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Ieri in negozio si parlava d'amore. Tutto è cominciato prendendo in giro mio cognato, playboy impenitente che a 35 anni suonati non è ancora riuscito a trovare la donna che riesca a tenerlo buono. Una cliente abituale diceva che non ci sono più ragazze e ragazzi con la voglia di prendersi un impegno duraturo, costruendo il rapporto giorno dopo giorno e tenendosi lontani da altre tentazioni. Poiché indaffarata ho preferito non intervenire per dire la mia, eppure sono stata chiamata in causa ugualmente da uno degli avventori. Il quale, per confutare la tesi della signora, ha messo in mezzo proprio me, dicendo che giovani donne capace di rinunciare a qualcosa per amore ci sono.
Ha iniziato dicendo:" Eppure Sara lo ha fatto. Ha preso armi e bagagli e si è trasferita qui, lasciando genitori, lavoro ed amicizie per il suo uomo."
E la signora rispondeva " Si, ma sono casi rari".
Poi non si sa come né perché, entrambi hanno iniziato a chiedermi cosa mi mancasse della mia vecchia vita, cosa rivorrei indietro.
La domanda mi ha lasciato interdetta perché non c'è nulla che io rimpianga, nulla per il quale tornerei indietro. Qui sto bene, ho trovato un angolo di pianeta che mi aggrada e che, nonostante i problemi di tanti altri Comuni d'Italia, mi rende felice.
La risposta non dev'essergli piaciuta perché hanno continuato chiedendo di più, volendo aggirare le mie sicurezze.
"Ma non c'è nulla che ti manchi, nulla che ti saresti portata dietro?"
Cambiando prospettiva è cambiato anche il mio pensiero. Non tornerei a casa definitivamente, ma porterei volentieri un pezzo di casa qui. Mi piacerebbe avere i miei genitori vicini, poterli vedere più spesso, renderli parte di questa mia nuova vita. A fare figli non penso mai, ma qualora capitasse, vorrei davvero che mi stessero accanto.
E lo stesso dicasi per la mia amica Veronica, che sento spesso ma che vedo solo poche volte l'anno ormai. Mi mancano le nostre cene, i nostri discorsi strampalati su uomini e cosmetici, le nostre frivolezze, i succhi di frutta comodamente sedute sui divanetti del nostro bar. Mi mancano quelle uscite tipicamente femminili che non faccio più se non due o tre volte in dodici mesi.
Avrei voluto che smettessero lì, che si accontentassero di quanto era stato detto. E invece no, eccoli a pungolarmi ancora, a chiedermi per quale ragione non cerco altre amicizie qui.
Qui ho conosciuto diverse coetanee ed alcune di esse le vedo anche ogni giorno. Parliamo, scherziamo, ci raccontiamo frammenti di vita. Però non ho mai sentito la voglia e l'esigenza di includerle maggiormente nella mia vita, di fargli vedere quello che c'è dietro il solo aspetto esteriore. Non gli parlo di quello che mi piace fare, di che persona io sia. E anche con loro raramente vado al di là di quelle che possono essere considerate semplici chiacchiere del più e del meno. Quando esco lo faccio con mio cognato e con gli amici di Fred, sono sempre da sola in mezzo ad altri uomini. Nessuno di loro mi fa mai sentire di troppo e quando voglio che escano soli cercano sempre di convincermi a seguirli. Però non è la stessa cosa. Per quanto possa considerarli divertenti o simpatici, non è come uscire con altre donne, non è come avere un'amica a cui confidare gioie e dolori tipicamente femminili.
A questi clienti non ho raccontato tutto questo, perché in fondo si tratta di cose mie ed è bastato che entrasse altra gente per far finire quel discorso che iniziava a mettermi a disagio. Però insomma, mi hanno fatto riflettere, comprendere che qualcosa effettivamente manca, ma che non sono neppure così disposta a cercarla.