venerdì 27 dicembre 2013

I Genitori, Le Amiche

Fonte: jioriu.blogspot.com

Sono a casa dei miei, passerò qui i giorni fino alla fine dell'anno.
Mi sto godendo la tranquillità ed il relax. Mi piace essere fra le cose che un tempo vedevo ogni giorno. Mia madre è euforica, sembra tornata bambina. Questa mattina abbiamo trascorso due ore in centro, a far compere per la casa o anche per noi stesse. Lei si è presa un paio di orecchini rossi a forma di rosa, io una sciarpa di un bel grigio elegante.
Sono andata anche a far visita ad alcune persone cui voglio bene ed è stato davvero bello riabbracciarle e farsi gli auguri vis a vis, senza l'ausilio della tecnologia.

Anche qui ho ricevuto dei bei regali. In ognuno di essi ho letto un pensiero, la voglia di sorprendermi o anche solo di vedermi sorridere.
Nel pomeriggio sono persino andata a tagliarmi i capelli nel centro dove lavora Marta, la ragazza che negli ultimi 5 anni si era occupata con cura delle mie unghie. Riabbracciarla è stato bellissimo. Io l'adoro quella donna, sul serio. La sua vitalità, la fantasia, gli occhi che sprizzano allegria, il grande cuore celato dietro un atteggiamento sempre solare. Ci siamo raccontate ogni cosa nel giro di 5 minuti, poi lei è tornata a lavorare ed io ho proseguito nel mio giro.

Ho rivisto due care amiche, abbiamo parlato di tante cose, bevuto qualcosa di caldo in una saletta da tè. Al momento mi sento euforica e felice. Ho trascorso una giornata meravigliosa e mi sento come rinfrancata.

martedì 24 dicembre 2013

Buone Feste

Fonte: libriblog.com


E così le fantomatiche feste sono arrivate.
O mancano poche ore, suvvia, cosa volete che cambi.

Vi auguro un sereno Natale. Che siate religiosi o meno. Che siate terribilmente consumistici come me o attratti solamente dalle lucine. A prescindere da chi siate e come lo vivrete, spero che la Felicità non vi dia scampo. Semplicemente vi acciuffi e vi trascini con sé.
Auguri.

giovedì 19 dicembre 2013

Sole d'Inverno

Fonte: ilmag.homeholidays.it


Mi piace il sole d'inverno.
Esci in balcone e te lo senti addosso come una morbida coperta. Dura solo poche ore, poi si raffredda e culmina nel gelo della sera. Ma in quei momenti assomiglia alla gioia, alla purezza, alla vitalità. 

Se qualcuno mi chiedesse cosa mi manca della mia vecchia casa, quella in cui abitavo con la mia famiglia, sarebbero due le voci che pronuncerei senza esitazioni: lo spazio ed il panorama.
Mi affacciavo alla finestra e c'erano le distese verdi, gli alberi, le foglie di ogni forma e colore, il cantare degli uccelli e i profumi della natura. In qualunque stagione me ne uscivo in quella striscia di balcone e mi sentivo bene. Il sole mi arrivava dritto in faccia. Io mi sedevo e mi facevo coccolare. Rialzarmi era sempre una fatica immane. Perché avrei dovuto desiderare di andare a lavorare o stirare o uscire con qualcuno quando avevo tutto ciò che potessi volere? c'era il sole, c'era un libro a farmi compagnia, c'era il benessere e quel tiepido tepore sulla pelle.

Qui ho un balcone più grande. Ed una casa più piccola. Ma soprattutto ho qualcuno di fronte e non posso godermi in pace questo sole.
Non riesco a starmene lì in silenzio sapendo che dall'altra parte qualcuno potrebbe guardarmi e chiedersi se non ho niente di meglio da fare. E credo che lo stesso pensino anche tutti gli altri perché non vedo mai nessuno in balcone. Mi è capitato a volte di sera, quando ero a stendere il bucato. Il vicino se ne stava lì per fumare. Ci siamo salutati e siamo tornati ai nostri pensieri, alle nostre faccende.
Ma di giorno tutti in casa o tutti a lavoro. Nessuno a godersi il sole. Eppure siamo al mare.

Anche in estate, quando a casa del mio ragazzo ci venivo solo in vacanza.
Io sentivo sempre questa forte esigenza di uscire in balcone. Ero in ferie e volevo semplicemente rilassarmi con un libro sulle ginocchia e quella calda e confortante afa d'agosto. Lui non mi seguiva mai. Per quante volte glielo chiedessi, proprio non ce la faceva. Forse questa mania non esiste quando davanti ci sono solo altri palazzi, quando la visuale è così poco invogliante. Forse prima o poi smetterà di esistere anche dentro di me. 

sabato 7 dicembre 2013

Morire Giovani

Fonte: labuonastrada.wordpress.com

Mia madre mi ha telefonato in un orario insolito. Ci eravamo sentite appena quaranta minuti prima. Ho pensato che dovesse dirmi qualcosa di importante.
Un manifesto di morte, un nome, ricordi lontani che raffiorano tutti insieme. 

Io e Valerio eravamo nella stessa classe, all'asilo. Ci eravamo piaciuti subito. Come fanno spesso i bambini, ci eravamo riconosciuti. E da quel riconoscerci era nato un legame durato anni. Fino alle elementari non abbiamo fatto altro che fidanzarci e lasciarci, di continuo. Con lui e con un altro Valerio avevo questo rapporto altalenante fatto di bigliettini silenziosi, di disegni seduti vicini, di segreti sussurrati lontano dagli altri.
Era un bambino con delicati capelli castano chiaro e occhi di un azzurro scuro, quasi torbido. Le sue guance erano tonde come una mela e da adulto era ancora così, solo una versione più grande di se stesso.

In seconda elementare perse il padre, un omone forte e dalla risata fragorosa. Ogni volta che pensavo ai miei genitori ero triste per lui, per quello che gli era capitato. La madre dopo la morte del marito era entrata in depressione, si era ammalata, si accompagnava a uomini sconclusionati. Era bella ma il suo era uno sguardo vacuo, malinconico, arreso.
Ricordo come se fosse ieri una grande aula per il catechismo. Eravamo ancora bambini e si parlava di quanto fosse duro perdere i genitori in così tenera età. Sia lui che Giorgio erano lì. Lui aveva perso il padre, Giorgio la madre. Erano impassibili ma io stavo male per loro. Avrei voluto stoppare tutto, dirgli di smetterla con questi discorsi in loro presenza. Parlavano a fin di bene, volevano che noi coetanei fossimo in grado di stargli vicini. Eppure io lo leggevo come un affronto, come un doloroso rimarcare nelle ferite altrui.

E ieri a morire è stato lui, Valerio. Il mio Valerio bambino. A soli 28 anni, non so neanche come e perché. Bé, presumo che il perché non lo comprenderò mai. Non esiste una motivazione plausibile per morire ancor prima di aver compiuto 30 anni. 
Non lo vedevo da tanto tempo. Già alle scuole medie il nostro rapporto si era sciolto. Eravamo in classi diverse, quel legame che ci aveva accomunati da bambini si era poi dissolto entrando nella pubertà. 
So che era diventato cuoco. Con un suo amico avevano rilevato un'attività che restò aperta per poco più di un anno. Poi sparì, non lo vidi più.
Anche sua sorella era scomparsa nel nulla, anche lei con quei bei capelli biondo scuro, con gli occhi azzurro torbido e le guance floride. 



martedì 3 dicembre 2013

La Storia di Amigo

Fonte: tripadvisor.com

Amigo è un uomo pakistano di 40 anni.
Tutti lo chiamano così perché sebbene abbia un nome esotico e musicale, nessuno riesce a pronunciarlo nel modo giusto. E' in Italia da molto tempo e stanzia un numero indecifrato di ore ad un distributore di benzina.
Dopo 7 anni, finalmente, è riuscito a tornare per qualche tempo nel suo Paese. Ha rivisto sua moglie, riabbracciato sua figlia. Con loro ha trascorso 1 mese, poi è dovuto tornare.

Mi ha raccontato delle lacrime della sua bambina, che si era attaccata alle sue gambe per impedirgli di partire nuovamente. Delle ore al telefono, attaccati ad una cornetta che è l'unico mezzo per sentirsi ancora parte di una famiglia. La solitudine e l'alienazione, la consapevolezza di vivere giorno dopo giorno sempre allo stesso modo. Con il caldo e con il freddo, con la pioggia e con il sole. Sempre lì, con l'odore di benzina attaccato alla pelle e ai vestiti, giù giù fino in fondo all'anima.
Tristemente mi sono chiesta come si possa vivere così. E poi mi sono risposta che ci si riesce solo quando non si vedono alternative, solo quando non sembra esserci via d'uscita.


lunedì 2 dicembre 2013

Aspettando il Natale



Quest'anno il sopraggiungere del Natale mi appare meno minaccioso. Forse perché so che non dovrò lavorare l'intero giorno del 24 e del 31 e preparare forsennatamente pacchetti quando avrei solo voglia di starmene al caldo con le persone cui voglio bene.
Oppure grazie a quel bellissimo senso di eccitazione nel pensare ad addobbare la nostra casetta, per la prima volta. Scegliere i colori, gli angoli giusti, dare un senso di calore al nostro piccolo ma accogliente appartamento.

Per lui è diverso. Ha tante preoccupazioni, tante cose cui pensare. I pagamenti in scadenza, i lavori di miglioramento per l'attività che probabilmente cadranno proprio in quei pochi giorni di chiusura, la paura che nonostante lo sforzo ciò non porti realmente ad un incremento delle entrate. La dipendente in maternità, le bollette, gli scarichi dei fornitori, il commercialista.
Io lo so che lui cerca di tenermi fuori da tutto questo per farmi vivere ancora come una ragazza spensierata. Come una bimba che guarda al Natale con occhi luccicanti. Lo vedo che non gli interessa dell'albero, delle luminarie, dei giri da fare per i regali ad amici e parenti. 
Ma questo non mi impedirà di cercare di farglielo amare comunque. Di instillargli un po' di quello spirito natalizio che per lui sembra consistere solo nelle buone cose da mangiare in quei giorni. Voglio che veda tutto come lo vedo io, anche solo per pochi istanti. 
Voglio che sia orgoglioso del nostro albero, delle mie ghirlande rosse, degli angioletti appesi. Voglio che torni bambino, che per pochi minuti si immerga dentro quel calore che spero tanto di fargli arrivare.
Si, questa deve essere la mia missione in queste due prime settimane di dicembre. Fargli dimenticare per un po' tutto il resto e addobbare la casa come se dovessi farlo entrare in un sogno, una dimensione parallela dove non esista nient'altro.