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Fonte: blu2zero.com |
E' arrivato Luglio, il mio mese preferito, quello che mi ha vista nascere.
Ma non è di questo che voglio parlare oggi, bensì di un vago malessere cui non so neanche dare un nome.
Ieri sera sono tornata stanca dal lavoro. Erano le 20:35 circa. Mi era passato persino di mente di aver programmato la lavatrice per farla terminare al mio arrivo. Ed eccola lì, me la ritrovavo davanti, una delle ultime incombenze pratiche di una lunga giornata.
Così io e Fred siamo usciti in balcone ed insieme abbiamo steso il bucato.
Dicevo, siamo usciti in balcone a stendere le lenzuola ed il resto. Sotto c'erano i nostri vicini ed i loro amici, in bicicletta. Ho parlato un po' con le due ragazze. Mi hanno detto che stavano andando in bici fino alla paninoteca per mangiare insieme qualcosa di sfizioso, e che avremmo dovuto prenderle anche noi due biciclette così da poter fare altrettanto.
Ci tengo a precisare che si tratta di persone molto carine i cui intenti non erano, e non sono, quelli di farci sentire esclusi o inadeguati o piatti che dir si voglia.
Eppure è così che un po' mi sono sentita. Non volevo andare con loro né desidero biciclettare fino in centro dopo una giornata di lavoro. Tuttavia mi sento strana per questo, come se non fossi completamente "normale", sempre che questo termine debba significare qualcosa.
E dunque mi chiedo com'è che ci vedano loro, coetanei ma con una vita così diversa. In settimana usciamo poco, quasi mai. Loro li sento invitare amici e parenti, accendere il nuovo barbecue in qualunque giorno, lavorativo e non.
Noi arriviamo alla sera provati. Che dopo una giornata in mezzo alla gente, in cui hai dovuto ridere per battute che non trovi divertenti, o aver dovuto ripetere per l'ennesima volta le regole di un gioco, e aver pulito la mattina in casa propria e il pomeriggio e la sera in negozio...insomma, io nell'orario in cui gli altri in estate fanno festa sento solo l'esigenza di spogliarmi dei miei panni sociali e rilassarmi.
Ho bisogno di voci pacate e tranquille, anche di silenzio. Bisogno di accoccolarmi con Fred, anche senza dire nulla, che tanto ci capiamo.
E la domenica o il sabato sera voglio allontanarmi da tutto, anche dalla spiaggia affollata di gente perché non sopporterei ancora quelle voci, o di vedere facce conosciute nell'ombrellone vicino.
Bisogno di fuggire. Dagli impegni, dallo stress, da quei sorrisi che devo aver stampati in faccia neanche fossi un manichino. Dai numeri, dagli schermi, dalla merce.
Perché pur amando il proprio lavoro si arriva ad un punto in cui essere così "sociali" in mezzo al pubblico ti fa diventare asociale fuori. Ti fa innalzare una barriera tra te e il resto del mondo perché non ne puoi più di essere sbirciata, osservata, di sorridere anche quando non vuoi e di trattar bene l'ultimo cliente come se fosse il primo della giornata.
Faccio tutto questo volentieri ma no, non chiedetemi di farlo anche all'uscita. Non chiedetemi di sforzarmi di apparire più figa, più amichevole e simpatica di quanto realmente sia.
Certo, vorrei averceli anche io i miei migliori amici a due case di distanza ma no, non ho avuto questa fortuna. Le mie amiche sono distanti più di 100 km e per farmene di nuove qui mi occorrerebbe una dose d'energia tale che al momento non sento di voler tirare fuori.