venerdì 23 ottobre 2015

Le Mani di Mia Madre

Fonte: blogmamma.it

Le mani di mia madre non sono mai state soffici. Forse solo quando era ancora una bambina, ma prima dei dieci anni, perché poi andò in Germania a fabbricare guanti.
Le mani di mia madre sono mani che hanno lavorato, che hanno conosciuto la fatica, il freddo, il caldo, la cattiveria, i veri problemi di una vita non troppo felice. Mani che hanno raccolto pomodori sotto il sole cocente e lavato ortaggi per ore dentro l'acqua gelida. Mani piene di calli, di vesciche, di striature dolenti, di verruche. Mani che grattano la pelle, mani dalle quali scappavo perché troppo dure. 
Eppure ora, proprio in questo esatto momento, non so che darei per una sua carezza con quelle mani lì. In certi momenti mi sale una nostalgia fitta al centro del petto che poi non so colmare quando siamo finalmente una davanti all'altra.
Forse perché ho trascorso un'infanzia fatta di pochi baci e di ancor meno abbracci. Forse perché ho perso la capacità di rendere fisico un sentimento. E così anche quando siamo insieme non siamo capaci di spiegare quello che realmente sentiamo. Il dolore della lontananza, la voglia di passare più tempo insieme, di fare maggiormente parte della vita l'una dell'altra.
Quelle mani mi fanno tenerezza. Sono mani sconvolte da dolori, mani che non appariranno mai fini ed eleganti. Mani sofferenti, che mostrano il segno del suo vissuto. Mani che alla sera meriterebbero un po' di considerazione in più. Mi pento io stessa di non averlo fatto quando ancora abitavamo sotto lo stesso tetto. 

mercoledì 14 ottobre 2015

Il Mare Di Notte

Nelle notti tempestose, o quando il silenzio regna sovrano, il rumore del mare arriva fin qui. Bussa alla nostra finestra, entra indisturbato, si posa sulle nostre coscienze.
I primi tempi che abitavo qui non capivo da dove provenisse questo incessante sciabordio e alla risposta di Fred "è il mare" strabuzzai gli occhi. Quasi non ci volevo credere. Era un po' come quando in casa mia in certe serate particolarmente silenziose si sentiva lo sferragliare del treno in lontananza. 

Fonte: viaoberdan.it

Stanotte ero sveglia ed ho sentito il mare. Ho immaginato le onde infrangersi impetuose sulla spiaggia, bagnare la sabbia in quella danza eterna che non smette mai di affascinarmi. Mi sono girata dall'altra parte ed ho continuato a dormire, serena.

Ora piove. Il diluvio tanto annunciato è giunto davvero. Le auto sfrecciano su e giù e il mare non si sente più. Solo la notte torna a farci compagnia, un passeggero silenzio del nostro riposare. 

venerdì 9 ottobre 2015

Inaffidabili

Fonte: puramentecasuale.com

Forse perché sono nata e cresciuta all'interno di una famiglia che del senso di responsabilità ha fatto una regola imprescindibile.
Oppure perché l'esempio dei miei genitori è stato così forte e permeante da avermi condizionato più di quanto sia disposta ad ammettere.

Ma sul serio, ogni qualvolta che devo scontrarmi con qualcuno il cui livello di affidabilità si avvicina allo zero il mio senso di indignazione cresce a dismisura. 
Il mondo è pieno di ragazzini mancati che alla soglia di trenta, quaranta o cinquant'anni non sono ancora cresciuti. E che forse non lo faranno mai, perché è più comodo stare sulle spalle degli altri, meno impegnativo che darsi da fare per rispettarli.

E così ti ritrovi giorno dopo giorno a doverti barcamenare con quello che non è stato fatto, quello che non ti hanno detto, le comunicazioni che non sono arrivate, le note che non ti hanno lasciato. O a dover aspettare una mattina intera che qualcuno si presenti ad un appuntamento stabilito da tempo ma che non ti avvisa neppure quando poi decide di non passare.
Siete una piaga, sappiatelo. E prima o poi un bel calcio in culo aspettatevelo. 

martedì 6 ottobre 2015

La Leggerezza delle Anime Semplici

Fonte: windoweb.it

Franca era una donna mite, semplice, di poche parole.
Aveva due soli vizi: il fumo e i dolci. 
Veniva da una famiglia modesta, particolarmente strampalata. La madre è una di quelle donne che puliscono poco, ridono tanto e si ingioiellano più che possono. Lo zio un uomo un po' folle che, rimasto single, anche in veneranda età andava dietro alle donne come un ragazzino.
Nata con un ritardo mentale, Franca viveva in un mondo tutto suo, fatto di impulsi naturali e di un sorriso coinvolgente e dolce sempre stampato sul viso.
Quando ebbe sua figlia non seppe occuparsene e fu la figlia ad occuparsi di lei, non appena fu abbastanza grande per farlo. 
Per Franca ho sempre provato un'infinita tenerezza. Era come una bambina un po' cresciuta e l'unica cosa che sembrava darle un infinito senso di piacere era fumare le sue sigarette.
Sua figlia è stata la mia migliore amica per buona parte della mia vita, fino a poco meno di dieci anni fa. Vivevamo a cinquanta metri l'una dall'altra e questo significa, per me, aver incontrato Franca un gran numero di volte, fin dalla più tenera età. So che per certi versi sua figlia si vergognava di questa sua famiglia un po' fuori dalle righe, eppure non è mai venuta meno ai suoi doveri e ad un certo punto mi ammise in questo cerchio, me li fece conoscere meglio.
Questa mattina Franca è spirata, dopo due mesi d'ospedale. La brutta notizia mi è giunta appena un'ora fa e non posso fare a meno di pensarci, di pensare che le persone buone sono davvero le prime ad andarsene. In lei non ho mai visto un filo di rabbia, un pensiero sporco o negativo. La sua dolcezza traspariva da ogni gesto, da quel sorriso fedelmente dipinto sul suo volto.

Questa sera, dopo il lavoro, chiamerò la mia amica. Tutto questo mi agita molto perché l'ultima volta in cui ha avuto una perdita io le ero vicina, avevamo affrontato insieme la burocrazia, il viaggio alle pompe funebri e quelli più snervanti degli ospedali. Mi auguro che ora, nella sua vita, ci sia qualcuno che la possa appoggiare in questi momenti così bui in cui, ancora una volta, dovrà allargare le spalle e fingere di averle forti e grosse. 

giovedì 1 ottobre 2015

La Lunga Notte

Fonte: meteoweb.eu


E' stata una lunga notte.
Insonne, tormentata, agitata. Mi infastidivano le coperte od il lenzuolo. Non trovavo una posizione giusta che mi accogliesse per dormire. Mi mancava persino l'aria ma quando poi sono andata ad aprire uno spiraglio di finestra ho avuto freddo, l'umidità pungente ha subito riempito l'ambiente. 
Mi sono girata in continuazione e so di non aver fatto dormire molto neppure Fred, che docile non ha detto nulla e che senza dare in escandescenze come probabilmente avrei fatto io si è alzato alle cinque come sempre, stoico.
Sono andata in bagno, ho bevuto, sono tornata a letto. Ma il sonno non ne voleva sapere di venire e la consapevolezza di non riuscire a riposare e di infastidire anche lui aggiungeva agitazione a quella che già c'era. Alla fine sono riuscita a trovare un po' di pace solo intorno alle 7 ed un'ora dopo ero già in piedi.

Piove da diverse ore ormai ed è forse l'immagine più autunnale di questi primi giorni della stagione. Come certi bambini romantici mi aspetto di trovare le foglie secche ai bordi delle strade, di camminare su un terreno scuro dove raccogliere le più belle. Mi aspetto di sentire il profumo delle castagne che cuociono nella padella vecchia e bucata di mia madre. Solo così, forse, troverei un po' dell'autunno che mi piace.