 |
Fonte: leonardo.it |
Durante l'ultima settimana ho osservato e compreso alcuni aspetti di me stessa e delle persone che mi circondano. Non è detto che siano tutti facili da digerire, ma sicuramente si riveleranno utili.
Ho imparato che non si può accettare di essere amici a senso unico. Che se io ti dico qualcosa di me, mi aspetto che tu faccia lo stesso. Con i tuoi tempi, secondo le tue modalità. Mi sta bene che tu voglia farmi partecipe della tua vita solo a grandi linee. Ma farmi passare una serata d'inferno senza neanche dirmi cosa diavolo è successo non mi va giù. Non più. Ti piacciono i misteri? a me no. Mi hanno stancata. Comincio a pensare che siano solo scuse. Siamo adulti e vaccinati, se non ci apriamo ora non lo faremo mai. Ho una corazza enorme anche io, ma un minimo sindacale te lo devo e ne pretendo se non la stessa razione almeno la metà, altrimenti di che amicizia si può parlare?
E, visto che ci siamo, non mi è piaciuto affatto quando il giorno dopo ti ho chiesto come stavi e mi hai risposto piccata come se la serata prima fosse stata un fiasco per colpa mia. Proprio no. E penso che dovresti imparare a regolarti perché se io so contare fino a 10 è il momento che riesca a farlo pure tu.
Ho imparato che è preferibile mantenere un rapporto cortese ed educato con i colleghi, ma poi evitare di chiedergli un favore. O farlo solo quando davvero non esistono alternative possibili. Ed ho imparato che certi sorrisi sono falsi e opportunistici, e di sicuro poco sinceri.
Ho imparato che quando cresci i genitori continuano ad abbaiare, ma alla fine ti lasciano fare quello che vuoi tu. Anche dopo averti messa in guardia o con la paura che tu possa sbagliare di nuovo.
Ho re-imparato che l'unica persona, dopo i miei genitori, su cui possa davvero contare è ancora una volta il mio amore. Ed ho imparato che a volte, quando sono triste - e durante l'ultima settimana di occasioni ne ho avute diverse - mi concede di sfogarmi un pò su di lui. Poi ride sonoramente di me solo per farmi sorridere a mia volta, sciogliendo un pò di quel pesante nodo che mi sale in gola.
Ho imparato che fare certi favori non costa nulla. Purché l'altra persona mi dimostri un minimo di gratitudine. Purché mi sorrida o mi dica almeno un grazie, altrimenti meglio evitare.
Ho imparato che mangiare senza sale si può e che i giorni più difficili sono quelli appena trascorsi, ovvero le prime due settimane. Dopo ci si abitua, anche se troppi alimenti non smetteranno mai di mancarmi. Il prosciutto crudo in primis, ma anche solo una fetta di pane normale o una pizza al ristorante.
E mi manca l'aspetto conviviale del cibo. Il bello di ritrovarsi insieme agli altri davanti ad una tavola a ridere, scherzare e assaggiare cose buone. Ora mangio per nutrirmi, perché so che devo farlo, ma la gioia di cenare o pranzare è quasi del tutto scomparsa.
Ho imparato che son tutti buoni a dire che è facile seguire una certa alimentazione, ma poi sono i primi a non riuscirci o a non averci mai provato. E magari te lo dicono mentre addentano qualcosa che gli sarebbe preclusa, se davvero fossero capaci di andare oltre le parole e agire.