sabato 24 marzo 2012

Il Vaso di Pandora



Apparentemente mi sento tranquilla.
Eppure non lo sono, è evidente. C'è qualcosa che mi tormenta, qualcosa che non mi dà pace. E non ho idea di cosa sia. 
Poco prima del risveglio ho gli incubi: in 6 giorni mi è successo 3 volte!
Durante il giorno ho le mani sempre in bocca, pronta a massacrarmi le unghie che di solito cerco di tenere a posto, curate. Spendo un sacco di soldi ogni mese solo per questo aspetto...rendetevi conto. Ed ora sono qui, a rovinare un lavoro di due ore, a distruggere una parte di me a cui tengo.
A lavoro sono più taciturna, se ne è accorto il mio capo e mi ha chiesto se ci fosse qualcosa che non va.

Ecco...io di tutto questo non mi ero resa conto. Uscita da quei giorni di lavoro massacrante sono tornata alla solita vita. Apparentemente era così.
Ora mi rendo conto che non lo è. C'è qualcosa che mi rende nervosa, qualcosa che si agita dentro di me senza che io riesca a comprenderlo in maniera cosciente.

A volte ho paura di scoperchiare il vaso di Pandora e ritrovarmi in un caos inimmaginabile. 

giovedì 22 marzo 2012

Durante Tutto il Viaggio

Fonte: Google

Come scrivevo in un recente post, ho un sacco di riviste arrivate in abbonamento ad aspettarmi inerti, ancora sigillate nel loro cellophane. Sono magicamente riuscita a sbollare ed ultimare la lettura di una di esse. E' un Vanity Fair di circa un mese fa, probabilmente della settimana sanremese o quella successiva. 
All'interno una bellissima poesia che mi è piaciuta subito e che oggi voglio condividere con voi. 

DURANTE TUTTO IL VIAGGIO
Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me 
non dico che fosse come la mia ombra 
mi stava accanto anche nel buio 
non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi 
quando si dorme si perdono le mani e i piedi 
io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno 

durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me 
non dico che fosse fame o sete o desiderio 
del fresco nell'afa o del caldo nel gelo 
era qualcosa che non può giungere a sazietà 
non era gioia o tristezza non era legata 
alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi
era in me e fuori di me. 

durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me 
e del viaggio non mi resta nulla se non quella nostalgia.
NAZIM HIKMET


Mi ha colpito molto perché so di cosa parla. Ho vissuto viaggi dalle nostalgie strazianti, con il viso spiaccicato ad un finestrino, con le lacrime che mi sgorgavano se non sul viso almeno sul cuore.
Sono quel tipo di persona che soffre nel mostrare a dei perfetti sconosciuti - e spesso, anche a dei perfetti conosciuti - i sentimenti che albergano dentro di sé. Soprattutto se hanno a che fare con la tristezza, con quella malinconia latente che non vorrei mai mostrare e che spero nessuno riesca a comprendere davvero. Ne sono gelosa, la voglio tutta per me. Perché nessuno saprebbe trattarla come la tratto io. L'accarezzo, la sviscero, a volte la nascondo. Ma so che c'è, è lì con me, e di me è una parte. 

So che questa nostalgia durante i viaggi l'avrò sempre. Ora mi separo da lui. Un giorno, forse, mi separerò da loro. E in questo continuo star lontani alberga tutto l'inspiegabile dolore che non racconto mai.



lunedì 19 marzo 2012

L'Incubo Nero

Fonte: mentecritica.net


Ho fatto un sogno tremendo.
Era già mattina. Dalle 5 alle 6 sono rimasta sveglia a pensare. E quando mi sono riappisolata è arrivato lui, l'incubo nero. 

Inizia che ero in una specie di videogame insieme a mio fratello, un cantantucolo idolo delle teen agers che in realtà non esiste ed un'altra persona, forse mia madre. Eravamo in una stanza scura, con pochi inserti di luci psichedeliche. Mi guardo allo specchio e vedo che al centro della testa non ho più capelli. Sono completamente calva e piena di vesciche più scure simili a funghi. Inizio a piangere disperata, cercando di coprire la mancanza con i capelli dietro, in una specie di improbabile riporto. 
Non so come sono poi arrivata in aperta campagna, forse in un pomeriggio di fine estate, con l'erba color grano che è quasi paglia. Ero con altri coetanei, per lo più donne che conosco solo di vista. Ballano, ridono, scherzano. Io piango a dirotto, persa nella mia personale disperazione e conscia che nessuno se ne accorge, a nessuno davvero importa. 
Faccio per andarmene ma vengo bloccata. Sulla strada sassosa arriva un giovane sacerdote con tunica fino ai piedi accompagnato da una coppia di sposi. Lei bionda e longilinea, con dei collant bianchi ricamati finemente. Lui un uomo normale, senza infamia né lode, con ricci capelli scuri.
Il prete inizia a celebrare il matrimonio imprevisto e dietro di me si forma una piccola folla a guardare.
Ad un certo punto i due sposi si strappano i vestiti e restano con solo le scarpe. Mi colpisce la fisicità completamente glabra di lei, mentre ancora una volta non noto lui, che è più lontano e che viene coperto dalla figura della donna. Il sacerdote, per nulla scandalizzato, continua la sua messa e rivolgendosi alla folla inizia a giustificare l'evento con un'ode alla nudità, ad un ritorno alla natura e via discorrendo.

Il sogno s'interrompe così ma per ore sono stata male, a pensare a quei capelli che non c'erano più, a quelle tremende vesciche, alle lacrime che scendevano copiose senza che riuscissi a consolarmi della perdita.
Anche tuttora mentre scrivo ne sono scossa.

venerdì 16 marzo 2012

Stanchezza, Non solo Mentale

Fonte: Google

Sono stufa marcia.
Stufa di dover dare sempre il massimo. Stufa di dover sostituire tutti quelli che si ammalano, quelli che hanno da fare, quelli che cavolo che ne so.
Da una settimana e mezza faccio orari tremendi, non ho tempo per nient'altro. 
Al mattino sono uno zombie. Alla sera così stanca che dopo la doccia mi infilo sotto le coperte, controllo Recensioni Cosmetiche e me ne vado a letto. Ho un libro che aspetta di esser terminato e ben 6 riviste arrivate in abbonamento a cui ancora devo togliere il cellophane. 
Il tempo libero mi manca sempre profondamente. Non so davvero come si possa vivere senza quel pizzico di tempo per se stessi, quello in cui cazzeggiare amabilmente. 

Arrivo ad un certo punto che perdo la mia solita allegria. Smetto di far battute, mi isolo in una zona recondita del mio cervello e comincio ad agire come un'automa. Se ne accorgono tutti e a questo punto ci sta un bel "chi se ne frega". Come si permettono anche solo di pensare che io debba sempre esser quella col sorriso sulle labbra perché altrimenti è strano?! Ma no, te lo devono anche far pesare perché il diritto ad avere la luna storta ce l'hanno sempre e solo loro.
Non è strano, è normale. Normale che dopo un pò di orari impossibili anche solo la voce della gente mi irriti in maniera tremenda. Normale sentirsi schiacciati, spossati, anche un pò incazzati. 

Non ne posso più. Voglio staccare il cervello, starmene un pò per i fatti miei e tornare solo quando sarò a posto. Ma no, non si può. C'è sempre qualcun altro da coprire, qualcuno le cui esigenze primarie sono sempre più importanti delle mie. 
Ho avuto il mal di schiena per oltre una settimana e non ho potuto rallentare i miei ritmi, non ho potuto mettermi un pochino seduta, non ho potuto riguardarmi un pò. I cavoli altrui sono sempre al primo posto, sempre più urgenti.

Se urlassi in questo momento andrebbe tutto in frantumi.

lunedì 12 marzo 2012

I Bimbi Mai Nati

Fonte: massaggio.it

Son giornate stancanti. Tant'è che ero riuscita a farmi passare il mal di schiena e invece poi, un pò per le 12 ore sempre in piedi, un pò per le tensioni accumulate...è tornato a farmi compagnia.
In compenso sto usando un olio che si è rivelato un vero e proprio portento. 

Avrei bisogno di un massaggio. Di stendermi tranquilla con gli occhi chiusi e sentire la stanchezza e le preoccupazioni scivolare via.
In questi giorni una persona a cui voglio bene ha perso per la seconda volta il bambino che portava in grembo. Mercoledì tornerà tra noi, le faremo trovare un mazzo di fiori di bentornata.

Non pensavo che questa vicenda mi potesse scuotere tanto. E invece così è stato. Non so se mi dispiace di più per lei che lo desiderava tanto o per quel frugoletto che non è riuscito a vedere la luce. Forse accorgendosi di quanto è strano questo mondo ha voluto tornarsene in quell'altra dimensione, quella dove i bambini mai nati giocano felici su nuvole rosa e non piangono mai. 


mercoledì 7 marzo 2012

Abuso di Farmaci

Fonte: visitespecialistiche.com

Da bambina avevo sempre dei febbroni da cavallo. Non mi ammalavo mai, ma quando succedeva arrivavo in poco tempo a temperature altissime. Il 39 era sempre dietro l'angolo ed una sera arrivai ad oltrepassare anche i 40°C.
Deliravo. Mi girava la testa. Vedevo la stanza roteare in modo strano.

Poi mi veniva spesso il mal di gola. E per paura di dover prendere i soliti schifosissimi antibiotici sotto forma di un tremendo sciroppo o di odiose bustine, non dicevo di stare male. Stavo zitta, semplicemente omettevo di avere la gola in fiamme.

Ora mi chiedo se quello stare zitta non mi abbia fatto bene. A differenza di tanti coetanei non mi sono imbottita di medicinali, non ho preso antibiotici per qualunque cosa, ho evitato di ricorrere ai farmaci anche solo per una gola un pò rossa. 
Intendiamoci: non sto dicendo che sia sbagliato fare uso di medicinali quando serve. Dico che al giorno d'oggi vedo gente farlo sempre, all'eccesso. Hanno un leggero mal di testa? vanno di cibalgina.
Un accenno di raffreddore? si imbottiscono di zerinol. La febbre arriva a malapena ai 37,2 °C? escono a comprare la tachipirina.

Suvvia. Fatelo lavorare il vostro corpo!!
Non vi lamentate se poi ogni 3x2 state male. Lasciate fare al vostro organismo quello che sa far bene anche da solo. Non c'è bisogno di prendere una pastiglia per qualunque cosa. 
E se oggi sono più resistente di tante persone che conosco, sono certa sia anche per questa mia selezione, per questa poca voglia di assumere farmaci ad ogni sintomo che sfiora la porta di casa.