sabato 28 gennaio 2012

Per Quieto Vivere



E così domani, dopo due settimane, si torna alla solita vita.
Avevo  paura del cambiamento come ora ho paura di tornare allo stato iniziale. O forse non è paura, ma semplice "scazzo". Eh si, mi sento un pò scazzata, non saprei neanche io spiegarne la ragione.

So che a casa mi aspettano mille cose da fare e non ne ho voglia. Alla gioia di rivedere alcune persone si aggiunge l'assoluta noncuranza per tante altre. Altre che, comunque, dovrò far finta di apprezzare, ancora una volta. Ipocrisia o quieto vivere? in certi casi mi sento in dovere di scegliere il male minore. Fare buon viso affinché la mia barchetta di sogni e di speranze non affondi. 

Ci sono state situazioni in cui ho dovuto ingoiare dei rospi perché non c'era altro da fare. Sono sicura che tutti conoscano questa sensazione, soprattutto in un momento d'instabilità come quello che stiamo vivendo. E i rospi, si sa, spesso si digeriscono male. Mandi giù perché non ci sono alternative ma poi sai che starai male, che la notte non dormirai, che girerai per casa col mal di pancia. 

Ecco, forse lo scazzo è dovuto alla paura di quei mal di pancia. Al sapere che seppur ingoiando rospi, la mia faccia non se ne resterà per sempre lieta. Certe emozioni traspariranno. Non mi resterà che voltarmi dall'altra parte.



venerdì 27 gennaio 2012

Giornata della Memoria

Fonte: arcidiocesigaeta.it

E' la Giornata della Memoria.
Qualcuno si chiederà se ha ancora un senso parlarne. Io dico di si, un senso ce l'ha ancora e ce l'avrà sempre. La memoria è l'unico mezzo che abbiamo per allontanarci dal marcio ed evitare che qualcuno possa perpetrarlo nuovamente. 
Da adolescente mi è capitato di leggere dei libri, o anche solo dei brani, che parlano dell'Olocausto. Oggi non ci riesco più. Sono eccessivamente sensibile, non riesco a sopportare il dolore altrui e anche vedere le immagini che oggi si rincorrono in tv mi fa stare male. 

Quei volti scarni, scavati. Quelle gambe che stentavano a reggersi dritte. Quei visi privi di tutto, di vita. Le braccia numerate. L'azzeramento della dignità, di tutti i Diritti fondamentali, lo schiacciamento delle loro volontà. Entrati in un lager quelle persone hanno smesso di essere umane.

Più di ogni altra cosa mi colpiscono i volti dei bambini. Bambini che da un giorno all'altro hanno smesso di giocare, di vivere, e sono stati violentemente rinchiusi nel peggiore degli incubi.
Immaginate cosa possa voler dire.

Un giorno tornate a casa dal lavoro. Vi prelevano, vi malmenano. Non potete chiamare la Polizia: è dalla loro parte. Vi schiacciano a forza in un treno degli orrori, in piedi, tra persone spaurite quanto voi. Sarete costretti a fare i vostri bisogni in mezzo a loro e sarà il primo scalino verso il basso, verso quella perdita di dignità della quale i cattivi si befferanno.
Arrivate in uno di questi posti tremendi già malconci, con le gambe doloranti, i morsi della sete e della fame, la paura ed il tormento che niente riuscirà più a togliervi di dosso.
E lì inizia l'inferno. Un inferno che andrà avanti giorno dopo giorno e che vi prosciugherà il fisico, l'anima, il cuore, qualunque sentimento possiate avere. Non avrete più nessun confort, sarete trattati peggio delle bestie. Sempre che non vi ammazzino prima, nell'unico momento di gioia in cui pensate di poter fare una doccia.

Dell'Olocausto ci sarebbe da scrivere molto, troppo. Io mi fermo a queste poche insignificanti righe. 

domenica 22 gennaio 2012

In Questo Mondo di Squali

Fonte: altopascio.info


Ho sognato che ero in mare.
E come me tante altre persone. Ognuno di noi viveva con la paura costante di venire assalito dagli squali. Davanti ai miei occhi una sirena color pesca veniva tirata fuori dall'acqua con la pinna mozzata. Le si vedevano le ossa e questi monconi tremendi seppur privi di sangue.
Sapevo di gente a cui avevano tagliato le gambe, lasciandola in balia delle onde senza più poter nuotare.

Mi sono svegliata sudata e spaventata. Per tutto il giorno mi sono venute in mente queste scene e mi sono chiesta più volte cosa abbia scatenato immagini tanto violente e spaventose.


lunedì 16 gennaio 2012

Modà - Sono già solo




Troppa luce non ti piace 

godi meglio a farlo al buio sottovoce 

graffiando la mia pelle 
e mordendomi le labbra 
fino a farmi male, bene 
senza farmi capire 
se per te è più sesso o è amore 
Poi fuggi, ti vesti, mi confondi 
non sai dirmi quando torni 
e piangi, non rispondi, sparisci 
e ogni quattro mesi torni 
Sei pazza di me come io lo son di te 

Resisti, non mi stanchi 
mi conservi sempre dentro ai tuoi ricordi 
e poi brilli, non ti spegni 
ci graffiamo per non far guarire i segni 
e sei pioggia fredda 
sei come un temporale di emozioni che poi quando passa 
Lampo, tuono, è passato così poco e son già solo 

Tornerai, tornerai 
altroché se tornerai 
ma stavolta non ti lascio 
ti tengo stretta sul mio petto 
poi ti bacio, poi ti graffio 
poi ti dico che ti amo e ti proteggo 
e poi ti voglio e poi ti prendo 
poi ti sento che impazzisci se ti parlo 
sottovoce, senza luce 
perché solo io lo so quanto ti piace 
e ora dimmi che mi ami 
e che stavolta no, non durerà solo fino a domani 
Resta qui con me perché son pazzo di te 

Resisti, non mi stanchi 
mi conservi sempre dentro ai tuoi ricordi 
e poi brilli, non ti spegni 
ci graffiamo per non far guarire i segni 
sei pioggia fredda 
sei come un temporale di emozioni che poi quando passa 
Lampo, tuono, è passato così poco e son già solo 

Resisti, non mi stanchi 
mi conservi sempre dentro ai tuoi ricordi 
e poi brilli, non ti spegni 
ci graffiamo per non far guarire i segni 
sei pioggia fredda 
sei come un temporale di emozioni che poi quando passa 
Lampo, tuono, è passato così poco e son già solo.



venerdì 13 gennaio 2012

Fabio Volo - Le prime luci del Mattino

Fonte: Google

In un baleno ho finito di leggere l'ultimo libro di Fabio Volo, Le prime luci del mattino. E' stato un apprezzatissimo regalo di Natale.

Il libro è scritto in prima persona e la voce narrante è una donna, Elena. E' stato facile perdersi nelle sue riflessioni e difficile comprendere come un uomo possa esser capace di entrare così a fondo nella mente di una donna fittizia e renderla così reale. 
Non c'è nulla di stravagante in questo libro, nulla che non si sia già visto o sentito. Solo che stavolta è esplorato dall'interno. Quante volte abbiamo additato una moglie o un marito fedifrago senza provare a comprenderne le ragioni? qui le ragioni ci sono tutte ed è difficile non simpatizzare, non fare il tifo per un cambio di vita radicale. 
Elena è una donna comune, rinchiusa in un matrimonio comune. Di quelli che dopo un pò cominciano a star stretti perché privi di slancio. Ci sarà un altro uomo a far emergere di nuovo i suoi sogni, i suoi desideri, tutte le follie che aveva sempre rinchiuso dentro di sé per far fronte alle aspettative altrui e alle sue.
Ognuno di noi crede di sapere tutto di se stesso, o buona parte. Elena si era già incasellata. Si era sistemata in una storia comoda, aveva un lavoro che le dava soddisfazione. Non aveva figli e non ne desiderava. Ogni giorno era uguale al precedente e in ogni istante cresceva in lei il dubbio di star perdendo la fetta di felicità cui aveva diritto. Non desiderava suo marito, erano arrivati a non parlarsi quasi più. 

Poi arriva lui, l'ignoto. Sotto le allettanti sembianze di un bell'uomo. Quello cui basta uno sguardo per spogliarti, per capire tutto di te. Della vera Elena, quella che non aveva avuto il coraggio di mostrare a suo marito né a nessun altro. E qui parte una descrizione dettagliata dei vari amplessi. Per buona parte del libro mi sono chiesta se non fosse semplicemente un libro psico-erotico. 
Verso la fine si cade anche nel peggiore degli stereotipi. "Non sei tu, sono io". Ecco. Qui fossi stata Elena l'avrei evirato con una ginocchiata.  Lei si innamora (come sono prevedibili gli uomini quando parlano o scrivono di donne...perché ad innamorarsi è stata lei e non lui? chi vi dice che anche noi non possiamo esser capaci di trombare a piacimento senza far zampillare il cuore?) e lui non ricambia: appena lei mette le carte in tavola si ritrae, scompare, non la cerca più ( prevedibile anche questo. Solo che stavolta lo stereotipo puzza di verità).

La sua vita cambierà comunque. Troverà il coraggio di lasciare il marito. Di costruire una se stessa nuova, piena di tutte le sue esperienze, di quei desideri a lungo sopiti e poi ritrovati grazie a quell'uomo che, sebbene l'abbia fatta soffrire, ha saputo anche farle questo bel regalo. (E certo, come può una donna arrivarci da sola senza passare prima dal letto di un uomo qualunque? ma ci faccia il piacere signor Fabio Volo!!).

Va bé, a parte alcune zone il libro mi è piaciuto e non sono tra coloro che disdegnano Fabio Volo solo perché fa tremila cose. Beato lui che ci riesce, anche con successo.
Il suo stile mi piace, molto moderno pur non facendo mancare una forte dose d'introspezione.

giovedì 12 gennaio 2012

Bagno di Cioccolata

Fonte:  maneggio-persiceto.com

Vorrei fare un bagno nella cioccolata.
Così forse per un pò smetterei di averne voglia.
Mi hanno appena offerto un Kinder Bueno White. Roba che io adoro. L'ho rifiutato. 

Ma non preoccupatevi non sono rinsavita. Continuo ad averne voglia e a sognarlo ad occhi aperti come sempre.
Oggi però faccio la brava. Ora comincio la mia sessione di ginnastica, che non è niente di che, però aiuta. 
E tanto per farne svanire gli effetti positivi in un baleno...stasera vado a cena fuori. 
Aiuto!

martedì 10 gennaio 2012

Saldi Senza Soldi

Fonte: viaggi.globopix.net

Io amo i saldi. 
O forse dovrei dire, semplicemente, che amo lo shopping in generale.
Ma insomma, quello a metà prezzo ha un fascino tutto particolare. Strategie di marketing probabilmente, ma quanto mi gusta metter nel carrello un pezzo che qualche giorno prima avevo visto al doppio del costo e che ora potrei agguantare ad una cifra inferiore!
Compri e ti senti in una nuvola rosa. Già mi immagino attraversare i miei negozi preferiti con un sorriso da ebete, un cuore grosso così, due gambe da velocipede con cui sembro pattinare ed un portafoglio sempre più sgonfio.

In periodo di saldi comprerei persino un trapano, un avvitatore elettrico, un cestino di gomitoli per fare la calzetta come una nonna, un kit per principianti del decoupage, un tappeto persiano di dubbio gusto, una serie di pentole in ceramica, tutti i manuali delle giovani marmotte, i pezzi di ricambio di una macchina da cucire che non possiedo, un cartone da 6 flaconi di cera per il pavimento e tanta tanta tanta altra roba inutile che acquisterei solo per il gusto di farlo.

Ecco, ora che mi sono sfogata mi è anche passata la voglia di comprare sul serio.
Un ottimo esercizio, fatelo anche voi.

Che poi, non è vero niente. Nonostante tutta l'adorazione che nutro per i saldi e lo shopping sono sempre stata una persona abbastanza oculata. Ma se potessi...uh, che farei.
Avrei quintali di merce chiusa in casa ad appassire. La guarderei di tanto in tanto, mi crogiolerei tra i miei possedimenti e poi...
Bé, è chiaro. Poi uscirei ad acquistare altro.


giovedì 5 gennaio 2012

Una Moderna Befana



La prima volta che ricevetti una mia calzetta della Befana ero già grande.
Diciamo pure adulta.
Si, insomma...è successo due anni fa ed avevo 24 anni.

Prima di quell'episodio trattavo questa festività con enorme distacco. Avete presente quelle persone spocchiose che guardano certi accadimenti con una boriosa superiorità? ecco. Io in quelle circostanze ero proprio così.
Ho poi scoperto che la mia era solo invidia. Nessuno si era mai curato di mostrarmi quanto è bello ricevere una calzetta di dolciumi preparata con amore.
Nessuno, prima che il mio ragazzo si accorgesse di quanto mi facesse male sapere che lui ne riceveva ancora una mentre a me non era mai successo. E così si presentò una mattina dell'Epifania con un suo calzino enorme pieno zeppo di ogni ben di Dio. 
Vi basti pensare che finii tutto questo a fine luglio dello stesso anno. 
Io piansi. Si, credo proprio che piansi. Mi sedetti ai piedi del letto e tirai fuori un pezzo per volta, meravigliandomi di ogni caramella, di ogni cioccolatino, di ogni prelibatezza che era lì per me e per me sola. Ho riso come una pazza, avevo gli occhi di una bambina che scopre per la prima volta una sorta di mondo incantato. Anche questo, come tante altre cose, lo devo a lui.

Da quel momento sono diventata una Befana anche io. Ma di quelle moderne eh.
Preparo una calzetta per il mio amore ed una per mio fratello. Compro tante cose buone già diversi giorni prima, di nascosto, senza che nessuno sappia nulla. Poi, quando in casa non c'è anima viva...confeziono il tutto con amore. E non so descrivervi quanto mi faccia stare bene questo piccolo rito.
Nel post precedente parlavo della mia totale assenza di istinto materno. Ma insomma, se ne fossi provvista anche io, una calzetta ai miei figli non la farei mai mancare. 
Quasi quasi comincio a cucirla già da ora. Male che vada l'avrò già pronta per quando i figli li farà mio fratello...sempre che qualcuno se "lo incolli", come si dice qui da me.

Quindi, miei cari, Buona Epifania.
E se lo scrivo ora è per darvi il tempo materiale di andare a comprare una calzetta per chi amate...se non lo avete ancora fatto.

mercoledì 4 gennaio 2012

Istinto Materno?

Fonte: oasidelpensiero.it

Essere donna e avere un istinto materno sono sinonimi, parole intercambiabili?
No, io non lo credo. Io sono una donna di 26 anni, quindi in quell'età in cui decenni fa le donne avevano già uno o due pargoli ai quali pensare ed età in cui anche oggi tante donne coronano il proprio sogno di avere un figlio. 
Sogno che io al momento non condivido. Lo comprendo, lo capisco, ma non lo faccio mio.
Sarà che sono cambiati i tempi, sarà che mi sento ancora figlia e quindi lontana dal diventare madre. L'orologio corre ed io non me ne curo.
Sembra un sacrilegio dirlo, soprattutto se si pensa a quante donne desiderano un figlio senza poterlo avere...ma io questo desiderio proprio non lo vivo. Se c'è, è seppellito così a fondo dentro di me da non averlo mai neppure scorto.

Da bambina, ogni anno, chiedevo a Babbo Natale un bambolotto calvo di cui prendermi cura. Forse gli davo semplicemente le carezze che sognavo di ricevere. Non che non ne abbia ricevute, ma davvero mi resta difficile ricordarle. La mia è una famiglia in cui l'amore fra i vari membri si dimostra nei fatti di ogni giorno e molto meno nelle parole o nei gesti affettuosi. Stento a ricordare l'ultima volta in cui i miei mi hanno abbracciata oppure io ho abbracciato loro. Ah si, quando ci siamo scambiati i regali di Natale. Ma è stato un attimo e come tutti gli attimi è volato via.

Dicevo. Ogni anno da bambina chiedevo a Babbo Natale un bambolotto calvo di cui prendermi cura. Poi, passata l'età per le bambole ho sognato ed ottenuto un animale domestico. E anche lì me ne sono presa cura in modo viscerale, come se quei gatti fossero stati prolungamenti del mio essere. Ma no, anche lì non era istinto materno. Anche lì era solo un gran bisogno d'affetto che volevo colmare. 
Poi è passata anche questa fase. A 20 anni ho conosciuto il mio amore e la mia voglia di tenerezze è stata colmata in pieno. E mentre questo avveniva, moriva del tutto quella briciola di istinto materno che potevo pensare di avere...ma che, in realtà, non c'è mai stato.

Io non credo all'istinto materno innato in tutte le donne. Non credo che le donne debbano vivere solo per dare alla luce un figlio. Io credo che ognuna di noi sia diversa dalle altre e che non esistano missioni da compiere. Io amo le mamme. Stimo profondamente quelle donne che sanno prendersi cura dei propri figli tenendo sulle proprie spalle un lavoro così complicato. Ammiro quelle donne che sanno togliere del tempo a se stesse per dedicarlo ad altri esseri umani.
Io non so se saprei riuscirci. Mi sento una persona egoista e forse anche un pò fiera di esserlo. Non sono fatta per correre dietro ai dei bambini urlanti né a preparargli le pappine.

O forse si, sono fatta per tutte queste cose e non lo so o non me ne rendo conto. Quello che volevo dire prima di scrivere questa interminabile pergamena era che è sbagliato dare per scontato che ogni donna nasca con il desiderio di procreare. Non è così. Non siamo solo macchine sforna-bambini, siamo anche molto molto altro. In ogni caso, evviva le mamme sforna-bambini perché sono loro che muovono il mondo.
Io non so se lo muoverò mai e in tal caso spero solo che le persone intorno a me mi lascino il diritto di scegliere se farlo oppure no. Sembra scontato ma non lo è. Da quando ero bambina mi si dice "...quando avrai un figlio...". Ma non è scritto da nessuna parte che io debba averlo. E se mai accadrà, spero che sia per una mia decisione e che non siano loro o gli eventi stessi a scegliere per me.


martedì 3 gennaio 2012

Solita Vita

Fonte: Google

Ultimi giorni per ammirare le luminarie natalizie argento e blu che danno sulla piazza in cui lavoro. 
Belle sotto la pioggia, belle sotto un cielo nero pece con poche stelle.
Poi le canzoni che per ore e ore attraversano l'aria e che sembrano volerci trattenere ancora a lì, a quelle feste appena trascorse.

Io invece vorrei in fretta ritornare alla vita di sempre. Perché le feste sono belle, ma dopo un pò mi mettono malinconia. Il mio ragazzo è tornato a casa. Io sono tornata a lavoro. Mia cugina se ne è andata.
Ora ho qualche pargoletto che mi gira per casa e fra poco se ne andranno anche loro.
Qui c'è un nuovo anno da iniziare. Intanto comincio col mangiare di meno...devo eliminare un pò di schifezze accumulate nel periodo.
Ieri sera minestra. Oggi minestrone. Uff. Un cioccolatino me lo sono comunque concesso.