martedì 26 agosto 2014

Raffreddori d'Agosto

Fonte: paesesera.it

Ancora pochi giorni di ferie e poi si tornerà a lavoro.
Quando sono rientrata alla base dopo aver trascorso un po' di tempo con i miei genitori, ho fatto un po' di mare qui vicino casa.
E mi sono ammalata.
Ebbene si. Come un'anziana signora qualunque, ho preso uno dei raffreddori peggiori della mia vita.
Mentre scrivo sono reduce da 9 starnuti in rapida successione e il decimo potrebbe arrivare da un momento all'altro. Di certo non mi sono risparmiata sbalzi di temperatura, uscite in notturna con annessa umidità balneare, vento a rotta di collo mentre me ne stavo allegramente sulla sabbia infuocata, bagni in acque non proprio caldissime, cenette vestita con top scollati e gonnellina.
E il bello è che non me ne pento. Si, ora mi sento un catorcio ambulante e non faccio che soffiare il naso a tutte le ore, però mi sono goduta il godibile ed era giusto che fosse così. 

Durante l'anno mi lamento spesso di quanto stanca arrivi alla sera per poter uscire a far baldoria o anche solo a svagarmi un po'. In questi giorni ho approfittato del riposo per caricarmi di gioia e di cose belle da fare. 
Non sarà un raffreddore, neanche se molesto come si sta rivelando, a farmi rimpiangere di averlo fatto. 

giovedì 21 agosto 2014

At Home

Fonte: faidatemania.pianetadonna.it


Rieccomi di nuovo alla base.
Lunedì pomeriggio ci siamo trasferiti per un 3 giorni a casa dei miei. Ho strutturato così bene il mio tempo lì che alla fine non me n'è avanzato neanche un po'. Ho fatto le analisi del sangue (spendendo un patrimonio, porca miseria), accorciato i capelli, rivisto una carissima amica, giocato con i nipotini viterbesi.
E ieri, mercoledì, sono stata a Napoli.
Da quella zia adoratissima che non vedevo da 5 anni. Riabbracciarla è stata un'emozione indicibile. Ero lì fra le sue braccia ed ho pensato che sarebbe stato bello esserci più spesso, sentirsi accolta da una persona così dolce che ancora mi chiama con il mio nomignolo di bambina, Patatina. 

Ora sono a casa, con Fred che si è preso un terribile raffreddore. Una candela profumata all'arancia che rende frizzante l'ambiente, i ricordi di queste splendide giornate ancora davanti agli occhi.
Domani pomeriggio mio fratello sarà qui. Anche lui per 3 giorni. Ce ne andremo al mare qui a 700 metri da casa, con il nostro ombrellone azzurro e arancio preso in prestito dalla nonna brigadiera di Fred. 
Mi sento felice. Paga di queste vacanze in cui non abbiamo visto nulla di nuovo, ma in cui sono stata incredibilmente bene. Voglio assaporare questi altri giorni  di libertà che ci restano, viverli fino in fondo, uscire di sera, riempirmi le narici dell'aria di mare a cui è così difficile render conto durante l'anno.
E non pensare a niente se non a tutto questo. 

lunedì 11 agosto 2014

Countdown

Fonte: hotellabitta.it


11 Agosto, ore 10:56.
Sto scalpitando. Ancora 4 giorni di lavoro e poi le meritate ferie.
Anche quest'anno non faremo delle vere e proprie vacanze e cerco di non pensare a quanto sarebbe bello starsene in albergo serviti e riveriti. O su una spiaggia bianca con la pelle che profuma di salsedine e di lozioni solari. O in una capitale europea da visitare da cima a fondo.

No, voglio pensare positivo. Ed essere felice di poter quantomeno staccare la spina, chiudere il negozio per un po' e riposare membra e cervello. 
Quattro giorni li trascorrerò a casa dei miei. Saranno giorni densi di cose da fare. Voglio andare a tagliarmi i capelli dal mio parrucchiere di fiducia, rivedere un'amica che mi manca da morire, fare le analisi del sangue in tranquillità, andare a trovare i miei ex datori di lavoro. E andare un giorno a Napoli per rivedere le zie, una delle quali non ha ancora conosciuto Fred. E fare la pizza una sera con mia madre, come ai vecchi tempi. E si, quel giorno farò uno sgarro alla dieta senza sentirmi troppo in colpa. 

E poi tornerò qui a casa. Se il tempo ci farà il favore di essere caldo e soleggiato come oggi, andremo un po' al mare. L'acqua non è delle più pulite. La spiaggia lascia molto a desiderare. Ma chissene frega. Indosserò delle lenti migliorative e penserò di essere in Thailandia. O in Polinesia. O in qualunque altro posto.
Riderò con Fred - e forse anche con mio fratello, se verrà - dei momenti in cui mi stancherò di stare sotto il sole e già dopo 2 ore vorrò riprendere armi e bagagli e tornare a casa. E la nostra pelle profumerà ugualmente di salsedine e di lozioni solari.
Si può essere ovunque, ma il sapore del dolce far niente ha sempre lo stesso delizioso gusto. 

giovedì 7 agosto 2014

Obesità Infantile

Fonte: pianetadonna.it


Questo post ce l'ho sulla punta delle dita da mesi. In realtà non ho mai saputo come iniziare, come dire le cose che penso senza rischiare di offendere chi, malauguratamente, può rivedersi nelle mie frasi.
Premetto anche che non sono madre e che dunque, volente o nolente, il mio è un giudizio puramente contemplativo, di quelli che mi nascono dentro dall'osservazione attenta di ciò che ho davanti agli occhi.

Il mio lavoro mi consente di passare molte ore al giorno con persone di ogni età ed estrazione sociale. Alcune di queste persone sono ormai clienti fissi, gente che si confida, che ti fa sbirciare nella sua vita. Gli altri sono dei semplici sconosciuti. Gente di passaggio che vedo una volta e che molto probabilmente non rivedrò più. Il campione umano non è vastissimo, ma comunque interessante.

Quello che vedo, praticamente ogni giorno, è un gran numero di bambini lasciati a se stessi. Parlo di bambini in età scolare, dai 6 ai 10 anni. Ragazzini che molto spesso vengono parcheggiati in un angolo con la schifezza di turno mentre le madri o i padri fanno tutt'altro, senza minimamente interessarsi di quello che si mettono in bocca.
L'altro giorno ho assistito ad una scena che mi ha fatto rabbrividire. Entrano una madre cicciottella ed un bambino chiaramente obeso. Il bambino è tranquillo, ma la madre gli chiede subito cosa vuole da mangiare. Il ragazzino, di circa 8 anni, decide per un tramezzino con wurstel e formaggio ed una coca. La madre nel frattempo gioca ai gratta e vinci. Finita la merenda, il ragazzino prende un pacchetto di patatine. La madre non fa una piega, e anzi gli riempie un sacchetto con 20 caramelle e gli apre una Fanta. 
Tutto questo senza quasi guardarlo in faccia. Lo rimpinzava come un maiale con roba poco salutare e lei continuava a farsi i fatti propri. 

Non ho potuto fare a meno di chiedermi come sia possibile, nel 2014, far mangiare e bere questi alimenti spazzatura ad un bambino già obeso. Senza considerare che quel ragazzino a 14 anni peserà 100 kg, avrà l'affanno a fare le scale, si allaccerà le scarpe con fatica, avrà le analisi del sangue disastrate.

E' probabile che questa scena mi abbia turbata perché a 7 anni ero già rotondetta e fino al liceo non sono di certo stata un'alice. E lo so io quanto mi costa ogni singolo giorno tenere a bada le calorie, ritagliarmi almeno un'ora piena per lo sport, dover rinunciare ad allegre seratine fuori per evitare di cadere in tentazione. E' indubbio che la mia esperienza di persona perennemente a dieta mi porti ad essere più dura verso questo particolare argomento. E vorrei davvero che l'educazione al cibo non fosse solo un discorso noioso all'interno di una famiglia, ma qualcosa da portare avanti giorno dopo giorno, con senso di responsabilità ed uno sguardo al futuro.
Un bambino non ha la percezione di cosa sia meglio mangiare. Un bambino mangia quello che più gli piace. E' il genitore a doversi interessare di quello che che gli entra in pancia. E non dico che un bambino debba mangiare solo un certo tipo di alimenti sani, ma che insomma, quelli siano la prevalenza. 

Potrei fare almeno altri 4 o 5 esempi fra persone che conosco, ma preferisco non annoiarvi oltre. 
Potrei portare ad esempio anche me stessa.

E quindi per favore, se avete bambini e neanche il tempo di farvi una doccia in santa pace, non lasciateli comunque da soli davanti alla tv con una ciotola di pop corn ed un cornetto con la nutella. Riflettete sul fatto che farlo ogni giorno significherà recargli seri problemi qualche anno dopo. 
Che l'obesità infantile è una piaga da contrastare, non da avallare. E che sono i vostri figli, sangue del vostro sangue. Siete voi la loro guida, voi a dovergli insegnare come apprezzare anche alimenti meno salati e meno grassi. Voi a dover dare un esempio corretto e positivo.