lunedì 28 ottobre 2013

Finito il Week End

Fonte: Come un fiore

Sabato sera son venuti a trovarci mio fratello e mia cugina, che in realtà potrei definire benissimo mio fratello e mia sorella, anche se quest'ultima non è nata dai nostri stessi genitori.
Noi tre siamo cresciuti insieme, abbiamo giocato agli stessi giochi, partecipato alle stesse feste, condiviso la nostra vita. E se con mio fratello non sono mancati i litigi, con mia cugina non c'è mai stato motivo di screzio. Fin da piccole siamo sempre andate d'amore e d'accordo e tuttora è così.

Quando vengono a trovarci sprizzo felicità da tutti i pori. Qui nella nuova casa mi trovo bene, ma ogni tanto mi capita di provare una fitta di dolore e nostalgia per coloro che ho lasciato.
Stare tutti insieme per un giorno e mezzo mi ha seriamente fatto bene al cuore. La mia dolce metà con loro si trova altrettanto bene e quando siamo in giro tutti insieme si nota subito che facciamo parte della stessa amorevole famiglia. Che non siamo semplicemente amici o conoscenti, ma che un legame forte e viscerale ci unisce nel profondo.

Sabato mattina ho pianto a lungo. Un pianto urlato e disperato, di quelli che non mi uscivano fuori da chissà quanto tempo. Forse avevo bisogno anche di questo, sebbene non saprei dire cosa abbia scatenato quella bomba di dolore. O forse ne sono ben consapevole ma non ho voglia di ammetterlo...perché sembra una stupidaggine, e invece deve avermi scosso più di quanto osassi immaginare.

giovedì 24 ottobre 2013

Lavori di Casa

Fonte: ilmondodipatty. it


Lavorando in commercio mi capita di parlare con tante persone, ogni giorno.
E questo è un bene, sia perché negli anni ho acquisito una certa scioltezza, sia perché qui dove sono ora non conoscevo nessuno se non il mio partner ed alcuni dei suoi parenti.

Parlando con la gente mi sono resa conto di come i ragazzi di oggi siano molto diversi da me, che pure non sono vecchia. Ho 28 anni e nella mia descrizione temo di dover includere molti miei coetanei.
Genitori che si lamentano di come questi figli non aiutino in casa, non sappiano cucinare, stirare, lavare i piatti. In alcuni drammatici casi neppure rifarsi il letto.
L'altro ieri non ho saputo tacere e all'ennesima mamma che esponeva il problema ho risposto che se le figlie non sanno fare niente è anche colpa delle madri. La mia fin da piccolissima mi ha permesso di imparare a cucinare, di fare anche qualche pasticcio, purché sfogassi la mia curiosità. Già a 8 anni avevo imparato a stirare i fazzoletti, per poi voler passare anche a capi più elaborati. Passavo la scopa, apparecchiavo e sparecchiavo la tavola, mi rifacevo il letto, andavo a gettare l'immondizia.
Si può dare tutta la colpa alle figlie se in molti casi sono le mamme a non volerle emancipare? 

Quando andavo all'Università mi svegliato alle 5 e partivo presto, non rincasavo quasi mai prima di sera. In quei giorni era mia madre ad occuparsi totalmente delle casa, ma poiché avevo il sabato e la domenica liberi almeno uno di questi 2 giorni di riposo lo passavo ad aiutarla nelle pulizie. E anche se non era piacevole, questo mi ha insegnato a responsabilizzarmi, a capire che la pulizia delle proprie cose è importante. 
Un po' era merito mio che non cercavo mille scuse né mi scansavo dai doveri. Ma molto era merito suo che mi spronava a farlo anche quando non ne avevo voglia e delegava a me molte delle sue mansioni, facendomi sentire abile nell'eseguirle.
Se una madre non ti permette di preparare neanche un sugo non è solo perché ha piacere nel farlo lei, ma giorno dopo giorno si instilla anche un messaggio di sfiducia. Come dire "non ti permetto di usare le mie padelle ed il gas di casa perché ho paura che tu faccia dei disastri". 
Ma facciamoglieli fare questi disastri. Che sarà mai un sugo da buttare rispetto alla totale inedia di una figlia?

E a dire il vero, pur avendo parlato al femminile, io penso che pari mansioni debbano essere affidate anche ai maschi. Per non ritrovarsi poi da grandi con uomini che all'occorrenza non sappiano stirarsi una camicia prima di uscire o prepararsi un po' di pasta se sono da soli. Uomini che non sanno accendere la lavatrice e che non hanno mai usato l'aspirapolvere.
Il mio uomo era uno di questi. Completamente restio a fare in casa qualunque cosa. I primi mesi qui lo rimproveravo, poi ho iniziato ad affidargli dei compiti. 
Ora li fa. Magari non in modo esemplare o perfetto, però ci mette impegno e non si tira indietro.

domenica 20 ottobre 2013

Madri e Figli

Fonte: pianetamamma. it

Qualche giorno fa la mia ex vicina di casa è andata a trovare i miei. Non so quale fosse la motivazione di questa visita, ma so che spesso si presenta in casa loro anche solo per sfogarsi riguardo suo figlio. Solitamente lo fa senza concedere diritto di replica, parlando a raffica in un monologo asfissiante.
E' una donna di 38 anni. Tono di voce troppo alto da poter essere considerato normale. Unico argomento di discussione, nella sua proverbiale e forte cadenza dialettale, il pargolo di 4 anni. 
Cinque anni fa iniziò una convivenza con quello che è il suo attuale compagno. Uomo di pochissime parole, quasi sempre assente per lavoro o per andare a caccia.
Lei è sempre sola con il bambino e talvolta con i suoi genitori. Pur abitando insieme, il compagno lo vede molto poco, generalmente neanche di domenica.

Parlando con mia madre le dice "Bé, ormai tua figlia è uscita di casa da 3-4 mesi. Non è ancora incinta?".
Mia madre è caduta dal pero, chiedendole perché mai dovessi essere incinta. Lei, con tutta la naturalezza del mondo, le dice che è normale per una coppia voler mettere subito al mondo un figlio. Che i figli sono l'unica ragione di vita di una coppia e che dunque si sarebbe aspettata che fossi andata a convivere per diventare genitrice. Mia madre, pur annichilita da questa sua assoluta certezza, le ha detto che non è così per noi. Che siamo più giovani di quanto lo siano lei ed il compagno e che abbiamo priorità differenti. La vicina ha fatto una faccia come ad esplicare la sua disapprovazione per una scelta che secondo lei non sta né in cielo né in terra.

Mi spiace che questa conversazione abbia visto protagoniste loro due. Avrei davvero voluto che quella frase l'avesse pronunciata parlando con me. Le avrei risposto che il mio modello non è e non vuole essere quello di una genitorialità imposta da un concetto così retrogrado. Che una donna è una donna a prescindere dalla sua scelta di diventare madre. Che non siamo tutte uguali e che la mia serenità al momento non prevede un ragazzino recalcitrante come il suo da porre sull'altare della mia ragione di vita. Anzi, mia e del mio compagno.

In fondo la comprendo. L'età avanzava. Il suo eterno fidanzato non accennava a volersi sposare. Avrà sentito le lancette dell'orologio fare su e giù. Si sarà detta che quel figlio doveva farlo, anche solo per non restare da sola la domenica pomeriggio mentre lui impugnava il fucile per sparare alle lepri.
Quando le abitavo vicino la sentivo gridare ogni giorno. Quel bambino è una peste. All'età di 4 anni la comanda a bacchetta ed è un continuo urlare in casa loro. Ha lasciato il lavoro per stargli dietro e nella sua vita, al momento, l'unica consolazione pare essere lui.
Ma è giusto stare con un uomo solo per avere un figlio? ed è giusto ritenere che il fine di una coppia sia solo quello di procreare? siamo davvero solo degli animali atti al concepimento?

Io amo le mamme. Amo la mia, ma amo anche la maggioranza delle altre. Mi piacciono i loro sguardi, la loro tenerezza, la determinazione con la quale tolgono spazio a se stesse per darne ad un'altra persona. Che si, è una parte di loro, ma è pur sempre un nuovo individuo. Mi piacciono le mille premure, le attenzioni poste in modo naturale ed istintivo. Le cure quando i loro figli stanno male, la voglia di farsi in 4 pur di potergli dare quanto hanno bisogno. La capacità di fare i salti mortali per educarli nel modo giusto, spesso interrogandosi sui tanti dubbi che le assillano giornalmente. Mi scioglie il cuore vederle coccolarli e penso che quello di una madre sia forse l'amore più bello, forte ed intenso che ci sia. 
Si, queste mamme io le stimo moltissimo.
Ma ce ne sono altre, di mamme, che non amo per niente. Sono quelle che trovano giusta solo la propria scelta. Quelle che mettono il proprio bambino di fronte a tutto, annullandosi completamente in lui. Perdendo di vista l'interesse per se stesse, per il proprio compagno, per la vita che hanno sempre avuto e per le cose che gli erano piaciute prima del suo arrivo. Come se nulla più esistesse, come se tutto avesse perso interesse. 

Io non so se sarò mai madre. Non lo so e al momento non ho voglia di interrogarmi al riguardo. Potrebbe succedere, ma so che farò di tutto (almeno ancora per un po') affinché questo non accada prima che saremo noi due ad averlo voluto e desiderato. Mi chiedo quanti figli nascano solo per adempiere a doveri sociali e quanti altri solo per riempire un vuoto.

lunedì 14 ottobre 2013

Cena Con i Suoceri

Fonte: distrettolaghi. it

Ieri sera c'è stata la prima cena con i suoceri qui in casa nostra.
Ho aspettato qualche mese prima di invitarli, non perché non ne avessi voglia, quanto piuttosto per cercare di organizzarmi al meglio. Cucinare mi piace ma sono molto abitudinaria con gli spazi. Quando mi trovo in una cucina nuova non so mai come muovermi, dove mettere le mani, cosa fare. Mi sembra di non saper compiere quei gesti che per me sono tanto naturali in una cucina ben conosciuta.
E così ho atteso di conoscere bene i nuovi spazi, farli miei. Quando il momento mi sembrava propizio ho fatto la mia mossa. 

La serata è trascorsa piacevolmente, anche se come al solito hanno mangiato molto poco ed ho avuto paura che non apprezzassero la mia cucina. La mia preoccupazione è passata del tutto solo quando lei mi ha chiesto di poter riportare a casa un po' di quel bendidio avanzato per poterci pranzare il giorno dopo. 
C'era anche la nonna. Con lei ho sempre avuto un rapporto speciale perché è in casa sua che ho dormito e mangiato negli 8 anni del nostro fidanzamento, quando venivo a trovarlo. E' una donna burbera e battagliera ma adoro passare del tempo insieme a lei. Ricordo un pomeriggio in cui mi mostrò 2 interi album di fotografie, commentando una ad una ogni immagine. Mi piacque così tanto che sarei felice di rifarlo. Quella dolce intimità tra donne di età così diverse è un qualcosa di mistico che mi ha sempre affascinato. In fondo non ho più una nonna da così tanto tempo, quasi 10 anni...lei la sento un po' anche mia.

Della serata di ieri mi rimane anche una deliziosa orchidea rosa che ho messo in bagno, così che possa prendere la luce che le occorre. Chissà se saprò prendermene cura.

sabato 5 ottobre 2013

La Pioggia Confonde Le Lacrime

Fonte: ilsentierodialchimilla. com


Il temporale sbatteva impetuoso contro la finestra ed è così che mi sono svegliata. Prima del solito, ma tanto non sarei riuscita a riaddormentarmi. Odio questo tempo triste, mi entra dentro come un virus rendendomi profondamente malinconica. Ho parlato più volte del mio essere metereopatica e sono convinta che la maggior parte della gente lo reputi un disturbo sciocco, passeggero, una sorta di capriccio. Per me è un qualcosa di così prostrante che non riesco mai a tenermene fuori.
I colori cupi mi angosciano. Lo scrosciare della pioggia mi scava dentro una tristezza intensa. Sento l'ansia partirmi da dentro ed urlare. E' per questo che amo l'estate. Non per il caldo asfissiante che infastidisce chiunque, ma per la presenza sempiterna del sole, della luce, di qualcosa che mi dia l'impulso per alzarmi dal letto pimpante e leggera come una farfalla. Che mi dia lo stimolo per sorridere alla gente, alla me che vedo riflessa nello specchio, alla vita in generale. 

La caviglia va molto meglio. E non perché me ne sia stata buona a curarmi. Tutt'altro. Ho sospeso la cyclette per soli due giorni, poi ho sentito la smania di ricominciare ed oggi ci sono salita di nuovo. Sono andata a lavorare fin da subito, non mi sono presa neanche un'ora di riposo da quelle che sono le mie responsabilità quotidiane. Forse non ne sono mai stata capace. Ricordo che la volta scorsa l'infortunio fu assai più molesto. Portai la fascia elastica per mesi e furono due le settimane senza poter salire sulla mia bicicletta gialla da camera. C'era mia madre a controllarmi, prendersi cura di me, massaggiarmi il piede con le creme giuste. Da sola non sono in grado di stare lontana dalle cose da fare, dalla mia impegnata routine. 

E' nato il bimbo dei vicini. Si chiama Lorenzo. La mattina del 3 ottobre un vociare concitato ha annunciato il lieto evento. L'androne si è riempito di fiocchi azzurri, palloncini, festosi nastri. E' ancora in ospedale con la mamma, mentre qui si susseguono schiere di allegre persone a far festa. Un po' li invidio, un po' penso che vorrei stare lì con loro. Non per il bambino, non per l'aria gioiosa. No. Ma per l'essere famiglia. Forse tutto questo mi ricorda le feste in casa mia, con i cugini amatissimi, la mia mamma indaffarata a cucinare, le risa dappertutto. Quindi no, non è invidia. Questa è pura e semplice nostalgia. Quest'anno ho un motivo in più per aspettare il Natale. Poter stare ancora insieme a loro, come ogni anno. Tutti insieme, uniti in un solo abbraccio. 

mercoledì 2 ottobre 2013

Del Piede Infortunato, parte seconda

Fonte: inerboristeria. com


Di nuovo problemi con la caviglia destra, dopo l'infortunio del novembre passato

Ieri sera dopo il lavoro una doccia veloce, il tempo di prepararsi e siamo usciti. Neanche il tempo di scendere dalla macchina che ho preso una storta tremenda. Ho cominciato ad urlare, il mio ragazzo si è girato sorreggendomi. Per il dolore avevo quasi le lacrime agli occhi...ed un po' anche per la paura di sapere che era lo stesso punto nel quale avevo avuto problemi l'anno precedente.

Tornati a casa mi sono accorta che era leggermente gonfia. Ho applicato un antidolorifico naturale e lamentandomi un po' sono andata a dormire, dopo aver trovato finalmente una posizione congeniale. 
Questa mattina alzarsi è stato il delirio. Lui, uscito alle 5:30 per andare a lavoro, non c'era. Pian piano sono riuscita a mettermi dritta, rifare il letto, pulire i bagni, cucinare, preparare una lavatrice, rimettere in ordine piano cottura e lavandino, scendere lentamente una rampa di scale (e successivamente risalirla) per riprendere il secchio della raccolta differenziata.
Dopo aver fatto tutto questo, mi sono accoccolata sul divano munita di ghiaccio. 

E fra poco più di un'ora si cerca di andare a lavoro. Lui avrebbe voluto sostituirmi ma non me la sento di fargli fare anche le mie ore. Vado...sperando di cavarmela anche stavolta.