Fonte: blogmamma.it |
Le mani di mia madre non sono mai state soffici. Forse solo quando era ancora una bambina, ma prima dei dieci anni, perché poi andò in Germania a fabbricare guanti.
Le mani di mia madre sono mani che hanno lavorato, che hanno conosciuto la fatica, il freddo, il caldo, la cattiveria, i veri problemi di una vita non troppo felice. Mani che hanno raccolto pomodori sotto il sole cocente e lavato ortaggi per ore dentro l'acqua gelida. Mani piene di calli, di vesciche, di striature dolenti, di verruche. Mani che grattano la pelle, mani dalle quali scappavo perché troppo dure.
Eppure ora, proprio in questo esatto momento, non so che darei per una sua carezza con quelle mani lì. In certi momenti mi sale una nostalgia fitta al centro del petto che poi non so colmare quando siamo finalmente una davanti all'altra.
Forse perché ho trascorso un'infanzia fatta di pochi baci e di ancor meno abbracci. Forse perché ho perso la capacità di rendere fisico un sentimento. E così anche quando siamo insieme non siamo capaci di spiegare quello che realmente sentiamo. Il dolore della lontananza, la voglia di passare più tempo insieme, di fare maggiormente parte della vita l'una dell'altra.
Quelle mani mi fanno tenerezza. Sono mani sconvolte da dolori, mani che non appariranno mai fini ed eleganti. Mani sofferenti, che mostrano il segno del suo vissuto. Mani che alla sera meriterebbero un po' di considerazione in più. Mi pento io stessa di non averlo fatto quando ancora abitavamo sotto lo stesso tetto.