giovedì 24 dicembre 2015

Buon Natale!

Fonte: gingerandtomato.com

Nel momento in cui questo post sarà online, io starò ancora lavorando. E senza neanche avere il bisogno di pensarci posso affermare che non mi dispiace neanche un po'.
Voglio salutare tutti i miei clienti, fargli gli auguri, far sentire loro che gli voglio bene e che gli sono grata per il tempo che trascorriamo insieme.

E i miei sinceri auguri voglio che raggiungano anche voi, amici che mi leggete, che con me condividete gioie e dolori di una vita qualunque. 
Anche a voi voglio bene. Sento la vostra vicinanza, la vostra presenza. Sento che al di là dello schermo ci siete davvero, che siete persone reali, in grado di bacchettarmi quando le sparo grosse o di gioire con me quando mi succede qualcosa di bello.
Grazie di tutto amici cari.
E auguri, auguri, auguri per uno splendido Natale.

lunedì 21 dicembre 2015

Uomini

Ieri ero con Fred e mio fratello davanti al ristorante cinese. C'era un sole meraviglioso ed abbiamo atteso per oltre un quarto d'ora davanti al cancello d'ingresso che arrivasse anche quel ritardatario cronico nonché migliore amico del mio compagno. Ad un certo punto ho smesso di contare il numero di uomini che in auto, il più delle volte con mogli e figli a carico, mi guardavano passando. Alcuni così sfacciatamente da aver preferito voltarmi di schiena per non doverli guardare a mia volta.
Deve essersene accorto accorto anche Fred perché, senza dire una parola, mi ha cinto i fianchi con le braccia bloccandogli la visuale. L'ho visto così poche volte comportarsi come uno che voglia marcare il territorio da aver sorriso di lui. Che ad un certo punto, non essendo riuscito a scoraggiare abbastanza i guardoni, ha detto "forse è meglio se lo aspettiamo dentro, seduti". E così è stato.
La vicenda mi è servita per capire, a trent'anni e meglio tardi che mai, che gli uomini diventano possessivi quando si sentono minacciati. In un certo senso si scuotono, comprendono di dover proteggere ciò che ritengono loro. E si, forse la cosa potrà tornare a mio vantaggio quando il signorino mi farà arrabbiare.

Fonte: claudiopace.it

Dopo pranzo abbiamo passeggiato sul mare. C'era un sole splendido e la distesa d'acqua era una tavola blu, priva di increspature. Non un alito di vento a disturbare quella quiete ed abbiamo riso ricordando la ventosa passeggiata del primo maggio, così diversa da quella ben più primaverile del venti dicembre. Loro hanno preso un gelato, io ho preferito perdermi a fotografare quell'incanto che avevo davanti, ad annusare l'aria salmastre, ad osservare i bambini giocare sul lungomare. 
Quando siamo rientrati in casa mio fratello ha fatto armi e bagagli ed è ripartito. Il resto della domenica è stato puro relax.

giovedì 17 dicembre 2015

Riavvicinarsi

Il Natale comincia a prendere forma.
Il giorno della Vigilia dovrei lavorare fino alle diciannove, se tutto andrà come da programma. Per cena saremo dai genitori di Fred e lo stesso dicasi per il pranzo del 25. Al momento non dico nulla a nessuno, ma ho intenzione di preparare la mia famosa torta di nocciole, quella che piace a tutti e non faccio da più da almeno un anno. Spero solo che dopo tanto tempo mi venga buona come un tempo. Le nocciole saranno quelle viterbesi che ogni anno mia zia ha la gentilezza di regalarmi, che poi son le stesse che acquista in dosi massicce anche la Ferrero. Mica robetta. Buonissime, le migliori.

Fonte: meteoweb.eu

Dai miei dovrei arrivare intorno al 27 e fermarmi direttamente fino al 31. Sempre che le cose riescano ad andare come vorrei che andassero.
Ho già diversi incontri fissati in agenda con un paio di amiche, con le quali dovrò concordare solo l'orario. Ho ansia di rivederle, di quei sani e goderecci discorsi tra donne davanti ad una tazza fumante di qualcosa, qualsiasi cosa. Una di loro è la mia ex migliore amica, quella dell'infanzia, quella con cui sono cresciuta. Quella che ha perso la mamma da poco e di cui ho parlato anche qui. L'altro giorno le ho mandato gli auguri per il compleanno e lei mi ha chiesto di farle sapere quando sarò lì, così da potersi incontrare. Le ho detto di si, perché effettivamente è quello che voglio. Non so che effetto ci farà passare ancora del tempo insieme. Le nostre vite si sono separate ma è come se un filo ci tenesse ancora unite, un filo che non ha pertinenze solo con l'infanzia e l'adolescenza, ma anche con le donne che siamo diventate. Ho la netta percezione che ci saremo sempre l'una per l'altra perché insieme ne abbiamo passate davvero troppe e certi momenti non si dimenticano, neanche se si cresce e si fanno scelte differenti.
E poi Veronica, la mia amica da dieci anni, che non vedo dalla fine di agosto. In alcuni momenti mi manca moltissimo e so che per lei è lo stesso. Spero di riuscire a vederci almeno un paio di volte in quei pochi giorni che sarò lì, compatibilmente con i suoi impegni lavorativi che al contrario dei miei non si fermeranno. Ho voglia di passeggiare insieme, di respirare quell'aria gelida che odio tanto ma che in fondo fa parte di casa nostra, di rivedere le luci calde che accarezzano la piazza, di ascoltare le musiche natalizie in filodiffusione. E rivedere gli amici del mio paese. I fruttivendoli, i librai, le ragazze della gioielleria e quelle del negozio per bambini. Franco, Gianky, Vasco, Fabrizio, Rita, Masha, il signor Felice, Adelio e Gianna, Maurizio. E tutti, davvero tutti coloro ai quali ho voluto e voglio ancora bene. Mi mancano le loro facce, i loro sorrisi, le battute che ci scambiavamo ogni giorno. Mi manca persino la voce urlante di Enza ed ho detto tutto.

mercoledì 16 dicembre 2015

Barriere

Fonte: garymorland.com


Nel tempo mi sono indurita, forse troppo.
Sono stata una ragazzina timidissima, ai limiti del patologico. Sono stata un'adolescente chiusa, poco propensa ad aprirmi agli altri. Eppure quando succedeva ho preso delle batoste che non mi sarei aspettata. Ho aperto il mio cuore a persone che l'hanno calpestato, che se ne sono fatte beffe. E in seguito, tutte le volte in cui mi sono aperta, in cui ho ammesso qualcuno nelle zone più esposte di me...l'ho fatto solo quando ho pensato che ne potesse valere davvero la pena.
Ora mi sento molto diversa sia dalla bambina che sono stata che dall'adolescente che non vorrei mai tornare ad essere. Una parte di me pensa che tornando indietro cambierebbe tutto, che farei scelte differenti, che sarei io stessa diversa. L'altra parte di me pensa che sia inutile indulgere in certi meccanismi, inutile rimuginarci su. A che serve?
Forse serve a capire meglio la persona che sono. Mi sono indurita, dicevo. Ed è vero, sacrosanto, infinitamente reale. 
Mi apro ancor meno di quanto facessi un tempo e quando qualcuno si avvicina sono sempre la prima a volersi ritrarre, la prima a porre una pesante barriera, a non lasciar entrare nessuno.
A volte mi dico che morirò da sola e che quando succederà farò la fine di Scrooge nel "Canto di Natale". Solo che per lo meno io non sono avara. Io spendo, pure troppo.

mercoledì 9 dicembre 2015

Quasi Natale

Siamo ad un tiro di schioppo dal Natale, ormai basterà fare un salto per trovarci nuovamente lì.

Fonte: pourfemme.it

Diversamente dagli altri anni, questa volta fatico ad entrare in pieno mood natalizio. Con Fred ho preparato l'albero di casa nostra, appeso dei cuori rossi di feltro nelle credenze, decorato il negozio, ho quasi finito di acquistare tutti i miei regali.
Eppure non mi sembra reale. E' come se quell'attesa spasmodica che mi catturava da bambina avesse infine ceduto il passo ad una tiepida rassegnazione. 
Il Natale mi piace ancora moltissimo ma questa volta non riesco ad entrare in quella splendida atmosfera che mi ha sempre scaldato il cuore. Mi sento completamente al di fuori, come se fosse arrivato troppo in fretta o non sapessi ancora in che modo affrontarlo.
Non so ancora come e con chi lo trascorreremo, non so se saremo a casa dei genitori di Fred o dai miei. E la verità è che non me ne importa. Mi sento trascinare in questa festa senza un reale coinvolgimento, per la prima volta nella mia vita. 
Vedo i giorni passare senza che riesca realmente a rendermene conto, come se tutti questi preparativi non fossero stati sufficienti a preparare anche me stessa. E più mi avvicino più sento salirmi dentro un filo d'ansia, non so neanche per cosa.

La scorsa domenica era il compleanno di mio zio. Eravamo in diciassette e l'abbiamo trascorso in un'allegria meravigliosa. Ad un certo punto ho smesso di contare le volte in cui ho riso con gusto, come se autentici stilli di gioia mi balzassero fuori dal petto. Per contro, il viaggio di ritorno è stato triste, silenzioso, pesante. Fred alla sera mi ha abbracciato a lungo senza capire come fosse stato possibile passare da quelle contagiose risate argentine ad una silenziosa prostrazione. Mi chiedeva di dirgli cos'avessi, cosa doveva fare per farmi stare meglio. Sentivo già la mancanza dei miei nel sapere che non li avrei visti per 3 settimane? Volevo passare il Natale da loro e non trovavo il coraggio di dirglielo? Più domandava e meno capivo, perché nessuna di quelle cose mi sembrava realmente avere importanza.