Fonte: senigallianotizie.it |
Mi sento strana oggi e penso di dovervelo raccontare, anche solo perché scrivendo i pensieri assumono una via più lineare, meno contorta.
Questa mattina sono stata in giro per negozi per ultimare i regali di Natale. Si, mi rendo conto che siamo al 30 novembre ed io e Fred li abbiamo già fatti tutti, ma se c'è una cosa che desidero evitare è proprio la ressa per la corsa al regalo. I miei regali preferisco sceglierli con cura e con calma, senza frenesie. Per me è una sorta di rito, non è solo un dovere sociale, ma un vero e proprio piacere personale del quale non potrei privarmi.
Dicevo. Ero in giro per negozi e sono entrata in uno store di abbigliamento che oggi proponeva uno sconto del 50% su tutti i cappotti, le maglie, i piumini e gli articoli in pelle. E' un negozio in cui sono entrata di frequente negli ultimi mesi, tant'è che è anche l'unico punto vendita d'abbigliamento per il quale ho sottoscritto la tessera.
Vedo un cappottino grigio medio, di quelli corti che arrivano al sedere, con doppiopetto e cintina. Io sono un po' maniacale per quanto concerne giacche e cappotti e se potessi ne comprerei almeno uno per tipo e per colore.
Mi è piaciuto subito e presa la solita taglia 46 vado allo specchio. Fred mi frena subito con un "è enorme". E infatti si. Allo specchio vedevo quella che sembrava una bambina con i riccioli nel cappotto della madre o della sorella grande. Ma come? non è la mia taglia quella?
Prendo dunque la 44. Ma no, Fred dice che è grande anche questa. Ed io non mi capacito. Lui mi prende la 42 ed io quasi non voglio indossarla, mi dico che è impossibile, che non sono mai entrata in una 42 in vita mia. Né in quel negozio, né in nessun altro.
Lui mi sprona ed io la provo. Ed effettivamente ecco che vedo il cappottino aderire perfettamente al mio corpo, come una seconda pelle.
Eppure la mia mente non ci credeva. Vi giuro. Mi sono bloccata. Sotto lo sguardo inquisitore e anche un po' arrabbiato di Fred io ho provato la 42 e la 44 almeno 3 o 4 volte ciascuna perché non mi capacitavo che, sul serio, quella giusta fosse la più piccola.
Chi mi legge dagli anni di Splinder sa che il rapporto con il mio corpo ha vissuto periodi di grande conflittualità, sbocciati in diete spesso troppo drastiche che mi hanno privato per un lungo periodo anche della salute. E per quanti giri si possano fare, spesso il problema non è neanche la bilancia, quanto una distorsione che si ha della propria immagine.
Quel cappotto io l'ho comprato ma sono uscita dal negozio profondamente turbata. Anziché fare i salti di gioia ho provato una strana sensazione. Come un "non riconoscersi", un non riuscire a vedermi per come realmente sono. Non c'è alcuna corrispondenza tra quello che vedo e quello che sono. Ho scoperto oggi che il cappotto con il quale sono andata in giro per tutta la mattina è troppo grande per me. Che mi pende sulle spalle, che non mi dona più.
E' stato come risvegliarsi da un letargo, da una specie di dormiveglia. Ho capito solo guardandomi in quello specchio che io e Fred vedevamo una persona diversa. Ed ho capito perché la gente mi dice di non dimagrire più. Pensavo mi prendessero in giro, in fondo son cose che si dicono no? E invece hanno ragione. Se dimagrissi ancora diverrei troppo diversa da quella che sono sempre stata ed è ora che me ne renda conto. Che smetta di correre, che la finisca di mortificare un corpo che è molto più che accettabile. Devo solo vederlo. Vederlo sul serio.