giovedì 23 giugno 2016

Il Nuovo Dipendente

Oggi ho conosciuto il nuovo dipendente, lavora con noi da quattro giorni. I nostri turni non si incrociano mai ma avevo bisogno di vederlo, di capire che persona fosse, il modo in cui lavora, quello con cui si approccia ai clienti. 
E' un ragazzo moro con il pizzetto. Non ha dei lineamenti tali da poterlo definire bello nel vero senso del termine, tuttavia l'ho trovato piacevole. E si, lo so che bisognerebbe guardare solo i meriti, ma quando lavori con la gente devi prestare attenzione anche ad un mucchio di altri fattori, tra i quali l'estetica, la presenza fisica, il modo di parlare, sorridere, gesticolare.
Mi ha fatto un'ottima impressione generale e andando via ho incrociato le dita affinché lui sia quello giusto, la persona da tenere con noi, a cui delegare un po' di fiducia.

Fonte: il-giardino-interiore.blogspot.com

I rapporti con quello che è andato via erano stati buoni. Aveva insistito molto per lavorare con noi, aveva fatto di tutto per farsi benvolere. Con noi è rimasto tre anni fin quando, allo scadere del contratto, ha preferito non rinnovarlo. E per noi andava bene così.
Il problema è che poi si è messo ad infamarci in giro, a raccontare falsità, a rosicare perché evidentemente per restare voleva un aumento immotivato. Immotivato perché nessuno che faccia il suo mestiere ad oggi guadagna più di quanto guadagnava lui, potendo poi usufruire di una serie di vantaggi ed agevolazioni che non sto qui a raccontare, ma che personalmente non ho mai ottenuto in nessuno dei posti nei quali io stessa ho lavorato. Senza falsa modestia, anche meglio di lui.

Il problema è che con i dipendenti non bisogna dimostrarsi deboli. E per deboli intendo anche solo semplicemente consentirgli di sentirci amici, di abbassare giù quella barriera che io penso debba restare sempre su a dividere un operaio dal titolare.
E no, non è una cosa che penso adesso perché sto dall'altra parte. Io questa cosa l'ho sempre pensata. Tutte le volte in cui ho lavorato per altri ho fatto il mio lavoro con la consapevolezza di dover sottostare a chi mi aveva assunto, senza pretendere di essergli amica né tantomeno confidente. 
Da ambo le parti ci vogliono rispetto e volontà.
A lui non auguro di sbattere la testa pesantemente da qualche parte, ma solo di accorgersi che il mondo là fuori non è quello roseo che gli era stato fatto intravedere qui. Svegliarsi non ha mai fatto male a nessuno, anzi.


giovedì 16 giugno 2016

Riflessioni di Un Amore

Fonte: net1news.org


Ciao amore, ieri hai compiuto 33 anni.
Ti conosco da quando ne avevi appena compiuti 22. Eri un ragazzo alto, con i capelli cortissimi da militare. Sei stato uno degli ultimi partito per la leva obbligatoria.
Non avevamo neanche i soldi per pagarci i biglietti dei mezzi, all'epoca. Eppure facevamo di tutto per vederci, per stare insieme il più possibile, per eliminare quei 110 km che ci dividevano. Lo abbiamo fatto per anni. Mi sale una tenerezza tale nel pensarci. Nel pensare a come eravamo, a quei sacrifici che non ci pesavano mai ma che ci hanno resi più forti, settimana dopo settimana.
Ed ora sei un uomo. Ti ho visto crescere, diventare quello che sei. Così come tu hai visto crescere me, senza formalizzarti dietro a tutte quelle contraddizioni, a quello spirito sfuggente e schivo, al bisogno di non farrmi mai comprendere del tutto.
Eppure tu si che m'hai compreso. Tu si che hai capito. 

Lo so che è un periodo tosto. Lo so che devi star dietro a mille cose da solo perché dall'altra parte hai un fratello poco responsabile e da quest'altra hai me che non riesco a starti dietro al cento per cento. Però ce la farai, io lo so. Credo in te, nelle tue capacità, nella tua caparbia, nel tuo senso del dovere. Credo alla tua onestà, al tuo voler agire sempre in modo pulito, senza scendere a compromessi.

Ieri abbiamo anche festeggiato i nostri primi tre anni insieme in questa casa. Eppure non sembrano che pochi giorni, come se avessimo appena iniziato, come se non fosse davvero passato tutto questo tempo.
Mi fa arrabbiare il tuo disordine, quella mania di lasciare tutto ovunque, di non mettere mai a posto se non dietro continue e petulanti sollecitazioni.
Probabilmente a te fa arrabbiare questo mio bisogno di trovare tutto in ordine, di vivere in una casa sempre pulita, di non tollerare le cose fuori posto.
Ci sono aspetti in cui siamo così dissimili. E tanti altri che ci vedono immensamente affini, due facce di una stessa medaglia.
La verità è che se non ci fossi mi mancheresti. E forse mi mancheresti anche se non ti avessi mai incontrato. Perché ti amo e non so pensare alla mia vita senza di te.
Auguri amore. 

lunedì 13 giugno 2016

Contraddizioni

A lavoro sono giornate cruciali. Tanti soldi che escono senza che ci resti mai in tasca qualcosa per fare tutte quelle cose che possano uscire dall'ordinario. Oltre il pagamento del mutuo, delle bollette, delle visite mediche. Oltre le spese necessarie. 
Un dipendente che se ne va, un altro da cercare per rimpiazzarlo.
Gente che va in vacanza, con gli occhi pieni di gioia e di aspettativa. Li avevo anche io così, quando potevo viaggiare? 

Fonte: artribune.com

Gente che vuol convincermi a fare figli.
Gente che vuol convincermi a non farne.
Gente che mi chiede di abbronzarmi.
Gente che pensa di conoscermi solo perché mi vede ogni giorno fare il mio lavoro.
Gente che pensa di aver ottenuto la mia confidenza solo perché gli sorrido. Ed è complicato fargli comprendere che gli sorrido perché è quello che ci si aspetta da me.
Gente folle. Gente genuina. Gente di cui fondamentalmente non so nulla.

Uomini che ammazzano le donne. 
Uomini che ammazzano coloro che non riescono a comprendere, che forse gli fanno paura.
Uomini che pensano di potersi comportare peggio delle bestie.

Ieri pioveva, ho passato la domenica con la mia famiglia. Ho messo lo smalto alla mamma. Sui piedi, sulle mani. Le ho tirato via le sopracciglia. 
E' amore anche questo.
Forse è amore pure quello che non si dice, che non si racconta, che si vive in silenzio. Era allegro mio padre. Lo è sempre quando ci siamo tutti.

venerdì 3 giugno 2016

Tempo

Quanto tempo era che non scrivevo qui? Circa 3 settimane.
Quante volte ho provato a farlo? Almeno quattro. Volte in cui ci sono riuscita: Nessuna.

Fonte: blog.libero.it

Ci sono periodi nei quali metti in stand by i pensieri, o quantomeno cerchi di farlo. Periodi nei quali le vicende a cui stare dietro sono troppe e le preoccupazioni si rincorrono a tempo di record. Non hai voglia di metterle nero su bianco, non hai voglia di vederle impresse da qualche parte. Semmai vorresti cancellarle, non pensarci, o vederle magicamente risolte.
E allora ti isoli, cerchi una strada differente, una strada che non includa la condivisione. 

Questo spazio mi è mancato, ci tornavo anche solo per guardarlo un po'. Solo che poi la sola idea di doverne riempire le lacune mi spezzava il fiato. 
Ci sono stati momenti felici, altri nei quali mi è sembrato di stare a galla a fatica. E tuttora mi sento come se fossi in apnea, come se la fame d'aria mi impedisse di respirare bene.