Mesi complicati, forse quasi un intero anno. Se avessi avuto anche solo una piccola alternativa sarei fuggita via pur di non subire angherie, mobbing, frasi sgradevoli, sfiducia, totale assenza di tatto e molto altro ancora. Venivo sgridata per qualunque cosa, anche la più banale. Mi sentivo una piccola Cenerentola, anche se a differenza dell'amato personaggio, io molto spesso ho risposto per le rime.
Entravo, facevo le mie ore sperando di passarle indenne e me ne andavo. Quando uscivo, facevo un gran sospiro di sollievo. E la mattina dopo, al momento di rientrare, avevo la pancia in subbuglio. Come quando alle elementari non volevo andare a scuola ma lo facevo comunque per senso del dovere.
Poi le cose, pian piano, cambiarono. Cominciai a farmi conoscere per quella che ero: una ragazza solare a cui stare in mezzo alla gente piaceva. Sempre più clienti mi apprezzavano e mi cercavano. Sempre più gente sembrava entrare solo per me. Acquistai fiducia in me stessa e anche le persone per cui ho lavorato devono essersene accorte: ero un elemento di spicco e per badare ai propri interessi dovevano piantarla di mettermi addosso continue pressioni.
Alla fine si è creato un bel gruppo: affiatato, collaborativo. Non sempre tutto è andato rose e fiori, però se guardo gli ultimi quasi 4 anni, mi rendo conto che solo il primo è stato davvero disastroso. Gli altri son stati densi di momenti allegri e festosi.
Oggi è stato il mio ultimo giorno in questo gruppo. Per contratto finisco il 31, ma avendo delle ferie arretrate mi hanno chiesto di farle la prossima settimana.
I clienti che sapevano del mio imminente trasferimento sono venuti a salutarmi. Qualcuno si è commosso, altri mi hanno fatti i loro auguri. Il tempo è trascorso velocemente, molto più del solito. Forse perché era l'ultimo che avremmo trascorso insieme.
Avrei voluto dire qualcosa. Avevo paura di commuovermi e non l'ho fatto. Ho mantenuto il viso allegro per il quale mi hanno conosciuta. E solo dopo, pensando alle lacrime sul volto del mio capo, ho pensato di poter piangere anche io.
La verità è che mi mancheranno. Mi mancheranno gli sguardi d'intesa, le frasi in dialetto, le risate di fine giornata, le poesie che non c'entravano niente ma ci stavano bene. Tante piccole cose che facevano parte della nostra vita insieme. So che ci rivedremo, anche se di rado. Ma non sarà la stessa cosa.
In ogni caso, nonostante il dispiacere di salutare un team affiatato a cui ho voluto bene, spero che chiudendo questa porta si apra un portone. E spero che il bagaglio di esperienze acquisite mi sia comodo anche negli anni a venire.
Oggi è stato il mio ultimo giorno in questo gruppo. Per contratto finisco il 31, ma avendo delle ferie arretrate mi hanno chiesto di farle la prossima settimana.
I clienti che sapevano del mio imminente trasferimento sono venuti a salutarmi. Qualcuno si è commosso, altri mi hanno fatti i loro auguri. Il tempo è trascorso velocemente, molto più del solito. Forse perché era l'ultimo che avremmo trascorso insieme.
Avrei voluto dire qualcosa. Avevo paura di commuovermi e non l'ho fatto. Ho mantenuto il viso allegro per il quale mi hanno conosciuta. E solo dopo, pensando alle lacrime sul volto del mio capo, ho pensato di poter piangere anche io.
La verità è che mi mancheranno. Mi mancheranno gli sguardi d'intesa, le frasi in dialetto, le risate di fine giornata, le poesie che non c'entravano niente ma ci stavano bene. Tante piccole cose che facevano parte della nostra vita insieme. So che ci rivedremo, anche se di rado. Ma non sarà la stessa cosa.
In ogni caso, nonostante il dispiacere di salutare un team affiatato a cui ho voluto bene, spero che chiudendo questa porta si apra un portone. E spero che il bagaglio di esperienze acquisite mi sia comodo anche negli anni a venire.