mercoledì 30 maggio 2012

Non tutto Rose e Fiori

Fonte: google

A volte mi sembra di parlare due lingue diverse. O magari è la stessa identica lingua, da ambo le parti imperniata di egoismo ed orgoglio.
Non li si dovrebbe sopprimere, almeno in amore? Ma no, l'individualismo in questo mondo regna sovrano, anche tra di noi a quanto pare.
In questo momento sono furente e penso che potrei direi cose di cui poi mi pentirei. Solo che certi atteggiamenti proprio non mi piacciono e non li sopporto.
Le cose vanno chiarite. Subito. Non si devono aspettare i giorni, il momento propizio, il tempo, i cazzi suoi.  Non si può attendere che il nervosismo voli via né che le ore trascorse lo cementifichino. 

Oltretutto la sera mi viene mal di stomaco. Da domenica. E domenica stavo proprio bene, quindi la discussione non c'entra.

sabato 26 maggio 2012

Ora d'Aria

Fonte: Google

Il momento più atteso delle mie giornate è quello in cui mi metto in balcone col mio libro sulle ginocchia a leggere. In quell'oretta di tempo non penso a nulla se non a quello che sto leggendo. Sento il tepore di questa primavera che finalmente si affaccia. Il sole coperto dalla tenda e tante tensioni scivolare via.
Ogni tanto alzo lo sguardo e quello che vedo mi piace sempre. La vallata è incantevole. Quei tanti verdi, uno dietro l'altro a farsi compagnia. Le casette colorate, gli alberi rigogliosi. Il profumo dei fiori che a volte è solo un accenno e a volte invece ti invade le narici.

Unico pensiero è controllare l'ora. Quell'ora di tempo davvero libero dura sempre pochissimo, scivola via. C'è sempre altro da fare, altro di cui occuparsi, altro a cui dedicare i propri pensieri. E spesso sono così poco invogliata a lasciare quello spazio di solitudine cercata e amatissima che tutto il resto lo faccio con riluttanza. 
Non pranzerei, non cenerei, non mi alzerei neppure. Fermerei il tempo, lo dilaterei fino a stufarmene.
Solo che poi, forse, non lo amerei più fino a questo punto. Perché la libertà mi piace, ma mi piacerebbe meno se non avessi una controparte di qualche tipo a cui poterla paragonare. 

giovedì 17 maggio 2012

Scampoli di Vita tra Fratelli

Fonte: tuttomamma.com
Tra mio fratello e me ci sono 2 anni e 10 mesi di differenza. Sono io la più grande, anagraficamente parlando. 
Ero davvero piccola quando mia madre rimase incinta di lui. Non ricordo con quali parole mi comunicarono che non sarei più stata sola. Ricordo solo un sogno, che feci in quel periodo, o forse poco dopo la sua nascita.
Pare incredibile che io lo ricordi in maniera così vivida dal momento che ero una bambina, ma ho persino un ricordo antecedente a questo, di quando forse avevo circa 1 anno e mezzo. Magari capiterà un'altra occasione per parlarne qui.

Nel sogno immaginavo mio fratello. Io ero piccola, seduta sul davanzale della porta-finestra che dalla cucina si affaccia sul balcone. Lui era già grande, forse adolescente, e si sporgeva da questa finestra, così alto rispetto a me. Sono passati moltissimi anni e ancora ripenso a questa immagine, a quel flash. Che sia un ricordo costruito ad hoc dalla mia testa? me lo sono chiesta tante volte ma no, lo ricordo da sempre. L'ho fatto davvero.

Immaginavo mio fratello più grande di me, sebbene dovesse ancora nascere o fosse nato da poco. Lui mi avrebbe protetta, amata. Io sarei stata la bambina e lui sarebbe stato il mio cavaliere senza macchia e senza paura. 
Inutile dire che non fu così. Quando nacque non era "il bimbo grande" che speravo mi avrebbe protetta. Era un neonato come gli altri. Piangeva, era testardo, capriccioso. A volte se non gliela davano vinta si gettava a terra e diventava tutto nero per il troppo piangere. Odiavo quelle scenate.

Lui assorbì la maggior parte delle cure e delle attenzioni dei miei genitori. Io ero tranquilla, serena, stavo sempre bene. Lui era un terremoto, avevano dovuto legare con dei lacci tutte le credenze di casa. E si ammalava spesso. 
Una volta facemmo una gita a Nettuno. Io scesi dalla macchina, avevo circa 5 anni. Lui poco più di 2. 
I miei gli misero il giacchino per non fargli prendere freddo e tirarono fuori una bustina piena di medicine...chissà che il piccolo avesse bisogno di...che cosa? non lo capivo e non lo comprendo tuttora. A me non diedero niente, io stavo bene così. Non avevo freddo ed era piena estate. Probabilmente non l'aveva neanche lui. Erano solo manie quelle di coprirlo, di dedicargli più attenzioni di quelle di cui realmente necessitasse.
Io non ero gelosa e se questo è quello che penserete leggendo queste righe, bé, vi sbagliate di grosso. Già da piccolissima non desideravo che l'amore dei miei fosse tutto per me. Io volevo bene a mio fratello, trovavo giusto che ne avesse la metà esatta. Si, la metà ma non di più. E allora perché penso sempre a questa scena? A me che scendo da sola dalla macchina e a lui cui stanno tutti intorno neanche fosse il principino ereditario di chissà quale dinastia...

Poi siamo cresciuti. Io iniziai ad andare a scuola. Ero brava. Portata. In classe non facevo rumore e studiavo con impegno perché quello era il mio dovere. Io dovevo essere quella che riesce nello studio, che non chiede niente alla maestra perché deve saper fare tutto da sola.
Quando iniziò ad andare a scuola anche lui tutti pensarono che avrebbe dato filo da torcere alle insegnanti e che non avrebbe ottenuto i miei bei voti. E invece no. Era bravo anche lui e si sforzava assai meno di me. 
Lui non aveva bisogno di ore e ore sui libri. A lui ne bastavano un paio e faceva un figurone. Io non avevo tempo per nient'altro. Agli amici dicevo no, ai ragazzi dicevo no, allo sport dicevo no. Io dovevo andare bene a scuola, non potevo deludere i miei genitori e non potevo uscire dallo schema di figlia perfetta nel quale mi ero rilegata.

A scuola suonavamo il flauto. Non sono mai stata una buona musicista e non si poteva dire che quella fosse la mia passione. Però suonavo. Un giorno volevo far ascoltare un pezzo che mi era particolarmente piaciuto  ai miei. Mio padre disse no, c'era il telegiornale. Due anni dopo si ripeté la stessa scena ma stavolta c'era mio fratello. Si spense la televisione per ascoltarlo suonare. E non a caso, forse, anni dopo lui ancora suonava mentre io avevo già smesso. Tanto non ci riuscivo altrettanto bene, non volevano ascoltarmi neppure loro, che senso avrebbe avuto continuare quella farsa?

E quante volte ho sentito loro non avere fiducia in me. Più mio padre che mia madre, in realtà. Lui mi vuol bene, tema che non ho mai messo in discussione. Eppure ha una mente maschilista di cui probabilmente non si è mai reso conto ma che gli fa credere che una figlia femmina non possa e non sappia fare le stesse cose di un maschio. Io ero quella che si rintanava in camera a leggere. E quando la casa si riempiva di gente io mi sentivo così fuori posto! Me ne scappavo via, mentre mio fratello restava lì con loro. E quando i parenti se ne erano andati  i miei genitori venivano in camera a rimproverarmi, a sgridarmi, a ricordarmi quanto fossi diversa e peggiore perché preferivo la solitudine a quel blaterare sempre delle stesse cose. Soffrivo così tanto in quei momenti. Perché ero così sbagliata? perché non voler stare lì doveva sempre comportare quelle punizioni verbali, quel sentire parole così cocenti sulla pelle? Mi entrarono nel cervello, nelle viscere, in ogni capillare o particella di sangue. Solo dopo i 20 anni mi lasciarono in pace. 

E' davvero tanto strano se io sono cresciuta con mille paure e lui determinato e vincente in ogni occasione? E' davvero solo colpa mia? 

Dio Santo...dov'erano tutti questi lacrimoni prima di uscire? 

lunedì 14 maggio 2012

Pagine di Diario

Fonte: Google

Alcuni anni fa - credo di aver iniziato nel 2006 - ripresi l'abitudine di tenere un diario. 
Un pò come fanno le ragazzine acquistai una bella agenda colorata e giorno dopo giorno vi scrivevo i miei appunti, le mie annotazioni, quello che avevo fatto o pensato.
Oggi, a distanza di 6 anni, non ho ancora smesso.

Non scrivo mai nulla di che, a dire il vero. Non ho grossi segreti e le mie più vive speranze le conoscono bene le persone che mi amano e non ne faccio mistero. 
Non ho segreti inconfessabili e anche nella mia vita quotidiana sono piuttosto trasparente. Quello che penso mi si legge in faccia e non ho quindi motivo di secretarlo tra le pagine fitte di un diario.

Ma dunque perché lo tengo?
Per compagnia. Per mettere ordine nei miei pensieri. Perché un giorno potrei aver voglia di rileggermi. Perché mi piace scrivere, anche cose sciocche e senza alcun senso come forse è questo post. 
Non lo nascondo nel luogo più inaccessibile del mio armadio, ma lo tengo quasi in bella vista. Ho fiducia di chi vive con me e soprattutto non temo la scoperta di nulla di eclatante.

Il mio diario è un amico dal quale torno ogni giorno, anche solo per raccontargli che la mia vita procede come al solito. Se non ci fosse dovrei inventarmelo.
Ci sono giorni in cui scrivere mi è di peso, altri in cui la paginetta non riesce a bastarmi. Fatto sta che non ho alcuna intenzione di smettere. In fondo è un vizio del tutto innocente no?


sabato 12 maggio 2012

Viola



La bimba della mia amica è nata. 
E' uno scricciolo. Leggera e minuta come la mamma. E bella, bella, bella. Delicata e soffice come solo i neonati sanno essere.

E' strano vedere le coetanee sposarsi e fare figli. Strano vedere che sono ormai diventate donne. E che per forza di cose, dunque, dovrei esserlo anche io.
E si, magari lo sono già una donna e non me ne sono ancora resa conto.

Io e lei eravamo insieme sui banchi di scuola. E ora ci ritroviamo su altri banchi, quelli della vita.
Quando mi dicevano che la vita è una ruota la reputavo una frase da vecchi. Però crescendo se ne comprende la veridicità. Io e lei non siamo più quelle ragazzine che al sabato andavano al catechismo e che durante la settimana si riunivano per fare i compiti. Siamo due ragazze di 26 anni che pian piano trovano il loro posto nel mondo.

venerdì 4 maggio 2012

Allergie

Fonte: sanioggi.it

Amo la primavera ma porca miseria mi sta uccidendo!
Ho un cerchio alla testa da una settimana, mi sento come all'interno di una bolla. Una fitta nebbia mi avvolge e in quella nebbia devo comunque svolgere tutte le mie quotidiane attività.
Gli occhi bruciano, si arrossano, prudono. Il naso pizzica, si irrita col niente, sanguina, duole. Mi si ammosciano persino i capelli, che sembrano risentire del malessere generale. Persino i miei ricci si ribellano ai pollini...

Ho una voglia matta di starmene all'aperto, di godermi il sole e l'aria mite.
E invece no, esco e sto sotto un treno. Poi rientro ed è uguale, tutto il malessere se ne torna a casa insieme a me... ma almeno non starnutisco.