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Il 29 febbraio è un giorno strano, di quelli da cui non sai mai cosa aspettarti.
Da 8 anni a questa parte, per me, il 29 febbraio è anche una dolorosa ricorrenza. Nel 2004 moriva mia nonna. L'unica che abbia mai avuto.
E' vissuta con noi molti anni, spadroneggiando su mia madre e contendendosi con lei l'affetto dei nipoti e l'amore di suo figlio. Nei miei ricordi avrà sempre un volto dolce-amaro.
Da una parte ricordo con un sorriso sulle labbra quando ero bambina e mi sedevo sulla sua panca di legno e le raccontavo le mie giornate. Oppure quando ero più bassa del suo letto e le allungavo le manine per aiutarmi a salire su. O, ancora, quando molto piccola già l'aiutavo in cucina e mi entusiasmavo per i primi progressi. Adoravo, poi, i suoi capelli lunghi fin sotto il sedere. Al mattino li pettinava davanti allo specchio, poi con mani esperte creava una crocchia che tenne per anni, fino a tagliarla di netto un giorno qualunque, perché in ospedale altre vecchie signore l'avevano presa in giro per quella sua antica abitudine.
Teneva molto anche al suo aspetto. Aveva interi armadi di biancheria ancora nuova e non so che fine abbia fatto, dopo. Prima di uscire mi chiamava per metterle due spruzzate di profumo. Ne aveva due, Gocce e Baruffa, ed io sceglievo quale farle indossare. Amavo quel rito e soffrii anche io quando, per una strana allergia mai compresa del tutto, non poté più usarne nessuno senza stare male.
Ricordo anche quando morì sua figlia e, pur all'oscuro di tutto, lei si mise a piangere chiamandola a gran voce. Aveva un peso nel petto, poverina, e non sapeva perché. Quell'episodio non mi farà vacillare mai più riguardo l'esistenza dell'istinto materno. Magari non ne sarò mai provvista, ma non dubito che una mamma riesca a comprendere cosa stia accadendo ai figli anche se sono lontani o non ne ha più notizie.
Teneva molto anche al suo aspetto. Aveva interi armadi di biancheria ancora nuova e non so che fine abbia fatto, dopo. Prima di uscire mi chiamava per metterle due spruzzate di profumo. Ne aveva due, Gocce e Baruffa, ed io sceglievo quale farle indossare. Amavo quel rito e soffrii anche io quando, per una strana allergia mai compresa del tutto, non poté più usarne nessuno senza stare male.
Ricordo anche quando morì sua figlia e, pur all'oscuro di tutto, lei si mise a piangere chiamandola a gran voce. Aveva un peso nel petto, poverina, e non sapeva perché. Quell'episodio non mi farà vacillare mai più riguardo l'esistenza dell'istinto materno. Magari non ne sarò mai provvista, ma non dubito che una mamma riesca a comprendere cosa stia accadendo ai figli anche se sono lontani o non ne ha più notizie.
Per i miei 18 anni mi regalò un mazzo di rose rosa che ho tenuto per anni, essiccate, fin quando non ne sono cadute quasi tutte le foglie. Non fu lei a comprarle, in quei giorni era già del tutto persa tra i demoni dell'artesclerosi, ma fa lo stesso.
Dall'altra parte, però, non posso fare a meno di ricordare anche le liti frequenti con mia madre, i suoi atroci tentativi di rilegarla in un angolo e separarla dal marito, suo figlio. I mille crudeli espedienti per metterla in cattiva luce, farla sentire un'estranea. E le parole sgradevoli con cui la tacciava quando litigavano, accusandola per motivazioni assurde ed inconcepibili.
Era una donna dal carattere d'acciaio che con le sue lacrime studiate da attrice consumata ci ha spesso trascinati fin sull'orlo del baratro. Non so quale santo io debba ringraziare per aver visto la mia famiglia uscire da quel pantano e salvarsi.
Era una donna dal carattere d'acciaio che con le sue lacrime studiate da attrice consumata ci ha spesso trascinati fin sull'orlo del baratro. Non so quale santo io debba ringraziare per aver visto la mia famiglia uscire da quel pantano e salvarsi.
E' estraniante avere a che fare con ricordi così ambivalenti. Voler bene ad una persona e allo stesso tempo sapere che per anni ha tramato alla luce del sole pur di dividere i miei genitori. Era amore il suo? o possessione? io non ho molti dubbi in proposito.
Solo negli ultimi anni, quando era vecchia e malata, si è forse accorta di quanto mia madre abbia fatto per lei. Dei sacrifici affrontati per non crollare davanti ai suoi tentativi per distruggerla. Di quante volte l'abbia cambiata, lavata, vestita. Della stanza sempre perfettamente pulita e rassettata in cui la faceva dormire. Degli abiti che le metteva in lavatrice insieme ai nostri. Dei mille pasti che ha preparato per lei assecondando i suoi capricci. Insomma, della sua vita d'infermiera al servizio dei figli e di una suocera fin troppo ingombrante. E così una sera, anche se nella stanza erano riuniti tutti i figli ed i nipoti al completo, mia nonna andando a letto si girò di scatto e come ricordandosi di una cosa importante disse :"L.allora buonanotte eh, ci vediamo domani".
Non aveva guardato nessun altro. Si voltò solo per salutare mia madre.
Forse è il ricordo più bello di mia nonna, quello che ricongiunge un cerchio e ne lenisce le ferite.