martedì 19 settembre 2023

Bar Blu




Quel pomeriggio, arrivata ad Arquata del Tronto, mi sono trovata di fronte ad un paese fantasma.
Tutta la parte iniziale del luogo non contiene altro che macerie.
Case distrutte dal terremoto e mai più rimesse in sesto. Scheletri di un passato abbandonato, lasciato morire, mai più ricostruito. 
Non un negozio, una piazza, un luogo di aggregazione di qualche tipo.
Intorno le montagne, lì in mezzo una solitudine spiazzante.

Poi un container di lamiera grezza. Grosse finestre.
Di fronte alcuni anziani a parlottare. Dentro, abbastanza grande da contenere un po' di tutto il necessario.
Altri due tavolini, altri anziani a parlottare.
Il barista, un uomo gentile, sorridente e cordiale.
Il bagno, uno dei più grandi nei quali sia entrata.

Poi altre casette, anch'esse prefabbricate, dove il paese aveva dovuto spostarsi. 
Un colore per ogni casa. Un tabaccaio.
Nessuna privacy.
Le stesse persone ogni giorno, sempre meno suppongo. Le stesse facce, la stessa assenza di prospettive.

Me ne sono andata con il cuore in gola.
E anche se è passato un mese da quel giorno, continuo a pensare al Bar Blu, a quelle persone riunite lì magari senza consumare neppure un caffè. Perché altrimenti, che fai? non hai più casa tua, magari i figli se ne sono andati a lavorare in un posto lontano, il tuo appartamento è uguale a quello di tutti gli altri e può contenere solo il minimo indispensabile. 
Allora entri al Bar Blu, fai due chiacchiere, passi la giornata.
Chissà se lo sa, quell'uomo che lavora lì, di star salvando quella gente dalla pazzia.

venerdì 8 settembre 2023

La Vecchia Quercia



Mio zio è un uomo buono. Forse il più buono che io abbia mai conosciuto.
Paziente, calmo, tranquillo anche quando la situazione richiederebbe una certa agitazione.
E' l'unico che mi sia rimasto ancora in vita, perché negli anni come birilli uno dopo l'altro son caduti tutti. Ogni caduta una stilettata, una perdita amara, un dolore che ad oggi talvolta ancora mi travolge e mi fa mancare il respiro.
Che poi, paradossalmente, mio zio V è anche il più vecchio di tutti coloro che se ne sono andati prima, alcuni anche piuttosto giovani.
Lui lì, quercia dal tronco ampio e il fogliame scuro. 
Penso spesso a lui, non so perché. Ma del resto ho sempre pensato molto anche agli altri zii.
E la ragione penso vada individuata nel peso che ciascuno di loro ha avuto nella mia crescita. 
Siamo stati una famiglia in cui gli zii ricoprivano un ruolo determinante nell'educazione, nelle esperienze, nell'insegnamento. Loro c'erano sempre e in ogni mio ricordo io ritrovo qualcuno di loro. A volte tutti, persino. E allora mi mancano in gruppo, come unica entità, e mi mancano separatamente, come individui a sé stanti.
A volte penso che tutto quell'amore non ce l'avrò più. Quel senso di preoccupazione, di tenerezza, di presenza. E in quei momenti piango da sola in bagno perché a spiegare certe nostalgie improvvise si fa fatica. Non si sanno trovare le parole.

Ha delle piante di mele mio zio. Quando ero bambina erano di più, adesso ne sono rimaste un paio. Andavo sotto quelle piante insieme a lui, sceglievamo le più rosse. Erano bei momenti semplici che sono marchiati a fuoco dentro il mio petto, tatuaggi invisibili che intercetto solo io.
Ogni anno a settembre chiama mia madre per dirle di raccoglierle per me, "prendi le più belle, che a Sara piacciono tanto". In questi giorni è con i miei genitori, oggi addirittura andranno a pranzo fuori insieme, che è una di quelle cose che non fanno mai. Doveva ripartire per casa sua, ma ha detto che vuole aspettare domenica per potermi vedere. E' andato in paese a comprare le uova fresche perché vuole impastare le fettuccine a mano per il pranzo.
Non so da quanti anni non mangio fettuccine ma domenica, cascasse il mondo, anche a costo di assaggiare solo quelle, le sue fettuccine preparate con amore saranno nel mio piatto.
Già me lo immagino con le sue mani enormi mettersi davanti alla spianatoia ad impastare. Il solo pensiero mi stringe il cuore, me lo annienta e poi me lo ricuce.

E penso che la quercia sia proprio un bell'albero.
Lo puoi abbracciare, stringere. Sotto la sua ombra ti puoi riparare dal sole cocente. Forse persino ti puoi seder lì sotto aspettando che spiova. 

domenica 3 settembre 2023

Dunque, Settembre.

 


Finite le ferie e rientrata a lavoro già da ieri, mi figuro settembre come una sorta di nuovo inizio.
Non che lo sia davvero, ma più che a gennaio sembra quasi che l'anno cominci il primo giorno del nono mese.
E a dirla tutta voglio essere positiva.
Lo stacco mi ha fatto bene, è andato a limare un po' di brutte sensazioni che mi portavo appresso da un po'. Certo il problema di salute che mi impensierisce e mi fa penare persiste, però spero di trovare un bravo specialista a breve con il quale parlare e chissà, magari anche rassicurarmi.
Il dottore che ho visto a fine agosto è stato di un'umanità ed una bravura eccezionali, ma mi ha messo in guardia sul fatto di non dormire sugli allori e di provare a risolvere il prima possibile.

Sono in terrazzo ora. C'è un bel sole pieno ma le tende mi tengono in ombra e il vento fresco mi accarezza le gambe e le braccia nude.
Mi sento quieta, tranquilla, e non succedeva da un po'. Anche Fred sembra stare meglio e spero che l'impatto benefico delle vacanze ci duri addosso il più possibile. 
Voglio ricordarmi che prima di ogni altra cosa io sono una donna solare. Una donna che ride, che si impegna, che infila i pensieri uno dopo l'altro con ottimismo. Che non li infila a caso, quei pensieri, ma che cerca sembra di direzionarli in modo piacevole.
Io sono questa e questa voglio restare.
Non posso lasciarmi abbattere dalle difficoltà, dai problemi, da certe menomazioni che adesso mi sento di avere. Sono provvisorie, mi dico. Solo un po' di sporco che molto presto riuscirò a grattare via.

giovedì 31 agosto 2023

Quattro Giorni

Fonte: Angelo Mario Angioi



Rimini ha accettato il mio grido d'aiuto, mi ha preso per mano anche stavolta, mi ha distratto.
Ed io mi sono lasciata semplicemente condurre.
Quattro giorni, solo quattro, peraltro iniziati in modo terribilmente tempestoso, e non mi riferisco solo al pessimo meteo.
Però a volte quattro giorni posson bastare per tirare un po' il fiato, respirare un po' di aria diversa, camminare su altri percorsi, osservare l'alba sulla costa opposta comportarsi come da noi fa il tramonto.
Sono stati giorni di stacco totale, gli unici di queste ferie agostane.
Come quando spegni l'interruttore e non vuoi riaccenderlo prima che il buio t'abbia investita tutta. 
A volte nel buio non si vede alcunché. Altre nel buio si vede ogni cosa.
Io volevo semplicemente l'oblio. Oblio dentro il quale riprendere a respirare.
Domani ci aspetta un viaggio di molte ore e il giorno dopo il lavoro riprenderà intenso e sfibrante come sempre. Al di là di questa giornata mi attendono esami medici, pensieri scossi di vario genere e natura, problemi da affrontare.
Ma oggi è ancora agosto, l'ultimo giorno. E voglio trattenerlo con me come se potessi semplicemente stringermelo addosso e non lasciarlo andare via. 
Gli anni scorsi ho sempre ripreso il lavoro con uno stato d'animo pimpante ed allegro, ma questa volta l'idea di tornare alla routine mi opprime. Succede così quando anche la cosa che ti è sempre sembrata più naturale diventa essa stessa motivo di preoccupazione.

Anche stamattina mi sono alzata molto presto e sono andata ad osservare il sole sorgere dall'acqua e spostarsi pian piano verso il cielo. Il rosso e l'arancio tingevano l'orizzonte in modo banale ma incantevole. Pezzi di conchiglie e di cozze scheggiate impregnavano il bagnasciuga. 
Nere. Qui alcune conchiglie sono nere. Ed è così strano quando per una vita intera ne hai viste solo di arancioni, gialle e bianche. Il nero affascina, purché non ci si faccia inghiottire.

mercoledì 23 agosto 2023

Dura e Fragile



Tutto trema e vacilla, si sfilaccia.
Ogni sicurezza vibra mentre pian piano mi spezzo.
E allora anche camminar dritta senza paura diventa un'impresa.

C'è quella canzone che dice...
"Ho paura di che sarà di me".

domenica 13 agosto 2023

Lieve

Fonte: protoxtype



E' domenica mattina e per la prima volta dopo tanto tempo non sono corsa da qualche parte.
Per questa domenica non abbiamo preso impegni, neanche quelli che si potrebbero definire piacevoli, perché sempre impegni sono e la sveglia non può suonare presto anche di domenica, tutte le sante volte.
Fred ed io abbiamo bisogno di staccare.
Da tutto, da tutti, anche da noi stessi probabilmente.
C'è un forte bisogno di lentezza, di calma, di pensieri tranquilli.
Di quest'aria lieve sul terrazzo, del silenzio delle case tutt'intorno, della vegetazione che oscilla al vento.

In questo momento, sospesa in un dolce far niente, mi sento bene.
Anche se la prima nemica dell'ozio sono io, penso di potermelo concedere almeno per un'ora o due dopo intere settimane, mesi, di corse infinite e non sempre concludenti.  
Allora intanto ieri sera, finito il turno, siamo stati a cena fuori e poi abbiamo passeggiato in centro. 
C'era tanta gente, la piazza era illuminata a festa, si facevano lunghe file per un gelato.
Una band terribile gracchiava canzoni che non conosceva bene distruggendo le orecchie dei passanti.
Ne abbiamo riso un po' perché era qualcosa di improponibile, che neanche nei vecchi garage avrebbe avuto motivo di esistere. Però erano lì, nonostante tutto ci credevano, e qualcuno restava persino ad ascoltarli.
Arrivata a casa mi sono addormentata subito, la stanchezza era lì pronta ad aspettarmi.
E quando stamattina alle 7:30 ho assaporato nel silenzio del balcone il mio caffè e la mia tisana sentivo che avrei potuto spostare il caos fuori di me, vederlo uscire pian piano dal mio corpo come una scia di fumo nero.

martedì 8 agosto 2023

Apnea

 


E' complicato.
E a volte sembra di dover vivere in apnea o peggio ancora boccheggiando come pesci fuori dall'acqua. 
Cerco in ogni modo di essere positiva e serena perché ho sempre pensato che l'atteggiamento con il quale si affrontano gli ostacoli abbia un impatto determinante sugli stessi.
Ci provo, certo. E mentre ci provo cerco di coinvolgere anche Fred nel non buttarsi giù, nel non vedere tutto nero, nel guardare la bellezza delle piccole cose al di là dei problemi.
Ci provo ma riesco con enorme fatica in prima persona e con lui non riesco affatto.
E allora a volte mi butto giù anche io perché la stanchezza è tanta e questo atteggiamento sfiduciato che mi trovo intorno rende tutto più svilente. 
Lui non sta bene ed io non riesco a risollevare un bel niente. 
Per quanto impegno possa metterci, per quanti sorrisi, per quante premure, per quante attenzioni io cerchi di dedicargli...non sono sufficienti. Mi sento impotente.
Ricordo che in passato per un periodo mi feci piccola piccola per pesargli addosso il meno possibile. Per non disturbare, come se la mia presenza potesse essere ulteriore aggravio al forte malessere già presente. Camminavo piano in casa. Parlavo poco poco. Cambiavo stanza per timore di infastidirlo. Diventavo trasparente, un essere discreto che continuava a far tutto senza dare ingombro.
Forse anche per questo vorrei poter occupare meno spazio possibile e allo specchio non mi piaccio mai. Vorrei esser lieve nella vita di chi amo come la pagina di un libro. Pesare nulla come una piuma.

Un vecchio con la canna da pesca mi ha parlato questa mattina.
Ci siamo incontrati varie volte, è sempre sullo stesso tratto di spiaggia.
Mi ha chiesto se avessi camminato molto. Gli ho risposto "non ancora", ma in realtà di chilometri ne avevo già percorsi diversi e avrei voluto dirgli che mi sentivo in cammino da tanto ma che non vedevo la destinazione neanche da lontano. Vedevo solo il mare, il percorso, la sabbia sotto i piedi.
In strada avevo rischiato di cadere più volte, le ginocchia si erano bloccate. Avevo avuto una paura paralizzante, ho incolpato quelle vecchie scarpe che una volta rientrata a casa ho gettato nella pattumiera. 
E forse erano loro. Forse invece è colpa del periodo difficile che stiamo vivendo. Ma certo a quel vecchio pescatore tutte quelle cose non le potevo raccontare. Gli ho sorriso, come sorrido a tutti. E lui ne è stato felice. Forse giovedì tornerò a trovarlo, e potremmo diventare un po' amici, magari. 
E mi darà consigli buoni e giusti. Di non perderlo mai quel sorriso che regalo a tutti e che solo a volte, raramente, mi viene restituito.