: gelestatic .it

Mio padre è stato molto autoritario quando ero bambina, forse più con mio fratello che con me. Per me credo abbia sempre avuto un debole, un tallone d'Achille che in qualche modo lo privava della sua razionalità. Ero la sua bambina con i riccioli bruni, ed io per lui mi sarei gettata nel fuoco. Per lui ho sempre provato una fiducia totalizzante. Ho sempre creduto che i miei problemi sarebbero stati meno gravosi se li avessi condivisi con lui. Pensavo che avrebbe saputo risolverli, che con il suo genio creativo avrebbe sempre saputo risanare i cocci. 
Tuttora mio padre è su un piedistallo, per me. Negli anni si è molto ammorbidito, in special modo dopo la pensione, quando ha potuto viversi la famiglia e noi figli in modo più completo. Ha perduto quella patina severa ed ha accompagnato mio fratello e me nelle nostre scelte senza mai intralciarci. 

Lo amo come si amano solo le persone che contano davvero. Non perché mi ha cresciuto e neppure perché mi guarda come si guarda una meraviglia assoluta.
Lo amo perché mi ha fatto capire quale tipo di uomo volessi accanto a me per la vita. Un uomo che ho scoperto essergli simile in questi 12 anni. Sono diversi ovviamente, ma si somigliano. Hanno persino gli stessi occhi verdi che diventano nocciola intorno all'iride. 
Ho voluto un uomo di cui mi potessi fidare perché nella fiducia per un uomo io sono cresciuta. Mio padre è la mia roccia e i nostri momenti più belli sono anche quelli più semplici. Quando ci sediamo insieme sulla panca di legno del giardino, in faccia al sole. Il gatto vicino ai piedi, le nostre mani vicine.
Ti amo papà. E forse non amerò mai nessuno come te.
Auguri. Stammi ancora accanto perché non si smette mai di aver bisogno di te. 

mercoledì 13 settembre 2017

Come I Pescatori

Sono diventata come quei pescatori che non possono fare a meno del mare anche quando mancano le condizioni per poter pescare.
Se ne stanno lì di fronte, la mattina presto, vestiti di tutto punto. Osservano le loro barche che riposano sulla spiaggia, guardano le onde. Quasi non si parlano, si scambiano solo poche parole. 
Mi piacerebbe sapere a cosa pensano, se sono contenti di potersi riposare ogni tanto o se quando sono a terra stanno ancora sognando di essere in mare. 
E' un lavoro duro il loro, un lavoro che gli segna la pelle, il corpo, che li rende più simili a delle rocce indurite che a degli esseri umani. 

Fonte: spreafotografia. it

Sono diventata come quei pescatori che tutte le mattine, con la pioggia o col sole, non possono fare a meno di mettere piede sulla spiaggia.
Tutto il tragitto che mi porta al mare non lo sento neppure, come se le gambe viaggiassero da sole. Il mio respiro coperto dalla musica, dal palpitare veloce del mio cuore.
Poi arrivo lì e capisco che tutto ha avuto un senso. La sveglia presto, l'aria pungente sulle braccia nude, i capelli da mortificare dentro una coda alta, gli sguardi indiscreti della gente. 
Ne vale la pena, sempre. 
Perché quelli sono gli unici momenti in cui mi sento davvero libera. Gli unici in cui mi sembri di lasciar cadere tutto e ricongiungermi interamente con me stessa e le mie sensazioni più vere.


"Una volta che avrete conosciuto il volo, 
camminerete sulla terra guardando il cielo, 
perché è là che siete stati, 
ed è là che vorrete tornare."
Leonardo da Vinci. 

venerdì 25 agosto 2017

Il Dolce e l'Amaro

Fonte: d7unicam. it


Sono tornata.
Beh, non proprio. Sono tornata dai miei 4 giorni di vacanza ma ora sono a casa dei miei per vedere gli amici prima di ripartire.

Che dire di questa manciata di giorni fuori? Siamo stati benissimo. Compagnia allegra, sorrisi sempre pronti a fuoriuscire dalla pancia prima ancora che dalla bocca. Poi sole, mare, gioia infinita e pensieri rilegati il più lontano possibile da me. Li ho ridimensionati, li ho compresi, li ho cacciati via. E ora la speranza è che restino così piccoli anche quando tornerò alla base, tra le mura domestiche. Anche quando non sarà possibile esercitare distrazioni tali da poterli così ben accantonare.

Al mattino uscivo presto e camminavo, beandomi di un lungomare assai più bello del nostro. Più organizzato, più vitale, ricolmo di sportivi già alle prime luci dell'alba.
Eppure meno selvaggio, meno impervio, meno simile a me di quanto non sia il mio lungomare. Era tutto così perfetto da sembrare finto, messo lì per fare buona impressione. Ed è possibile che sia esattamente così: se avessi un luogo turistico tra le mani, lo progetterei allo stesso modo.

Certo per arrivarci la strada è stata tutt'altro che piacevole.
E trovarsi tra i luoghi del terremoto a guardare con i propri occhi Accumoli, Amatrice ed Arquata del Tronto è stato straziante. Ripensare a Gigi e Pasquetta, al dolore di un anno fa che talvolta ci colpisce ancora, quando meno ce lo aspettiamo. 
Vedere quelle case sbriciolate, quegli edifici ormai perduti, quei calcinacci ovunque...ancora, dopo un anno. I lavori sembrano pochi e forse ancora poco organizzati. Poche casette colorate, ancora macerie dappertutto. Troveranno mai la pace questi luoghi? E le persone che vi abitano? 

domenica 13 agosto 2017

Una Notte Meravigliosa


Vivo in una località di mare da poco più di quattro anni. Una località che in questo periodo di tempo ad essere sincera mi ha offerto molto poco. Tant'è che l'ho sempre utilizzata semplicemente per passare la settimana, vivere col mio compagno, lavorare. Indicativo di questo fatto c'è un atteggiamento che non ho mai cambiato: quello di sfuggirne la domenica, tornare dai miei oppure raggiungere Roma per svagarmi un po'.
Questo modo di vedere il posto in cui vivo è iniziato a mutare sei mesi fa, quando ho cominciato ad esplorare il territorio iniziando a camminare e conoscendolo molto più intimamente di quanto avessi fatto fino a quel momento. Era sempre stato un luogo qualsiasi dove abitare ma è poi diventata casa mia. Grazie a questa attività che mi ha cambiato in meglio la vita e donato nuova linfa a cui attingere, io sono finalmente entrata in contatto profondo con questi luoghi. Con le sue vie, le sue strade, il suo stile di vita, le sue tante contraddizioni.
Ora mi interesso di tutto. Di ciò che offre, di come vengono spesi i soldi delle nostre tasse, di come si chiamino le strade, di quello che combinano in Comune.

E fu proprio leggendo la pagina Facebook del nostro Comune - peraltro tenuta sempre ben aggiornata, come una vera e propria linea diretta con i cittadini - che una decina di giorni fa venni a sapere che il 12 agosto sarebbe giunto qui il Circo Nero.
E da lì è stato un crescendo di gioia, di esaltazione, di voglia di esserci. Di ballare fino a sfinirmi, di divertirmi fino a non avere più fiato in gola e aria nei polmoni.
Non vi racconto le polemiche bigotte e complottiste di certa gente piccola piccola. Di come abbiano cercato di sminuire un evento di questa portata con parole come "rave party", "droga libera", "perversione".

Dio Santissimo. Ma ci sono venuti questi falsi puritani a vedere cosa è stato? Li hanno visti i bambini, gli anziani, la gente che voleva semplicemente divertirsi e che ha fatto esattamente questo?
Il Circo Nero ieri sera mi è piaciuto da matti. E non so cosa farò da qui alla fine di settembre ma sinora posso definire la serata di ieri come la più bella e divertente della mia estate. E probabilmente anche delle ultime estati. Perché a dire il vero non mi divertivo così tanto da tempo. Troppo troppo tempo. 

E' stato meraviglia, musica, costumi ben fatti, ottimi dj - io ho apprezzato particolarmente Onassis ma c'era anche il famoso Dj Ross di M20 - gente desiderosa di divertirsi.
Il tutto nel massimo rispetto della sicurezza, con perquisizioni doverose all'ingresso che mi hanno resa più tranquilla e certamente non infastidita. 
Ho ballato fino a sfinirmi e questa notte ho dormito solo quattro ore. Ma Dio se ne è valsa la pena. Unico problema è l'astinenza: ne vorrei ancora. 
Perché questo non è il Circo a cui siamo abituati. E col circo ha ben poco a che vedere se non la stessa magia. 


Ah, due doverose parole di ringraziamento al mio compagno.
Che odia ballare, che è stato in piedi per ore senza lamentarsi solo perché avevo la felicità negli occhi. Che ha sopportato stoicamente uno spettacolo di cui non gli importava per amor mio.
Grazie Fred.

mercoledì 9 agosto 2017

Alla Frutta

Fonte: ok-salute.it


Sono alla frutta, non saprei come altro dirlo.
Sono al limite, cammino sul ciglio della strada incerta su come procedere.
Manca meno di una settimana, appena pochi giorni all'inizio delle Ferie. 
E sarò finalmente libera. Se non dai miei pensieri, quantomeno lontana dalle solite incombenze quotidiane. 
Perché la verità è che non ne posso più. Arrivo a questo punto dell'anno completamente sfibrata, satura, colma fino all'orlo.
Spossata dal caldo, dalle responsabilità, dalle mille cose a cui stare dietro ogni giorno, dai sorrisi a comando, dal mostrare empatia anche quando non c'è.

Voglio stare in pace, soli io e lui.
O in mezzo ad altre mille persone a ballare suadenti canzoni latine sulla spiaggia, al chiaro di luna. 
Leggera come una farfalla, priva di vincoli.
Felice. 

martedì 1 agosto 2017

6 Mesi a Camminare

Esattamente sei mesi fa iniziavo a camminare. 
Uscii di casa con il freddo pungente del primo febbraio. Indossavo le mie scarpe nuove, un giubbino blu, una tutina rossa. Camminai solo per mezz'ora con le mani gelide che si riscaldarono pian piano, con il naso che sembrava staccarsi per il gelo del primo mattino, con la sensazione che forse il giorno dopo non ce l'avrei fatta né quelli dopo ancora. 
Eppure ce l'ho fatta. Il giorno dopo tornai su quelle strade. E così i giorni successivi. 

All'inizio fu tutto tremendamente difficile, a cominciare dal fatto che dovevo abbandonare il tepore del mio piumone ed affrontare la nebbia, il vento ed il gelo che imperversavano fuori. Non sono mancati gli ostacoli, qualche infortunio, gli sguardi e la curiosità della gente che non capiva chi me lo facesse fare.
Fonte: rivistainforma. it

Eppure pian piano io mi sentivo più forte. Pian piano iniziavo ad apprezzare la fatica che mi raggiungeva i polpacci, poi le cosce e infine i glutei. Pian piano iniziai a sentire quanto tutto questo mi stesse facendo bene, quanto di me ci stessi mettendo.
Cominciai ad apprezzare l'effetto benefico ed energizzante dell'adrenalina, la sensazione di potere che avevo sulla fatica, sul fiato, sul mio corpo per intero. 
Iniziò a piacermi sul serio, come ti può piacere qualcosa che non hai mai preso in considerazione ma di cui poi ti innamori anima e corpo, come a diventare una cosa sola. 

La musica nelle orecchie, la sensazione dei miei piedi sull'asfalto, il vento che mi accarezza la pelle, il mare che mi fa compagnia. La testa che si svuota e che si riempie di cose, simultaneamente. Ora cammino anche un'ora e quaranta minuti e certe volte vorrei non dover smettere mai, continuare ad oltranza. Nonostante il sudore, nonostante le cose da fare che mi attendono a casa, nonostante faccia un caldo asfissiante già alle sei e mezzo del mattino.

E vogliamo poi parlare dei benefici fisici?
  • Mi sento più attiva, più piena di energie, con le pile che si ricaricano faticando;
  • Le gambe si sono assottigliate, tonificate, modellate. Ok, non sono ancora perfette: ma sono migliori di 6 mesi fa.
  • Ho perso un po' di peso ed ho nuovi muscoli sodi dove prima non ne sentivo;
  • Ne ha beneficiato la circolazione sanguigna: io che soffrivo sempre di gambe stanche in estate, quest'anno sto decisamente meglio.
  • Allo specchio mi piaccio di più;
  • Mi sono abbronzata un po', pur proteggendomi sempre dal sole.
Oggi sono sei mesi che cammino ed io auguro a me stessa di non smettere mai. Di non perdere mai questa abitudine che è diventata passione e dipendenza. 

giovedì 20 luglio 2017

32

Fonte: crescereleggendo. wordpress.com


Trentadue sono le candeline che oggi virtualmente sto spegnendo.
Una torta vera non la voglio, che non capisco davvero cosa ci sia da festeggiare.
Mi mette un'ansia questo numero...mi fa sentire più grande e vecchia di quanto non mi senta nella mia testa. Mi etichetta in un modo nel quale non mi sento, mi definisce come non sono.

E' un compleanno un po' amaro ed ho come la sensazione che per i prossimi il livello di questa amarezza salirà vertiginosamente perché la verità è che non riesco a vivere bene il passare del tempo. Lo vivo senza pensieri e forse il problema è proprio qui: dovrei incasellarli certi pensieri, dargli un verso ed un senso, programmare di più. E invece no. Sono una trentaduenne che vive alla giornata, che pensa al massimo a quello che dovrà fare domani e a stento intravede la prossima settimana. 

In che punto della mia vita ho smesso di preoccuparmi per il futuro ed ho iniziato ad avere questo atteggiamento? quand'è che ho smesso di controllare la mia vita e fare progetti?
E soprattutto: perché non mi manca il periodo in cui invece controllavo tutto e programmavo ogni cosa?

Sento di non voler crescere, di voler restare qui. Sento che tutte le responsabilità che non voglio mi sono avulse, ostili...e maledettamente vicine. Le sento minacciose perché vogliono entrare a tutti i costi. Per quanto tempo ancora riuscirò a respingerle? A mettergli le mani sul petto per cacciarle via?

Crescere è un impegno serio e la serietà al momento mi sta stretta.
Voglio essere leggera, pensare solo alle mie sensazioni, a questa estate così diversa dalle precedenti, ad una me stessa che in certi frangenti non riconosco più.
Forse ho solo bisogno di andare in ferie. Ma si, banalizziamo così. E intanto...auguri a me, in ogni caso. Che il 20 luglio rimane pur sempre un giorno di festa.