sabato 30 maggio 2015

Prospettive

Manco da questo blog da più di una settimana, eppure non è che in questi undici giorni di cose da raccontare non ce ne fossero. Semplicemente non mi sono soffermata a pensarci né ho sentito la voglia e l'esigenza di metterne qualcosa in nero su bianco.
Tutto è passato velocemente, anche i pensieri sono stati inzuppati nel mare di cose da fare così da risultare poi illeggibili. 

Fonte: conchiglia.us

Un paio di sere fa ho perso anche una persona cara, una donna cui ho voluto molto bene da bambina, ma che poi, per forza di cose, nel tempo ho un po' perso. Il mio pensiero va soprattutto a suo marito, che dopo 59 anni di matrimonio ora si sente completamente perso, in balìa di una solitudine sorda e cieca cui non sa come sfuggire.
Non dev'esser facile dire addio alla persona con cui hai vissuto per così tanto tempo. Ad un certo punto credo che non si sappia neanche più dove inizia l'uno e dove finisce l'altro. Poi la separazione, il doversi lasciare perché è così che va la vita. E' un po' come quando ti staccano un braccio, una gamba, un pezzo di cuore. Vivi come menomato, hai bisogno di quella parte di te ma sai di non poterla recuperare. L'ineluttabilità di tutto questo mi spaventa e posso immaginare il sentimento paralizzante che ora l'attraversa.
Spero che in questo dolore lui riesca a trovare anche la forza di andare avanti, nonostante tutto. In fondo è stato anche molto fortunato perché poter restare con chi si ama per un tempo così lungo è cosa che capita a pochi.

Tornando ad argomenti più leggeri, non farò il ponte. Ma in fondo non è qualcosa che possa mancarmi, di ponti nella mia vita credo di averne fatti pochissimi, già ai tempi della scuola non si avevano molte opportunità per godere di qualche giorno di vacanza in più.
Lavoro fino a questa sera regolarmente ma poi avrò la felicità di avere mio fratello in casa mia fino al 2 giugno. E sebbene lunedì lavorerò, l'idea di un martedì di festa mi piace già. Stiamo già organizzando tutto con amici e cugini per fare qualcosa tutti insieme.


martedì 19 maggio 2015

Crisantemi

Fonte: vulcanochimico.ilcannocchiale.it


Ciao Cristiano,
oggi sono 11 anni che non ci sei più. Come vedi non sono capace di fare come se nulla fosse, come se oggi fosse un giorno qualunque sul calendario.
Avevi appena compiuto 19 anni. Da 3 convivevi con quella tremenda malattia che pian piano ti tolse ogni cosa. Dapprima ti diede dolore, poi ti fece allontanare dalla scuola, ti portò in viaggio tra Roma e Perugia, tra una corsia d'ospedale e l'altra. Ricordo ancora le tue e-mail cariche di barzellette che anziché farmi ridere mi facevano piangere. Capivo il tuo sforzo, la tua voglia di apparire ancora il ragazzo divertente che eri sempre stato. E tutto questo mi dava i brividi perché volevo che tu tornassi ad esserlo davvero, senza forzature. 

Ce lo disse Carla, quella bidella con i capelli grigi che tanto ci era simpatica. Te la ricordi? Avevamo distanziato i banchi per il compito il classe di Fisica, lei entrò prima del professore con quel fardello sulle spalle. Ci diede l'annuncio e scoppiò in lacrime, poco prima che il colpo piombasse anche su di noi. Urlammo, sbraitammo, piangemmo, scaraventammo banchi e sedie. Ci mandarono a casa dopo 2 ore trascorse a solcare i corridoi come barchette stanche.

Il giorno dopo il Funerale. In auto ti aspettammo fuori dal casello autostradale, tu tornavi per l'ultima volta da Perugia. Era una ben triste sfilata eppure cantammo, ridemmo, cercammo di sdrammatizzare perché tu avresti voluto così. Vestivo di nero dalla testa ai piedi. Karim mi disse che non avevo faticato molto a trovare quegli abiti nel mio armadio ed aveva ragione. In quel periodo tendevo a nascondermi, a voler scomparire dietro vestiti scuri. Non potevo fare a meno di pensare all'ultima volta in cui ti avevo visto, proprio in quei corridoi di scuola. Eri passato per un saluto. Non avevi più capelli, dietro il sorriso una strana espressione. Ti circondarono tutti, io mi tenni distante. Vederti così mi aveva dilaniato il cuore e tu lo capisti. Venni verso di me, sorridendo mi chiesi come stavo, come andava. Non ricordo altro, se non quell'imbarazzo che colpiva me sola ma che tu percepisti chiaramente. Non sai quante volte mi sono sentita male nel ripensare a quel nostro ultimo incontro, nel quale avrei potuto e dovuto correre ad abbracciarti come fecero tutti e invece non ne fui capace. 

Penso spesso a tua madre, a quella donna tanto bella che so essere sfiorita di giorno in giorno. Non dev'esser facile convivere con una pena simile, con questo dolore lancinante che le mangia le carni. Spero che abbia saputo trovare un conforto, uno stimolo per andare avanti nonostante tutto, nonostante l'assenza di quell'unico figlio tanto amato. 
Mi è capitato di pensare anche al tuo cane, che ti seguiva ovunque andassi. 

Ora ti saluto. Immagino che in questo giorno avrai da ascoltarne di discorsi così, di gente che come me ha fatto parte di quella vita breve ma intensa.
Io lo so che mi ascolti, che mi segui, che mi proteggi, che te ne sei andato ma che sei ancora qui.
Ti voglio bene Cri, te ne voglio ancora.

domenica 17 maggio 2015

Relax

Fonte: theresafolk.com

La domenica sta volgendo al termine, tra poche ore sarà di nuovo lunedì.
Preferisco non pensarci, credere che il relax di questa giornata sia capace di restarmi addosso ancora un po', che le belle sensazioni avute durante il giorno non scivolino via insieme al sonno notturno.

E' stata una domenica passata per metà in mezzo alla gente e per metà solo in compagnia di Fred. Faceva un bel caldo, ho pensato alla gente che poco più in là probabilmente prendeva il sole in costume sulla spiaggia. Noi non abbiamo avuto voglia di andarci e in fondo preferisco evitare esposizioni dirette fin quando non avrò comprato un solare su cui fare affidamento. 

Il pomeriggio ce ne siamo tornati a casa, con la luce che entrava radiosa e quella brezza fresca che ci raggiungeva dalle finestre spalancate. Il fruscio delle tende, l'abbaiare dei cani sulla via, il profumo di noi due nell'aria. C'era tutto, non si aveva bisogno di niente.

domenica 10 maggio 2015

La Mia Mamma

Fonte: unavitaafoglietti.com

Oggi Facebook è invaso dalle foto di amici e conoscenti con le loro bellissime mamme. Sono foto personali, che mi emozionano molto perché autentiche.
Io non possiedo molte foto con la mia, di mamma. In generale sono una persona che ama poco stare di fronte alla macchina fotografica per cui anche le foto di me sola sono rare. Però ce n'è una che per me è la più bella di tutte ed è contenuta in una delle prime pagine del mio album di bambina. Ero una neonata con il vestitino bianco. La mamma era giovane e timida, indossava un abitino azzurro da pochi soldi. Nella foto la mia e la sua guancia si toccano ed entrambe abbiamo un'espressione strana ma di vivido amore. Lei sorride dolcemente, io mi sento spaesata ma si vede che starei lì per ore. Quando penso alla mia mamma non penso solo a quello che costantemente fa per me né ai diverbi che abbiamo avuto per anni. Io penso anche a quella foto, a quei primi giorni di vita che passammo a conoscerci, a capire se ci saremmo piaciute.
Ed io penso che si, lei mi piaceva già. 

La bellezza della mia mamma non sta fuori perché lei è una donna che si è sempre curata poco, una mamma con le mani ispide, che quando mi massaggiava il Vicks Vaporub mi faceva ridere per quella sensazione di "raspa" sulla pelle. Però è una mamma che ha molto sofferto, fin dalla più tenera età. Credo che mia madre abbia iniziato a vivere meglio solo negli ultimi anni, una decina suppergiù. E la sua bellezza, quella vera ed autentica è dentro di sé. Dietro quelle efelidi vistose, dietro i capelli spesso bisognosi di una tinta, dietro quegli abiti poco ricercati, dietro quella forma fisica persa da tempo. La sua bellezza è in quello che fa, nella semplicità dei suoi pensieri, in quello che dice, nella persona che è. Nell'anima la mia mamma è bellissima, proprio come i fiori colorati del suo giardino. Ha la stessa grana colorata, lo stesso rassicurante profumo. 

A tutte le Mamme,
Tanti Auguri.

venerdì 8 maggio 2015

La Moglie dell'Uomo che Viaggiava nel Tempo

Ieri sera è successa una cosa che a ben guardare è di piccola portata ma che mi ha stracciato il cuore.

Fonte: sololibri.net

Avevo fatto la doccia, mi ero tolta di dosso la stanchezza di una giornata lavorativa. Sono andata a sedermi comoda sul divano e facendo zapping sono incappata su un film già iniziato, peraltro su rai3, emittente che raramente considero. Aveva un titolo diverso, che nulla aveva a che fare con i miei ricordi. Ma son bastati pochi fotogrammi per rendermi conto che Harry e Claire erano proprio loro, i protagonisti di uno dei libri che più mi sono entrati dentro fino ad oggi. Il libro è La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, l'autrice Audrey Niffenegger.

Lo avevo acquistato qualche anno fa in libreria, quando ancora leggevo su libri di carta e non sapevo neppure dell'esistenza degli e-reader. Lo avevo fatto spinta da quella copertina poco evocativa, che nulla diceva del suo contenuto e forse persino per simpatia verso l'impronunciabile cognome della sua autrice. E quando iniziai a leggerlo scoprii una storia che mi avrebbe trascinato verso il dolore, le lacrime, l'empatia, la voglia di abbracciare quei due e regalargli un destino diverso.

Il film è riuscito a ripiombarmi in quelle sensazioni lì. Ho iniziato a piangere come una cretina, emozionata per il nostro nuovo incontro, per aver ritrovato Harry e Claire proprio come li avevo lasciati. E' incredibile come certi libri ci entrino dentro e negli anni abbiano la forza di aggrapparsi tra le pieghe della nostra anima e restare. E' stato come se non ci fossimo mai separati, come se non avessi mai letto la parola fine. E quando il film ha lasciato il posto ai titoli di coda, peraltro senza l'ultimo pezzo di storia, mi è sembrato un affronto, come se avessero voluto togliermi quell'ultima scena che io ricordo benissimo e che avrei voluto vedere di nuovo.

Come spesso capita, il film non possiede la stessa potenza del libro però è stato capace di riportarmi a quei ricordi vividissimi. E' stato come avere la fortuita ed inattesa possibilità di rincontrare amici amatissimi che si pensava di non rivedere più.

giovedì 7 maggio 2015

La Gatta

Fonte: comefare.com


L'esperimento con il diario sta andando bene. Non scrivo frequentemente, però quando capita noto che mi fa bene, che mi piace ancora. Si sta riempendo di speranze e di pensieri che solitamente non prendono voce e non assumono contorni. Scriverli mi dà modo di ordinare le idee ma anche di sentirle più reali, il che non è sempre un bene.

Qui è arrivato il caldo, siamo praticamente in estate nonostante sia solo maggio. E con il caldo sono tornati i capogiri, le crisi ipertensive e ipotensive, il senso di vertigine. Neanche il tempo di bearsi per aver visto le mani tornare del loro colore naturale che inizio a star male per altro. A volte mi chiedo se invecchiare significhi trovarsi sul serio un malanno per mattina e allora mi prende lo sconforto. 

Fred sta meglio ogni giorno che passa e la sua nuova forma fisica, ottenuta poverino con quei 4 kg persi stando male, mi attrae ancora di più. Mi scopro a guardarlo famelica come certi maschi arrapati fanno con gli esponenti del gentil sesso. A volte gli tendo dei veri e propri agguati e un po' mi sento gatta e un po' tigre, non so quale delle due versioni preferisca.

lunedì 4 maggio 2015

Fiori sulla Sabbia

Fonte: italiaexpress

Panico da pagina bianca, pensare che non mi è mai capitato prima.
Credo sia il riflesso della confusione che ho in testa, questa nebulosa che mi attraversa cuore e cervello lasciandomi addosso una sensazione di eterna attesa.
E' andato bene il primo maggio, andata bene anche la domenica. Persino il sabato lavorativo non è stato pesante come pensavo che sarebbe stato. Qui abbiamo avuto mio fratello e sabato sera abbiamo cenato fuori anche con mio cognato e il migliore amico di Fred. In certi momenti li avrei presi a ceffoni per le volgarità che son capaci di dire, nonostante la mia presenza. So che in fondo si trattengono anche e che è sciocco per me tentare di cambiare la loro natura. Sono uomini nel fiore degli anni, forse sarebbe strano e noioso vederli seduti composti e perfettini come in fondo non saranno mai.
La schiena continua a darmi il tormento. Non è un dolore fisso ed accecante, è più un fastidio che non mi consente di fare quello sport che al momento vorrei poter fare. E pensare che ieri ho anche trovato delle cose carine da Decathlon, mi fanno sembrare quasi una vera sportiva.

Al paese c'è stata la festa in questi giorni. Una parte di me avrebbe voluto partecipare, mescolarsi alla folla. Ma non ci sono riuscita. Era successo anche lo scorso anno, sentivo dentro due sentimenti ambivalenti, attrazione e repulsione. Attrazione per qualcosa di nuovo che mi piacerebbe vedere con i miei occhi e repulsione per paura che qualcuno si alzi in piedi e mi dica "che ci fai qui? mica sei di qui tu". Che sciocchezza, non è vero? Mi hanno accettata bene fin da subito per cui che senso ha questa paura di non sentirsi a casa propria? 

Il primo maggio sono stata al mare. C'era un vento forte però si stava bene. Abbiamo passeggiato sulla sabbia, come al solito mi sono messa a fotografare fiori. In alcuni momenti mi sento felicissima e in altri scendo giù come se fossi sulle montagne russe. Non so neppure se sia normale oppure se accada soltanto a me.