sabato 27 luglio 2013

Guardandomi Intorno

Autore: Claudio Cangini

La cosa che più mi affascina di un posto nuovo è conoscerne la gente, la mentalità. 
In questo caso, il posto in cui vivo non è del tutto sconosciuto per me, considerando che ci sono venuta saltuariamente per ben 8 anni. Viverci però è diverso, vedi le cose in modo più pieno.

Mi sono accorta, ad esempio, che qui non esiste un vero e proprio dialetto. Tutti parlano romanesco, che effettivamente un dialetto lo è, ma non un dialetto tipico del posto. Il romanesco lo parlano i romani e noi qui siamo sul litorale laziale, pur sempre in provincia di Roma, ma non a Roma città. Il dialetto cui ero abituata  è invece strettamente legato al mio luogo di nascita: lo parlano solo lì.

Le persone sono abbastanza cordiali ma litigano con facilità e lo fanno ad alta voce. Siamo stati svegliati per 3 notti da 2 folli che sembrava volessero darsela di santa ragione. Dove vivevo si è più discreti ed ognuno i panni sporchi se li lava in casa propria. 

Ora vivo al mare, eppure il mare son riuscita a vederlo una volta sola. Sembra incredibile, eppure anche avendolo a due passi, non c'è il tempo e forse neppure la voglia di farci un giro. Il centro è intasato di turisti italiani e stranieri, gente che parcheggia ovunque senza curarsi degli spazi comuni. Il parcheggio è spesso introvabile, il caldo asfissiante. Per fortuna ho un bel balcone. Mi piace sedermi lì, godermi un po' l'aria fresca, la brezza marina che arriva fin qui. Un po' meno l'umidità della sera.

In questi giorni soffro tremendamente il caldo. Ho anche avuto uno di quei tremendi sbalzi di pressione dell'anno scorso. Non l'ho detto ai miei, preferisco non farli preoccupare ora che siamo lontani e non possono tenermi d'occhio.

Ieri sera, approfittando di qualche ora libera in più rispetto al solito, ho preparato una deliziosa cenetta. E' stato bello vedere il suo gradimento ad ogni boccone. Anche qui mi rendo conto che mi piace cucinare per chi amo e farlo con la dovuta calma, non con la solita fretta.

Finalmente sabato. Fra poco esco e torno a lavoro. Odio lavorare di sabato, è un qualcosa che mi porto dietro dall'infanzia, da quando andando a scuola desideravo un giorno poter essere libera. 

sabato 20 luglio 2013

Ventotto Candeline!

Fonte: Libero


...E sono 28.
28 candeline sulla mia torta.
Il primo nella nuova casa, con il mio ragazzo, in questo paese così pieno di sole che profuma di mare. 
Mi sono regalata un paio di pantaloni rossi di cotone, perché il rosso porta bene, e perché da tempo ne cercavo uno proprio così. 

I festeggiamenti sono iniziati questa mattina. Si interrompono per le ore lavorative e riprendono domani. Questa sera sono ad un altro compleanno, quello di una bambina. Avrei potuto defilarmi e nessuno mi avrebbe dato torto. In fondo è il mio giorno ed ho il diritto di trascorrerlo come più mi piace. Ho invece deciso di andare, un po' per rispondere ad un senso di responsabilità, un po' perché rivedere alcuni amici potrebbe anche farmi piacere. 

Domani tornerò dai miei genitori per festeggiare insieme a loro e ai miei amatissimi cugini. Forse ci uscirà anche un bagno in piscina tutti insieme, così, senza pensieri. 

lunedì 15 luglio 2013

Un Mese Dopo...

Fonte:  volerevolare. myblog. com
Quindici luglio, è passato un mese esatto dal momento in cui ho definitivamente varcato la porta della mia nuova casa e della mia nuova vita. 
Sono arrivata di sera. Scaricare i bagagli è stata impresa ardua e trasportare alcune delle pesanti valigie su per le scale anche fisicamente prostrante. E il giorno dopo, domenica, lo abbiamo trascorso mettendo a posto. Ho cucinato il nostro primo pasto, dormito sulle nostre nuove lenzuola a tema marino. 
Il lunedì ho cominciato anche a lavorare, fin da subito senza neanche il tempo di potermi abituare. Ed è stato meglio così, perché in fondo non c'era nulla da aspettare. 

I primi giorni sono stati duri. Un'intera casa da pulire, anche se piccola, poi i pasti da preparare, il bucato da lavare e stendere, le tante maglie da stirare. E alle 2 di corsa al lavoro.
Mi sembrava di essere in un film, in una vacanza al contrario dove anziché riposarsi avrei dovuto stancarmi. Alla sera facevo fatica a poggiare i piedi a terra per quanto mi dolevano. Quelle erano le pareti della mia casa, eppure in un certo senso mi sembrava di essere ospite perché lontana da quella che era sempre stata la mia vita. Ci sono volute 2 intere settimane prima che mi abituassi sul serio ai nuovi ritmi. La mia famiglia mi manca e ci sono momenti di malinconia nei quali provo un dolore fitto proprio al centro del petto. Fortunatamente passano subito e qualche attimo dopo mi fermo a pensare a tutto il resto, alla strada percorsa per arrivare fin qui, ai sacrifici fatti per stare insieme...ogni giorno.

Pian piano queste mura stanno prendendo forma. La cucina in legno grigio chiaro con i miei accessori rossi, la camera in frassino bianco con le tende azzurre, il bagno beige cui ancora manca il box doccia, l'odiatissima ma in fondo adorabile scala a chiocciola, il balcone ampio e fresco. I miei oggetti, quelli nuovi e quelli vecchi. I nostri pasti in solitaria, la radio del mattino, la cyclette che scandisce ancora i miei attimi liberi. Le coccole della sera, le notti fresche in cui mi appoggiavo alla sua schiena per riscaldarmi, i suoi abbracci mentre dorme. E poi prendere in giro il tizio del karaoke qui accanto che ogni venerdì e sabato ci tiene disgraziatamente svegli. 

Sto bene? si, sto bene. Come al solito cerco di fare del mio meglio e mi accorgo che in fondo mi riesce anche facile. So che se avessi potuto traslocare senza dovermi anche sradicare dal luogo dove sono nata e cresciuta forse sarei stata meglio, ma so che non si può avere tutto dalla vita e che crescere significa anche spostarsi, salutare mamma e papà e vederli di rado. Gustarsi il doppio gli abbracci, quando succede. 

I momenti che preferisco delle mie nuove giornate sono due, agli antipodi. Il risveglio, quando la prima cosa che faccio è accendere una candelina profumata che mi tenga compagnia. E poi quello in cui vado a dormire perché siamo noi due, nel nostro spazio, nella nostra nuova vita insieme.